Lost Planet 3 è un salto nel passato. Perché è un prequel e perché torna a essere un’esperienza single player in cui la storia è la componente base del gioco. Non mancano 4 modalità multiplayer a squadre, ma è un bel dietro-front dopo che il producer Keiji Inafune aveva puntato tutto sul co-op con Lost Planet 2. Si torna quindi sul pianeta EDN III, ostile e ghiacciato più che mai, una cinquantina d’anni prima degli eventi narrati in Lost Planet.
Si torna sul pianeta EDN III, ostile e ghiacciato più che mai!
Il protagonista è Jim Peyton, un operaio che lascia la moglie e il neonato per guadagnarsi da vivere come pilota di RIG – ovvero dei robot da lavoro simili a quello di Aliens: Scontro Finale – sulla colonia NEVEC di EDN III. Un tipo tranquillo, direi anzi un uomo qualunque, diversissimo dai classici eroi. Eppure è lui che riesce a tenere in piedi Lost Planet 3, proprio perchè… è un uomo. Chi di voi ha già confidenza con temi quali la famiglia e la lontananza si troverà immediatamente risucchiato nell’avventura: i messaggi a distanza con la moglie, i commenti sul bambino che cresce senza di lui, la necessità di dire che va tutto bene anche se tutto sta andando a rotoli.
La struttura aperta consente di esplorare a piacimento le aree
Ed è garantito che tutto vada a rotoli. Da una parte ci sono gli Akrid che dovrete combattere sia a piedi con armi di vario genere, sia a bordo del vostro RIG a suon di trivella e saldatore (ricordatevi che è un mech da lavoro, non da combattimento!). Dall’altra ci sono i segreti di NEVEC, che Jim conoscerà suo malgrado e che lo porteranno a prendere decisioni importanti. Una serie di colpi di scena, una narrazione ritmata e un doppiaggio in italiano eccellente vi terranno incollati allo schermo per ore. Ce ne sono volute oltre 14 ore prima di completarlo e sono stati rari i casi in cui mi sono annoiato, anche se il gameplay di Lost Planet 3 non è altrettanto entusiasmante.
Si tratta essenzialmente di uno sparatutto in terza persona con coperture (scomode da usare) e con qualche spruzzo di esplorazione qua e là. La struttura aperta consente di perlustrare a piacimento le aree – con conseguenti lunghissime camminate sul RIG – lanciarsi in missioni secondarie, oppure visitare i negozi della base per acquistare nuove armi, abilità e apportare modifiche al RIG. Buono invece il design dei livelli, soprattutto quando vi troverete a esplorare spazi angusti simili a quelli visti in Dead Space. Gli Akrid nemici non hanno molta varietà – e nemmeno tanta intelligenza – ma riescono a dare filo da torcere un po’ per la loro tenacia, un po’ per la lentezza dei movimenti di Jim e un po’ a causa del vistosi cali di fluidità. Un peccato, considerata le ambientazioni eccezionali che riesce a ricreare il motore grafico.
In conclusione mi sento di affermare che Lost Planet 3 non è un capolavoro, questo è certo. Ma mi è rimasto in testa. Jim e sua moglie, la losca storia di NEVEC, l’ambientazione spettacolare e l’atmosfera nel suo insieme rimarranno con me ancora a lungo.