Mafia: Definitive Edition è ormai prossimo all’uscita nei negozi e negli store di tutto il mondo, e noi di GameTime l’abbiamo spolpato in ogni più piccolo particolare.
Prima di iniziare con la recensione vera e propria, però, riteniamo doveroso fare un’introduzione all’opera originale, in modo da impostare anche un confronto con la stessa per valutare il lavoro svolto da Hangar 13 e, perché no, magari far scoprire a qualcuno perché il primo Mafia viene considerato, tuttora, il gangster game per eccellenza.
Sono passati ormai diciotto anni da quando, nella lontana estate del 2002, uscì su PC Mafia: The City of Lost Heaven.
Un gioco sviluppato dall’allora piccolissima Illusion Softworks, ma che sarebbe stato destinato a rimanere per sempre impresso nella mente dei fortunati giocatori che ci avrebbero messo le mani sopra. Mafia, infatti, sebbene sembrasse alla lontana un “clone” di Grand Theft Auto 3, aveva in realtà una personalità propria e che si discostava totalmente dal capolavoro di Rockstar.
In Mafia, infatti, prendevamo le parti di Tommy Angelo, un tassista che per una serie di sfortunati eventi si ritrovava coinvolto in affari loschi con la famiglia Salieri, scalando quindi le gerarchie e diventando un membro importante della famiglia. Sebbene il pretesto della trama potesse sembrare banale, però, il gioco puntava moltissimo sulla regia delle scene, dall’impronta molto cinematografica e quasi autoriale.
L’ispirazione a film come Quei Bravi Ragazzi e Il Padrino era palese sia nel design dei personaggi che nella stessa direzione registica di certe scene, e proprio questa ispirazione lo rende ancora così attuale, grafica a parte. Sono infatti memorabili i primi piani di certe sequenze, così come alcuni filmati che trasudano amore per il genere gangster.
Il tutto era poi condito da una morale che sapeva lasciare il giusto segno, e da risvolti nella trama decisamente commoventi. I personaggi, inoltre, godevano di una cura per la caratterizzazione strabiliante, e il doppiaggio nostrano ha tuttora pochissimi eguali nel mondo dei videogiochi. Le interpretazioni di Claudio Moneta, Riccardo Lombardo, Riccardo Rovatti e Marco Balzarotti sono ancora tra i migliori esempi della bravura dei nostri doppiatori. E come dimenticare la colonna sonora, piena di brani dell’epoca e con una theme song iconica come poche altre.
Ma Mafia non seppe colpire solo per la meravigliosa componente narrativa. Il titolo vantava infatti un mondo di gioco ispirato alla Chicago degli anni ’30 incredibile e dannatamente verosimile, dove tra le altre cose vigeva un vero codice della strada. Cosa significa questo? Semplice, che superando i limiti di velocità o passando col rosso avremmo allertato la polizia, con conseguente multa da pagare o, nei casi più gravi, l’arresto. Questa caratteristica era unica al tempo, e aggiungeva una profondità immensa al titolo, unita anche a un modello di guida degno di un simulatore.
Le auto, infatti, avevano ognuna un comportamento diverso, così come una diversa resistenza ai colpi. Persino il consumo della benzina e il surriscaldamento del motore erano simulati nel gioco! Il modello era, a conti fatti, così complesso che necessitava di un volante per poterlo sfruttare al meglio. Una caratteristica davvero unica e, a memoria, mai più rivista in altri titoli simili. Quest’attenzione, dopotutto, era necessaria, dal momento che avremmo passato in auto quasi la metà del tempo durante la storia principale.
Altrettanta dedizione era dedicata al combat system, il quale era sì legnoso ma al tempo stesso profondo. Le armi avevano un rinculo realistico e ogni colpo poteva essere fatale sia per il nemico che per Tommy. Chiunque abbia giocato al titolo ricorda, ad esempio, quanto fosse prioritario eliminare i nemici armati di fucili a pompa e canne mozze, capaci di togliere metà vita con un singolo colpo, o addirittura uccidere all’istante con la doppietta, grazie al fuoco quasi simultaneo.
Inoltre, i nemici avevano munizioni contate esattamente come il giocatore, dunque anche loro ci pensavano due volte prima di sparare. Ciò rendeva gli scontri molto ragionati, grazie anche una IA che, per l’epoca, era abbastanza sveglia. I nemici potevano infatti raccogliere le armi da terra e, una volta finiti i colpi, avanzavano per attaccarci in corpo a corpo, magari sfruttando la copertura offerta da un alleato.
