
Nel nuovo RPG di Obsidian Entertainment, The Outer Worlds 2, gli alleati (o companions) assumono un ruolo molto più rilevante rispetto al primo titolo, sia dal punto di vista narrativo che dal punto di vista meccanico. L’obiettivo dichiarato del team è stato quello di farli “sentire come persone reali“, con propri obiettivi, motivazioni e possibilità di conflitto o allontanamento nei confronti del giocatore. Secondo le dichiarazioni degli sviluppatori, gli alleati non sono semplici seguaci ma membri attivi del gruppo con cui si instaura una relazione che può evolvere in modi imprevisti.
Le novità nel rapporto con gli alleati
In The Outer Worlds 2 gli alleati non sono più solamente dei compagni di squadra utili in combattimento o per le missioni secondarie. Diventano parte integrante della storia e del mondo di gioco. Come spiegato da Obsidian, il punto centrale era evitare di riproporre le stesse personalità già presenti nel primo gioco. Ogni alleato è legato a una fazione, ha una storia, motivazioni proprie e la possibilità di cambiare a seconda delle scelte del giocatore. Ad esempio, se nel primo gioco il compagno narrava la propria quest senza grande evoluzione, qui si prevede che le decisioni del giocatore possano alterarne l’arco narrativo e persino modificarne la fedeltà o la presenza nel gruppo.
Dal punto di vista del gameplay, alcuni alleati offrono funzioni peculiari che vanno al-di-là del semplice combattimento. Un esempio concreto citato dallo sviluppatore è quello di un personaggio che funge da “Officina mobile“, permettendo al giocatore di modificare armi o creare munizioni mentre è in missione, senza dover tornare alla nave o al “Campo base“.
Altra innovazione significativa è che gli alleati possono non solo essere delusi dalle scelte del giocatore, ma intervenire attivamente. Se le loro motivazioni o valori non vengono rispettati, possono decidere di lasciare il gruppo o addirittura scontrarsi con il giocatore. Come ha detto uno degli sviluppatori: “Hanno i propri obiettivi, le proprie motivazioni e, se il giocatore è in sintonia con loro, è fantastico. Combatteranno al suo fianco. Ma se va contro i loro interessi, avranno qualcosa da dire al riguardo. Ciò potrebbe sfociare in un conflitto, che potrebbe significare che ti abbandoneranno o che dovrai combatterli fino alla morte“.
Perché tutto ciò cambia l’esperienza
Questa evoluzione nel rapporto con gli alleati trasforma The Outer Worlds 2 in un RPG in cui le relazioni non sono semplici accessori ma elementi strategici e narrativi. Il giocatore non può più considerare gli alleati come pedine sempre fedeli. Ogni decisione – dialoghi, azioni, alleanze – può influenzare la composizione del gruppo, la sua dinamica e persino il risultato della storia.
In termini pratici, ciò significa che le scelte relative alle missioni, alle fazioni e ai compagni diventano più pesanti. Avere un’alleanza con un personaggio può aprire linee di dialogo, missioni dedicate e vantaggi in combattimento. Perderla può comportare la perdita del supporto, della funzione speciale dell’alleato o un conflitto interno al team. Il risultato è un’esperienza più immersiva e meno prevedibile, in cui il giocatore è chiamato a gestire non solo abilità e armamenti ma anche le relazioni umane.
In The Outer Worlds 2, gli alleati smettono di essere fedeli pedine e diventano vere e proprie figure con cui costruire un rapporto dinamico, complesso e influente. Obsidian ha chiarito che la volontà è stata di rendere questi personaggi “Come persone vere“, complete di motivazioni, possibili conflitti e capacità di cambiare strada. Per il giocatore significa che la formazione del gruppo, le decisioni prese e persino la fiducia riposta nei propri alleati possono avere conseguenze reali sull’avventura e sulla narrazione. Con l’uscita del gioco fissata per il 29 ottobre 2025, queste meccaniche promettono di rendere il sequel un’esperienza manageriale delle relazioni tanto quanto un’esplorazione spaziale d’azione.
Fonte: PCGamesN
















