In conclusione
Lantern è un gioco indubbiamente difficile da consigliare a occhi chiusi. È particolare; così particolare che un cuore più leggero può trovare in lui un’esperienza emozionante capace di toccargli le corde dell’anima, mentre qualcun altro vedrà solo un semplice giochetto in cui far volare un pezzo di carta nella speranza che bruci il più in fretta possibile.
E non c’è neanche nulla di sbagliato. Se non vi piace, non sarete di certo bollati come mostri insensibili; siamo i primi ad ammetterlo, si può benissimo avere una certa sensibilità artistica e, allo stesso tempo, non riuscire comunque ad apprezzarlo. È forse questa la sua peculiarità più grande, il riuscire ad ammaliare esclusivamente quella tipologia di persone che, per motivi magari personali, finiscono per immedesimarsi nel dramma della povera e triste principessa.
Un gioco breve, a tratti anche ripetitivo, ma che nella sua semplicità rappresenta un vero e proprio inno alla gioia. Niente che possa cambiare una vita, soprattutto quella di chi – nella vera depressione – ci è piombato sul serio, ma resta comunque un dolce promemoria su una regola sacra, oggettiva e inossidabile: a volte, basta veramente poco per tornare a sorridere. Anche solo un po’.