Halo Infinite: la recensione della campagna

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La mia recensione della campagna single player di Halo Infinite è qui. In questa recensione vi racconterò le mie sensazioni sulla campagna del gioco, che ho completato a difficoltà normale, ovviamente senza spoilerare nulla.

Premessa. Lo sviluppo di Halo infinite si è protratto per ben 6 anni, imponendo un’attesa lunghissima e quasi disperata a tutti i fan di Master Chief. L’ho quindi approcciato con il rispetto che è dovuto a qualsiasi videogioco in generale, ma in particolare a un progetto di queste proporzioni. Senza farmi travolgere dai sentimentalismi, bensì cercando di tenere il timone “ben saldo a dritta”. Cosa affatto facile – considerato che Halo è un gioco che ha segnato anni meravigliosi e una parentesi di vita che non posso dimenticare – tuttavia necessaria.

In questa recensione, come in questo gioco, coesistono due anime. Quella che parla all’appassionato, alla vecchia guardia. E quella che parla a chi vorrà affacciarsi per la prima volta a un titolo della serie proprio con Halo Infinite. Entrambe concorrono a comporre il giudizio che accompagna il voto che troverete in coda a questo articolo. Entrambe soprattutto danno un senso alle scelte alla base di questo gioco. Non è possibile prescindere dall’una, nel rivolgersi all’altra.

Perché in fondo Halo è un simbolo, non solo di Xbox. Ha sempre rappresentato il coraggio e l’eroismo nei momenti più duri. E credo che, oggi più che mai, ci servano la luce e la guida di Master Chief. L’eroe che tutti noi aspiriamo ad essere!

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UN SIMULATORE BOTANICO?

Un nome: Tahoma. L’immagine di una montagna. E la descrizione: Simulatore Botanico. È questo che mi sono trovato di fronte la prima volta che ho avviato la campagna di Halo infinite. Microsoft ha deciso di mimetizzare così la build review del suo gioco più atteso, il titolo di punta non solo per questo natale ma dell’intera offerta Xbox Game Pass. Un gioco che appartiene a un franchise che ha venduto oltre 80 milioni di copie generando profitti per oltre 6 miliardi di dollari.

Un gioco soprattutto che, complice la pandemia ha subito uno sviluppo travagliato e un rinvio doloroso. Doveva arrivare nel 2020 insieme a Xbox Serie X. È arrivato un anno dopo, mancando – a metà – perfino la data iconica del 15 novembre, che segnava i 20 anni dall’uscita del primo Halo. In quella data infatti è stata rilasciata – in Beta – solo la componente multiplayer del gioco. Per tanti appassionati l’aspetto forse più importante di Halo, quello destinato a garantirne la rigiocabilità nel tempo. Anche se è sulla campagna che si riversavano speranze e dubbi, non solo di noi utenti, visto che 343 ha sentito la necessità di prendersi fino all’ultimo istante utile per finalizzarla.

Sono passati 6 anni dall’uscita di Halo 5 Guardians. Praticamente il doppio del tempo medio intercorso tra ciascun capitolo principale della serie Halo. E questo è indicativo. Non si era mai andati oltre i 3 anni di sviluppo. Inevitabile che su questo Halo Infinite ricadessero aspettative altissime, che però si erano infrante – lo scorso anno – su una dimostrazione del gameplay che aveva evidenziato carenze importanti dal punto di vista tecnico. Sollevando dubbi enormi sulla solidità del progetto. Tanto che si è poi deciso per un rinvio di ben 1 anno, per mettere ogni cosa al suo posto. Raramente mi era capitato di assistere a rinvii simili, per quanto ci sia da tener conto dell’eccezionalità del momento storico che stiamo vivendo da due anni a questa parte, per via della pandemia.

Questo sviluppo “infinito”, questa necessità di lavorarci fino all’ultimo derivavano da un progetto zoppicante a cui si è cercato disperatamente di mettere una pezza? Oppure da un eccesso di perfezionismo? E com’è infine la campagna di Halo Infinite?

Il multiplayer avete potuto sperimentarlo tutti dal 15 novembre, per quanto in Beta. Ci state giocando e rigiocando. Sapete quanto sia gustoso. Quanto si discosti dai canoni degli shooter iperfrenetici a cui ci hanno abituato in questi anni COD e Battlefield insieme ai vari Battle Royale. Il time to kill relativamente lento, gli scontri che quasi sempre si trasformano in una sfida 1V1, giocata colpo su colpo, non sono un’invenzione di questi tempi. Ma rimandano all’essenza e al DNA dell’originale Halo Combat Evolved. Lì da dove tutto è partito. Il gioco che ha rivoluzionato gli shooter su console.

