Spesso mi è capitato di dire – non ironicamente – che la ricerca di un lavoro è essa stessa un’occupazione a tempo pieno. Bisogna riconoscere le proprie capacità e i propri limiti, fare una cernita tra le offerte di lavoro disponibili, preparare un CV e una lettera di presentazione su misura, ottenere le referenze ove richiesto e poi cercare di fare la migliore impressione possibile dal momento zero nella speranza di venire chiamati ad un colloquio che non si concluda con un fastidioso “Le Faremo Sapere”. Insomma, roba troppo personale e certosina per demandarla alle IA come ChatGPT… o forse no?
La storia proviene dagli USA. L’ha raccontata Wired. Il protagonista di questa storia si chiama Julian Joseph, un ingegnere software rimasto senza lavoro nel corso di uno dei numerosi Layoff dei mesi scorsi. Licenziamenti di massa, per intenderci. Joseph ha subito realizzato che, a causa della congiuntura economica mondiale, il rischio era quello di trascorrere ore davanti al PC per mesi prima di ottenere un nuovo lavoro. Tempo prezioso che non era sicuro di poter spendere in questo modo.
È così che viene l’idea di provare a cercare un modo di aggirare il problema liberarsi della parte più tediosa del processo, quantomeno. È tramite la ricerca di una soluzione che Joseph ‘inciampa’ in LazyApply. Stando alle dichiarazioni presenti sul sito, LazyApply è una estensione per Google Chrome che utilizza una IA ribattezzata Job GPT che permette di automatizzare alcune delle parti più noiose del processo di ricerca lavoro. Si tratta di un software a pagamento. Niente abbonamenti, ma i tre piani disponibili garantiscono livelli diversi di vantaggi: dal numero di siti supportati, alla quantità di CV da utilizzare fino al numero di candidature che è possibile inviare in un solo giorno.
Joseph ci pensa su e sceglie il piano più costoso: 250$ per l’utilizzo illimitato vita natural durante dell’app. Con quella somma ha diritto a utilizzare l’estensione su tutti i siti disponibili, caricare 10 CV diversi e, soprattutto, inviare un numero illimitato di candidature in un giorno. Tutto ciò che deve fare, da quel momento, è inserire alcune informazioni di base e lasciare fare al software. L’uomo ha installato l’applicativo anche sul PC del partner per massimizzarne la portata.
Stando alla ricostruzione, JobGPT avrebbe sì fatto quanto richiesto ma ‘forzando’ un po’ le cose e inviando la candidatura anche per posizioni leggermente diverse da quelle indicate. Una sbavatura nell’IA.
La vera sorpresa, però, è arrivata per Joseph quando si è reso conto che dopo 5000 candidature inviate, era stato ricontattato per solo 20 colloqui. Una percentuale di successo pari allo 0′,5. Sconfortante a dir poco. Lo stesso numero, racconta Joseph, lo aveva raggiunto inviando 2 o 300 candidature ‘alla vecchia maniera’.
Apparentemente un insuccesso. Non è d’accordo Joseph. Secondo l’ingegnere, l’utilizzo dell’IA si è comunque rivelato fruttuoso e utile facendogli risparmiare chissà quante decine di ore altrimenti spese a inviare CV a destra e manca.
Le IA ci ruberanno il lavoro oppure ci aiuteranno a trovarlo? Beh, le faremo sapere.