Oltre trentacinque anni sono passati dai tempi in cui l’impavido cavaliere Sir Arthur popolava gli schermi delle sale giochi: altri tempi quelli, tempi in cui effettivamente il videogioco era concepito in modo totalmente diverso rispetto a quelli che sono i canoni odierni. Spiegare quel periodo nel 2021 e ai videogiocatori più moderni non è esattamente facile, e tantomeno materia di discussione oggi, tuttavia vi basti sapere che Ghosts ‘n Goblins Resurrection porta dietro di sé tanta di quell’epoca videoludica ormai andata, ma che ha davvero fatto la storia di questo medium.
Quando parliamo di Capcom è innegabile che negli ultimi tempi non stia sbagliando davvero un colpo. Basti vedere l’ottimo lavoro svolto quest’anno, con gli ultimi capitoli delle sue serie più conosciute e remunerative: Resident Evil Village e Monster Hunter Rise. In virtù di questo “stato di grazia”, sempre in questo stesso anno l’azienda nipponica ha deciso di riportare in vita un classico di quelli intramontabili, non accontentandosi però di proporre una semplice operazione nostalgia, bensì spingendosi oltre, e in una direzione per certi versi opposta al target a cui il titolo originale era rivolto.
Per tutti coloro che non lo sapessero, l’originale Ghosts ‘n Goblins era un gioco difficile…TANTO difficile.
Così tanto che agli occhi di molti veterani e non si è guadagnato il riconoscimento di videogioco più difficile di sempre. Nel titolo del 1985 non c’erano checkpoint all’interno dei livelli, o escamotage vari per ridurre al minimo l’estrema difficoltà dell’opera, ma Capcom ha deciso, per questa resurrezione del brand, di optare per un esperienza di gioco dalla difficoltà scalabile, al fine di favorire il maggior numero di giocatori possibile. Ben quattro i livelli previsti: Paggio, Scudiero, Cavaliere e Leggenda. Se per certi versi ci è risultata sorprendente questa scelta (soprattutto considerando le origini del brand sopra citate), dall’altra non possiamo che comprendere questa decisione da parte della software house di “accontentare” chiunque.
Sebbene in altri contesti la presenza di una selezione della difficoltà iniziale sia assolutamente una formalità e qualcosa di ormai digerito da parte dell’utenza in generale, possiamo garantirvi senza dubbio che in Ghosts ‘n Goblins Resurrection questo particolare aspetto diventa fin da subito il vero e proprio spartiacque, capace di delineare il tipo di approccio e di esperienza che il videogiocatore avrà durante tutto il corso della sua avventura.
Affrontando la difficoltà Paggio per esempio (che ci sentiamo di consigliare categoricamente a tutti coloro che si avvicinano al brand per la prima volta) ci ritroveremo con un protagonista che avrà dalla sua la possibilità di resistere a numerosi colpi prima di tirare le cuoia, con tanto di punto di respawn alla morte praticamente identico rispetto a dove è avvenuta. Una semplificazione di gioco notevole, che per certi versi smonta quasi del tutto il tasso di sfida durante l’avanzamento negli stage.
Tutto ciò inizia a cambiare quando il videogiocatore si rivolge alle due difficoltà immediatamente successive, in cui alla morte di Arthur (che avverrà con una frequenza verosimilmente più alta), potrà comunque contare su dei checkpoint durante i livelli che prendono il nome di vessilli (delle insegne che si attiveranno al passaggio). Ultima ma non ultima troviamo la difficoltà Leggenda, che permette ai videogiocatori di vivere l’esperienza di Ghosts ‘n Goblins Resurrection con un approccio praticamente identico all’originale: nessun checkpoint, Sir Arthur in mutande dopo solamente un colpo ricevuto e, alla morte di quest’ultimo, il riavvio completo di tutto il livello.
A ulteriore testimonianza che la scelta della difficoltà è così determinante ai fini dell’esperienza abbiamo l’impossibilità da parte del giocatore di poterlo cambiare in corso d’opera all’interno di un singolo blocco di salvataggio. Scelta a nostro avviso non pienamente soddisfacente, che si posiziona un po’ tra il sapore tipicamente old school e l’incoerenza, vista la natura decisamente più moderna di questo remake.
Altro elemento che indubbiamente viene pesantemente condizionato dalla scelta della difficoltà, e non ci ha particolarmente convinto, è la longevità effettiva dell’avventura durante il suo primo playthrough. Dal nostro provato possiamo dirvi che il titolo, alle sue difficoltà più basse (in particolare Paggio), ci fa giungere ai titoli di coda in poco più di quattro ore. Le cose migliorano un po’ scegliendo una difficoltà meno contenuta, tuttavia è innegabile che per avere un tasso di longevità quantomeno soddisfacente la difficoltà “originale” (Leggenda) sia quella di gran lunga più idonea, ma comunque insufficiente ad arrivare ad un numero di ore pari alla doppia cifra.