Chiariamo subito una cosa. Se siete tra quelli che pensano che Halo Infinite, provenendo do da 343 Industries sia un “Halo apocrifo”, perché si sa – gli Halo che contano sono quelli di Bungie – allora avete preso una sonora cantonata. Halo infinite è Halo in tutto e per tutto. Lo è nel multiplayer, come avete potuto toccare con mano. Ma lo è soprattutto nel single player, come potrete constatare voi stessi a partire dall’8 di dicembre. Lo è nelle cifra stilistica e lo è soprattutto nel gameplay. Nel ritmo e nella progressione. Si discosta dalla tradizione dalla serie quel tanto che basta per svecchiare i canoni di una formula che non poteva restare immutata per sempre, ma allo stesso tempo ci resta ancorato abbastanza saldamente da non tradire le aspettative di chi, con questo gioco ci sia nato e cresciuto. Dietro Halo Infinite del resto c’è un nome: Joseph Staten. E Joseph Staten è Halo. Senza se e senza ma. Lasciate i dubbi in un cassetto, prima di avventurarvi su Zeta Halo. Questa missione non è per miscredenti! E allora avanti con la recensione della campagna di Halo Infinite.

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HALO INFINITE: LA STORIA FINO A QUESTO PUNTO

Halo Infinite è il sequel diretto di Halo 5 Guardians ed è il terzo capitolo della cosiddetta “Reclaimer saga”, dopo Halo 4 e Halo 5. Avevamo lasciato Master Chief e l’umanità intera in una situazione decisamente complicata. Cortana, l’IA nostra inseparabile compagna e amica, che ci aveva accompagnati nel corso delle nostre precedenti avventure, era ormai fuori controllo. Ribellatasi alla propria fine, ossia alla cancellazione imposta dopo 7 anni di servizio alle IA per via del deterioramento a cui sono soggette, aveva scatenato una ribellione di tutte le intelligenze artificiali dell’universo conosciuto, impadronendosi della tecnologia dei Precursori con cui aveva lanciato un attacco senza precedenti verso qualsiasi forma vivente osasse ribellarsi al suo piano. La nave spaziale UNSC Infinity era stata costretta a dei balzi spaziali totalmente casuali, per cercare di sfuggirle. Mentre Master Chief si recava su Sanghelios per incontrare la dottoressa Halsey e l’Arbiter. A essere minacciata non era solo la sopravvivenza dell’umanità intera, ma di ogni essere vivente dell’universo.

Gli eventi di Halo Infinite si svolgono esattamente 6 mesi dopo quel momento. E ci vedranno fronteggiare una fazione mercenaria chiamata Banished, ossia gli “Esiliati”. Composta da razze aliene che si sono ribellate alla dittatura religiosa dei Covenant. Li abbiamo conosciuti in Halo Wars 2. Il terreno di confronto invece è rappresentato da una nuova installazione Halo, chiamata Installazione 07 “Zeta Halo”.

Perché ci troviamo su Zeta Halo? Che ne è stato di Cortana e dell’Infinity? Cosa è successo in questi 6 mesi? L’umanità è riuscita a salvarsi? Per sapere come andrà la storia tra Master Chief e Cortana avete solo una possibilità: impugnare il pad e saltare a bordo anche voi. Potrete farlo con una qualsiasi Xbox, da Xbox One in poi. Oppure con un PC. Visto che il gioco per la prima volta esce in contemporanea su più piattaforme.

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Non aggiungerò altro sul fronte della trama in questa mia recensione della campagna di Halo Infinite. Perché quanto accaduto nel lasso di tempo intercorso tra il precedente capitolo e questo, oltre a ciò che accadrà mentre vi troverete su Zeta Halo merita di essere vissuto, assimilato, processato, in prima persona. Però una cosa posso dirvela: Master Chief gioca un ruolo decisamente centrale rispetto ad Halo 5. E tanti momenti della campagna strizzano l’occhio a situazioni iconiche del primo Halo Combat Evolved. Verso cui Halo Infinite si rivela essere un tributo anche piuttosto esplicito. Con una progressione sempre più esuberante e un crescendo anche dal punto di vista dell’effetto wow determinato da missioni e ambientazioni. Un altro marchio di fabbrica della serie.

In questa avventura non saremo soli. Ad accompagnarci ci saranno un pilota di Pelican e una nuova IA, chiamata genericamente Arma. Impareremo a conoscere entrambi, ma l’evoluzione del rapporto tra Master Chief e Arma è uno degli elementi cardine della storia.

