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Sniper: Ghost Warrior 3 – Recensione

1 Evoluzione

Nonostante non sia mai stata chissà quale successo di critica, la saga di Sniper: Ghost Warrior è riuscita comunque a raggruppare sotto la sua ala una corposa schiera di fan che – spinti anche dalla moda del momento – adorano ogni giorno di più vestire i panni di un silenzioso cecchino e andare a sforacchiare teste altrui.

Di sparatutto bellici più o meno action ne siamo strapieni da un decennio, ma solo alcuni hanno finito per focalizzarsi su un ruolo al quale, in casi normali, viene affidato in genere un piccolo siparietto. Parliamo quindi di prodotti con un’intenzione ben precisa, che non hanno paura di districarsi in missioni che non deragliano mai dal medesimo compito: appostarsi in lontananza, attendere che il bersaglio entri nell’obiettivo, fare fuoco e dileguarsi come se nulla fosse accaduto.

Sniper: Ghost Warrior e Sniper Elite sono indubbiamente i punti cardine di quest’idea, nel nostro mondo videoludico. La concorrenza tra i due, soprattutto a livello concettuale, è a dir poco spietata, e con il quarto Sniper Elite arrivato nei negozi solo qualche mese fa, Ghost Warrior si ritrova ora a dover dimostrare ancor di più. La notizia positiva è che il team di sviluppo si è impegnato duramente per innalzare la serie verso livelli qualitativi mai esplorati prima, e dal risultato è palese.

Sniper: Ghost Warrior 3 abbandona buona parte delle radici e si dimostra fin da subito essere un seguito ben ponderato e migliorato quasi in ogni ambito, seppur ancor lontanissimo dalla perfezione. Le intenzioni sono però delle migliori, e se il buon giorno si vede dal mattino, per una volta si può dire di vedere un barlume di speranza nel futuro della saga.

2 Fratellanza, più o meno

Partiamo subito col dire che la trama non è certo il suo punto forte, nonostante un paio di intuizioni interessanti. Noi vestiremo i panni di John North, infallibile cecchino americano che – durante una missione in territorio nemico – si ritrova con un fratello rapito e con l’onore sotto ai piedi. Passano svariati anni e si ritrova ora sul limitare del confine russo, intento a sbaragliare un gruppo di separatisti. Il suo chiodo fisso, però, resta sempre lo stesso: trovare Robert e riunire una volta per tutte la famiglia.

Le premesse, seppur viste e riviste, sono comunque ottime e il prologo riesce alla grande a immergerci nella vicenda, grazie anche a una grandiosa colonna sonora folkloristica e una regia da non sottovalutare. Purtroppo, poco dopo finisce per perdersi nella solita manfrina bellica, stracolma di comprimari dimenticabili, fastidiosissimi stereotipi di donne-guerriero e antagonisti che si rivelano subito come la solita carne da macello.

Qualche sorpresa a lungo andare smorza certo il disinteresse generale, così come i continui salti temporali tra presente e passato donano sguardi più approfonditi al rapporto tra i due fratelli. Un retrogusto fin troppo fantascientifico, comunque, potrebbe far storcere il naso agli amanti più convinti del realismo.

In linea di massima, però, la sceneggiatura è solo il contorno di un’esperienza ben più sfaccettata, spesso relegata a semplici dialoghi di sottofondo e a tantissimi documenti opzionali nascosti nei vari menu. Ciò che più colpisce, comunque, è la svolta open-world del titolo, che si adatta alla grande alla nostra natura di cecchino e che apre al gioco orizzonti tattici completamente nuovi.

Ciò che più colpisce, comunque, è la svolta open-world del titolo, che si adatta alla grande alla nostra natura di cecchino e che apre al gioco orizzonti tattici completamente nuovi.

Lo scopo, bene o male, è sempre quello di avere la meglio su uno o più bersagli in una determinata zona e di svignarsela senza farsi notare: le varie possibilità di approccio, però, rendono indubbiamente tutto più gustoso e appagante.

Partiamo da un presupposto: al nostro rifugio potremo comprare nuove armi, differenti tipi di proiettili e corazze con la moneta ottenuta sul campo, equipaggiarci con ciò che più ci aggrada, modificare il nostro set-up fino all’ultimo pezzo e persino studiare i nostri prossimi compiti. Un tavolo da lavoro ci permetterà di creare con pezzi di scarto un po’ di tutto, gadget compresi, mentre un comodo letto ci consentirà di riposare per il numero desiderato di ore e così aspettare il momento della giornata che più ci aggrada – generalmente, la notte.

Fuori dal rifugio, ad attenderci, ci sarà sempre il nostro fidato veicolo. Grazie a esso, potremo spostarci tra i vari ambienti di gioco in tutta velocità e di saltare tra una missione e l’altra in men che non si dica. Il mondo, tra l’altro, nasconde anche tantissime attività secondarie che arricchiscono enormemente un’esperienza primaria neanche così lunga. Buona anche la varietà, considerato come suddetti compiti si divideranno in salvataggi di ostaggi, recupero di materiali ed equipaggiamento raro e addirittura mini-missioni di investigazione, con tracce da seguire e misteri da risolvere.

3 Patriottismo

Ovviamente, il cuore dell’esperienza – se non la parte più divertente – è il puro e semplice omicidio. Per quanto questa frase possa in futuro essere utilizzata contro di noi, non si può negare come Sniper: Ghost Warrior 3 dia il meglio di sé quando si imbraccia un’arma e si dispensa un po’ di sano (ed esagerato) patriottismo. Nonostante il protagonista possa sbizzarrirsi con mitragliatrici, mine, granate e pistole, la sua – e la nostra – arma preferita resterà perennemente il fucile da cecchino. Da un gioco con questo nome, dopotutto, potevamo aspettarci altro?

