Pochi giorni fa abbiamo avuto occasione di vedere in anteprima Ghostwire: Tokyo, il nuovo attesissimo titolo del team capitanato dal leggendario Shinji Mikami, papà di Resident Evil e dei vari Dino Crisis, Vanquish, God Hand, The Evil Within.
Purtroppo la presentazione è stata hands off, dunque non abbiamo fisicamente provato il gioco e non possiamo darvi le nostre sensazioni pad alla mano, ma il lungo filmato di gameplay ha sciolto molti dubbi circa la natura del titolo e le sue meccaniche principali.
Inoltre, nella serata di ieri 3 febbraio 2022, Ghostwire: Tokyo è stato mostrato anche al pubblico con un altrettanto lungo video di presentazione sui canali ufficiali Sony PlayStation, dove il gioco arriverà in esclusiva console temporanea il 25 marzo 2022.
Ghostwire: Tokyo, com’è facile intuire, è ambientato nella capitale giapponese, ma ben poco è rimasto della popolatissima città che conosciamo. Tutti i suoi abitanti infatti sono svaniti, e orde di spiriti e fantasmi ispirati alla tradizione nipponica infestano le sue strade.
Ci risveglieremo nei panni di Akito, ignaro quanto noi delle cause che hanno portato a questo drammatico evento. Qualcosa però è cambiato anche nel giovane protagonista, costretto ora a condividere il proprio corpo con un’entità chiamata K.K., anch’essa interessata a svelare il mistero e, possibilmente, salvare la città e i propri cari.
In cambio del suo corpo fisico, e comunicando continuamente con lui, K.K. garantirà ad Akito non solo una maggiore conoscenza del mondo sovrannaturale, ma anche dei poteri indispensabili a combattere gli orrori che infestano le strade. L’Ethereal Weaving (Tessitura Eterea), così viene chiamato l’insieme delle tecniche, permetterà al protagonista di padroneggiare poteri elementali e assorbire i “core” dei nemici una volta indeboliti al punto giusto, annientandoli. Oltre che sui poteri garantiti dal suo ospite Akito potrà fare affidamento anche su altri strumenti di origine mistica, tra i quali spicca un arco.
Il combattimento di Ghostwire: Tokyo appare particolarmente coreografico e spettacolare. Ogni attacco è infatti accompagnato da un segno preciso delle mani del protagonista, che sembra appunto tessere l’aria, oltre che da abbondanti effetti di luce e particellari. La staticità e l’ingessatura abbastanza tipiche di molti combat in prima persona (escludendo ovviamente gli fps) quindi sembrano scongiurate, almeno da un punto di vista scenico, anche se rimane da capire il feeling del tutto col pad tra le mani (specie se si tratta del DualSense).
Così come ci è impossibile esprimerci sulla varietà e il bilanciamento delle varie abilità. Sappiamo che è possibile effettuare colpi caricati e combo, e che possiamo pararci dagli attacchi nemici, contrattaccando nel caso lo si faccia col giusto tempismo. È presente pure una componente stealth, e si possono compiere annientamenti istantanei una volta sgattaiolati non visti alle spalle dei nemici.
Sappiamo inoltre che le tecniche di Akito/K.K. possono essere migliorate grazie agli spiriti raccolti dai nemici o in punti specifici sparsi nella mappa di gioco, ma studiarsi l’albero delle abilità nella sua interezza e testare l’efficacia delle varie tecniche è fondamentale per esprimere un giudizio sul combat system del gioco, pertanto l’appuntamento è rimandato alla review. Ma il potenziale c’è, su questo possiamo sbilanciarci.
L’esplorazione di Ghostwire: Tokyo è concentrata tra le strade della capitale, ma l’abilità chiamata Tengu (di fatto una sorta di rampino spirituale) sposterà spesso l’azione anche tra i tetti della città. Nel video mostratoci non sono mancate poi sequenze ambientate in interni e più guidate. In una di queste, un appartamento infestato, si sono verificati strani fenomeni di distorsione spazio-temporale, ed è facile intuire che proprio queste zone (chiamate Utena Spaces) saranno quelle dal maggior potenziale spaventoso.
Confermiamo anche la presenza di negozi dove acquistare oggetti utili per proseguire nell’avventura, ovviamente in linea con lo stile del gioco: il “titolare” dell’attività era infatti un nekomata, uno degli yokai (creature sovrannaturali) più celebri anche in occidente e dalla forma felina. Ci aspettiamo un vero e proprio tuffo nel folklore giapponese dal punto di vista di npc e personaggi secondari.
La mappa del mondo di gioco ci è sembrata sorprendentemente estesa, ma ancora una volta non abbiamo certezze assolute perché la parte di gioco che ci è stata mostrata era relativa alle primissime fasi dell’avventura, e quindi la mappa risultava quasi interamente oscurata dalla nebbia.
Nebbia che è presente anche nel mondo di gioco vero e proprio, può danneggiare Akito e deve essere diradata purificando i portali torii in giro per la capitale, un po’ come fossero il classico avamposto da liberare. Non abbiamo molte altre informazioni invece per quanto riguarda la varietà delle situazioni di gioco proposte dall’esplorazione libera o dalle secondarie.
Anche se rimane ancora moltissimo da vedere e da capire, a livello strutturale Ghostwire: Tokyo non ci è parso un titolo che cerchi in qualche modo di rivoluzionare la formula dell’action adventure open world in prima persona, ma questo non significa che non possa rivelarsi ben costruito o interessante.
Anzi, a dire il vero l’anteprima ci ha molto incuriosito, e il titolo di Tango Gameworks ha mostrato fin da subito carattere e personalità da vendere. Il setting orientale ha sempre il suo fascino indiscutibile, così come è irresistibile per molte persone il richiamo del sovrannaturale e dell’horror, specie quando proveniente da culture lontane dalla nostra.
Se Ghostwire: Tokyo riuscirà a mantenere le promesse in quanto ad atmosfera, azzeccando la componente narrativa e piazzando il tutto su un’intelaiatura di gameplay divertente da giocare e con una buona progressione, potrebbe essere una delle sorprese più apprezzabili di un anno che si preannuncia succosissimo per il gaming.
L’ultima valutazione, in attesa della recensione, è relativa al lato tecnico del titolo, e necessita di una doverosa premessa: Ghostwire: Tokyo è e rimane un titolo cross-gen e dal budget (anche umano) non stratosferico come una produzione Rockstar o Naughty Dog, pertanto sarebbe sciocco aspettarsi chissà quale vetta tecnologica.
Ciò che più conta in questi casi è che il gioco giri fluidamente e che l’art direction sappia farsi notare, e almeno su quest’ultimo punto ci sentiamo già di garantire. Inoltre c’è da valutare la resa del raytracing, che con le ambientazioni fumose e notturne e tutti quegli effetti di luce potrebbe regalare davvero una marcia in più a Ghostwire: Tokyo.
Il consiglio è quindi di tenere d’occhio il lavoro di Tango Gameworks, e vi rimandiamo alla recensione che troverete sicuramente qui sulle pagine di GameTime. Vi ricordiamo che l’uscita di Ghostwire: Tokyo è prevista per il 25 marzo 2022, su PS4, PS5 e PC.