La storia di Halo Infinite rispetto a quelle che hanno caratterizzato i capitoli più recenti della saga è una storia meno dispersiva, meno criptica, più intima e personale. Sicuramente più emozionante per le implicazioni e i risvolti che ha. L’inizio può essere forse complicato da cogliere per chi non sia un conoscitore della serie, perché fa riferimento a una lore che si è sviluppata in 20 anni attraverso 5 capitoli principali e svariati spin off, due FPS (Halo 3 ODST, Halo Reach), due RTS (Halo Wars e Halo Wars 2), due twin stick shooter (Halo Spartan Assault e Halo Spartan Strike) oltre a numerosi libri, fumetti e serie TV. Ma proseguendo nel gioco la storyline appare via via più chiara e comprensibile anche per chi non sia un “Halo fan”.

Quel che tutti possono apprezzare fin da subito invece è il gameplay.

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LE MISSIONI (NON) CAMBIANO

Che tipo di gioco è Halo infinite? Credo sia la domanda che tutti voi vi siete posti nell’approcciare questa recensione di Halo Infinite. Comincio con il dirvi che cosa non è. Halo Infinite non è uno shared world shooter, alla Destiny per intenderci. La campagna – attualmente giocabile solo in single player perché il co-op arriverà solo più avanti – non è ambientata in un mondo condiviso con altri giocatori. Halo infinite non è nemmeno un vero e proprio open world. Ma più un ambiente di gioco sandbox, su cui si innestano gli scontri e il gunplay che hanno reso iconico Halo.

Ci sono due anime come vi dicevo. Solo in apparenza in conflitto tra loro. Ma perfettamente funzionali l’una all’altra. Halo Infinite inizia in modo lineare, come un normale Halo fin dal “risveglio” e dalla calibrazione dei sensori e così per un’ora e mezza buona. Per poi prendere appunto una deriva più sandbox, aprendosi ad alcune scelte e diramazioni comunque mai vincolanti, che offrono un’alternativa al seguire direttamente il percorso principale. Il tutto accade quando mettiamo per la prima volta piede su Zeta Halo. Da quel momento in poi inizia la nostra campagna, per ridare una speranza all’umanità.

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Il punto di partenza è la TacMap. In questa mappa tattica troverete gli obiettivi a cui dedicarvi. Avrete sempre indicata la missione principale e potrete subito dedicarvi ad essa, senza necessariamente farvi distrarre dalle attività a contorno. Ovvero potrete, se questo è il modo in cui vorrete giocare Halo Infinite, giocarvi tutte le missioni principali in sequenza e senza distrazioni, come se fosse un qualsiasi Halo. Non avrete blocchi o requisiti per proseguire. Non avrete livelli o esperienza con cui fare i conti. Halo Infinite non è nemmeno un RPG. Le missioni della campagna principali saranno sempre accessibili per voi, senza vincoli di livello, esperienza o progressione.

Halo infinite è un esperienza narrativa lineare con attività opzionali che non impattano lo svolgimento della storia.

Qualcuno a questo punto potrebbe chiedersi: a che pro dunque tutto il resto?

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Le attività collaterali sulla mappa vi serviranno a espandere le possibilità di gameplay. Non sono previsti livelli, dicevo. E non è previsto neanche un albero dei talenti. La potenza di Master Chief non cambierà nel corso dell’avventura, ma potrete diventare più efficaci in combattimento sviluppando il vostro equipaggiamento di supporto attraverso dei nuclei chiamati Spartan Core. Questi nuclei si troveranno sparsi sulla mappa di gioco, indicati sulla TacMap (se sceglierete di averli segnalati, altrimenti dovrete semplicemente trovarli) e vi permetteranno di potenziare abilità come il rampino. Mentre completando attività secondarie guadagnerete punti Valore, che vi serviranno a sbloccare armi, veicoli e truppe di supporto nelle basi che conquisterete. Anche queste non sono cose vincolanti. Le armi si trovano comunque sparpagliate sulla mappa e nelle missioni che affronterete, così come i veicoli. Mentre le truppe vi daranno un aiuto che – almeno a livello di difficoltà normale – non sarà sicuramente l’ago di bilancia nel determinare l’esito degli scontri. Anche se mi è capitato a volte di essere seguito da compagni perfino troppo intraprendenti, che tendevano a portare a termine l’incarico al posto mio. E la cosa mi ha dato pure un certo fastidio.

HALO INFINITE È UNO SHOOTER SANDBOX PIU’ CHE OPEN WORLD

Vediamo quali sono le attività a cui potrete dedicarvi sulla mappa di gioco, un po’ in stile Forza Horizon. Ce ne sono parecchie nel complesso, ma in realtà si rifanno sempre e solo ad alcune tipologie ben precise.

