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MXGP3 – recensione

1 Non c’è due senza tre

Tre anni. Sono passati tre anni dall’uscita del primo capitolo di questa serie dedicata al motocross, sport di nicchia che ogni tanto ci prova a fare capolino anche su console, senza però ottenere mai grande seguito (eppure tutti si ricordano ancora di Excitebike per Nintento 8-bit). Da allora la serie firmata dalla milanesissima Milestone (si fa un gran parlare di Ubisoft Milan per Mario + Rabbids Kingdom Battle, ma non scordiamoci che all’ombra delle guglie e dei pinnacoli del Duomo si trovano anche altre realtà) è migliorata parecchio.
Ma è con il terzo episodio che promette di fare davvero grandi cose, tra cui, soprattutto, abbandonare l’engine proprietario per affidarsi completamente all’Unreal Engine 4, uno dei motori più duttili e convincenti che si siano visti in giro.

2 Motore nuovo? Te lo infango!

Come vi avevamo già preannunciato qualche settimana fa, in sede di preview, qui in redazione attendevamo l’arrivo della versione “quasi definitiva” di MXGP3 da parecchio. Non tanto perché amiamo il fango e le moto (sintonizziamo il televisore sulle competizioni solo quel tanto che basta per ammirare le “ombrelline”), ma perché vogliamo bene alla software house tutta italiana Milestone e sapevamo fin troppo bene che, con questo titolo, avrebbe finalmente fatto un salto di qualità per ciò che riguarda la grafica dei suoi videogiochi. Non è del resto un mistero che tutte o quasi le sue produzioni siano state frenate da una resa estetica che non può competere con ciò che mostrano oggigiorno i colossi del settore. Ma con MXGP3 le cose potrebbero finalmente cambiare, grazie all’apporto del nuovo Unreal Engine.

la fisica è stata di gran lunga migliorata e ora abbiamo tracciati che si modificano in tempo reale, giro dopo giro, sotto i pneumatici delle motociclette.

Ciò che fa spalancare le mandibole, inutile nascoderselo, è senza dubbio la mole poligonale, che permette di correre lungo tracciati credibili, immersi in scenari realistici, per non parlare poi della qualità delle texture e degli shader(mai visto un fango così… bello) e del modo in cui sono stati realizzati sia gli schizzi sia il pulviscolo dei terreni più secchi, o i fumi dei tubi di scappamento delle moto. Insomma, almeno in apparenza, siamo di fronte a un piccolo gioiello.

3 E’ uno sport sporco ma qualcuno…

Di rado iniziamo un articolo partendo dalla grafica, ma con MXGP3 non potevamo certo fare diversamente, dato che la novità più importante riguarda proprio l’aspetto estetico. Ma non crediate che l’apporto dell’ultima versione dell’Unreal Engine si limiti a qualche orpello grafico. Molto è stato fatto sul fronte della giocabilità: grazie alle energie messe a disposizione da Epic, la fisica è stata di gran lunga migliorata e ora abbiamo tracciati che si modificano in tempo reale, giro dopo giro, sotto i pneumatici delle motociclette.

Si parla molto di Ubisoft Milan per Mario + Rabbids Kingdom Battle, ma non scordiamoci che all’ombra delle guglie e dei pinnacoli del Duomo si trovano anche altre realtà

Parliamo insomma della possibilità di tracciare dei solchi più o meno profondi sul manto fangoso, a seconda della compattezza del terreno e di quanto sia intriso d’acqua, che vi faranno sobbalzare la moto in modo inatteso e che andranno tenuti in considerazione soprattutto quando si è nella scia di un rivale. Così come andranno tenute sempre ben a mente le condizioni del terreno anche quando si è in testa: una cosa è derapare sul fango, un’altra sulla terra battuta, un’altra ancora sull’erba bagnata.

4 In fuga, in moto, da Arcadia

Sul fronte del metodo di guida, non si registrano grandi cambiamenti rispetto a quello, unico nel suo genere, che Milestone aveva sfoderato in MXGP2. Questo vuol dire che ci troviamo di fronte a un titolo studiato tanto per divertire i giocatori casual, che vogliono limitarsi a impugnare il pad per scorazzare nel fango, quanto quelli hardcore, che magari sono alla ricerca di qualcosa di maggiormente simulativo.
MXGP3 di norma si pone all’utente come un gioco all’acqua di rose: scartabellando le opzioni di gioco è però possibile disabilitare tutti gli aiuti che rendono facile restare in sella. Sono un bel po’ e grazie a queste voci potrete plasmare il gioco su misura delle vostre necessità.

Se da un lato la fisica gestisce in modo convincente quello tra la moto e il tracciato, dall’altro gli scontri sono gestiti come se MXGP3 fosse un arcade.

Se sceglierete un approccio simulativo, noterete che massima attenzione è stata data alla necessità di trovare sempre un equilibrio tra il peso del mezzo e quello del pilota, spostandolo in avanti o indietro, a destra e a sinistra, a seconda del dosso, della curva, della rampa o del volo che vi sta impegnando. A proposito dei voli: in questo genere di competizioni sono all’ordine del giorno. Ma non crediate che una moto sospesa in aria sia fuori controllo: è possibile infatti continuare a governarla proprio spostando il pilota: un rapido abbassammento (una picchiata insomma, il cosiddetto “scrub”) consente di perdere meno tempo volando e di ritornare più velocemente in pista. Tutti trucchi che un sistema di controllo profondo ma addomesticabile – avendo cura di giocherellare un po’ con le opzioni così da disattivare tutti quegli aiuti abilitati di default – permette già dopo qualche partita di sfoderare e che fanno la differenza quando c’è da limare qualche centesimo di secondo.

