Questo è un mese importante! Il 3 dicembre 1994 usciva infatti in Giappone la prima storica PlayStation. A 25 anni di distanza, in omaggio a questa ricorrenza, abbiamo intervistato Marco Saletta, General Manager di Sony PlayStation Italia, per parlare della console più amata dai videogiocatori, di come il mondo dei videogiochi sia stato influenzato dall’arrivo di PlayStation e di quali saranno i passi futuri che compirà Sony per mantenere la fiducia della sua enorme fanbase, a un passo dell’ingresso nell’anno di PlayStation 5!
Ciao Marco, grazie di esserti reso disponibile a questa chiacchierata! Essere General Manager di un’azienda come PlayStation Italia non dev’essere affatto semplice… Ti avanza del tempo per giocare? Ma soprattutto sei uno di noi, sei un gamer?
Sono un gamer certo. Sono un gamer casual, ma solo perché il tempo in effetti è poco e non riesco ad avere una “costanza di rendimento” in ambito videoludico, che però mi piacerebbe senz’altro avere!
Quando posso mi dedico ai titoli first party, alle esclusive PlayStation. Mi piace osservarli, studiarli, prima ancora che giocarli. Ma se rientrano nelle mie possibilità cerco anche di progredire.
Poi sono un giocatore storico di FIFA, da appassionato di sport e tifoso della Roma l’appuntamento annuale con la serie EA per me è imprescindibile. Quello è il modo con cui io mi diverto con la mia “community”, ossia i miei fratelli, gli amici… E non posso farne a meno, devo dirti la verità!
Applichi lo stesso parametro ai tuoi figli? E sei un genitore permissivo o severo quando si tratta di “videogiocare”?
La mia figlia maggiore ora ha 19 anni e non le ho mai posto veti sui videogiochi, fin da piccolissima. Poi ne ho una più giovane di 7 anni con cui gioco a Knack su PlayStation e a titoli mobile su smartphone. Ecco credo che affiancare i figli, soprattutto quelli giovani, mentre giocano, sia la cosa più importante. Insieme alla scelta dei giochi da far giocare, chiaramente.
Parliamo di questa ricorrenza. Dei 25 anni di PlayStation. Sono passati in un soffio! Ma hanno lasciato un segno importante. Qual è stato l’impatto di PlayStation sul mondo dei videogiochi?
Che il mondo dei videogiochi sia cambiato grazie a PlayStation è un dato di fatto. Perché PlayStation si è fatta promotrice sia di innovazione tecnologica che di contenuti. Siamo partiti dai CD-ROM, per arrivare ai Blu-ray, ai servizi online e al Cloud. È indiscutibile che PlayStation in questi 25 anni abbia segnato la storia del videogioco. Cosa sarebbe il mondo dei videogiochi senza PlayStation? È molto difficile dirlo proprio per quel che ho appena spiegato. PlayStation ha creato relazioni tra i gamer, ha fatto nascere community, ha dato modo a chi sviluppa di produrre nuove competenze. Siamo stati i primi a rendere mass market una tecnologia come la realtà virtuale che di fatto di massa non era, nel momento in cui l’abbiamo introdotta. Quindi, come sarebbe il mondo dei videogiochi senza PlayStation? Sicuramente molto diverso da come lo è oggi!
Ma tra tutti questi punti che hai elencato, qual è stato secondo te Marco, l’apporto più significativo dato da PlayStation? I contenuti? La community? L’innovazione tecnologica?
Possiamo fare due riferimenti. Uno 25 anni fa e uno oggi. 25 anni fa PlayStation ha fatto diventare il videogioco un prodotto di massa, creando una tecnologia a basso costo ma di grande qualità, con una potenza di calcolo incredibile che permetteva di creare giochi in tre dimensioni. E tutto questo disponibile per tutti. Alzando nel contempo l’asticella anche lato contenuti. Supportando quindi lo sviluppo di un gran numero di contenuti, sia da parte di studi first party, ossia sotto il controllo diretto di PlayStation, che di terze parti. 25 anni dopo noi siamo probabilmente la community di gamer più grande al mondo. Per darti qualche numero: la prima PlayStation ha venduto oltre 100 milioni di unità. PlayStation 2 oltre 150 milioni. La portatile PSP più di 76 milioni. PlayStation 3 oltre 87 milioni e ce sono ancora tante in giro! Mentre con PS4 siamo già oltre i 100 milioni di console installate e funzionanti. In mezzo c’è pure qualche PS Vita… Insomma siamo oltre i 520 milioni di console vendute. E se guardiamo ai giochi parliamo di oltre 4,6 miliardi di copie! Sono numeri che parlano da soli e che dicono cosa sia stata e cosa sia PlayStation.
