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Persona 5 – la recensione

1 Dal lontano Giappone

I modi di fare dei giapponesi, così come le loro abitudini e tradizioni, possono suonare strani a noi occidentali che guardiamo il Sol Levante soltanto attraverso manga, anime e videogiochi. Il Giappone è una terra tanto affascinante quanto lontana dalle nostre sponde e, nel settore videoludico, ci ha pensato spesso Atlus a importarci prodotti locali. Ora, con il nuovo capitolo dello spin-off di Shin Megami Tensei, Persona 5, la società intende raccontarci una storia ricca di sfaccettature offrendoci al contempo una panoramica accurata di Shibuya e slice of life della capitale. Come ogni episodio della serie non si riallaccia direttamente ai predecessori, introducendo nuove situazioni e personaggi che, credetemi, saranno in grado di tenervi incollati allo schermo tantissime ore, merito anche di un gameplay molto profondo e un sistema di combattimento immensamente vario. Se siete curiosi di conoscere la mia opinione su uno dei giochi più attesi di questa primavera non vi rimane che sfogliare le seguenti pagine!

2 Rinnovare senza stravolgere

Persona 5 non stravolge le meccaniche che hanno assicurato il successo ai giochi precedenti, cercando anzi di migliorarle in ogni aspetto. In quest’ottica tornano elementi cardine come la Velvet Room, che stavolta incarna una prigione gestita dalle gemelle Caroline e Justine; o il caro Igor, proprietario della stanza che da sempre fornisce al giocatore informazioni sui suoi poteri e sui legami affettivi, oltre a un servizio di fusione delle Persona (entità di cui parlerò tra poco). Non mancano poi vari demoni tipici dei giochi di ruolo Atlus e I Palazzi, realtà parallele che pullulano di creature malvagie, rappresentanti i vizi e i sogni reconditi della gente.

Persona 5 trasuda giapponesità da ogni poro.

Nei panni di un giovane alto ed esile, dai corvini capelli scarmigliati, il giocatore inizia la sua avventura – in seguito a un accattivante preambolo di cui non parlerò per evitare spoiler – nel cuore di Tokyo. Dopo aver rifilato un bel colpo in faccia a un tizio che stava molestando una donna, il protagonista viene citato in giudizio ed è obbligato a trasferirsi nella grande metropoli, dove viene accolto dal proprietario di una caffetteria che gli offre una camera, fino a quel momento adibita a ripostiglio, sopra la sua attività – il suo nome è Sojiro Sakura. Anche la struttura di Persona 5 segue lo schema dei giochi precedenti: oltre ad affrontare lunghi dungeon bisogna infatti vivere la vita scolastica giorno per giorno, tra test e attività varie, ma anche lavorando part-time o decidendo con quali amici trascorrere i pomeriggi. Parte della genialità di Persona è la varietà di modi in cui si può gestire il tempo: il nuovo capitolo abbraccia e affina questa eredità della serie, aumentando il numero di cose che si possono fare. Sin da (quasi) subito è possibile trascorrere pomeriggi e serate costruendo strumenti da utilizzare nei dungeon, leggendo un libro nella speranza di aumentare stat, passando del tempo insieme a Sojiro e così via.

3 I desideri distorti della gente

A prescindere da come si decida vivere le proprie giornate, bisogna comunque dedicare qualche ora ai dungeon che compongono la realtà alternativa di Persona 5, ovvero I Palazzi accennati poc’anzi. I due giochi precedenti erano caratterizzati da dungeon generati casualmente, stavolta una manipolazione/proiezione oscura di luoghi esistenti. Per esempio, il primo Palazzo è localizzato dove risiede la scuola del protagonista, la Shujin Academy: ciò ne consegue che le aule e i corridoi dell’edificio sono, nella realtà parallela, trasformati in camere di tortura e angusti androni di un castello medievale.

Persona 5 è presentato in uno stile colorato e pomposo, che fa strabuzzare gli occhi.

All’interno di ogni dungeon non bisogna soltanto cimentarsi nei combattimenti a turni, ma sfruttare anche una nuova meccanica: lo stealth. Persona 5 incoraggia infatti il giocatore a nascondersi negli angoli bui delle location per attaccare i nemici dall’ombra, piuttosto che andargli incontro a spron battuto. Il gioco consente di sgusciare silenziosamente dietro gli avversari in modo semplice e allo stesso tempo elegante. Basta infatti la pressione di un tasto per piazzarsi dietro una copertura, che sia una colonna o una poltroncina, e farlo con attenzione (e con il giusto tempismo) è importante per avere un turno di vantaggio nello scontro. Essere goffi e farsi beccare, al contrario, riempie un misuratore di allerta dei nemici di circa il 15%, che soltanto vincendo gli scontri è possibile scaricare – del 5% ogni battaglia. Qualora tale barra raggiungesse il 100%, il giocatore verrebbe cacciato dal dungeon e non avrebbe la possibilità di tornarvi per il resto della giornata, di fatto aumentando il numero di viaggi necessari per completarlo.

