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Resident Evil 7: Hands-On

1 Un gradito ritorno alle origini

Questo hands-on inizia come quasi tutti gli altri, con una visita negli uffici del publisher di turno, nella fattispecie negli uffici di Digital Bros, dove ad attenderci c’erano delle PlayStation 4 e Resident Evil 7. Cosa è successo nel corso della giornata? Com’è il gioco? Ma sopratutto, quanto erano buoni i paninetti con la salsa al tonno? Risponderemo a tutte le domande non temete, e a partire da ora.
Cosa è successo nel corso della giornata? Abbiamo giocato, parlato un po’ con gente a caso, mangiato e bevuto.
Com’è il gioco? Beh, calma, questa non è una recensione, seppur la versione da noi provata fosse molto vicina alla release finale, non è educato dare una valutazione, per quella bisognerà aspettare il 24 gennaio. Ovviamente non staremo qui a farvi perdere (troppo) tempo e dunque vediamo un po’ di raccontarvi cosa abbiamo combinato in compagnia di Resident Evil 7.

2 Una famiglia un po’ particolare

La prova del gioco inizia dal terzo livello. Siamo a tavola, la visuale è in soggettiva e così sarà per tutto il gioco, siamo legati e davanti a noi c’è un’allegra famiglia di sciroccati che ricorda parecchio quella di “Non aprite quella porta” capitanata da papà Jack, seguito da mamma Marguerite e figlio Lucas. Fin da subito capiamo che la situazione potrebbe essere migliore di così, a tavola c’è tanta abbondanza, ma tutta roba ributtante, cibi che non si azzarderebbe a mangiare nemmeno Andrew Zimmern di Orrori da Gustare; in ogni caso papà Jack ci tiene che a tavola tutti mangino e quindi ci mette in bocca un pezzo di budella di non si sa quale essere e ce lo spinge dentro con un coltello. Sì, la situazione potrebbe essere decisamente migliore di così. Altra cosa che accade e che ci fa capire che quella, oltre che una famiglia di sciroccati, ha anche qualcosa “in più”, è quando Lucas fa innervosire Jack e quello gli taglia la mano. Sono errori che si commettono al massimo due volte… o forse no?

Tutto piuttosto lineare ma comunque intrigante, perché l’aria che si respira è abbastanza inquietante

Piccola nota: prima di iniziare a giocare siamo stati costretti (con la forza) a firmare un NDA che conteneva tutta una serie di elementi di cui è vietato parlare, nessuno si è accorto che noi abbiamo firmato “Dodo dell’Albero Azzurro” quindi potremmo anche fregarcene, ma in fondo siamo persone corrette e quindi eviteremo di citare i punti indicati nell’NDA, anche perché hanno principalmente lo scopo di non spoilerare la trama e quindi non rovinare il gioco a chi lo comprerà. In sostanza, se nel corso di questo hands-on ci capitasse di dover menzionare qualcosa contenuto nell’NDA, lo sostituiremo con Enrico Papi. 
Il gioco vero e proprio inizia quando la famigliola esce dalla stanza perché è arrivato un poliziotto, tutti a parte la nonnina in carrozzina che in effetti è un po’ morta, ma nonostante questo durante il nostro girovagare ce la ritroveremo piazzata in qualche stanza, chi si prenda la briga di parcheggiarla in giro non è dato saperlo. Insomma il nostro scopo è quello di uscire dalla casa, che è blandamente presidiata dai componenti della famiglia e da alcuni esseri di cui non si conosce l’origine. C’è qualcosa di strano in effetti, non solo tre tizi sbroccati, c’è della melma nerastra per terra e robe brutte che vogliono farci la bua.

3 Chi muore si rivede

Ovviamente evadere dall’abitazione (e poi dalla proprietà) non è cosa semplice, come detto siamo lasciati abbastanza liberi di muoverci e ispezionare, ogni tanto incrociamo Jack che armato di pala ci vuole menare aggratis, ma seminarlo correndo non è un gran problema. Durante la fase iniziale dell’esplorazione, dovremo sostanzialmente andare in giro a raccogliere la tal chiave per aprire la rispettiva porta, o pescare qualche strumento od oggetto per proseguire. Tutto piuttosto lineare ma comunque intrigante, perché l’aria che si respira è abbastanza inquietante, c’è poco pericolo tangibile ma la paura di venire attaccati è persistente.

In 4 ore di gioco solo due episodi ci hanno fatto storcere il naso sulla logicità della situazione

Ci hanno lasciato subito un po’ perplessi due episodi: il primo è un nastro adesivo che tiene chiuso una scatola con un interruttore, quello non lo possiamo levare perché, ci viene detto, è troppo resistente. Cioè è normalissimo nastro isolante e ci vuole un arnese per levarlo… va beh. Il secondo è l’incontro con il poliziotto, che vediamo all’esterno della casa e al quale cerchiamo di spiegare che siamo stati rapiti e che ci deve fare uscire… lui però non si fida e ci dà appuntamento nel garage. Anche qui, ma sei scemo? Facci uscire e poi se proprio vuoi vedere il garage ci andiamo assieme. Per il resto la storia con il poliziotto prosegue con Enrico Papi e si conclude con Enrico Papi. A essere onesti, comunque, solo questi due episodi su circa 4 ore di gioco ci hanno fatto storcere il naso sulla logicità della situazione.
Sempre nel garage a un certo punto avremo uno scontro con Jack che evidentemente si è stufato di vederci gironzolare per casa, guardando dappertutto e raccogliendo oggetti vari, quindi con la sua bella vanga vuole insegnarci l’educazione. Da qui in poi è tutto Enrico Papi.