Perché secondo te il brand PlayStation è così tanto amato? E soprattutto perché è così tanto amato nel nostro paese, che è uno dei territori con la maggior diffusione della console? A parte la vostra oggettiva bravura nel comunicare e vendere le console
Guardandola da videogiocatore, perché come hai capito mi reputo tale, credo che l’amore verso PlayStation vada oltre i contenuti, i giochi, le esclusive… ma derivi dalla capacità di questo brand di creare “connessioni”. Coinvolgendo gli utenti continuamente in tantissime iniziative. I social media ci permettono di dialogare con la community e di dare risposte, ma di ottenerne a nostra volta! Non ci siamo sottratti a questo compito, così come non ci siamo sottratti alle critiche negative, che sono importanti per poter poi imboccare la strada giusta. E credo che questa “capacità di ascolto” la community ce la riconosca. Ecco ritengo tutto questo fondamentale per creare la chimica che ti dicevo. Ed è sicuramente un ingrediante fondamentale del nostro successo negli ultimi 6/7 anni. Il lavoro fatto invece in precedenza, precedentemente al lancio di PS4 riguardava anche quello gli aspetti della comunicazione del brand. Un modello di comunicazione innovativo, spesso controcorrente rispetto ai codici della comunicazione, non solo videoludica. Parlo di comunicazione televisiva, quando ad esempio il web non era ancora dominante come lo è oggi. Quindi in un modo o nell’altro in Italia la capacità di comunicare e di trovare le corde giuste per comunicare con il consumatore italiano, ci hanno permesso di essere oggi la piattaforma di riferimento per tutta la comunità di videogiocatori italiani.
Avete in mente attività o iniziative per continuare a coinvolgere questa community?
Le prossime attività a cui ci dedicheremo dipenderanno ovviamente dai piani che verranno stabiliti a livello globale per il lancio di PlayStation 5, ma quel che è certo è che i nostri utenti saranno sempre al centro! Lo slogan “For the Players” è un mantra che ci guida. Ci ha dato tanto e intendiamo continuare a rispettarlo in ogni nostra attività. Stiamo pensando a eventi consumer, a eventi per la community. Stiamo cercando di comprendere come coinvolgere i fan di PlayStation in attività lato eSport, che è ovviamente un trend molto sentito. Non possiamo andare più nello specifico, perché tutto questo – come ho già detto – sarà figlio di una strategia globale finalizzata al lancio della nextgen entro la fine del 2020.
Parlando di arrivo della nextgen… come sarà quest’ultimo Natale prima dell’arrivo di PlayStation 5?
Questo Natale per noi è già iniziato! Abbiamo approfittato giorni fa del Black Friday per lanciare la nostra campagna natalizia, sia dal punto di vista commerciale che di comunicazione. Abbiamo mostrato le campagne che coinvolgono PS4 e PS4 Pro, che tra l’altro hanno ricevuto un grandissimo gradimento da parte della community. Lo spot di PS4 Pro, chiamato “Cry” è iconografico dal punto di vista della comunicazione, dal punto di vista delle emozioni e dal punto di vista di quello che è il posizionamento del brand. Ci stiamo muovendo in una direzione emotiva, di legame con il brand, sempre più forte. L’obiettivo che ci siamo dati per questo Natale è di far entrare in questa generazione di PlayStation chi non ci sia ancora entrato, anche attraverso un posizionamento di prezzo più favorevole. Nell’attesa anche qui di PlayStation 5.
La parola PS5 ricorre spesso… Quale sarà l’apporto più grande che darà PlayStation 5?
Io credo che al di là degli aspetti di tecnologia – che sono impliciti in un salto generazionale – l’aspetto più importante ancora una volta sarà quello dei contenuti. Rimanere su PlayStation significherà avere la certezza che in un arco di 6/7 anni – quella che sarà la durata della prossima generazione insomma – si potrà giocare quello che altre piattaforme non permetteranno di giocare. Il successo che abbiamo avuto su questa generazione è certo che sia legato ai contenuti che abbiamo sviluppato e saputo offrire ai nostri consumatori nel corso degli ultimi 6 anni. Titoli come Uncharted, The Last of Us, The Last Guardian, Gran Turismo hanno reso unica la piattaforma PlayStation non per la sua tecnologia, ma in quanto strumento di intrattenimento. Anche sulla generazione che sta per volgere al termine.
