Mark Cerny – “Così ho creato PlayStation 4 Pro”

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PlayStation 4 Pro non crea discontinuità

Arriviamo a PlayStation 4 Pro. “Lanciando una nuova console a metà di questa generazione l’obiettivo più importante che ci siamo dati era di richiedere agli sviluppatori uno sforzo minimo per supportarla” esordisce Mark. Portando ad esempio Days Gone, dove per implementare il supporto a PlayStation 4 Pro è bastato il lavoro di un singolo programmatore. “L’impegno richiesto dovrà essere una frazione del totale richiesto dal gioco” specifica Cerny. “E crediamo di aver raggiunto quel risultato”.
In aggiunta a questo non era accettabile andare da chi aveva sviluppato oltre 700 titoli per PS4 e dirgli di riprendere il mano il codice e di renderlo compatibile con una nuova console: quindi PlayStation 4 Pro doveva essere, fin da subito, perfettamente compatibile con tutto il software esistente per PlayStation 4. “E questo è il secondo obiettivo che ci siamo dati” – spiega Mark.

Allo stesso tempo però la nuova console doveva avere un impatto molto forte sul giocatore. Altrimenti che senso avrebbe avuto presentarla? “Ci siamo concentrati sulla risoluzione, sulla qualità d’immagine e quindi sul supporto al formato 4K, oltre che sul frame rate” – ci spiega Mark.
In questo modo PlayStation 4 Pro, pur innovando non crea alcuna discontinuità. “Non è l’inizio di una nuova generazione”. Su questo punto Cerny è categorico. E poi aggiunge: “Ma questa è una cosa molto buona. Per l’industria e per i videogiocatori”.
Insomma il tempo in cui il progresso delle console era scandito da generazioni non si è ancora concluso!

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