Il sistema balistico punta al realismo più assoluto, con proiettili capaci di calcolare con efficienza forza di gravità, distanza, direzione del vento o consistenza dei materiali contro cui vanno a impattare. Appostarsi nelle zone rurali, lontani da occhi indiscreti, è così conveniente che, ben presto, è proprio questa sua principale forza a mettere a nudo i difetti di progettazione più grossi, in primis il mancato equilibro tra i vari strumenti in dotazione.

Nonostante il protagonista possa sbizzarrirsi con mitragliatrici, mine, granate e pistole, la sua – e la nostra – arma preferita resterà perennemente il fucile da cecchino.

Come abbiamo detto in precedenza, il negozio ci permetterà di portare con noi un’infinità di equipaggiamenti bellici, ma alla fine della fiera ci si ritrova sempre e comunque a utilizzare la soluzione più comoda e classica. Noi, ad esempio, abbiamo finito l’intera campagna senza mai abbandonare il fido fucile da cecchino, neanche una volta. Anche a difficoltà media, dopotutto, ci si ritrova a cadere di fronte al fuoco nemico già dopo una sola manciata di colpi, ed è anche questo a scoraggiare qualunque approccio più diretto.

Un sistema di abilità acquistabili riesce comunque a dare un senso a tutta quell’esplorazione opzionale, pur non risultando chissà quanto vitale ai fini della sopravvivenza. In fin dei conti, ci si ritrova ben presto a diventare delle vere e proprie divinità intoccabili, fin troppo superiori a delle forze nemiche che hanno ben poca possibilità di controbattere, soprattutto se a centinaia di metri di distanza. E nonostante la sensazione di impersonare un angelo della morte sia appagante come non mai, non si può soprassedere su lacune progettuali capaci di rendere il tutto morbosamente semplice già a un’ora dal prologo.

Ed è davvero un peccato, perché a parte alcune meccaniche – come il drone radiocomandato o le varie aree di “parkour” – non ci si ritrova a sfruttare quasi nessuna delle numerose possibilità offerte, come se le missioni non fossero state progettate tenendo conto del mondo di gioco o delle varie meccaniche.

Ovviamente, lo stesso discorso non vale per le difficoltà più elevate, per gli incarichi secondari più complessi o per la modalità che nasconde completamente l’interfaccia e ogni eventuale aiuto quando si prende la mira. Sarebbe questo in realtà il modo corretto di godere di Ghost Warrior 3 ma, ironicamente, la linea d’apprendimento eccessivamente ripida non ci permette di consigliarlo a occhi chiusi.

Tecnicamente, siamo di fronte a un buon prodotto. I (pochi) filmati sono ben girati, la mappa abbastanza vasta e il motore grafico estremamente solido. Certo, parliamo comunque di un certo CryEngine, che non è proprio l’ultimo arrivato sul mercato, anche se il prodotto non riesce affatto a raggiungere le vette d’eccellenza di altri suoi colleghi che l’hanno usato in passato.

Un po’ come il predecessore, infatti, questo terzo capitolo mostra il fianco a numerose ingenuità di programmazione e, ora come ora, ci sono glitch grafici più o meno marcati un po’ ovunque. I caricamenti, poi, sono insalvabili: nonostante il viaggio rapido sia quasi immediato, il primo avvio – o il cambio mappa – richiede addirittura dai tre ai quattro minuti d’attesa.

4 In conclusione

Sniper: Ghost Warrior 3 è indubbiamente un grosso passo in avanti rispetto ai predecessori, ma pur aprendo nuovi spiragli su una saga fino a pochi anni fa data per morta, non riesce ancora a convincere appieno. La trama cattura a momenti alterni, mentre il gameplay appagante e realistico è fin troppo spesso accompagnato da uno squilibrio che rende un singolo approccio molto più conveniente di mille altri.

Sia chiaro, non ne esce mai un gioco totalmente appiattito. Pur con le sue ingenuità di gameplay, questo terzo capitolo riesce a sorprendere per cura – soprattutto militare – e a tratti addirittura varietà. Nonostante una campagna primaria non lunghissima, i numerosi incarichi secondari riescono come minimo a raddoppiare il conteggio di ore finali, mentre il mondo di gioco risulta sempre affascinante e pregno di atmosfera, ben suddiviso in zone ostili e villaggi invece più civilizzati.

La deriva open-world lo mette magari nella scomoda posizione di farsi paragonare a giochi simili ma di tutt’altra caratura – Far Cry in primis – ma nonostante alcune idee fin troppo abbozzate e una personalità non sempre spiccata, è riuscito a intrattenerci dall’inizio alla fine pur senza mostrare chissà quante pretese.

Certo, non sarà la rivoluzione che qualcuno poteva aspettarsi visto il budget più corposo alle spalle, ma è indubbiamente un nuovo, luminosissimo inizio per una saga che ha iniziato a mostrare le unghie forse un po’ troppo in ritardo. O almeno si spera.

SNIPER GHOST WARRIOR 3 Gameplay Trailer (Gamescom 2016)

RASSEGNA PANORAMICA
Voto
7.5
sniper-ghost-warrior-3-recensione<b>PRO</b><br> Un mondo vasto e pieno di approcci da provare <br> Sistema di mira realistico e stracolmo di variabili <br> Molti compiti secondari con cui allungare la campagna di base <br> <b>CONTRO</b><br> L'approccio da cecchino è così conveniente che ci si dimentica di ogni altra possibilità <br> La trama poteva essere più incisiva <br> Molti difetti tecnici

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