Insomma, queste sono solo alcune delle incredibili caratteristiche che vantava Mafia: The City of Lost Heaven, e che lo rendevano un capolavoro. Sarà riuscita Hangar 13 a portare onore all’immortale opera originale? Mafia: Definitive Edition è altrettanto straordinario? Scopriamolo insieme.
Una volta avviata la storia di Mafia: Definitive Edition, la prima cosa da cui veniamo pervasi è la nostalgia, grazie al filmato introduttivo ricreato in maniera perfetta e forse addirittura superiore all’originale. Esso ci permette, in uno stile decisamente cinematografico, di ammirare in tutto il suo splendore la metropoli di Lost Heaven, ricreata nei minimi particolari e capace di farci sentire sin da subito a casa.
Queste lunghe inquadrature vanno poi a concentrarsi sul protagonista, Thomas Angelo, che entra nel bar da dove partirà tutta la storia. Faremo dunque la conoscenza di Thomas, per gli amici Tommy, e del Detective Norman. I due personaggi, per definizione nemici, si sono incontrati perché Tommy ha informazioni chiave sulla famiglia Salieri, che potrebbero far sbattere il Don in prigione.
Il Detective Norman, dunque, seppur con un po’ di titubanza, ascolta la confessione di Tommy. Da qui, partiranno le venti missioni della storia, che faranno da veri e propri flashback per narrare gli eventi della vicenda.
Verremo quindi catapultati nel passato, dove Tommy racconterà come si è trovato involontariamente coinvolto in una guerra tra clan mafiosi.
Dopo il filmato introduttivo, molto fedele all’originale, potremo prendere il controllo del personaggio e completare la prima, storica, missione di fuga. Proprio da questa missione si notano le prime differenze col gioco del 2002. In Mafia, infatti, per scappare dagli inseguitori dovevamo far sfoggio della nostra abilità di guida, mentre in Mafia: Definitive Edition potremo usare anche scorciatoie o ostacoli per rallentare gli inseguitori. Queste differenze, però, non si limiteranno alla singola prima missione, ma si estenderanno, banalmente, anche su tutte quante le altre.
Durante le quindici ore che compongono l’avventura, infatti, ci troveremo di fronte a situazioni sicuramente più variegate dell’originale, e diverse parti sono state completamente stravolte o addirittura rimosse. Sebbene questa cosa possa far giustamente storcere il naso ai nostalgici (tra cui il sottoscritto, non mentirò NdR), è purtroppo vero che alcune missioni necessitavano per forza di un ammodernamento, e Mafia: Definitive Edition ce l’ha dato.
Purtroppo, alcune missioni hanno perso indubbiamente fascino in questo processo, andando a influenzare indirettamente anche la narrativa. L’esempio calzante è la missione “Fortunato Bastardo” (che non spoileriamo), che originariamente era divisa in ben tre parti distinte. In questo remake, invece, essa è sostanzialmente una missione unica, e manca di un processo fondamentale del rapporto tra Tommy e Don Salieri.
È stato però approfondito il rapporto tra Tommy e la sua vita privata, permettendoci di conoscere meglio pure il personaggio di Sarah, che ottiene in questo remake più spazio che in passato. Inoltre, in Mafia: Definitive Edition verremo a conoscenza di diversi retroscena sulla famiglia Salieri, e potremo anche vedere in prima persona eventi solamente accennati nel gioco originale.
Insomma, sebbene il lavoro sia indubbiamente ottimo, conseguenza dell’eccellente base da cui partiva, forse certe missioni non avevano bisogno di essere toccate, perché…beh, erano già perfette così.
Con questo remake, inoltre, si è perso anche quel tocco registico che rendeva la storia di Tommy degna di esser proiettata sul grande schermo. Precisiamo, non mancano cinematiche di altissimo livello, ma in generale si percepisce un minor senso di “autorialità” nella regia.
Si sono persi i primi piani lenti e i silenzi assordanti che caratterizzavano il gioco originale, e che prendevano a piene mani dai capolavori del cinema, il tutto in favore di sequenze più ricche di azione e più movimentate. Sono inoltre presenti delle modifiche nelle battute dei personaggi, alcune ininfluenti, ma altre più pesanti, e che tolgono spazio ad alcune memorabili frasi presenti in Mafia. Inoltre, segnaliamo che mancano alcune delle tracce musicali, e la mancanza si sente eccome.
Decisamente ottimo invece il doppiaggio in italiano, capace di tener alto l’onore del primo, con un’interpretazione magistrale da parte di Valerio Amoruso nei panni di Tommy. Certe volte ci è quasi sembrato di sentire Moneta, e ciò non può che far piacere, visto l’amore per il personaggio.
