Rise of the Ronin è l’ultima fatica di Team Ninja (Nioh, Wo Long: Fallen Dynasty eccetera). Il gioco è atteso il 22 marzo in esclusiva su PlayStation 5. Ecco la nostra recensione.
Rise of the Ronin: Team Ninja rinnova la formula
Team Ninja è in assoluto uno degli studi più competenti sulla piazza, soprattutto quando si parla di action viscerali, profondi e tecnici. Da Ninja Gaiden a Nioh, parliamo di un’infinità di giochi rimasti nella storia, in un modo o nell’altro. I suoi esperimenti hanno però spaziato in generi differenti, qualche volta, pur mantenendo al centro una ricercatezza per il folklore e la storia giapponese.
Rise of the Ronin è però forse l’esperimento più ardito del team: nonostante le somiglianze nel combat system, il gioco è difficilmente paragonabile ai più recenti Nioh. L’alta difficoltà è sempre lì (anche se stavolta c’è un selettore a inizio gioco), la stamina e gli stili di combattimento anche, ma l’approccio open world è qualcosa di completamente nuovo per il team. Sembra quasi il passaggio che FromSoftware ha avuto tra Dark Souls ed Elden Ring, tanto per fare un paragone più semplice da cogliere.
Giappone, seconda metà del 19esimo secolo
Ambientato nel periodo di grande cambiamento dell’epoca Bakumatsu, Rise of the Ronin ci mette nei panni di un Ronin, samurai senza padrone, e della sua Lama Gemella.
Con la fine del clan e un nuovo Giappone che emerge all’orizzonte, il ronin protagonista parte alla ricerca di vendetta, ritrovandosi invischiato in avvenimenti storici reali e incontrando personaggi realmente esistiti.
In modo quasi didattico e apportando qualche piccola modifica qua e là, Team Ninja si dimostra ancora una volta maestro nell’accostarsi alla storia e alla cultura di una nazione e nel presentarla al mondo in un interessante connubio di fantasy e ricercatezza storica. Nonostante registicamente e tecnicamente siamo ben lontani dai livelli raggiunti dai suoi concorrenti (basti pensare al miracolo di messinscena che è Ghost of Tsushima), Rise of the Ronin riesce comunque meglio dei giochi precedenti del team in questo aspetto. Peccato per qualche piccolo, grande inciampo nell’ultimo atto.
Team Ninja alle prese col suo primo Open World
Essendo il primo gioco open-world di Team Ninja, ovviamente gli occhi erano puntati a questo enorme cambiamento. In casi simili, quando i team cambiano così drasticamente il proprio genere di appartenenza, o addirittura aprono esperienze più lineari ad esplorazioni esagerate, finiscono spesso per perdere di focus. Rise of the Ronin è un po’ una via di mezzo. Il sistema di loot di Nioh ben si adatta alla ripetitività di open world così classici; d’altro canto, appunto, parliamo di un mondo aperto davvero classico e stracolmo delle solite attività che vi aspettereste, tra accampamenti da liberare e collezionabili da raccogliere. Le mappe sono piene di accampamenti di banditi, eventi casuali, campi di addestramento per stili di combattimento e altro ancora.
Nonostante non disponga le attività non siano poi così varie, la loro quantità però è soddisfacente, pur senza gonfiare i numeri fino all’eccesso. Rende un ottimo servizio al combattimento al sistema di progressione e alla sensazione di girovagare per un mondo aperto e liberamente esplorabile. Questa libertà è rafforzata dalla presenza di un rampino e da un sistema di arrampicata diffuso. Di base, se il primo impatto è quello di un open world superfluo che allontana il gioco dal suo focus centrale, a lungo andare si inizia ad apprezzare il modo in cui si intreccia al combattimento e al potenziamento. Solo per poi finire per stuccare e annoiare, come spesso accade in questi casi, a causa di una ripetitività di fondo che inizia ad affacciarsi già dalla metà in poi.
Rise of the Ronin conferma: il talento di Team Ninja è il combat
Qualcosa in cui il gioco certamente non vacilla è il combattimento. Basato su quello della serie Nioh e anche sui cambiamenti introdotti in Wo Long: Fallen Dynasty (qui la nostra recensione, a proposito), Rise of the Ronin offre uno dei migliori, se non il migliore, sistema di combattimento del Team Ninja fino ad oggi. Con un arsenale gigantesco, meccaniche funzionali, stili e scuole di arti marziali che influenzano l’uso di ciascuna arma e il modo in cui questa influisce sui nemici, c’è davvero tanto di cui tenere traccia.