4 Se mi prendi a badilate non vale

Interrompiamo un attimo la nostra gita per la casa per rispondere a qualcuna delle vostre domande. Inizierei con la ragazza mora vestita da poliziotta in fondo alla sala: “Ci sono tanti oggetti da portare? L’inventario è capiente?”. Brava signorina, belle domande! Allora, ci sono parecchi oggetti da portare, ci sono munizioni di vario tipo, chiavi, grimaldelli e le armi che occupano uno o due slot a seconda del modello (fucile a pompa, lanciafiamme, lanciagranate e via così), e poi il necessario per creare pozioni curative e proiettili. Insomma, tanta roba e pochissimo spazio, che infatti non ci basterà mai e dovremo con una certa frequenza recarci nella stanza del salvataggio e riversare nel forziere qualcosa che prevediamo non dover usare a breve. L’alternativa è buttare l’oggetto, ma come ben sappiamo non è concepibile per un videogiocatore buttare via qualcosa per quanto inutile, è proprio impensabile. Altra, domanda, il ragazzo con un occhio sulla spalla, dicci pure… “Ci sono oggetti che forniscono dei potenziamenti?”. Bravo il nostro polifemo, bella domanda anche la tua! In effetti ci sono, e si possono ottenere in varie maniere, per esempio raccogliendo delle monete, che poi inserite in appositi “distributori” a forma di gabbie per uccelli doneranno potenziamenti quali una maggiore resistenza o minor tempo nel ricaricare l’arma.

Lo spazio DISPONIBILE nell’inventario è piuttosto ridotto, obbligandoci con con una certa frequenza a recarci nella stanza del salvataggio

Ci sono poi anche delle fotografie che indicano la posizione di un oggetto “raro”, la beffa è però che senza foto non potremo raccogliere l’oggetto, pur conoscendone l’ubicazione. E infine, ci sono delle pillole che donano la “vista di falco” e che consentono di individuare tutti i punti di interesse vicino a noi. Dai ultima domanda, scegliamo il distinto signore qui davanti con la testa rossa spellata e gli occhi bianchi, prego: “Nel corso della storia qualcuno ci darà una mano?”. Beh, in effetti sì, c’è, è una tizia che non si sa come saprà sempre in quale posto della casa ci troviamo, perché appena ci avvicineremo a un telefono questo squillerà e ci darà delle indicazioni di varia natura. Qui però interviene Enrico Papi con un calcio volante e ci dobbiamo fermare.

5 Fa paura ma in VR sarebbe molto peggio

Ancora qualche parola sul nostro vagabondare per la casa crediamo sia il caso di scriverla. Eravamo arrivati nella prima porzione di casa, al garage per la precisione, nel corso della prova ci è stato concesso andare parecchio oltre questo pezzo, siamo infatti finiti in un’altra area della casa, nella quale troviamo dei sotterranei, e abbiamo accesso ad alcune zone segrete esplorabili dopo aver risolto un facile enigma di ombre. Poi più avanti questi passaggi saranno anche invasi da vari insetti striscianti e lì viene subito da pensare a quale dramma possa essere percorrerli indossando PlayStation VR, davvero roba da stare male, farsi tutto addosso e piangere come dei neonati.
Tutto procede “abbastanza liscio”, a parte gli scontri coi boss, che ve lo dobbiamo dire, in modalità “normale” sono davvero impegnativi, si muore a ripetizione e la frustrazione è davvero lì dietro l’angolo. Fortunatamente a forza di dai si riesce ad avere la meglio su tutti quindi al costo di qualche viaggio all’obitorio si riesce a proseguire.

ALCUNE AREE DELLA CASA SONO INVASE DA insetti striscianti e lì viene subito da pensare a quale dramma possa essere percorrerlE indossando PlayStation VR

Chiudiamo con qualche considerazione tecnica: Resident Evil 7 è un gioco bello a vedersi ma non vi capiterà mai di esclamare “Ma che figata!”, al momento lo potremmo definire solo più che sufficiente, con alcuni momenti di grande impatto e con texture molto belle, quasi fotorealistiche, e altri momenti in cui la situazione è decisamente grama. L’impressione è che tutto sia stato un po’ “castrato” per poter essere gestito agilmente da PlayStation VR. Ma questo lo vedremo in fase di recensione. Buone le animazioni, personaggi ben caratterizzati e doppiati in maniera più che buona in italiano, ambienti suggestivi e dal gradevole gusto “antico” del primo Resident Evil… qualche compenetrazione di poligoni qua è là. Siamo dunque molto fiduciosi che questo Resident Evil 7 possa fare breccia nel cuore dei tanti appassionati della serie.
Ah manca un doveroso cenno ai paninetti con la salsa al tonno, dopo averne mangiati circa 15 la valutazione che possiamo dare è estremamente positiva, molto longevi, realizzati con grande cura e molto belli a vedersi.

Resident Evil 7 - GamePlay video- Part 1

Resident Evil 7 - GamePlay video- Part 2

Resident Evil 7 - GamePlay video- Part 3

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