Lords of the Fallen – la recensione

È inutile negarlo, con i giochi della serie Souls, From Software sta letteralmente facendo scuola nel campo dei GdR d’azione. La saga ideata dal geniale Hidetaka Miyazaki ha ampiamente dimostrato come oggi siano ancora numerosi i giocatori in cerca di esperienze old-school difficilissime, frustranti, punitive e proprio per questo estremamente appaganti. Ponendosi sulla scia di questa saga di successo, Lords of the Fallen tenta di emularne i tratti distintivi per poi rielaborarli in una sua personalissima visione, onde evitare di venire erroneamente etichettato come un banale clone dell’opera magna di From Software. Variare una formula ipercollaudata come quella dei Souls non è certo cosa da poco: sarà riuscito il teutonico team di Deck13 nella sua non facile impresa?
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Il gioco si presenta come un’esperienza dotata di caratteristiche tali da renderla più accessibile da parte del pubblico, ma non per questo scarsamente impegnativa.

Per riuscire nel suo intento, anzitutto Lords of the Fallen mette in campo una trama di un certo spessore. In un mondo dove gli uomini sono riusciti ad avere il sopravvento sulle loro divinità, rinchiudendole nelle profondità della Terra, dovremo impersonare il furibondo Harkyn, criminale condannato alla prigionia che reca sul proprio volto i segni dei propri peccati.
La storia del protagonista prende il via nel momento in cui le divinità di cui sopra tornano all’attacco per vendicarsi del genere umano, infestando il pianeta con orde di demoni ostili e dall’aspetto sinistro. Libero dalla detenzione, Harkyn si imbarcherà in un viaggio verso la redenzione sotto la guida del suo mentore Kaslo, combattendo ovviamente contro le minacciose creature che si frapporranno tra lui e il suo obiettivo. Una storia non particolarmente originale che, però, poggiando sull’affascinante tema “uomo contro divinità”, è sicuramente dotata di un’atmosfera particolarmente evocativa che la rende estremamente interessante da seguire; ciò è merito anche dei carismatici personaggi presenti nel gioco, su cui ovviamente spicca l’irruento Harkyn, che agisce con una furia tale da non poter non ricordare la brutale violenza del famoso Fantasma di Sparta al centro delle vicende di God of War.

Se in Dark Souls viene premiata l’abilità del giocatore nel non venire mai colpito, in Lords of the Fallen viene premiato il giusto tempismo nell’infliggere i propri colpi in precisi istanti.

In termini di gameplay, Lords of the Fallen risulterà subito nelle corde degli amanti della saga di From Software. Il pargolo di Deck13, infatti, ne condivide consapevolmente le caratteristiche chiave variandole con l’aggiunta di alcune interessanti novità volte ad assicurargli la propria personalità. Proprio come la serie Souls il gioco focalizza la propria esperienza sul combattimento, che si basa su un sistema imperniato su una corretta gestione delle barre della salute e della stamina.
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Anche qui la propria morte segnerà un’importante perdita per il giocatore, dal momento che genererà un fantasma contenente i punti esperienza accumulati, che dovrà essere recuperato prima di morire nuovamente, se si vuole evitare di perdere definitivamente il proprio bottino. Sono inoltre presenti anche altre caratteristiche già apprezzate nella serie targata From Software, come la possibilità di parare gli attacchi e di rotolare per schivarli, cosa che a una prima fugace occhiata potrebbe restituire l’impressione di trovarsi di fronte a una palese copia della creatura di Miyazaki.
Lords of the Fallen, invece, introduce delle interessanti varianti al tema che dimostrano una profonda conoscenza del genere da parte del team di sviluppo. Per esempio, il fantasma generato al momento della nostra morte, una volta raccolto, potrà restituirci parte dell’energia vitale, consentendoci di avere un prezioso aiuto nel caso degli scontri più ostici.

A minare la godibilità degli scontri ci sono però dei fastidiosi problemi legati alla gestione della telecamera.

Anche le meccaniche di combattimento presentano delle notevoli differenze. Se in Dark Souls viene premiata l’abilità del giocatore nel non venire mai colpito, in Lords of the Fallen viene premiato il giusto tempismo nell’infliggere i propri colpi in precisi istanti che saranno indicati sulla barra della stamina. Attaccare al momento giusto significherà infliggere quantitativi di danni sempre più ingenti, cosa che garantirà al giocatore una soddisfazione notevole.
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Graficamente il titolo si difende tutto sommato bene, anche se non tutti gli elementi danno l’impressione di aver ricevuto la stessa cura.

La gestione della magia è invece affidata al Gauntlet, una sorta di enorme martello incantato con cui scagliare incantesimi di tipo elementale. A differenza dei Souls, qui la magia consuma mana e non è legata a un numero predefinito di incantesimi attivabili; gli attacchi magici sono in grado di infliggere danni considerevoli rispetto agli attacchi fisici, devono dunque essere utilizzati compatibilmente con le debolezze che caratterizzano ciascun nemico affinché abbiano pienamente effetto.
A minare la godibilità degli scontri ci sono però dei fastidiosi problemi legati alla gestione della telecamera, che tende spesso ad assumere posizioni scomode costringendo il giocatore a doverla regolare manualmente, rischiando di compromettere l’esito di diverse battaglie.