Innanzitutto c’è la conquista di basi. Conquistando le basi farete sì che un determinato territorio finisca sotto il controllo dell’UNSC. Per conquistare una base dovrete eliminare tutti i nemici presenti in quella base e poi attivare il terminale. Guadagnerete punti valore, come dicevo oltre a un nuovo punto in cui teletrasportarvi grazie allo spostamento rapido. Inoltre sbloccherete sulla mappa nuovi punti di interesse nelle vicinanze, come i bersagli.

I bersagli sono obiettivi ad alto valore nella gerarchia degli Esiliati. Eliminando ciascuno di questi bersagli, corrispondenti a miniboss accompagnati da truppe di supporto, sbloccherete una variante speciale di un’arma. Infine ci sono i forti. Delle installazioni fortificate degli Esiliati, particolarmente ostiche da ripulire. All’interno di queste installazioni avranno luogo gli scontri a fuoco più furiosi. Prendere un forte consisterà nell’infiltrarsi al suo interno facendosi largo tra schiere di nemici e quindi portare a termine svariati obiettivi, come esporre dei nuclei e poi distruggerli oppure manomettere delle linee produttive. Diversamente dalla basi i Forti non cadranno mai sotto il vostro controllo. Dopo averli completati e aver conquistato i punti valore, essi torneranno nel tempo a popolarsi di nemici.

Sparse per la mappa troverete anche le Torri della propaganda. Dei “ripetitori radio” attraverso cui gli Esiliati cercano di abbattere il morale dell’UNSC. Distruggendole guadagnerete altri punti Valore.

Oltre a queste attività la mappa di Halo Infinite propone diversi tipi di collezionabili da raccogliere. Nelle casse Mjolnir troverete upgrade estetici ad armi, armature e veicoli, da impiegare nel multiplayer. Mentre ben nascosti ci saranno i teschi, che in Halo agiscono da modificatori che si possono attivare per cambiare le dinamiche di gioco in modalità campagna.

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NUOVE ARMI E ABILITA’: LUNGA VITA AL RAMPINO!

In Halo infinite avrete a disposizione diverse armi e abilità per affrontare la vostra missione nei panni di Master Chief. Le armi includono armi umane e aliene, con svariate aggiunte rispetto all’arsenale visto nei precedenti capitoli. Aggiunte che avete potuto sperimentare giocando il multiplayer in Beta. Parliamo di armi come il Fucile Folgorante o il Bruciatore. E le armi sono un aspetto essenziale del gameplay di ogni Halo che si rispetti, ma soprattutto di Halo Infinite. Sentirete spesso necessità di cambiarle, non solo per adattarvi alla situazione e al tipo di nemici, ma anche banalmente per la necessità contingenti di far fronte all’esaurimento delle munizioni. Il gioco prevede una tipologia di approvvigionamento delle munizioni diversa rispetto al passato. Le munizioni invece che per arma sono distinte per tipologia di arma, con 5 tipologie differenti: cinetiche, plasma, folgoranti, luce solida e potenziate.

Troverete quindi sparsi per le mappe di gioco dei contenitori che vi permetteranno di ripristinare le munizioni delle armi appartenenti a quella tipologia. Una meccanica a dire il vero non sempre intuitiva. Almeno finché non si memorizza bene a quale tipologia appartenga ciascuna arma.

Cambiare arma cambia ritmo di gioco, cambia approccio agli scontri. E conferisce varietà al gameplay di Halo infinite.

Lato abilità in Halo Infinite potrete effettuare di default uno sprint e una scivolata premendo durante la corsa il tasto che permette di abbassarsi. Entrambe come in Halo Guardians. Inoltre potrete scansionare l’ambiente intorno a voi. Un po’ sullo stile dei Batman Arkham, ripresi da molteplici altri titoli. Grazie a questa visione potenziata potrete ad esempio scoprire un complesso sotterraneo nei pressi di un edificio. O identificare il generatore che vi permetterà di buttare giù gli scudi che vi impediscono l’accesso ad una zona isolata. Non temete, diversamente dai Batman Arkham che ho citato non vi troverete ad usare costantemente ed insistentemente questa abilità. Solo lo stretto necessario!

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Poi come dicevo avrete a disposizione vari tipi di potenziamenti dell’armatura. Alcuni dei quali avete già potuto sperimentare nel multiplayer del gioco. Il primo è sicuramente il rampino che cambia completamente l’approccio di gioco, nostro e dei nemici.