Katana, odachi, lance, sciabole e altro ancora completano la ricca varietà di armi disponibili. Inoltre, c’è un aumento delle armi uniche, grazie all’introduzione di rivoltelle e lanciafiamme. Similmente a quanto visto in precedenza, è possibile equipaggiare due armi a corto raggio oltre a due armi da fuoco. Ogni arma principale ha fino a tre stili diversi che possono essere utilizzati contemporaneamente e, per ogni stile, ci sono vantaggi e svantaggi. Gli stili sono la più grande aggiunta al sistema di combattimento e determineranno gran parte della riuscita in battaglia, soprattutto quando si inizia a capire l’utilità di ognuno.
La distinzione più grande qui non è più l’arma in sé, ma il modo in cui intendiamo usarla. Ad esempio, un’asta può essere adattata a uno stile basato su attacchi ravvicinati e rapidi, anche se nasce come un’arma ranged. Tuttavia, se questo stile si rivela poco utile in una precisa arena, si può decidere di switcharlo al volo con qualcosa di completamente diverso. Ogni stile regala inoltre al giocatore abilità uniche, aprendo ancora più opzioni.
La presenza di un parry aggiunge ulteriore profondità: sferrare un colpo preciso al momento giusto, riduce la postura e il ki del nemico. Così verranno storditi e mostreranno il fianco a letali fatality. Sarà comune però trovarsi in situazioni contro 2 o 3 nemici in cui l’opzione migliore è mantenere la propria difesa e attendere l’opportunità per una parata precisa, piuttosto che concentrarsi su un abbattimento rapido.
Gli altri elementi di gameplay
La combinazione del sistema di stile, una maggiore varietà di armi, il nuovo sistema di parata e altri strumenti rapidi, come il rampino e i revolver, conferiscono al combattimento una dinamica incredibile, ma che dà ovviamente il suo meglio contro boss e miniboss. L‘assenza di magie dona al tutto anche un feeling abbastanza realistico, oltre che maggiormente viscerale.
Un pizzico di natura soulslike gli è comunque rimasto. Morire per mano di un nemico significa renderlo proprietario di tutti i nostri punti esperienza. Vendicatevi e li riavrete; in caso contrario, preparatevi a soffrirne la perdita. Accumulate abbastanza karma attraverso le attività nel mondo e guadagnerete punti da spendere in un’ampia varietà di alberi delle abilità.
Con un sistema di livelli scalabili, abilità dei personaggi, livelli di equipaggiamento e vari bonus, i giocatori esperti di Nioh possono sentirsi a casa fin dall’inizio. Rise of the Ronin è sicuramente più accessibile dei vecchi giochi del team, grazie anche alla scelta della difficoltà, ma i boss restano duri e capaci di punirvi al primo errore.
Con diverse opzioni che si traducono in un gameplay più aperto, e attività che valorizzano il combattimento, la soddisfazione di esplorare è quantomeno forte, almeno nelle prime ore. I livelli consigliati sono alti, quindi esplorare è anche quasi obbligatorio per non ritrovarsi con meno risorse del necessario. Lo stealth resta un’opzione, ma è obiettivamente noioso da utilizzare.
In conclusione:
Rise of the Ronin, in sostanza, è un buon mix tra una campagna basata sulla cultura e la storia di un paese e un eccellente sistema di combattimento in un mondo aperto che, purtroppo, non riserva più così tante sorprese.
In molte cose non reinventa la ruota e segue il classicismo di troppi stilemi del genere, forse un po’ indigesti nel 2024. Ma il tutto è sempre supportato dal pilastro migliore e più consolidato della sua struttura, il combat system. Ed è quasi un peccato che un’opera del genere non sia stata proposta in un formato più lineare, perché per assurdo ne avrebbe anche giovato.
Peccato anche per la grafica, obiettivamente arretrata rispetto alla media odierna, poco nitida e dalle basse performance a prescindere dalla modalità selezionata. La visione poco chiara dell’ambiente circostante, unite a un forte pop up e alla mancanza di effetti speciali convincenti, rendono l’esplorazione ancora più pesante.
Anche se ci sono punti negativi da sottolineare qua e là, Rise of the Ronin è, almeno sul lato della pura azione, la miglior opera di Team Ninja a oggi, assieme a Nioh. L’apertura all’open world, però, ripaga a metà, e fa sprofondare il gioco nei prevedibili meandri della noia più spesso di quanto sperato. Alla fine, il gioco non è valso la candela. Con un comparto tecnico migliore e delle attività più differenziate oggi staremmo parlando di un vera perla.