Attaccare al momento giusto significherà infliggere quantitativi di danni sempre più ingenti, cosa che garantirà al giocatore una soddisfazione notevole.

Nel gioco sono presenti anche tre livelli di velocità differenti che variano in base all’arma e all’armatura selezionata. Gli equipaggiamenti più pesanti ostacoleranno visibilmente le nostre movenze, anche se non in modo pesante come in Dark Souls, richiedendo al giocatore di imparare a gestire al meglio le tempistiche di attacco associate a ciascuna arma. Condurre uno scontro con delle armi particolarmente pesanti non è certo una passeggiata, ma forse è il modo più appagante di vivere l’avventura, vista la padronanza richiesta dal gioco e l’elevata potenza distruttiva degli armamenti pesanti.
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Anche dal punto di vista della gestione delle classi, Lords of the Fallen intraprende una direzione tutta sua. Mentre in Dark Souls è possibile specializzarsi in modo piuttosto libero, in Lords of the Fallen si può intraprendere solo un tipo di “carriera”, scegliendo tra le tipologie Lottatore, Chierico o Ladro. Ciascuna classe si distingue per diversi modi di affrontare le battaglie, con il Lottatore più votato alla potenza fisica, il Chierico specializzato nelle abilità difensive e il Ladro che è in grado di muoversi rapidamente e di utilizzare uno specifico set di tecniche. Tuttavia è anche possibile creare un personaggio con più specializzazioni, anche se per far ciò occorrerà finire il gioco per sbloccare la modalità “Nuova Partita”.
Ciò che delude in parte le aspettative sono però le boss-fight dove è sufficiente tenersi lontani dal nemico, lasciarlo attaccare a vuoto, avvicinarsi e colpirlo per poi ripetere di nuovo tutto il procedimento. Certo, utilizzare Harkyn è dannatamente soddisfacente, ma un po’ di varietà in più sicuramente non avrebbe guastato.
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Di contro, troviamo un sistema di punti esperienza davvero ben congegnato, che rappresenta forse uno dei punti più riusciti dell’intera opera. In poche parole questa meccanica si basa sul principio che più nemici eliminiamo, più alto sarà il moltiplicatore dei punti esperienza, che si azzererà ogni qualvolta ci fermeremo per attivare un checkpoint. Ciò significa che procedere senza utilizzare alcun punto di salvataggio ci permetterà di accumulare un numero sempre maggiore di punti esperienza, aumentando al contempo i rischi derivanti dalla nostra morte, che significherà dover ripercorrere sentieri lunghissimi prima di potersi impossessare del proprio fantasma. I giocatori amanti delle esperienze estremamente punitive potranno quindi decidere di adottare questo approccio particolarmente temerario, incentivati dal fatto che potranno assicurarsi un ricco guadagno di punti esperienza.

Gli equipaggiamenti più pesanti ostacoleranno visibilmente le nostre movenze, anche se non in modo pesante come in Dark Souls, richiedendo al giocatore di imparare a gestire al meglio le tempistiche di attacco associate a ciascuna arma.

Anche graficamente il titolo si difende tutto sommato bene, anche se non tutti gli elementi danno l’impressione di aver ricevuto la stessa cura. Se da un lato troviamo un buon sistema di illuminazione, dall’altro troviamo texture con un po’ di alti e bassi, oltre che qualche lieve problema di compenetrazione poligonale. Il risultato comunque risulta nel complesso piacevole grazie soprattutto all’ottima direzione artistica che sembra trarre una certa ispirazione dall’impronta stilistica di Darksiders. Il design dei nemici, delle location e dei vari equipaggiamenti presenti nel gioco risultano infatti davvero ispirati e immagino che la voglia di premere il tasto Share per catturare qualche screenshot del gioco si farà viva in voi in più di un’occasione.
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Insomma, è impossibile non effettuare un paragone tra Lords of the Fallen e la serie firmata From Software. A differenza di quest’ultima, il gioco si presenta come un’esperienza dotata di caratteristiche tali da renderla più accessibile da parte del pubblico, ma non per questo scarsamente impegnativa. Il sistema di gioco ha dimostrato di funzionare bene, riuscendo nel difficile compito di variare in modo azzeccato la formula collaudata della serie Souls, anche se purtroppo non è affatto privo di difetti di un certo spessore, quali una gestione della telecamera tutt’altro che perfetta e delle boss fight dallo svolgimento non particolarmente variegato. Se siete appassionati di questo genere di esperienze, il consiglio rimane comunque quello di dare una possibilità all’opera di Deck13, perché mettendo da parte i difetti citati rimane comunque uno di quei giochi che vale sicuramente la pena di provare.