Il rampino ha permesso infatti di sviluppare una maggiore verticalità negli scontri, con nemici che ci piombano addosso dall’alto mentre noi usiamo gli appigli per cercare di sfuggirgli, proiettarci in avanti e dondolando come Tarzan. Credo sia un’aggiunta molto funzionale in termini di divertimento e varietà di gameplay. E tra le abilità che si sbloccheranno nel gioco – e tra le quali potremo switchare in qualunque momento tramite croce direzionale – è quella che ho usato di gran lunga di più nel corso del mio playthrough. Anzi un po’ mi spiace che non fosse sempre attiva e che quindi passando ad altre abilità si perdesse la mobilità del rampino. Personalmente avrei preferito che rappresentasse un’abilità di default sempre presente e non qualcosa tra cui “scegliere”.

30 SECONDI DI DIVERTIMENTO

Anche perché l’utilità del rampino va ben oltre gli spostamenti, la possibilità di proiettarsi in avanti o di raggiungere un punto non raggiungibile semplicemente con un salto. Il rampino permette di colmare rapidamente le distanze portandosi subito in corpo a corpo, se come appiglio si sceglie un nemico. Usare il rampino sullo scudo dei Jakal permette di rompere la loro guardia rendendoli vulnerabili a un attacco. Il rampino può servire anche a rubare un’arma o un veicolo. Insomma l’utilità di questo strumento ai fini del gameplay è essenziale. E rappresenta il fattore di diversificazione forse più importante nelle meccaniche di Halo Infinite. Io lo colloco, a livello di divertimento allo stesso livello dello spara, lancia granata, colpisci con una gomitata. È parte essenziale del “core loop” e di quei “30 secondi di divertimento” da ripetere e ripetere senza mai annoiarsi, che sono la filosofia alla base di ciascun Halo.

Nel complesso le attività da svolgere sulla mappa non sono tantissime e potrebbero perfino risultarvi ripetitive. Ma l’ago della bilancia ancora una volta è rappresentato dal divertimento degli scontri. La varietà di armi, l’uso del rampino, le diverse tipologie di nemici che si devono affrontare, rendono i combattimenti così vari e divertenti che alla fine pur facendo sostanzialmente sempre le stesse cose non ci si stufa mai!

È questo a rendere Halo Infinite molto più che uno shooter “derivativo”. Molto più di un Far Cry con le possibilità di spostamento di un Just Cause.

Soprattutto i potenziamenti legati al rampino sono così importanti ai fini del gameplay e del divertimento che ne deriva, così ben innestati e integrati nella struttura di gioco, che dedicarsi alla raccolta di Spartan Core e quindi di riflesso alle attività secondarie per sbloccarli, per quanto opzionale, diventa invece una necessità.

In particolare una di queste abilità si inserisce perfettamente nel core loop di cui parlavo prima. Spara, lancia granate, colpisci in corpo al corpo, usa il rampino e… Scopritelo da voi! Sì, raccogliere Spartan Core vale la pena.

NON È TUTTO ORO QUEL CHE LUCCICA

Prima di tirare le somme in questa recensione di Halo Infinite credo sia giusto evidenziare a uno a uno gli attuali punti deboli del gioco.

La trama di Halo Infinite parla al cuore degli appassionati. Emoziona molto meno se questo per voi è il punto di ingresso nella serie. E il cattivo, l’antagonista non è sicuramente dei più memorabili.

Le attività da svolgere sulla mappa di gioco di Halo Infinite sono poche: conquista basi, libera i forti e uccidi i bersagli. Il rischio ripetitività è avvertibile, soprattutto all’inizio. Manca inoltre un vero incentivo a esplorare. I punti valore sono più che altro una “moneta per completisti” senza che ci sia all’atto pratico una concreta utilità nel farne incetta. Gli Spartan Core sono funzionali a sviluppare le abilità, ma come già detto è solo il rampino a rivelarsi praticamente indispensabile. Gli audio log raccontano parti di lore utili alla comprensione più profonda della storia, ma sono pure questi un elemento rivolto più ai fan sfegatati della saga. Per tutti gli altri la loro ricerca potrebbe non valere semplicemente la candela. Avete presente Star Wars Jedi Fallen Order? Ecco il punto.

Il mondo di gioco di Halo Infinite è vasto, curato, ma la sensazione è che sia vuoto. Vuoto di stimoli, di attività, di cose da fare, che non siano la solita routine. Non si può rimanere indifferenti alla bellezza degli ambienti, delle strutture abbandonate che parlano di battaglie passate. Ma allo stesso tempo nemmeno chiedersi se tutto questo non giustificasse la costruzione di un open world più complesso e stratificato. La sensazione è che non ce ne sia stato il tempo più che l’ambizione, un po’ come accaduto a Metal Gear Solid 5. In alcune missioni, anche secondarie, se ne intravede chiaramente il potenziale. E la natura “in evoluzione” del progetto Halo Infinite lascia comunque sperare che in futuro queste opportunità possano essere colte.

