Otto lunghi anni sono passati da quando Mirror’s Edge ha fatto capolino su console di vecchia generazione. Un lasso di tempo interminabile per tutti i fan che stavano aspettando con ansia il momento in cui avrebbero rivisto l’energica Faith in azione. EA e DICE hanno tenuto la bocca chiusa per un sacco di tempo, finché non è stato annunciato Mirror’s Edge Catalyst, titolo per i nuovi hardware che funge da predecessore per il gioco originale. Da grande appassionato vi dico sinceramente che non vedevo l’ora di provare come fosse e così, non appena ho avuto la possibilità di fare un giretto a Glass City, mi sono fiondato senza perdere tempo verso i tetti della città, volteggiando come un coriandolo.

mirrors-edge-catalyst-07

In parte prequel, in parte reboot, Mirror’s Edge Catalyst trova il modo di stupire i giocatori nonostante possa risultare non più fresco e innovativo come l’originale. La notizia buona è che viene esaltato l’aspetto che conta di più: la fluidità. Faith corre sui muri, scivola attraverso le prese d’aria e sale sui tubi con scorrevolezza, e senza nulla togliere ai capisaldi del genere action come Assassin’s Creed, lo porta a ritmi elevatissimi. Pochi giochi riescono a eguagliare il senso di euforia che si prova quando viene eseguita una run perfetta, facendo piroettare Faith sopra gli edifici per sferrare subito dopo calci sulle gengive dei nemici che le si parano davanti.

Vestire i panni di Faith è come guidare una farfalla che svolazza leggera nel cielo.

Peccato che sin da subito si noti uno script alquanto discutibile e via via che si gioca tale sensazione viene confermata: le missioni principali sono fiacche e non si ha mai la credibilità di ciò che si sta facendo, dal momento che le motivazioni sono il più delle volte banali. Ciò crea un netto contrasto con il potenziale degli argomenti trattati e sembra quasi che gli sviluppatori abbiano concentrato tutte le loro attenzioni sulle meccaniche di gioco lasciando quasi al caso la sceneggiatura. I personaggi sono appena abbozzati e persino la stessa Faith non permette mai che il giocatore si cali nella parte.

mirrors-edge-catalyst-06

Trovandomi di fronte a una narrazione debole, speravo che perlomeno a colpo d’occhio il titolo fosse bellissimo. Posso dirlo a mezza bocca, dal momento che sebbene Glass City presenti strutture a dir poco meravigliose non mancano quartieri palesemente trascurati. Fortuna che ci pensa il gameplay, come accennato poc’anzi, a rimescolare le carte in tavola evitando un fail colossale. La scelta di dare al giocatore grande libertà d’azione tramite il free roaming, potendo scegliere il proprio percorso piuttosto che un sentiero prestabilito (disabilitando rigorosamente la nuova visione del runner, troppo pilotata), funziona ed è assolutamente gratificante. Soprattutto perché in questo modo viene dato maggior risalto alle sezioni di parkour, aspetto chiave delle meccaniche di Mirror’s Edge Catalyst nonché concept essenziale alla base del titolo.

Pochi giochi riescono a eguagliare il senso di euforia che si prova quando viene eseguita una corsa perfetta.

È qui che si percepisce tutto il feeling dell’originale e l’esperienza di gioco si traduce in una corsa interminabile quanto adrenalinica, che fa venire i brividi. Faith è più reattiva, si muove in maniera agilissima e vestire i suoi panni è come guidare una farfalla che si libra leggera nel cielo. Danza tra muri, soffitti e nemici rapidamente, e la grande velocità d’azione fa quasi passare in secondo piano i difetti. Aspetto interessante è la possibilità di massimizzare un sistema di abilità che permette alla protagonista di imparare movimenti particolari, per rendere l’esperienza ancora più veloce e senza pause. In questo modo le azioni di Faith si succedono in modo convincente e si ha la possibilità di non interrompere il flusso della corsa.

mirrors-edge-catalyst-04

Non brilla, invece, il sistema di combattimento che in fin dei conti non è migliorato così tanto rispetto al primo gioco: più che altro perde punti per via della scarsa intelligenza artificiale dei nemici, per nulla insidiosi salvo sporadici casi. Il combat system è più fisico e si sposa perfettamente con la filosofia adrenalinica di Mirror’s Edge Catalyst, ma a volte sembra veramente che gli avversari siano messi lì soltanto per riempire le ambientazioni, non rappresentando mai una vera e propria minaccia se non quando sono tanti o utilizzano le armi da fuoco (anche se metterli fuori dai giochi non è difficile proprio mai). Non è che Mirror’s Edge Catalyst non sia divertente, non fraintendetemi. È solo che pone così tanta attenzione alle sezioni di parkour che non c’è abbastanza variazione tonale, nonostante i combattimenti, le arrampicate, i salti, eccetera. Fortunatamente ci sono un paio di missioni secondarie (verso la fine) che assestano il colpo giusto, quello che è mancato a tutta la porzione di gioco precedente, capace di intrattenere a dovere chi gioca.

Il motore grafico fa il suo dovere e Glass City presenta strutture a dir poco meravigliose.

Visivamente, il titolo somiglia molto all’originale, con gli stessi bianchi abbaglianti, blu accesi e spruzzi di rosso. È stato pensato per avere un look pulito, clinico e sterile, ma questa estetica è come se contribuisse alla mancanza di personalità del gioco. A ogni modo, se vi è piaciuto lo stile del primo Mirror’s Edge vi innamorerete di come è stato trasformato con otto anni di progressi tecnologici. Peccato che, sebbene ci siano una manciata runner e altri personaggi – oltre al flusso di traffico costante nelle strade sottostanti – quello di Catalyst è un mondo che non sembra particolarmente popolato, anche questo rende l’esperienza poco coinvolgente. Buona invece la durata: per completare la storyline principale, le quest secondarie, i percorsi a tempo – che oltretutto permettono di confrontarsi con gli altri utenti grazie alle classifiche – e le missioni di consegna ci vorranno 30 ore o giù di lì.

RASSEGNA PANORAMICA
Voto
7
mirrors-edge-catalyst-la-recensione<strong>PRO</strong> <BR> Adrenalinico e fluido. <BR> Glass City ha zone splendide. <BR> Si percepisce il feeling dell'originale. <BR> <strong>CONTRO</strong> <BR> Narrazione superficiale. <BR> IA (quasi) inesistente. <BR> Combat system macchinoso. <BR>