
Shawn Layden, ex CEO di Sony Interactive Entertainment America e figura di spicco dell’era PlayStation 4, ha rilanciato un’idea ambiziosa per il futuro dell’industria videoludica: Sony, Microsoft e Nintendo dovrebbero collaborare per creare uno standard tecnico unico per i videogiochi, ispirandosi alla vittoria del formato VHS sul Betamax negli anni ’80. Secondo Layden, questa mossa potrebbe aiutare il mercato delle console a superare i limiti di crescita strutturali che lo affliggono da decenni.
Un limite storico da superare
Nel corso di una recente intervista sul canale YouTube Pause for Thought and Naomi Kyle, Layden ha osservato come le vendite di console tendano a stabilizzarsi intorno a circa 250 milioni di unità per generazione, un tetto che sembra difficile da superare nonostante l’enorme popolarità globale dei videogiochi. Per Layden, questo “soffitto” indica che il mercato tradizionale delle console non sta espandendo la sua base oltre un certo punto, un fenomeno che impedisce alla domenica videoludica di crescere oltre certi confini.
La lezione di VHS vs Betamax
Layden ha citato la storica guerra tra i formati VHS e Betamax come metafora per il mercato odierno. Nel formato video domestico, il VHS — pur non essendo tecnicamente superiore al Betamax — riuscì a imporsi in gran parte del mondo perché le licenze del suo formato furono concesse a molti produttori, favorendo una diffusione molto più ampia. In confronto, Betamax rimase un’eccezione ristretta, limitata dalla gestione più rigida dei brevetti.
Applicando questa analogia all’industria dei videogiochi, Layden sostiene che un formato tecnico condiviso tra tutte le console potrebbe aumentare l’accessibilità e la diffusione dei giochi in modo simile a ciò che avvenne quando il VHS divenne lo standard domestico per la riproduzione video.
Come potrebbe funzionare un “gaming standard”
L’ex dirigente immagina un modello in cui esiste un “formato di gioco unico” supportato da tutte le principali piattaforme, dove i giochi non sono più legati a versioni specifiche per PlayStation, Xbox o Nintendo, ma possono essere eseguiti indifferentemente su qualsiasi hardware certificato. Tale sistema potrebbe sorgere “dal PC” o perfino attorno a un kernel Linux comune, con un consorzio che gestisce le licenze e permette a più produttori di hardware di competere sul mercato offrendo dispositivi conformi allo standard.
In teoria, questo tipo di struttura potrebbe abbattere le barriere tra piattaforme e consentire una diffusione molto più ampia del gaming tradizionale, rendendo possibile — ad esempio — che nuove aziende entrino nel mercato delle console senza dover sviluppare ecosistemi proprietari completi.
Le difficoltà di un’idea radicale
Nonostante il fascino concettuale dell’idea, Layden stesso riconosce che una coalizione tra Sony, Microsoft e Nintendo di questo tipo è estremamente improbabile nel breve termine. Tutti e tre i produttori hanno ancora forti motivi economici e strategici per mantenere ecosistemi separati e politiche di esclusività: i titoli legati a una piattaforma restano uno dei principali strumenti per differenziare hardware e attrarre acquirenti.
Layden ha infatti sostenuto che le esclusive continuano ad avere “un grande valore di brand” per le piattaforme, un elemento che potrebbe impedire la nascita di un formato unico. Anche lui ha scherzato dicendo che se personaggi iconici come Mario apparissero su PlayStation, sarebbe come “l’apocalisse” per il modello attuale di mercato.
Un futuro oltre l’esclusività?
La proposta di Layden apre comunque un dibattito più ampio sul futuro del mercato videoludico: se da un lato le esclusive e gli ecosistemi chiusi hanno alimentato la crescita di aziende come Sony e Nintendo, dall’altro una maggiore interoperabilità delle piattaforme potrebbe facilitare la crescita complessiva dell’audience, avvicinando anche nuovi giocatori a esperienze più tradizionali e meno frammentate.
Anche se le probabilità che le tre grandi collaborino su uno standard comune restano basse nel contesto competitivo attuale, l’idea di Layden riflette una volontà di ripensare strutture di mercato consolidate per rispondere alle sfide di un settore che sta cambiando rapidamente, tra streaming, mobile gaming e nuovi modelli di distribuzione.
Fonte: IGN










