Fino a qualche anno fa i cellulari non consentivano poi tante operazioni; si poteva telefonare, si potevano inviare e ricevere SMS (magari con un limite di caratteri) e si poteva giocare a un videogame o due. Ora le cose sono molto diverse e i telefoni cellulari sono diventati smartphone, dispositivi in grado di offrire una incredibile varietà di operazioni e svaghi. Con uno smartphone è possibile navigare in internet, visitare i social network, guardare video o giocare a moltissimi titoli di vario genere.
Purtroppo questo sembra aver causato un calo del rendimento scolastico generale, portando a una maggiore disattenzione degli studenti che, rispetto ai tempi dei primi Nokia, si distraggono molto più facilmente e dedicano fin troppo tempo al loro dispositivo portatile piuttosto che alle lezioni in corso o allo studio.
Per questo nasce l’applicazione Pocket Points, metodo alternativo per spronare gli studenti a fare più attenzione durante le lezioni. L’approccio di Pocket Points è molto diverso rispetto a quelli classici che prevedono il sequestro (temporaneo) del dispositivo, divieti di utilizzo o punizioni, quest’app infatti consente di ottenere un rinforzo positivo in caso non si utilizzi lo smartphone: lo studente fa partire l’applicazione, blocca il cellulare e da quel momento inizia a guadagnare punti. Più tempo passa senza usare il cellulare più si accumulano punti, che potranno poi essere spesi in diverso modo. I punti possono essere utilizzati per pasti gratis o per acquisti nei negozi del campus o dei dintorni, rendendo così molto produttivo il non-utilizzo dello smartphone durante le lezioni.
Quest’applicazione può essere scaricata direttamente dagli studenti, liberi di utilizzarla quando vogliono, all’interno dell’app esiste una lista di scuole e università disponibili fra cui scegliere. A quanto pare la lista non è ancora completa, ma sicuramente è destinata a ingrandirsi. Purtroppo per tutti i bravi studenti italiani desiderosi di accumulare punti, per ora non è possibile utilizzare Pocket Points in Italia… ma l’idea potrebbe funzionare bene non è da escludere che possa diffondersi anche in Europa.
Fonte: ubergizmo