Oggi è in atto una vera e propria battaglia per accaparrarsi il tempo a disposizione dei consumatori, che è sempre di meno perché conteso su più fronti: dalla TV generalista alle piattaforme online di streaming come Youtube, Twitch o Netflix. Quindi è prioritario per noi produrre contenuti di qualità, che convincano i nostri utenti a scegliere, rispetto ad altre cose, di giocare con PlayStation. Senza quei contenuti non ci sarebbe motivo per acquistare la tecnologia! Quindi per come la vedo io, la nextgen sarà ancora una volta una battaglia di contenuti, prima che di tecnologia.
Proprio nel tentativo di proporre qualcosa di diverso, nel 2016 vi siete lanciati in un’avventura ambiziosa, unici tra i produttori di console ad abbracciare la realtà virtuale. Mentre Xbox dall’altra parte manda segnali di scetticismo verso la VR, voi invece ci avete scommesso pesantemente. Su una piattaforma tra l’altro che non era nata per quella tecnologia. Quanto sarà importante la VR sulla prossima generazione e nel futuro di PlayStation?
La realtà virtuale sarà centrale nel futuro di PlayStation. Ci sono da migliorare tanti aspetti a livello di “user experience”, di facilità d’uso e d’installazione. Ma verranno migliorati!
Il visore oggi non è per tutti, lo sappiamo. Ci sono delle complessità a livello di implementazione che rappresentano delle barriere per chi non ha troppa confidenza con gli aspetti più tecnici, per essendo un gamer. Ma nonostante questo i numeri ci dicono che siamo leader nel mercato dei visori per realtà virtuale, con oltre 4,2 milioni di unità vendute a livello mondo. Che non sono poche! E ci sono più di 300 giochi disponibili per PSVR, che volendo garantiscono centinaia di ore di intrattenimento. Quindi dal punto di vista delle vendita e dei contenuti siamo soddisfatti del lavoro svolto fin qua.
Non c’è alcun dubbio che la realtà virtuale non sia nata per scomparire, ma sia nata per rimanere. E che resterà un asset fondamentale di sviluppo del brand PlayStation.
Un altro tema di grande attualità è il cloud gaming. Ricordo una bella intervista a Shuhei Yoshida, in cui lui – provocato su questo fronte – affermò “È dai tempi della prima PlayStation che qualcuno sostiene che le console stiano morendo”. Voi non vi state facendo trovare impreparati, perché avete lanciato PlayStation Now. E quindi la domanda che ti faccio è: che cos’è per voi il cloud gaming? Più una sfida? Un’opportunità? O una minaccia?
Io credo che il Cloud Gaming sia tutte e tre le cose. Una sfida, un’opportunità e un concorrente. È una sfida e un concorrente perché è noto: altri stanno entrando in questo mercato e quindi devi essere bravo, anzi più bravo di loro per poterti garantire la tua base di utenza. O per preservare quella che già hai. O entrambe le cose. E noi su quel fronte siamo avanti, perché è da 4 anni che lavoriamo a PlayStation Now. Ma è anche un’opportunità perché le new entry sul Cloud Gaming, come Google Stadia, possono aumentare la penetrazione del videogioco, quindi ampliare il mercato per tutti. In Italia è vero che abbiamo 16 milioni di videogiocatori. Ma abbiamo anche 34 milioni di persone che ancora non lo sono… E magari attraverso il cloud inizieranno a farlo! Oppure lo faranno attraverso nuovi contenuti che verranno sviluppati proprio grazie al Cloud e che saranno in grado di coinvolgere fasce differenti di consumatori. Non possiamo dirlo ora!
PlayStation Plus è un altro tassello importante dell’ecosistema PlayStation. Che cosa ci attende nel futuro di questo servizio?
