Ryse: Son of Rome – la recensione della versione PC

I giochi di Crytek sono universalmente riconosciuti per la loro capacità di mettere duramente alla prova anche le più potenti configurazioni PC. Ryse: Son of Rome, nonostante le sue radici console, non fa alcuna eccezione. E, bisogna dirlo, a onor del vero ammirare il figlio di Roma sventrare nemici in tutta la gloria del 4K fa sicuramente il suo effetto.
A livello essenziale, il gioco non è cambiato di una virgola rispetto alla sua incarnazione console, siamo quindi ancora di fronte a quello che gli americani chiamerebbero un “guilty pleasure”: la sceneggiatura di Ryse fa acqua da tutte le parti, è un gioco roboante ed esagerato in tutti i suoi dialoghi, e non ha nessun timore di essere così. Eppure, ha una sua personalità, e se amate il filone dei B-movie non avrete nessun problema a farvi catturare da un plot che sembra un misto tra 300 e Spartacus (con qualche sconfinamento nel soprannaturale alla God of War).
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Il sistema di combattimento è sempre quello del gioco visto su Xbox One, ossia una commistione tra Assassin’s Creed e la serie Batman.

Considerazioni narrative a parte, vediamo ora di esaminare come il gioco è stato trasposto su PC. C’è da dire che parliamo di un titolo che già di per sé, a un anno di distanza dalla sua uscita, si difende ancora benissimo. Di conseguenza quella che arriva su PC è una versione riveduta e corretta, che non stravolge il livello tecnologico raggiunto da Crytek, ma che permette al loro lavoro di esprimere appieno tutto il suo potenziale. Se proprio volessimo fare i pignoli, sembra che la natura console di Ryse abbia leggermente trattenuto Crytek, che non ha potuto dettare un balzo quantico per la grafica 3D come avvenne ai tempi di Crysis. Il fatto che siano in arrivo giochi che presto lo metteranno in ombra non vuol dire che provare Ryse ai massimi settaggi non faccia urlare di piacere i technofeticisti. Si tratta di un gioco bellissimo da vedere, che accenderete anche per il solo piacere di farlo girare sulla vostra postazione.

La versione PC si rivela un ghiotto bottino principalmente per quanto riguarda il multiplayer.

A patto di avere una configurazione in grado di supportarlo, Ryse non mostra mai segnali di affaticamento nel frame rate, restituendo un’esperienza di combattimento estremamente fluida e intensa. Il livello di profondità nei settaggi grafici è davvero impressionante, e potrete davvero portare i vostri PC ai limiti. Il porting non funge altro che da amplificatore di quella che era una versione console già visivamente stupefacente, rendendo evidenti dettagli come le animazioni dei corpi e dei volti.
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Quello che rende veramente brutali le esecuzioni, oltre ai fluidissimi schizzi di sangue che fluttuano in aria, sono le espressioni del nemico che state uccidendo: vedrete i suoi occhi che si spalancano, mentre i muscoli facciali si contraggono prima di abbandonarsi alla morte. Anche il protagonista, Marius, è più credibile quando non dice niente e lascia parlare la sua faccia, piuttosto che quando pronuncia i dialoghi imposti dalla sceneggiatura. Sono questi dettagli che fanno capire quanta cura gli artisti di Crytek abbiano riversato nella loro creatura, che rispetto a Crysis preferisce abbandonare gli spazi aperti, prediligendo delle ambientazioni chiuse ma molto rifinite sul fronte dei singoli asset che le popolano. L’immagine è più pulita, mentre effetti di luce e atmosferici rendono ancora più scenografiche le sequenze di gioco e quelle narrative. Le battaglie campali, più che mai in questa versione PC, colpiscono per il numero di personaggi presenti a schermo (in questo senso, il porting di Ryse non ha nulla a che vedere con quello, pessimo, di Dead Rising 3).
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A livello di gameplay non si riscontrano cambiamenti di sorta: il sistema di combattimento è sempre quello del gioco visto su Xbox One, ossia una commistione tra Assassin’s Creed e la serie Batman. Quello che caratterizza Ryse è un sistema di mosse finali, che vi richiederà alla fine di un combattimento di compiere un’esecuzione premendo un apposito tasto, segnalato con il colore corrispondente. In virtù di questa meccanica basata sui colori, in fin dei conti si rivela più piacevole giocare con un controller anche su PC, per quanto anche la controparte mouse e tastiera funziona perlopiù senza intoppi.

Quello che rende veramente brutali le esecuzioni, oltre ai fluidissimi schizzi di sangue che fluttuano in aria, sono le espressioni del nemico che state uccidendo.

A livello di convenienza, la versione PC si rivela un ghiotto bottino principalmente per quanto riguarda il multiplayer: troverete infatti nella confezione tutti e quattro i DLC finora pubblicati per questa modalità.
In definitiva, la cosmesi grafica non fa che accentuare la natura cinematografica di Ryse, che anche su PC rimane il gioco che è stato concepito: un peplum interattivo, senza grandi pretese dal punto di vista narrativo, ma che è in grado di regalare dei momenti di sana epicità. Questo porting non fa nulla per mitigare la linearità dell’esperienza, ma tutte le aggiunte grafiche accrescono grandemente il senso dello spettacolo. Tutt’altro che un capolavoro, ma un’onesta prova di forza in un setting particolare e poco sfruttato, quanto mai affascinante.