Se siete fan sfegatati del genere, avrete sicuramente sentito parlare di Outlast, survival horror partorito dai ragazzi di Red Barrels che ultimamente ha attirato su di sé molte attenzioni, per lo più in ambiente PC. Del resto non poteva essere altrimenti, visto che il team che sta dietro al titolo in passato ha contribuito a creare prodotti del calibro di Prince of Persia: Le Sabbie del Tempo, Assassin’s Creed, Splinter Cell: Conviction e Uncharted.
Tali ottime premesse non hanno fatto altro che alimentare le aspettative dei giocatori di ogni dove nei confronti di un titolo che si è promesso di restituire i vecchi, sani brividi lungo la schiena a tutti coloro sembrano ormai aver perso le speranze in un horror su console degno del nome che porta.Sorge dunque spontanea una domanda: Outlast ha mantenuto fede ai suoi buoni propositi?
Passerete infatti da momenti apparentemente tranquilli (anche se di tranquillo in un manicomio dove tutti vi vogliono uccidere c’è poco) ad altri di frenesia pura, in cui dover scappare dal pazzo che vi ha appena visto.
Gli utenti PC han già avuto modo di rispondere a questo quesito; ora è arrivato il momento di soddisfare anche la curiosità di tutti i giocatori muniti dell’ultima console casalinga di Sony.
Se sentite la mancanza dell’ansia che vi assale e siete alla ricerca di qualcosa che sia in grado di tenervi perennemente sulle spine, avete trovato pane per i vostri denti, ma andiamo con ordine.
Innanzitutto, l’incipit del gioco è molto simile a quanto già visto in altre produzioni dello stesso genere. Calati nei panni di Miles Upshur, reporter freelance, vi troverete a fare delle riprese, videocamera alla mano, in un ospedale psichiatrico. Questo basta a far presagire un futuro non proprio roseo per il nostro protagonista, impegnato in fasi di esplorazione avvolte nella più totale oscurità, senza armi e con solo la fedele telecamera a illuminare la strada (con batterie limitate, ovviamente). Innegabilmente, emergono parecchi punti in comune con altri titoli simili pubblicati su PC in questi anni, ma del resto è un po’ tutto il genere che tende a riproporre tematiche consolidate, rielaborandole in modo più o meno convincente.
Quindi se è il fattore originalità che viene lasciato in disparte, forse mancanza di creatività, non possiamo non analizzare la bontà dell’esecuzione di Outlast, sulla quale c’è davvero poco da ridire.
L’atmosfera di gioco è senza dubbio ben studiata, capace di trasmettere esattamente quella sensazione di ansia e oppressione che ci si aspetta da un gioco di questo tipo. Le meccaniche dal canto loro sono piuttosto immediate e istintive, mentre il tutto viene tenuto insieme da un costante senso di inquietudine che accompagna il giocatore per l’intera durata del titolo, fatta eccezione per qualche frangente meno riuscito. Passerete infatti da momenti apparentemente tranquilli (anche se di tranquillo in un manicomio dove tutti vi vogliono uccidere c’è poco) ad altri di frenesia pura, in cui dover scappare dal pazzo che vi ha appena visto far capolino da dietro l’angolo, fino ad arrivare a sezioni in cui il panico la farà da padrone, immersi totalmente nel buio.
Qualitativamente il prodotto è più che buono, fa egregiamente quello che un survival horror dovrebbe fare e porta a termine il suo lavoro per tenere in apprensione il giocatore dall’inizio alla fine dell’avventura.
La vostra abilità e la vostra agilità saranno la più grande arma contro i vostri potenziali inseguitori, o meglio le uniche, visto che di fucili e coltelli non c’è proprio traccia. Tuttavia, non basterà la destrezza per mettervi al riparo, perché anche il solo far sporgere il naso da una parete potrebbe costarvi un inseguitore indesiderato (oltre che un bel salto sulla sedia). Sempre parlando di accortezza, gli sviluppatori hanno anche ben pensato di ampliare i movimenti di base per permettere al giocatore di ispezionare totalmente l’ambiente circostante. Un esempio? La possibilità di guardarsi alle spalle mentre si corre. Utile? Forse, ma avrete modo di provare sulla vostra pelle che questa aggiunta da parte del team non è proprio un favore. La tentazione di assicurarsi che orribili creature non siano sulle vostre tracce sarà forte, ma se nel guardare indietro inciamperete facendo tanto rumore da attirare l’attenzione di nuovi, sgradevoli, inseguitori, il vostro sforzo sarà stato vano.
A conti fatti, è davvero difficile rimanere totalmente indifferenti all’atmosfera offerta da Outlast, soprattutto se affiancata da una buona trama di contorno, elemento che spesso e volentieri nelle produzioni horror tende a essere lasciato un po’ in disparte a favore della suggestione fine a se stessa. Anche graficamente, poi, il titolo ne esce abbastanza bene. Diciamo abbastanza perché si poteva fare qualcosa di più, soprattutto per gli elementi “sanguinolenti” sparsi per tutto il gioco, dettaglio non proprio insignificante in questo contesto. Va decisamente meglio, invece, sul versante audio. Particolare attenzione è stata riposta nel regalare al giocatore scricchiolii, cigolii e sospiri di varia natura che rendono l’ambiente particolarmente “vivo”, contribuendo ad alimentare l’autosuggestione del giocatore.
In definitiva, l’entusiasmo generato fra gli appassionati del genere è più che giustificato, ma nonostante l’impatto più che positivo, il titolo va consigliato con qualche riserva. Qualitativamente il prodotto è più che buono, fa egregiamente quello che un survival horror dovrebbe fare e porta a termine il suo lavoro per tenere in apprensione il giocatore dall’inizio alla fine dell’avventura. È ugualmente vero, però, che Outlast dura solo una manciata d’ore, quindi è abbastanza lecito pretendere come minimo sindacale un coinvolgimento costante. Considerato tutto ciò, non ci sono altri motivi per non consigliare il titolo Red Barrels, soprattutto se si considera che sarà disponibile gratuitamente per tutti gli abbonati al PlayStation Plus.