La sottoscrizione a PlayStation Plus permette un’esperienza di gioco multiplayer, che è un trend consolidato, soprattutto sulle nuove IP. L’eSport – che è un fenomeno ormai affermato anche nel nostro paese – è per definizione multiplayer. L’investimento che stiamo facendo su PlayStation Plus servirà a rendere sempre più performanti i nostri server e a dare servizi sempre migliori a quella community che ritiene il multiplayer e il gaming competitivo centrali alla propria esperienza di gioco.
Senza nulla togliere al gioco single player, che rimane una delle chiavi più importanti dell’offerta PlayStation.
Facendo un po’ di autocritica, dove credi che si potesse far meglio, come brand PlayStation? E dove ritieni invece che si sia fatto bene?
Se devo guardare all’Italia posso dirti che quello che secondo me abbiam fatto bene – e parlo a nome di tutto il team che ci ha lavorato in questi anni – è stato posizionare il brand PlayStation come brand di riferimento nel mondo dei videogiochi. Nella comunicazione che abbiamo fatto, negli eventi che abbiamo organizzato, a livello di presenza sui social media. A livello di percezione da parte dei consumatori.
Se invece devo essere critico ti dico che siamo ancora il quarto paese in Europa in termini di numeri. Siamo un paese dove, come dicevo prima, 34 milioni di persone non giocano. Dove c’è ancora un potenziale bacino di consumatori a cui non abbiamo saputo dare le risposte che cercavano. Non abbiamo saputo dare – o comunicare! – l’offerta che loro volevano. Che sia commerciale, di contenuti o entrambe le cose. E quindi abbiamo perso un’occasione probabilmente, per fare in modo che tutti quegli utenti utilizzassero la nostra piattaforma nello stesso modo in cui lo fanno tutti coloro che invece sono saltati a bordo in questi 6 anni.
In tutto questo può pesare il fatto che PlayStation abbia deciso di concentrarsi esclusivamente sul gaming da salotto e che dopo PSVita abbiate abbandonato le console portatili?
Credo di no. L’esperienza di PSVita ci dice che il mobile gaming, come viene fatto oggi è sostanzialmente imbattibile. Ci sono device mobili sempre più potenti, sempre più performanti per il gaming, sempre più stabili anche nell’offrire un’esperienza multiplayer. E quindi penso che il momento in cui abbiamo abbandonato le console portatili fosse il “tempo corretto” per farlo. La scelta di Sony credo che sia incontestabile da questo punto di vista. Dall’altro lato però sono convinto che il mondo mobile sarà sempre lontano anni luce rispetto al gaming da salotto o a quello PC, a livello di esperienza emotiva, di coinvolgimento. Trovarsi davanti a uno schermo 4K oggi, o magari domani addirittura 8K, con tecnologie che permettono un multiplayer incredibilmente sosfisticato resta e resterà un’esperienza di gioco di un’altro livello. Non confrontabile con quella mobile, perfino quando entrerà in gioco il 5G. Quel che auspico è che l’aumento di giocatori su mobile possa poi portare queste “nuove leve del gaming” verso il mondo del gaming da salotto. E quindi verso PlayStation.
Marco nel ringraziarti del tuo tempo chiudo questa intervista così come l’ho iniziata… ossia con una domanda – anzi due – più personali. Rivolte al Marco Saletta videogiocatore. C’è una console della famiglia PlayStation a cui ti senti particolarmente legato? E se dovessi trovarti su un’isola deserta, quale gioco per PlayStation porteresti con te?
La PlayStation a cui mi sento più legato è senza dubbio PS4, perché è durante questa generazione che ho iniziato il mio cammino professionale in Sony PlayStation Italia. PlayStation 4 mi ha dato l’opportunità non solo di fare esperienze videoludiche, ma soprattutto esperienze umane! Insieme al mio team, di cui vado molto orgoglioso e con cui abbiamo fatto cose che – ripensandoci – ci fanno ancora emozionare. Pensa solo al lancio di PS4 a Roma, a Castel Sant’Angelo! Un lancio unico nel suo genere, perché stavamo mettendo la storia al servizio della tecnologia. Partendo da lì e arrivando ad oggi sicuramente io sono legato a PS4 per 1000 motivi, che sono un po’ sotto gli occhi di tutti.
Mentre se dovessi partire per un’isola deserta… beh avrei bisogno di una connessione per giocare multiplayer online con la mia “community”! Ossia con quei quattro amici, i miei fratelli e i miei nipoti, con cui quando posso – il sabato e la domenica – mi sfido a FIFA.
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