Rainbow Six Siege sotto attacco hacker. Ubisoft costretta a spegnere temporaneamente i server

Rainbow Six Siege sotto attacco hacker con server chiusi

Rainbow Six Siege sta attraversando uno dei momenti più critici della sua lunga storia come live service. Il celebre sparatutto tattico di Ubisoft è stato infatti colpito da un attacco hacker su larga scala, un episodio talmente grave da costringere il publisher francese a disattivare temporaneamente tutti i server e il marketplace del gioco su PC e console.

L’incidente si è verificato il 27 dicembre 2025, in pieno periodo festivo, lasciando milioni di giocatori impossibilitati ad accedere al titolo e sollevando interrogativi sulla sicurezza dell’infrastruttura online.

Cosa è successo ai server di Rainbow Six Siege

I primi segnali dell’attacco sono emersi quando numerosi utenti hanno iniziato a segnalare l’improvvisa comparsa di enormi quantità di crediti R6, la valuta premium del gioco. In molti casi si è parlato di cifre fuori scala, con miliardi di crediti assegnati automaticamente agli account, insieme a Renown, Alpha Pack e oggetti cosmetici rari normalmente ottenibili solo tramite acquisti o lunghe sessioni di gioco.

La situazione è degenerata rapidamente, rendendo evidente che non si trattava di un semplice bug, ma di una manipolazione diretta dei sistemi backend di Rainbow Six Siege.

Ban casuali e messaggi anomali sugli account

Parallelamente alla distribuzione non autorizzata di valuta, diversi giocatori hanno riportato ban improvvisi e apparentemente casuali, anche su account che non avevano effettuato alcuna azione irregolare. In alcuni casi, i messaggi associati alle sospensioni contenevano testi provocatori o riferimenti musicali, un dettaglio che ha rafforzato l’ipotesi di un attacco deliberato e mirato piuttosto che di un malfunzionamento accidentale.

Questo comportamento anomalo ha contribuito ad aumentare il clima di incertezza e preoccupazione attorno alla sicurezza degli account.

La risposta di Ubisoft e la chiusura temporanea dei server

Di fronte a una situazione ormai fuori controllo, Ubisoft ha deciso di intervenire in modo drastico. Tutti i server di Rainbow Six Siege e il marketplace in-game sono stati spenti temporaneamente, una misura necessaria per contenere l’attacco e impedire ulteriori danni all’economia del gioco.

Attraverso i canali ufficiali, Ubisoft ha confermato di essere a conoscenza del problema e di aver mobilitato i propri team tecnici per indagare sull’origine dell’attacco, senza però fornire una data precisa per il ripristino completo dei servizi.

Rollback delle transazioni e nessuna punizione per i giocatori

Per ripristinare l’equilibrio competitivo, Ubisoft ha chiarito che i giocatori non verranno penalizzati per aver ricevuto o speso i crediti R6 assegnati illegittimamente. La società ha invece avviato un rollback delle transazioni effettuate dopo le 11:00 UTC del 27 dicembre, riportando gli account a uno stato precedente all’attacco.

Questa scelta mira a tutelare gli utenti coinvolti involontariamente e a ristabilire condizioni di gioco corrette in un titolo fortemente basato sulla progressione e sull’economia interna.

Possibile vulnerabilità nei sistemi di backend

Sebbene Ubisoft non abbia ancora divulgato dettagli tecnici completi, le prime analisi suggeriscono che l’attacco possa essere stato reso possibile da una vulnerabilità critica nei sistemi di backend, capace di consentire agli hacker di modificare valute, inventari e perfino lo stato dei ban.

Alcuni report parlano anche di interferenze con i sistemi di moderazione, un aspetto che rende l’incidente particolarmente serio dal punto di vista della sicurezza.

Un duro colpo per uno dei live service più longevi

Questo episodio rappresenta uno dei più gravi incidenti di sicurezza nella storia di Rainbow Six Siege, un gioco che da anni si distingue per il suo ecosistema competitivo e per il costante supporto post-pubblicazione. La chiusura totale dei server evidenzia quanto sia delicata la gestione di infrastrutture online complesse e quanto un singolo punto debole possa avere conseguenze su scala globale.

Mentre Ubisoft continua a lavorare per riportare il gioco online in sicurezza, la vicenda riaccende il dibattito sulla protezione dei servizi live, sempre più centrali nell’industria videoludica moderna.

Fonte: Ubisoft

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