Ah in un impianto narrativo che comunque funziona (ed emoziona) mancano alcuni momenti iconici delle campagne di Halo. Soprattutto quando ci si avvicina all’epilogo. E poi l’intelligenza artificiale… Alterna momenti brillanti ad altri in cui sembra incepparsi del tutto. Questo vale sia per i nemici che per i compagni di squadra. I nemici a volte sembrano del tutto non consapevoli della nostra presenza, salvo che li si inquadri nel nostro campo visivo. Si incastrano negli oggetti, restano inerti o mostrano evidenti difficoltà a mettere in pista tattiche sufficientemente aggressive. Rivelandosi perlopiù passivi. Mentre i nostri compagni di squadra passano dallo zelo all’inerzia più totale. Perfino esacerbato nel momento in cui richiedendo il drop di un veicolo, questi stazionano sotto il punto di atterraggio, finendo per farsi schiacciare.

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Al momento ad Halo Infinite manca la parte co-op che è uno degli aspetti più divertenti di Halo. Essenziale soprattutto qualora si desiderasse affrontare il gioco ai livelli di difficoltà più alti.

Inoltre non è possibile come in passato scegliere di rigiocare solo missioni specifiche del gioco. L’unico modo di rigiocare certe missioni già svolte è di ricominciare da capo la campagna. Anche questo un aspetto che speriamo venga sistemato da una patch.

Si sente anche la mancanza di una modalità foto. Le visuali che Zeta Halo sa regalare avrebbero più che giustificato una sua implementazione. Pure qui la sensazione è che siano mancati i tempi per occuparsene. Vedi ritardo sul co-op.

Infine ci sono i caricamenti. Pure questi a fare da spartiacque tra la parte più sandbox e quella più tradizionale e guidata. Nel mondo aperto dell’installazione 07 non ci sono mai caricamenti. Il mondo è liberamente esplorabile nella sua interezza, nel momento in cui si sbloccano i veicoli adatti a farlo. E offre, come vi dicevo, una distanza visiva a tratti perfino disarmante. Di contro ogni missione principale è preceduta da una cinematica che agisce da espediente per mascherare un caricamento. Quando non sopraggiunge direttamente la schermata di caricamento. Nell’approccio lineare alle missioni principali, con tanto di caricamenti nel mezzo, Halo Infinite torna ad essere un Halo convenzionale. Old school o forse è meglio dire “Old Gen”.

Ma ricordatevi che per scrivere questa recensione di Halo Infinite ho giocato una review build che non è stata patchata. Almeno per la parte glitch e IA aspetto di mettere mano alla versione finale che sarà attiva da dopodomani.

HALO INFINITE È ARTISTICAMENTE IMPRESSIONANTE MA PALESAMENTE CROSSGEN

Halo è stato il primo gioco per Xbox vent’anni fa. Ma è stato soprattutto il manifesto tecnologico di una console americana giunta a sfidare l’egemonia giapponese. Halo Infinite arriva invece a generazione già iniziata ed è un titolo crossgen, ma ha comunque i suoi primati. Ad esempio è il primo Halo ad uscire contemporaneamente su più piattaforme: in questo caso Xbox One, Xbox Series S, Xbox Series X e PC. Ed è il primo gioco Xbox a sfruttare nativamente sia Dolby Vision che Dolby Atmos. Due tecnologie che insieme al VRR proiettano il gaming su Xbox su un piano tecnologico attualmente irraggiungibile da qualsiasi altra console.

Dolby Vision significa una gestione intelligente dell’HDR, con una mappatura dei toni che, su schermi compatibili (come gli OLED di LG) viene eseguita frame by frame in modo da adattarsi perfettamente alle specifiche dello schermo utilizzato, così da riprodurre – sulla TV di casa – la visione originale del direttore creativo. Dolby Atmos invece significa un suono surround con un grado di immersione senza precedenti, perché non si limita a posizionare le sorgenti sonore intorno a noi, ma anche in alto o in basso rispetto alla posizione d’ascolto, avvolgendoci letteralmente nel suono.

