Kena: Bridge of Spirits Recensione (PS5): una delle sorprese dell’anno!

Quando Kena: Bridge of Spirits venne presentato durante uno State of Play di Sony colpì principalmente per la sua estetica cartoon, venendo però da molti subito relegato, nella migliore delle ipotesi, a “gioco per bambini”.

Il vero giocatore d’altronde non si fa certo infinocchiare da animaletti piacioni e colori vivaci: a lui serve il realismo per vivere appieno una esperienza appagante. Il “serious gamer” (chiamiamolo così) però non si rende conto che, tolti sportivi, gestionali e simulatori vari, quasi tutti i videogiochi sono delle creazioni fantastiche. Cambia solo la forma con cui si presentano, ma la sostanza resta quella: sono quasi tutti un “C’era una volta…”.

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Ember Lab ha scelto di farci vivere le vicende della giovane Kena, impegnata in un viaggio d’iniziazione e presa di coscienza del proprio ruolo di guida spirituale. Insieme ai piccoli Rot, Kena ha il compito di riportare l’equilibrio in un mondo devastato dalla Corruzione, facendo da ponte tra l’Aldilà e le anime rabbiose che alimentano questo male.

Gli sviluppatori non hanno indugiato nell’offrire un ritratto minuzioso della protagonista, decidendo invece di accordarle una caratterizzazione fatta di poche ma fondamentali informazioni, e preferendo dare ampio spazio alle storie personali dei personaggi-nemici incrociati dalla giovane guida.

Ogni anima in pena di Kena: Bridge of Spirits rappresenta una posizione conflittuale con la natura e l’incarnazione di sentimenti negativi, come l’egoismo e la superbia, senza mai scadere nella banalità o nell’eccessiva enfasi, ma perseguendo una scrittura fiabescamente leggera con una adeguata dose di profondità e concretezza. Le cutscene di trama sono degne di un film di animazione pari alle produzioni Disney Pixar, se non per qualche risibile pecca che non svilisce l’ottima qualità complessiva, arricchita da una colonna sonora assolutamente in tono con le vicende in game.

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Dal punto di vista del gameplay Kena: Bridge of Spirits non innova di certo il genere action-adventure a cui appartiene, anzi, ne persegue convintamente la formula classica. Sebbene non siamo in presenza di una mappa particolarmente estesa questa riesce a regalare una sensazione di buona esplorabilità, resa intelligentemente appetibile dalla ricerca dei simpaticissimi Rot e coadiuvata da un level design ben congeniato.

Il combat system risulta essere piuttosto basilare e semplice da padroneggiare, ma riesce a raggiungere una efficacia ludica assolutamente rispettabile. L’attacco leggero e pesante, l’uso dell’arco e quant’altro sono intimamente interconnessi all’uso strumentale dei Rot, che di fatto trasformano la semplice azione offensiva in un attacco speciale, come lo scoccare frecce potenziate o azioni disturbatrici.

Intelligentemente Ember Lab ha reso strategico l’impiego dei piccoli spiritelli, sia limitando la possibilità di attivarli con il riempimento di slot specifici, sia collegandolo anche al numero stesso dei Rot posseduti (più ne avremo a disposizione e più azioni speciali avremo, insomma).

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Anche la possibilità di curarsi in battaglia soggiace alla gestione oculata di queste creaturine. Sebbene dunque non sia strettamente un obbligo spendersi nella ricerca di questi esserini, ciò diventa essenziale a difficoltà di gioco elevate. Una caratteristica che conferisce alla mera ricognizione del mondo di gioco una natura estremamente funzionale e non solo cosmetica.

Kena: Bridge of Spirits offre un buon livello di sfida, soprattutto in occasione delle bossfight, concepite in modo da costringere a un uso ragionato del proprio arsenale. Sul versante delle abilità le opzioni a nostra disposizione sono piuttosto scarne, ma si rivelano piuttosto utili pad alla mano, pur non incidendo realmente sulla complessità del combat system.

Le modalità di gioco sono le consuete su next-gen: Fedeltà (4K a 30 fps) e Performance (60 fps e 4K upscalati). Abbiamo preferito la seconda opzione, dato che la resa a schermo resta di qualità ottima in ogni caso. L’implementazione del feedback DualSense invece è piacevole, ma a un livello estremamente basilare.

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Kena: Bridge of Spirits va sicuramente annoverato tra le sorprese videoludiche di quest’anno. Il piccolo studio di sviluppo è riuscito a confezionare un’opera gradevolissima e ottimamente realizzata, sebbene ricalchi pedissequamente i canoni del genere a cui si riferisce.

Alcuni elementi potevano essere sviluppati più approfonditamente (come il combat system o l’albero delle abilità), ma la realizzazione delle meccaniche e l’implementazione sinergica tra di esse non fanno rimpiangere una mancanza di complessità generale delle stesse. Anche il soggetto, pur non spiccando per particolare originalità, viene espresso in sceneggiatura con una scrittura pulita che non lascia spazio a esagerazioni drammatiche, banalità narrative o infantilismi inutili.

Kena: Bridge of Spirits è, in definitiva, un gioco che ci sentiamo di consigliare vivamente a tutti i videogiocatori, altro che “per bambini”.

RASSEGNA PANORAMICA
Voto
8.5
kena-bridge-of-spirits-recensione-ps5 Quando Kena: Bridge of Spirits venne presentato durante uno State of Play di Sony colpì principalmente per la sua estetica cartoon, venendo però da molti subito relegato, nella migliore delle ipotesi, a "gioco per bambini". Il vero giocatore d'altronde non si fa certo infinocchiare...