 

4 Il potere delle Persona

La grande profondità di Persona 5 si percepisce anche nelle battaglie. Sembra proprio che gli sviluppatori abbiano voluto mettere parecchia carne al fuoco, e le tante possibilità che si dispongono durante un combattimento non fanno che dimostrarlo ulteriormente. Il giocatore può scegliere se attaccare il nemico da distanza ravvicinata, infliggendo meno danni, oppure se sfruttare le Persona per sferrare colpi più potenti consumando HP o SP. Avevo detto che avrei parlato “a breve” delle Persona, ma ho finito per dilungarmi in chiacchiere e quindi lo faccio adesso. Immaginatele come alter ego di pochi eletti dotati di grandi poteri, che hanno fattezze bizzarre e possiedono una forza sovrumana, evocate dai recessi più profondi del proprio “io interiore”. Creature, insomma, che hanno l’onere di proteggere i propri padroni dai demoni – chiamati Shadow, come nei precedenti giochi.

Il gioco racconta una storia ricca di sfaccettature offrendoci una panoramica accurata di Shibuya e slice of life della capitale.

Nel nuovo titolo di Atlus vengono presentate sotto forma di maschere, e strappandosele letteralmente dal volto gli eletti possono chiamare in causa queste entità potentissime. Come nei precedenti giochi della serie i combattimenti sono basati su un sistema che sfrutta le debolezze elementali dell’avversario. Colpire un nemico con una magia che soffre fa guadagnare al giocatore un attacco extra: il demone stramazza al suolo e concatenando una serie di offensive efficaci, in modo tale da intontire tutti i nemici su schermo, si hanno due possibilità per risolvere la faccenda. Dargli il colpo di grazia con un elegante “attacco a tutto campo” o parlare a uno di essi. A questo punto si può decidere se pretendere i suoi servigi, se estorcergli una somma di denaro o, allo stesso modo, un oggetto. Le sessioni di grinding così risultano meno pesanti perché è sempre vivo il desiderio di assimilare più Persona possibili, che poi possono esser “fuse” per ottenerne di nuove e più devastanti. Per potenziare il proprio party è inoltre necessario contare sul Mementos, una specie di infinito dungeon bonus dove i piani sono generati casualmente e i nemici sono ovunque. Si tratta di un posto dove poter completare quest secondarie e “farmare” senza dover percorrere le stesse vecchie aree dei dungeon principali (spoiler: anzi no, non ve lo do).

5 Profumo di Oriente

Persona 5 trasuda giapponesità da ogni poro. Shibuya è stata ricreata con una cura certosina nei confronti dei dettagli e ogni anfratto della metropoli ritrae la sua controparte reale. Le affollatissime fermate della metro, le viuzze secondarie piene di negozi, la vita scolastica… sembra veramente di essere immersi in un manga! Le scene di intermezzo altro non sono che spezzoni di un anime in alta definizione e i dialoghi si avvicinano molto a una visual novel. Sono davvero una quantità industriale le linee di testo presenti in Persona 5 e, per entrare nel vivo della vicenda, è importante prendersi tutto il tempo necessario e non skippare nulla, nonostante l’assenza della lingua italiana possa essere uno scoglio per molti.

Persona 5 riprende le meccaniche che hanno assicurato ai predecessori migliorandole in ogni aspetto.

Si può risentire della mancata localizzazione soprattutto durante le sessioni di gioco prolungate, quando l’occhio è stanco e leggere in inglese rende un tantino più pesante l’esperienza. Il nuovo capitolo della serie affronta poi temi maturi quali la difficoltà di ambientarsi in un nuovo posto, l’abuso minorile, la corruzione della società, sfiorando addirittura il suicidio, e la trama si snocciola in modo tale da rispondere ai numerosi interrogativi piano piano, assicurandosi che non cali mai l’interesse nei confronti del plot principale.

6 Un jRPG coi fiocchi

Per quanto riguarda il comparto tecnico, Persona 5 non si distingue tanto per una “grafica potente” quanto per il bellissimo stile artistico adottato. Come ogni jRPG che si rispetti si tratta di un titolo ricco di dialoghi (alcuni forse un po’ ripetitivi), e la maggior parte del tempo si trascorre sfogliando i menu o guardando le caselle di testo; nonostante ciò ogni schermata di caricamento, ogni riquadro informativo di fine combattimento e qualunque altro aspetto del gioco è presentato in uno stile colorato e pomposo, che fa strabuzzare gli occhi. Di fatto stiamo parlando di un gioco il cui sviluppo è cominciato su PlayStation 3, ma il team ha comunque trovato i giusti incastri per renderlo bello anche a vedersi. Il sonoro pure è azzeccato, con piacevoli musiche pop che accompagnano il giocatore durante l’avventura.

La grande profondità di Persona 5 si percepisce anche nel battle system.

Tirando le somme, abbiamo davanti un prodotto che gli appassionati di giochi di ruolo giapponesi non dovrebbero assolutamente lasciarsi scappare. Atlus ha messo a segno un nuovo colpo, tirando fuori dal cilindro il degno erede dei suoi illustri predecessori. Persona 5 non è soltanto il GDR perfetto per chi è affascinato dal Giappone e dalla sua atmosfera quasi magica, ma uno dei jRPG più belli di sempre.

Persona 5 E3 2016 Trailer

RASSEGNA PANORAMICA
Voto
9
persona-5-la-recensione<strong>PRO</strong> <BR> Coinvolgimento alle stelle! <BR> Storia avvincente. <BR> Battle system profondissimo. <BR> A metà tra anime e videogame. <BR> Longevo. <BR> <strong>CONTRO</strong> <BR> Dialoghi un po' ripetitivi. <BR> Tutto in inglese. <BR>

2 Commenti

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