5 Dal fango alla vittoria

Ancora una volta, a fare la parte del leone, è la cosiddetta modalità “carriera”. Si piglia un pilota sfigato che corre con la motocicletta nel parcheggio del supermercato sotto casa, gli si dà una identita (nel vero senso della parola) e lo si porta nel fango, quello vero benché virtuale, nella speranza di fargli firmare contratti sempre più remunerativi e solidi.

il gioco gira a 30fps. E a tratti incespica pure. Troppo poco per un titolo del genere.

Non tutti apprezzeranno la scelta di Milestone di concentrarsi ancora una volta su una modalità che già molte altre case produttrici hanno iniziato a lasciare in disparte. Anche perché, la modalità carriera, anziché buttarci nel vivo della competizione, anziché presentarci subito le novità del gioco, ci spinge in una selva di schermate statiche da leggere con attenzione per decidere che ne sarà del futuro del nostro avatar: contratti, ingaggi, sponsor, proposte, offerte… E poi naturalmente ci sono i punti esperienza da dover far maturare per procedere, simpatici come la palla al piede dei detenuti dei fumetti. Per fortuna qui Milestone ha intuito che qualcosa potesse essere svecchiato e ha introdotto un DLC -ahi- per raddoppiarne il guadagno, così da velocizzare la vostra ascesa. Il problema è però che la soluzione adottata fa tanto “gioco per smartphone”: non paghi, fatichi, paghi allora hai un bonus. Si poteva fare di più? Era doveroso, perché di carriere analoghe ne facciamo dai primi anni ’90. Qualcosa di meno tecnico e più ispirato andava insomma escogitato.
Il fatto che il gioco Milestone sia “licenziato” permette comunque di godere di tutto quel corollario di cose che rendono l’esperienza ancora più credibile e immersiva. Parliamo di: 18 sterrati ufficiali che andranno a comporre i campionati visti in televisione, compreso l’evento finale Motocross delle Nazioni; tutte le moto originali quattro tempi 250cc (MX2) e 450cc (MXGP), a cui a questo giro si aggiungono le due tempi; oltre 300 componenti di un’ottantina di marche diverse per personalizzare in tutto e per tutto moto e piloti.

6 Last lap

Ma è tutto oro ciò che luccica? Anzi, è tutto fango quello che abbiamo attorno a noi?
La produzione Milestone purtroppo non è esente dai difetti, che si manifestano in modo più prepotente soprattutto nelle versioni per console. Se da un lato il nuovo apporto dell’Unreal Engine 4 regala gioie ed emozioni, dall’altro nulla è cambiato rispetto alla versione quasi definitiva provata qualche tempo fa. Vale a dire: il gioco gira a 30fps. E a tratti incespica pure. Troppo poco per un titolo del genere. E’ possibile recuperare qualcosa con la splendida visuale in prima persona, che camuffa un po’ e riesce comunque a dare qualche scarica di adrenalina, ma quelle in terza rivelano tutti i limiti di una conversione che non convince. Come non convince il fatto che, per mascherare la lentezza, i bordi dello schermo sfochino di continuo, nemmeno viaggiassimo a “velocità smodata” nell’iper-spazio. Avere un gioco tanto dettagliato e poi perdere i dettagli per colpa di un blur fin troppo aggressivo, è un gran peccato.
Non convincono nemmeno troppo le interazioni tra le motociclette. Se da un lato la fisica gestisce in modo convincente quello tra la moto e il tracciato, dall’altro gli scontri sono gestiti come se MXGP3 fosse un arcade. Anche il fatto che sia sufficiente finire con le due ruote fuori pista per essere teletrasportati di nuovo nel centro del tracciato lascia interdetti: se è un modo per aiutare i giocatori meno bravi, andava messa la possibilità di disabilitarlo come sono disattivabili tutti gli altri aiuti; se invece è una trovata furbetta per mascherare il fatto che l’impatto con tutti gli oggetti che affollano i bordi della pista non è mai stato scriptato, allora non funziona e indispettisce.
Per il resto, però, MXGP3 è un gioco valido, capace di attrarre una vasta schiera di utenti: dai casual a quelli che cercano qualcosa in più. La fisica (a eccezione per gli scontri coi rivali) è convincente e la resa grafica (soprattutto del fango) fa palpitare il cuore. Non è un titolo perfetto (i menu sono brutti, la modalità carriera odora di naftalina e muffa e il gioco gira su console a 30 fps), ma è sulla buona strada per diventarlo con un quarto episodio che, ne siamo sicuri, non tarderà ad arrivare.

RASSEGNA PANORAMICA
Voto
7.5
mxgp3-recensione<strong>PRO</strong><br> Un fango davvero realistico<br> Il tracciato si modifica sotto il peso delle ruote<br> Longevo e divertente<br> <strong>CONTRO</strong><br> La fisica non soddisfa sempre<br> Su console gira a 30fps<br>

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