
Il CEO Jensen Huang ha recentemente rivelato che, prima della corsa all’intelligenza artificiale, NVIDIA rischiava di non sopravvivere. Nel pieno degli anni ’90, durante i tentativi di garantire un contratto importante con SEGA per lo sviluppo dell’hardware del Dreamcast, la società californiana si era trovata in difficoltà tecniche tali da non poter onorare l’accordo. Nonostante ciò, SEGA — invece di tagliare i rapporti — decise di concedere a NVIDIA un “regalo” di 5 milioni di dollari, convertendo quanto dovuto in un investimento a fondo perduto. A detta di Huang, quella cifra rappresentava “l’ultima chance” per continuare: senza quel sostegno, l’azienda sarebbe probabilmente fallita.
In quei giorni difficili per NVIDIA la resa sembrava imminente, ma il sostegno economico e la fiducia dimostrata da SEGA diedero a Huang e soci la possibilità di rialzarsi, sviluppare nuove GPU, convincere investitori e infine scalare fino a diventare — oggi — la società con la maggiore capitalizzazione al mondo.
Da piccola startup ad azienda da 5.000 miliardi: la scalata di NVIDIA
Oggi NVIDIA non è più solo un produttore di schede grafiche per videogiochi, ma è divenuta un colosso tecnologico la cui crescita è stata esponenziale. Nel 2025, la sua capitalizzazione di mercato ha superato la soglia dei 5.000 miliardi di dollari, un traguardo senza precedenti che la pone al vertice assoluto tra le aziende globali.
Gran parte di questa ascesa è dovuta al boom dell’intelligenza artificiale: oggi i suoi chip e sistemi di elaborazione sono centrali negli hyperscaler di AI più grandi del mondo. Ma Huang stesso ammette che senza quel “salvataggio” da parte di SEGA, nulla di tutto ciò sarebbe stato possibile.
Un retroscena che cambia la narrazione: il ruolo della fortuna e del rischio
La storia di questi 5 milioni non è soltanto un aneddoto finanziario: è una lezione su quanto vulnerabile potesse essere — e ancora può essere — una startup tecnologica, anche con idee e talento. Huang ha raccontato che l’investimento di SEGA arrivò quando le prospettive erano quasi nulle, quando molti già davano NVIDIA per spacciata.
Quel gesto — apparentemente impulsivo, motivato anche da una simpatia personale nei confronti di Huang — rappresentò però un punto di svolta. L’analisi a posteriori fa pensare che quei 5 milioni, se fossero stati mantenuti come partecipazione, oggi avrebbero un valore astronomico.
Perché questa rivelazione interessa oggi — e cosa insegna
La vicenda serve da promemoria su quanto siano instabili le startup, anche quelle con potenziale enorme. In un’epoca dove l’IA e l’hardware avanzato dominano le cronache, è facile dimenticare che dietro a una grande azienda ci possono essere momenti critici e decisioni che cambiano tutto.
Allo stesso tempo, la storia mette in luce l’importanza delle partnership e — in certi casi — della fiducia personale e del rischio calcolato. Un investimento apparentemente folle, dichiarato come “probabilmente perso”, si è trasformato in un trampolino di lancio verso un successo globale.
Per giovani imprenditori, startup e investitori, la morale è chiara: le difficoltà non sempre segnano la fine. Con talento, visione — e, quando serve, un colpo di fortuna — il futuro può cambiare radicalmente.
Fonte: GameSpot










