Da grande farò l’astronauta!
Come ogni bambino anch’io ho sognato di fare l’astronauta. Mi ricordo che prendevo le sedie di casa. Le disponevo e accatastavo a terra per comporre un abitacolo improvvisato e mi ci nascondevo dentro, immaginando avventure spaziali straordinarie, mondi lontani, emozionanti battaglie spaziali. Sognavo a occhi aperti di viaggiare oltre le stelle… E oggi con No Man’s Sky posso farlo.
Lo intuisci già dalla schermata dei titoli che No Man’s Sky è speciale, mentre ti porta a spasso tra galassie e nebulose. Ma quando lo avvii e dopo qualche istante di caricamento ti ritrovi ad osservare con stupore un paesaggio alieno dipinto a tinte pastello, la magia si è già compiuta. No Man’s Sky ti ha già rapito.
Siamo stati costretti a un atterraggio di fortuna. Il pianeta è Xeptretole Chyany, nella Galassia di Euclide (tutti i nomi sono chiaramente fittizi). E’ un pianeta ricco di flora e fauna, ma non così ospitale visto che la pioggia è acida… Quello che sto vedendo in questo momento non è mai stato visto da altri giocatori prima di me. Il sistema procedurale di generazione dell’universo, spiega il creatore di No Man’s Sky, Sean Murray, è un algoritmo. Ossia una formula matematica. Questo significa che l’universo non è “preconfezionato”, anche perché non basterebbe un supporto fisico per contenerlo. Viene quindi ricalcolato ad ogni partita, ma è sempre uguale per ogni giocatore. Io mi trovo all’orlo esterno di una galassia. E magari non ci tornerò mai più. O magari qualcun altro passerà dopo di me e saprà che questo sistema l’ho scoperto io. In No Man’s Sky ogni giocatore inizia da un punto diverso, nel margine esterno di questa galassia. Ma sempre con la stessa nave e lo stesso equipaggiamento di base.
L’universo di gioco è composto da 18 trilioni di pianeti. E ciascuno è unico! Se anche ne venisse scoperto (o visitato) uno ogni secondo, ci vorrebbero 585 miliardi di anni per visitarli tutti. Un po’ troppo anche per la vita stimata del nostro Sistema Solare, che è di “appena” 5 miliardi di anni…