Hideo Kojima ha dichiarato che Super Mario Bros è stato fondamentale per la sua carriera

Hideo Kojima parla di Super Mario Bros. come ispirazione per diventare sviluppatore

Hideo Kojima, il celebre autore di Metal Gear Solid e Death Stranding, ha rivelato che senza Super Mario Bros. probabilmente non sarebbe mai diventato un videogiocatore professionista e uno sviluppatore di videogiochi. In una recente intervista per Wired Japan, Kojima ha raccontato che il celebre platform Nintendo non è stato solo un gioco amato da giovane, ma un momento decisivo che ha definito la sua carriera futura.

Il potere di Super Mario Bros. su un giovane Kojima

Kojima ha spiegato che Super Mario Bros. è stato il gioco che ha giocato di più nella sua vita, tanto che se ne è appassionato intensamente fin dai tempi dell’università, tanto da saltare la scuola per giocare a casa. “Senza Super Mario Bros., probabilmente non sarei in questa industria…” ha detto Kojima, ricordando come il gioco, pur avendo quasi nessuna storia o narrazione complessa, gli abbia trasmesso la sensazione di essere parte di un’avventura. Questa impressione lo ha convinto del potenziale dei videogiochi come mezzo narrativo e creativo, una convinzione che è stata fondamentale per la sua scelta di entrare nello sviluppo videoludico.

Anche se Super Mario Bros. è un gioco in 2D con elementi di azione e piattaforma molto basilari, per Kojima è stata la prima esperienza che gli ha fatto capire che i videogiochi potevano un giorno superare il cinema come forma d’intrattenimento, un’idea che lo ha accompagnato per tutta la sua carriera e che ha influenzato la visione ambiziosa alla base delle sue opere più celebri.

L’influenza di altri titoli nella formazione

Nonostante l’importanza di Super Mario Bros. nella sua formazione, Kojima ha anche citato altri titoli come influenze chiave nella sua decisione di seguire una carriera nei videogiochi. The Portopia Serial Murder Case, un’avventura investigativa del 1983, è stato un altro gioco che gli ha aperto gli occhi sulle potenzialità narrative del medium, introducendolo alla possibilità di sviluppare storie più complesse all’interno di un videogioco. Questa combinazione di esperienze ha contribuito a creare la sua visione unica dell’industria, fondendo gameplay innovativo e narrazione d’autore.

Perché Super Mario Bros. è così importante per Kojima

Secondo Kojima, Super Mario Bros. rappresenta qualcosa di più di un semplice gioco classico: è stata la prima esperienza a mostrargli il potenziale del medium videoludico. Nonostante il gioco non offrisse una trama elaborata, la sensazione d’avventura e la fluidità del gameplay lo hanno convinto che i videogiochi potessero un giorno offrire esperienze narrative profonde e artisticamente significative, paragonabili o addirittura superiori al cinema tradizionale. Questa convinzione è diventata un pilastro della filosofia creativa di Kojima, che ha sempre cercato di spingere i confini del medium e di esplorare nuove frontiere narrative e interattive.

In molte delle sue opere — come la serie Metal Gear e i suoi progetti più recenti — questa eredità si riflette nella volontà di creare storie complesse e immersive, abbinando elementi cinematografici, filosofia e interazione in modi che pochi altri designer hanno tentato.

L’eredità di un classico e l’impatto sulla carriera di Kojima

La storia di Hideo Kojima è un potente promemoria di come un singolo gioco possa cambiare il corso di una vita. Per Kojima, Super Mario Bros. non è stato semplicemente una fonte di divertimento, ma la scintilla che ha acceso una passione che lo avrebbe portato a diventare uno dei più influenti creatori nella storia dei videogiochi. La sua esperienza da giocatore innamorato di Mario ha dimostrato che, anche in un medium relativamente giovane negli anni ’80, si potevano trovare le basi di qualcosa di immensamente potente e ispirante.

Con questa testimonianza personale, Kojima ha reso omaggio a uno dei giochi più iconici di sempre, riconoscendo il ruolo fondamentale che Super Mario Bros. ha avuto non solo nella sua scelta professionale, ma nella sua visione del videogioco come forma d’arte e di intrattenimento.

Fonte: Wired

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