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Halo Infinite anche sotto il profilo tecnico ha due anime. Troviamo ambientazioni incredibilmente affascinanti e suggestive. Unite a un ciclo giorno e notte che aumenta ulteriormente il senso di immersione e meraviglia (soprattutto quando di notte ci si trova ad ammirare il cielo stellato) anche se impatta marginalmente il gameplay. Tutto questo unito a una distanza visiva incredibile e con pochissimo effetto popup (e solo alcune imperfezioni nelle transizioni LOD). Dimenticatevi la situazione drammatica vista un anno fa, con alberi e oggetti che comparivano e sparivano sulla distanza. Halo Infinite regala visuali mozzafiato. Insieme a un audio che ti travolge e trasporta dentro l’esperienza di gioco. A livello di direzione artistica è veramente fantastico. Gli ambienti sono bellissimi. però poi di contro ci sono gli alberi fatti di calcestruzzo che non li butti giù nemmeno con il carrarmato. Ma non parlo degli alberi grandi, pure i fuscelli. Le interazioni fisiche e la distruttibilità si limitano a qualche cassa che si sposta e ai fusti esplosivi che volano per aria, per giunta con esplosioni tutt’altro che memorabili. Inoltre gli alberi sono composti da due piani intersecati come 20 anni fa. Questo ha un impatto anche sul gameplay perché muoversi sulla mappa di gioco con alcuni veicoli diventa difficoltoso proprio perché il più piccolo oggetto può improvvisamente trasformarsi in una “barriera architettonica”.

Le texture su ambienti e soprattutto personaggi invece sono ben fatte, così come l’illuminazione. E il look generale è di grande impatto pur su un impianto crossgen. Quando sbarchi sull’anello, il rumore del vento, i versi della fauna intorno a te, tutto esaltato dal Dolby Atmos restituiscono un senso di presenza e immersività incredibile. E quel senso di meraviglia che rimanda al primo atterraggio su un Halo, risalente per noi nel 2002. Poi impugni le armi, fai fuoco e anche qui il senso di fisicità, di potenza dei colpi esplosi è notevole. L’audio in Halo Infinite svolge un ruolo fondamentale ai fini dell’immersione. Ma la grafica non è da meno.

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Nella versione da me giocata su Xbox Serie X erano presenti due impostazioni grafiche: qualità e prestazioni. In modalità Qualità – su Xbox Serie X – non ho notato alcuna incertezza nel frame rate.

Anche nel single player come nel multiplayer è possibile variare il campo visivo standard di 78*, estendendolo fino a 120* o comprimendolo fino a 65, per chi fosse più soggetto a motion sickness.

Consiglio spassionato: perdete un po’ di tempo a configurarvi i controlli.

Un plauso infine alle opzioni di accessibilità, un tema a cui Xbox ha dimostrato nel tempo di essere particolarmente sensibile. Troviamo assistente vocale, dimensione testo, sottotitoli, sintesi vocale, opzioni autism friendly.

Ovviamente il gioco è interamente doppiato in italiano. Ma il doppiaggio non è sempre soddisfacente. Soprattutto quello di Master Chief, che appare forzato e poco naturale. Oltre che, a volte, pure fuori tempo. Aspetti che non si potevano ignorare in sede di recensione di Halo Infinite.

HALO INFINITE: DUE ANIME. UNA SOLA GRANDE EMOZIONE

Halo Infinite è – senza mezzi termini e divagazioni – la storia di Master Chief, di John117. Una storia che scriverete giocando, ma sul cui esito come ho già scritto non avrete voce in capitolo. Non esistono finali multipli, né faticose scelte etiche. Esiste un solo modo per arrivare alla fine. Questo sulle prime può disorientare, perché ci eravamo convinti che Halo Infinite fosse in tutto e per tutto un Halo open world, con bivi e conseguenze. Ma non è così. E allora ti chiedi il senso di una mappa simile. Di un impianto tecnico così articolato e complesso a supporto di così poche attività. Pensi sia un’occasione mancata e ti chiedi se Halo infinite non abbia capito ciò che volesse essere. Come se gli mancasse qualcosa… E poi d’un tratto è come se avesse tutto.

Si smarrisce, si perde, poi si ritrova… Finché capisci quel che vuole dirti e cominci a giocarlo per quello che è, non per quello che vorresti che fosse. Non un RPG perché non è un RPG. E non un Far Cry o qualsiasi altra cosa possa venirvi in mente accostargli. Ma un vero Halo in tutto e per tutto. A tratti forse incompiuto. Ma che nell’essere Halo funziona perfettamente così com’è.

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In Halo Infinite torniamo dunque a percorrere sentieri famigliari, ma con lo stesso senso di meraviglia. Perché Halo Infinite è, come fu allora Halo Combat Evolved, un paradigma. A tratti qualcosa di epocale. Raggiunge picchi incredibili. Prende i momenti che più ci hanno emozionato dell’originale Halo Combat Evolved e li rielabora, ce li ripropone, ce li fa rivivere amplificati all’ennesima potenza.

