I media generalisti accostano spesso i videogiochi alla violenza domestica o nelle strade, ma spesso sono estremamente lontani da quel che è la realtà dei fatti.
Spesso le due cose non hanno nulla in comune, mentre sono ben altri gli atteggiamenti deleteri che si manifestano nelle community di videogiocatori. Il più diffuso di questi è il cyberbullismo, qualsiasi gioco in cui è presente una qualche forma di competizione ne è affetto.
Insulti, abusi verbali e harassment, sono all’ordine del giorno nelle chat, ma anche nei commenti di video o streaming. In altri casi ci sono quelli che potremmo definire dei veri e propri professionisti del Trolling, dando fastidio con il proprio atteggiamento egoistico e poco cooperativo nelle partite.
I casi peggiori sono però le prassi punitive e spesso particolarmente pericolose fatte nei confronti di chi ha causato la sconfitta. È questo il caso del giovanissimo Gustavo Detter, tredicenne di Sao Vicente in Brasile.
Detter e i suoi “amici” avevano formato un team per giocare online a League of Legends, dopo ogni sconfitta veniva puntato il dito contro il membro del team che ha causato la sconfitta. Come punizione il peggiore era costretto ad auto-soffocarsi in videoconferenza con gli altri membri del team.
La pratica però è andata male. Detter ha perso i sensi e nessuno era nelle vicinanze per soccorrerlo. Gli altri membri del team hanno immediatamente chiamato il cugino, ma era ormai troppo tardi.
Non possiamo far altro che unirci al rammarico e al cordoglio per questa persona vittima di pratiche perverse che non hanno nulla a che vedere con l’amicizia e il divertimento derivante dai videogiochi. Vi esortiamo a non intraprendere mai questo genere di atteggiamenti e di allontanare coloro che vogliono costringervi a pratiche deleterie.
Fonte: Mirror