Amoruso non è il solo ad aver svolto un lavoro eccelso, infatti tutto il cast ha saputo offrire una prestazione di livello. L’unica nota stonata, purtroppo, è Paulie, che in alcuni momenti è forse troppo scherzoso e caricaturale rispetto a quello del primo Mafia.
Ma non è un problema del doppiatore in sé: anche nel doppiaggio originale, infatti, Paulie è abbastanza scanzonato e ben lontano dalla voce del personaggio come lo ricordavamo, che ispirava terrore e rispetto appena iniziava a proferir parola. Ovviamente qui si entra nel mero gusto personale, ma crediamo che chi abbia giocato al primo Mafia possa effettivamente apprezzare di meno questa nuova scelta stilistica, rispetto magari ai giocatori che si affacciano solo ora alla storia di Tommy.
Certamente meno gradita, invece, è una certa linearità di alcune missioni rispetto alla controparte originale. Un esempio banale: in una delle prime potevamo chiudere dei mafiosi all’interno di un bar semplicemente posizionando una cassa davanti alla porta, per poi sfasciare le loro auto in totale sicurezza. Nel remake, invece, dovremo affrontare per forza di cose i suddetti mafiosi, e sebbene questa non sia una perdita esagerata, fa comunque sentire un po’ “limitato” chi ha giocato il primo Mafia.
Mafia: The City of Lost Heaven, come sappiamo, non aveva dalla sua solo un’incredibile narrativa, ma anche un gameplay profondo, e questo Mafia: Definitive Edition non è da meno.
Se giocato in Modalità Classica, infatti, il titolo sarà capace di riproporre in maniera egregia le sensazioni che si provavano nell’originale. Gli scontri rimangono ostici, le armi sono poco precise e il gioco farà di tutto per ricordarci che Tommy è, in fin dei conti, un semplice gangster.
Scordatevi dunque la precisione di Vito o Lincoln: qui fare un headshot da distanze considerevoli è molto più difficile. A rendere il tutto più complesso ci pensa anche il sistema di ricarica, che ci farà buttare a terra il caricatore utilizzato al momento, avesse anche 49 colpi su 50, proprio come in Mafia.
Infine, anche in questa modalità dovremo affidarci ai medkit recuperabili solo in determinate zone, e che, a differenza delle altre difficoltà, cureranno solo il 50% della barra della salute. Senza curarci, infatti, la vita non si rigenererà da sola, anche se a onor del vero questa volta il gioco è più permissivo, lasciandoci rigenerare automaticamente fino a circa il 20% del livello massimo.
Insomma, l’esperienza con Mafia: Definitive Edition è molto simile all’originale, però manca di alcuni di quei dettagli che il titolo Illusion Softworks aveva.
Come scritto sopra, infatti, in esso i nemici potevano finire i colpi, ma questa caratteristica è stata inspiegabilmente tolta nel remake. Ciò significa che gli scontri saranno paradossalmente più statici, dal momento che i nemici spareranno quasi senza sosta sulla nostra posizione.
Manca inoltre la possibilità di sparare da accovacciati, esponendoci del tutto anche da ripari bassi. Alcune armi corpo a corpo, come il tirapugni e la spranga, che nelle missioni stealth avevano il loro perché, sono state rimosse. Anche la vecchia modalità “A Tutto Gas” (dove potevamo sbloccare auto speciali dopo delle missioni di guida) non è presente nel gioco, sostituita però in parte da missioni che è possibile completare nella modalità “Fatti un Giro”.
Andando in specifiche cabine telefoniche potremo accettare degli incarichi che ci permetteranno di guidare particolari prototipi, come ad esempio la folle Crazy Horse, capace di superare agevolmente i 200km/h. Infine, è da segnalare che non è più possibile prendere il treno, cosa che invece si poteva fare nel gioco originale e tornava utile qualora fossimo senza un veicolo.
Decisamente migliorato invece il controllo dei veicoli. Ora le auto sono molto più controllabili, comprese anche quelle Grand Prix della missione “Sportività”, considerata “il Dark Souls delle missioni di Mafia” proprio per i controlli ostici del gioco.
Nell’originale il modello di guida era pensato per l’uso con un volante dedicato, ma in questo remake, giustamente, il team ha pensato di ottimizzare i controlli del pad e della tastiera, in funzione anche del fatto che ora si potrà sparare dai veicoli. Il tutto, però, senza necessariamente peggiorare il modello di guida.
Le auto, infatti, sono ancora tra le protagoniste assolute del gioco e sono ben differenziate tra loro. Alcune sono molto difficili da portare al limite: basterà un nulla per andare in testacoda o urtare qualcosa, con conseguente perdita di salute. Dovremo anche stare attenti alle inchiodate, dal momento che un eventuale bloccaggio allungherà sensibilmente gli spazi di frenata, con conseguenze disastrose.