Le battaglie campali sull’anello, le dropship che portano rinforzi, le emozioni nel percorrere i corridoi silenziosi delle strutture dei precursori. E ti fa sognare mentre impersoni l’eroe che hai sempre voluto essere. Sentendoti potente e invincibile. L’ago della bilancia in uno scontro comunque impari.

Soprattutto il gunplay di Halo Infinite funziona maledettamente bene. Ed è l’impianto che regge, sulle proprie spalle, tutto il gioco. Vero che le attività da svolgere sulla mappa di gioco sono poche, ma non ti stufi mai nel ripeterle ancora e ancora.

In circa 20 ore di gioco ho completato la trama principale, tutte le missioni secondarie, raccolto i collezionabili estetici, ucciso tutti i bersagli opzionali e complessivamente completato l’80% delle attività che il gioco aveva da offrire. A difficoltà normale. Rispetto ai precedenti Halo la difficoltà mi è parsa molto ben bilanciata su Normale. Ma se siete dei giocatori navigati di FPS e vecchia guardia di Halo potreste tentare subito a eroico. I livelli di difficoltà accessibili fin da subito sono quattro: Facile, Normale, Eroica e Leggendaria.

E così alla fine, pur al netto dei limiti che ho evidenziato, l’insieme di single player e multiplayer ci consegna uno dei migliori shooter di questo 2021. Avrebbe potuto essere di più? Forse. Ma dopo averci giocato tanto, dopo aver trovato tutti gli spartan core, superato i 3200 punti valore, esplorato la mappa in lungo e in largo, con la prospettiva che stasera la review build si disattivi… sono qui che non vedo l’ora di ricominciare. E non perché la build review che ho giocato non mi permetterà di portare gli unlockable nel multiplayer e non mi ha dato trofei. Questo vorrà pur dire qualcosa no?

Halo Infinite sarà disponibile su Game pass dal day1, per tutte le piattaforme PC e Xbox. Se siete arrivati fin qui nella lettura, spero abbiate già avviato il preload!

Il gioco continuerà a crescere e espandersi negli anni, sullo stile di un live service. È stata promessa l’aggiunta di nuovi contenuti che espanderanno la campagna di gioco al posto del lancio di nuovi capitoli della serie. Una differenza sostanziale rispetto al passato, ma anche un punto interessante su cui scommettere per quel che riguarda lo sviluppo di tutto ciò che di buono abbiamo visto in questo capitolo.

Ero indeciso sul voto. Ci ho giocato. L’ho finito. Ha lasciato che le sensazioni sedimentassero. Poi ho cercato dentro di me risposta. La testa tirava verso 8.5. Il cuore verso il 9. Credo che la giusta misura stia però nel mezzo. Perché ad Halo Infinite non bisogna negare alcuni limiti, ma nemmeno i meriti che indiscutibilmente ha. È divertente come pochi shooter riescono ad essere. E questo alla fine non è ciò che conta veramente?

Mi auguro che abbiate apprezzato questa recensione di Halo Infinite! Come sempre se il contenuto vi è piaciuto aiutateci a far conoscere Gametime condividendolo.

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RASSEGNA PANORAMICA
VOTO
8.7
halo-infinite-la-recensione-della-campagnaLa campagna di Halo Infinite rende omaggio al primo Halo, portando quell'esperienza all'ennesima potenza. Non siamo di fronte a un Halo open world come credevamo, ma a uno shooter sandbox che alterna una trama principale strutturata su missioni lineari e attività opzionali ambientate in un mondo aperto. L'impianto tecnico è crossgen ma regala ugualmente visuali di grande impatto al netto di qualche imperfezione. Il gunplay funziona a meraviglia e le nuove aggiunte in termini di armi ed equipaggiamento, sono perfettamente funzionali a realizzare la visione di un VERO Halo. Peccato per l'intelligenza artificiale non sempre sul pezzo, anche se qualche patch dovrebbe bastare a sistemarla. Halo Infinite è la summa di 6 anni di lavoro, ma è soprattutto la base di un progetto che si svilupperà negli anni aggiungendo contenuti a questa impalcatura. Siamo curiosi di scoprire dove ci porterà la visione di 343 Industries, ma nel frattempo ci godiamo uno dei migliori shooter in circolazione. Un titolo imperdibile e godibile, tanto efficace nel single player quanto lo è in multiplayer. Peccato per l'assenza della co-op, che arriverà solo in un secondo momento