La struttura dell’endgame, pur non essendo certamente tra le più ricche e variegate, risulta avere comunque qualche freccia al suo arco. L’aggiunta della modalità co-op risulta un buon palliativo, così come l’inserimento di un vero e proprio albero delle abilità, che allo sblocco di determinati collezionabili (noti come lucciole fatate) ci permetterà di acquisire tutta una serie di incantesimi e poteri che ci aiuteranno non poco durante i livelli.
Abbiamo trovato interessante anche la modalità Metronomo, selezionabile dal menù di pausa, che ci permetterà di giocare ad un ritmo di gioco più lento. Tuttavia nessuna di queste aggiunte è da considerarsi come una vera e propria attività end game degna di nota, ma più come feature che cercano di modernizzare un titolo che, in termini strettamente quantitativi, rimane secondo noi comunque poco soddisfacente in relazione a quello che è il prezzo di lancio.
Andando invece ad analizzare aspetti puramente tecnici come il comparto grafico, il sonoro e il sistema di controllo il nostro giudizio va in ordine decrescente dal buonissimo, al buono, al sufficiente.
Complice utilizzo dell’incredibile RE Engine, la cornice grafica di Ghosts ‘n Goblins Resurrection ci ha pienamente convinto. In ognuno dei livelli facenti parte delle cinque macro zone della campagna il lavoro di remake svolge pienamente il suo dovere, replicando senza riserve il titolo originale. La palette di colori utilizzata, così come lo stile delle animazioni, richiama fedelmente le atmosfere sinistre tipiche del primo Ghosts ‘n Goblins.
Meno evocativo invece è il sonoro, che dona alla produzione un buon accompagnamento musicale, ma senza riuscire in nessuna circostanza ad eguagliare le mitiche tracce dell’opera madre, che sia nei menù di gioco o nei singoli livelli.
Discorso a parte va fatto per il sistema di controllo, che per quanto ci sia stato un lieve miglioramento nella gestione dei salti non può certo considerarsi pienamente moderno e perfettamente bilanciato per i giorni nostri, anzi.
La vera “nota stonata” è quella di trovarci di fronte a un prodotto per nulla rinnovato in questo senso, con dei comandi ingessati esattamente come un tempo, che al fine di riuscire ad essere sempre stimolante ripropone la più classica delle meccaniche di trial & error. Soluzione di game design che non sempre si riesce pienamente a giustificare, specie nel caso di fallimento a causa della legnosità nella reattività dei comandi piuttosto che a causa di veri e propri errori di valutazione del giocatore.
Un vero peccato considerando che il cuore della produzione risiede in un gameplay sempre assolutamente divertente, difficile e appagante come un tempo (questo ci teniamo a dirlo), ma con delle fondamenta nel sistema di controllo che oggi, nel 2021, dovrebbero essere finalmente solide. Specie per un titolo fortemente skill-based come questo, in cui tutti i possibili errori durante un playthrough dovrebbero essere attribuibili alle sole competenze del giocatore e non a imperfezioni di natura tecnica del prodotto.
In definitiva Ghosts ‘n Goblins Resurrection è una piccola perla che cerca davvero di splendere, ma soprattutto un omaggio a una delle serie più iconiche del genere di riferimento, come ormai non ce ne sono più al giorno d’oggi. Un’opera di remake dalla natura commovente da un lato ma un po’ controversa dall’altro, che si posiziona nel mezzo tra tradizionalismo e rivisitazione, risultando in un buonissimo prodotto di base e che viste le intenzioni di Capcom ci sentiamo di consigliare a tutti, pur con alcune riserve da tenere ben presente.
Un bel modo per festeggiare i trentacinque anni e passa del brand, ma una riproposizione di un classico a nostro avviso non impeccabile sotto ogni punto di vista, come avremmo desiderato e voluto. Cause principali un imperfetto bilanciamento tra meccaniche classiche e moderne e una perdita, in parte, di quell’appeal e di quel fascino storico che la serie aveva dalla sua, anche grazie alla sua incapacità di scendere ad alcun tipo di compromesso.
Un processo parziale di “normalizzazione” del brand quindi, che con una maggior attenzione avrebbe potuto portare quest’ultimo a vivere una piena seconda giovinezza. Solo che, nel momento esatto in cui Ghosts ‘n Goblins Resurrection cerca di spiccare il volo per giungere al picco più alto della piena eccellenza, volge all’indietro il suo sguardo verso un passato che prende in parte il sopravvento. E mentre l’obiettivo viene raggiunto…si accorge troppo tardi che non è arrivato alla cima.