Come il nostro Roberto Buffa, sono da sempre un grandissimo sostenitore di Oculus Rift, il visore per la realtà virtuale ideato da quel giovane geniaccio americano di Palmer Luckey. Non date ascolto ai distratti detrattori (sempre di meno, tra l’altro) che lo bollano come semplice diavoleria tecnologica di passaggio… Oculus Rift rappresenta infatti la vera nuova frontiera del Videogioco, una potenziale rivoluzione paragonabile solo alle più grandi, quali l’avvento del 3D dei tempi di Super Mario 64 e Tomb Raider.
Il gioco è in sostanza un’avventura punta e clicca, tutta basata sull’esplorazione di ambienti virtuali.
Sebbene non sia ancora sul mercato (anche se molti contano i giorni che li separano dalla sua uscita), Oculus Rift ha già attratto ogni genere di sviluppatore: dai più grandi studios a infiniti team indie di talento. Ed è proprio da uno di questi ultimi, Untold Games, che è in arrivo uno dei titoli più particolari, intriganti e innovativi che mi siano capitati di recente sott’occhio. Il titolo dell’opera, decisamente evocativo, è già tutto un programma: Loading Human. Vediamo di analizzare insieme di che cosa si tratta.
Tanto per cominciare, con mia grande gioia, non si tratta dell’ennesimo sparatutto o, più in generale, action game. La visuale in prima persona ovviamente c’è (è un po’ il punto di forza di Oculus Rift e della realtà virtuale in genere), ma qui parliamo di un genere quasi mitologico, un tempo alla ribalta come oggi lo sono gli FPS: le avventure grafiche punta e clicca, quelle, per intenderci, come la spassosa The Secret of Monkey Island.
Riusciranno i due a farcela e a ritrovarsi per sempre in un unico corpo artificiale? Inutile dirlo: ciò dipenderà da noi…
Proprio al leggendario capolavoro della Lucas si è ispirato il developer, desideroso di riportare in auge, forte delle nuove tecnologie, un tipo di videogioco basato non sui riflessi ma sulla narrazione di storie coinvolgenti e complesse. Il motto di Untold Games è proprio questo: “Creiamo giochi in realtà virtuale che simulano viaggi sensazionali, trasmettendovi emozioni che non potreste vivere altrimenti”. Ricordate il bellissimo film Strange Days, nel quale venivano registrate memorie immersive da rivedere e far rivedere ad altri? Uno degli elementi trasgressivi era proprio quello di sperimentare con un totale realismo e con una immedesimazione assoluta delle esperienze impossibili, tra cui la morte in diretta. Non c’è che dire, la questione si fa sempre più intrigante… Ma torniamo a Loading Human. Dando un’occhiata alla trama, ci rendiamo conto subito che qui non ci sono analogie con Monkey Island, soprattutto per quanto concerne il mood della storia.
André Gibson soffre di una malattia degenerativa che, gradualmente, lo sta privando dei suoi ricordi. Fortuna vuole, tuttavia, che la sua adorata mogliettina, Michelle, sia una brillante scienziata, fresca di Premio Nobel proprio per un’invenzione che potrebbe salvare dall’oblio André. Ella ha infatti inventato (ma non ancora testato) una macchina in grado di trasferire tutto il contenuto della mente umana (memorie incluse) all’interno del corpo di un robot. Il processo di travaso, irreversibile, necessita però di un viaggio nelle memorie del soggetto nell’esatto ordine cronologico; un errore o una discrepanza possono essere fatali. Siccome la malattia di André gli renderebbe impossibile compiere questo complesso processo di rivisitazione della memoria, Michelle trasferisce prima se stessa nel corpo dello stesso robot verso il quale sarà portato André, aiutandolo in tal modo a portare a termine l’opera appoggiandosi ai ricordi di lei per completare le parti mancanti. Riusciranno i due a farcela e a ritrovarsi per sempre in un unico corpo artificiale? Inutile dirlo: ciò dipenderà da noi… con grandi sorprese! Nel fondere i suoi ricordi con quelli di Michelle, infatti, André scoprirà il lato oscuro della sua amata, in puro stile fanta-thriller!
Quanto al gameplay, il gioco è in sostanza un’avventura punta e clicca, tutta basata sull’esplorazione di ambienti virtuali, l’interazione con personaggi non giocanti e la manipolazione di oggetti finalizzata alla risoluzione di enigmi.
Uno degli elementi trasgressivi era proprio quello di sperimentare con un totale realismo e con una immedesimazione assoluta
In Loading Human, però, cambia il modo con cui vivere l’esperienza. Non solo il titolo nasce per Oculus Rift, quindi ci immerge al cento per cento nel mondo di gioco, ma supporta hardware come il controller Hydra e lo STEM System, che ci permettono di afferrare oggetti, muoverli e usarli nel modo più realistico e spontaneo che esista, almeno al momento. Del gioco, in effetti, non si sa ancora moltissimo, ma dai video di gameplay si nota che il titolo, a livello audiovisivo, è già molto promettente, sebbene il movimento delle mani sembri (ma potrei sbagliare) ancora leggermente goffo. D’impatto anche la direzione artistica, con una menzione speciale alla voce narrante, perfetta nell’accompagnarci dentro una storia come quella di Loading Human, ispirata per dichiarazione del suo autore, al bellissimo film The Eternal Sunshine of the Spotless Mind (da noi vergognosamente tradotto in “Se mi lasci ti cancello”).
Ah, un’ultima cosa. Il team è tutto italiano e la mente dietro al progetto è Flavio Parenti. Ve l’ho rivelato apposta solo adesso perché non guardaste a questo gioco con sufficienza o sospetto. Non male, eh? Io ho già preparato il mio visore. Ci vediamo negli abissi della mente!