Un classico LucasArts è come un buon vino: invecchiando migliora. Questo è quanto mai vero per un gioco come Grim Fandango che, a distanza di 17 anni, dimostra di essere ancora attuale, anzi attualissimo. Per chi non si ricordasse la premessa, Grim Fandango segue le vicende di Manny Calavera, un agente di viaggio del mondo ultraterreno, che aiuta i deceduti a fare l’ultimo grande passo. Sono queste le basi di un’incredibile avventura dai toni noir, che non sfigurerebbe se comparata ai più grandi capolavori Pixar. Adoro il modo in cui Grim Fandango riesce a combinare gli elementi comici tipici delle avventure LucasArts con un registro più malinconico e profondamente umano; quella formidabile scrittura ha trasceso il tempo e lo spazio e persiste anche in questa nuova edizione, con una buona dose di novità e, purtroppo, anche qualche sbavatura. Ma andiamo per ordine.
Adoro il modo in cui Grim Fandango riesce a combinare gli elementi comici tipici delle avventure LucasArts con un registro più malinconico e profondamente umano.
Sicuramente siamo di fronte allo stesso gioco di quasi 20 anni fa, e questo è allo stesso tempo il motivo dei pregi di questo remaster e dei suoi difetti. Il gioco è infatti piuttosto anacronistico per quanto riguarda i puzzle: oggi, Telltale docet, siamo abituati ad avventure grafiche dove l’elemento ludico è interamente asservito alla narrazione, per non dire messo da parte. Ci vuole quindi un po’ di “riprogrammazione” mentale per tornare in un’epoca dove invece, a farla da padrone, erano enigmi privi di consequenzialità. In molti casi il gioco vi mette di fronte a una logica tutta sua, causando non poca frustrazione; è inoltre pieno di sezioni dove bisogna andare alla ricerca di oggetti sullo schermo, in una caccia al pixel che può risultare frustrante. Si soffre la mancanza di una modalità facilitata, per chi vuole godersi semplicemente la storia.
Esiste un’opzione per giocarlo in widescreen, ma si limita ad allargare tutto, dando un effetto molto strano, un problema particolarmente evidente su PS Vita.
Dispiace, perché Grim Fandango è un capolavoro di caratterizzazione e atmosfera, come dimostrano i suoi dialoghi interamente doppiati e la colonna sonora jazz, semplicemente memorabile. Ma a rimanere ancora impressionanti sono le relazioni tra i personaggi, e la loro evoluzione nel corso del tempo: il gioco è infatti ambientato nel corso di quattro anni, durante i quali assisterete a una progressiva maturazione, a un rafforzamento dei legami. Stiamo parlando di morti, sì, eppure questi personaggi sono ben più vivi di tanti protagonisti di videogiochi con l’encefalogramma piatto.
I bug formano un cocktail letale con il sistema di salvataggio, limitato solo a pochi checkpoint molto distanti tra di loro.
Certo, giudicare un remaster significa non soltanto valutare la qualità dell’opera originale, ma anche il valore dell’operazione di restauro. Nel caso di Grim Fandango, la grafica è invecchiata piuttosto male: gli ambienti 3D prerenderizzati sono rimasti praticamente gli stessi, in bassa risoluzione e ancora pixellosi come all’epoca; fortunatamente è stata passata una mano di vernice sui modelli dei personaggi e sull’illuminazione, anche se il contrasto che si genera è un po’ straniante.
Ci sono tuttavia delle nuove introduzioni: è infatti presente il sistema di controllo originale, di tipologia “tank” (come i primi Resident Evil), ma fortunatamente è stato incluso anche un sistema direzionale più moderno, assieme a un’interfaccia punta e clicca per PC; il sistema di controllo più efficace si è rivelato tuttavia quello della bistrattata PS Vita, dove vi basterà usare lo schermo touchscreen.
Tutto il resto è stato, nel bene e nel male, mantenuto intatto; esiste un’opzione per giocarlo in widescreen, ma si limita ad allargare tutto, dando un effetto molto strano, un problema particolarmente evidente su PS Vita.
Non aiuta neanche che questa versione soffra di parecchi fastidiosi bug. Qualche esempio? Beh, l’intermittenza di alcuni effetti sonori, o le transizioni tra le cutscene, che rallentano l’intera esperienza. I bug formano un cocktail letale con il sistema di salvataggio, limitato solo a pochi checkpoint molto distanti tra di loro, motivo per cui se il gioco si bloccherà sarete costretti in alcuni casi a perdere anche svariate ore della partita.
Grim Fandango è un capolavoro di caratterizzazione e atmosfera, come dimostrano i suoi dialoghi interamente doppiati e la colonna sonora jazz, semplicemente memorabile.
Per i veri amanti di LucasArts, la versione Remastered permette anche di attivare un commento in determinate aree, dove potrete ascoltare aneddoti sullo sviluppo direttamente dalla voce del director Tim Schafer e dei suoi colleghi. Alcuni fatti che vengono rivelati sono davvero interessanti e probabilmente non potrete sentirli da nessun’altra parte.
Nel 2015 ha ancora senso giocare a Grim Fandango? La risposta è sì, perché è un manuale interattivo di come si scrive una storia per un videogioco. Detto questo, siate comunque consapevoli che questa edizione remaster è tutt’altro che esente da difetti, e il motivo per possederla è, in buona parte, la genialità del gioco originale.