Insomma, Mafia: Definitive Edition non è un simulatore di guida, ma non è nemmeno un banale GTA, e quindi bisognerà guidare con prudenza. Nella Modalità Classica, inoltre, sono presenti (e obbligatori) il consumo della benzina e soprattutto il cambio manuale, che aumenterà notevolmente la difficoltà…o potrebbe alleggerirla, a seconda dei punti di vista.
Oltre alle auto, nel gioco ritorna anche la moto, presente nel codice del gioco originale ma mai inserita effettivamente in game. Il sistema di controllo della moto è molto divertente, anche se forse più arcade rispetto alle auto, ma poco male. Insomma, i veicoli tornano ad avere un ruolo fondamentale, come potremo notare anche nella modalità Autopedia, dove potremo vedere tutte le auto e al tempo stesso testarle in una prova a tempo sul circuito di Lost Heaven.
Proprio come l’originale, Mafia: Definitive Edition vanta un comparto grafico di altissimo livello. Il lavoro svolto da Hangar 13 è semplicemente incredibile, in special modo se paragonato a Mafia 3, il quale era davvero acerbo.
A impressionare sono senza dubbio l’illuminazione e la palette cromatica, capaci di creare scorci fantastici e scene che gridano al fotorealismo sia sotto il sole che sotto un diluvio. Ad aiutare il tutto, oltre a una modellazione della città stupenda e a texture molto dettagliate, ci pensa un sapientissimo uso di screen space reflection che risaltano notevolmente sulle pozzanghere e, soprattutto, sulle carrozzerie metalliche delle auto.
Potremo vedere infatti le parti di carrozzeria riflettersi le une con le altre, creando un colpo d’occhio davvero strabiliante. Le auto non brillano per modellazione, precisiamolo, ma nonostante tutto la resa visiva è incredibile.
Notevole anche il lavoro svolto sui personaggi, modellati bene e dall’aspetto molto realistico. Non sono il top assoluto, ci mancherebbe, ma il lavoro generale è davvero di ottimo livello, comprese le animazioni facciali.
Un po’ sottotono invece le animazioni legate al movimento, che risultano un po’ legnose e quasi stonano con la bellezza visiva del resto. Inoltre, forse si poteva fare qualcosa di più per quanto riguarda i particellari legati alle esplosioni e alle fiamme, di buona fattura ma non eccellenti. In generale, però, c’è davvero ben poco di cui lamentarsi, almeno nella versione PC da noi testata.
Più problematica è purtroppo l’ottimizzazione. Il gioco infatti fa un uso abbastanza elevato della CPU, e ciò potrebbe comportare problemi sulle configurazioni un po’ datate (come quella in prova, dotata di un i5 4690, 8GB di RAM e una RTX 2060, con quest’ultima che non veniva usata al 100%). In Full HD il titolo presentava un elevato stuttering, e per ovviare al problema abbiamo dovuto impostare il gioco in 4K spremendo di più la GPU e mantenendo un framerate stabile sui 30fps. Insomma, sebbene Mafia: Definitive Edition sia giocabile su PC con CPU datate, non è proprio l’ideale, almeno per chi punta ai 60fps.
In conclusione, nonostante abbia qualche problema, il lavoro svolto da Hangar 13 è visivamente sensazionale e segna una crescita incredibile da parte di un team che, a modo suo, è riuscito a portare efficacemente ai giorni nostri un capolavoro immortale come Mafia: The City of Lost Heaven.
Concludendo, Mafia: Definitive Edition non è perfetto, e ci si aspettava forse una fedeltà maggiore nei confronti dell’opera originale, ma ciononostante siamo rimasti davvero soddisfatti. Lo ammettiamo: i dubbi erano tantissimi, e non perché si trattava di Hangar 13, ma perché fare un remake degno del primo Mafia era qualcosa di dannatamente rischioso e difficile.
Proprio per questo ci sentiamo di promuovere pienamente il titolo, un degno tributo nei confronti di uno dei migliori giochi della storia. E lo facciamo citando una delle frasi più iconiche del primo Mafia: “chi vuole troppo, rischia di perdere assolutamente tutto. Certo, chi vuole troppo poco dalla vita, rischia di non ottenere assolutamente nulla”.
Hangar 13 non ha voluto poco, non si è limitata a fare il compitino, e dunque va assolutamente premiata. Da questo Mafia: Definitive Edition il brand può ripartire da zero, dopo la sbavatura commessa con Mafia 3. Ci auguriamo solo che non si butti tutto all’aria, sarebbe un vero peccato.