Sora 2 e l’alba del relativismo mediatico assoluto

editoriale sora 2 OpenAI Intelligenza Artificiale

OpenAI Sora 2 non è che l’ultima arrivata tra le forme più gettonate di Intelligenza Artificiale, ma il suo impatto sulla nostra quotidianità è già diventato così tangibile da alimentare un nuovo, delicato dibattito circa le conseguenze che il suo utilizzo potrebbe determinare sulla globale percezione della realtà. Analogamente a quanto accaduto un po’ di tempo fa con i “vecchi” deepfake, emergono peraltro criticità di ordine etico, specialmente quando personaggi pubblici, vivi o defunti che siano, divengono oggetto di video diffusi sul web senza alcuna autorizzazione da parte dei diretti interessati e dei rispettivi eredi. Come facile intuire, il fulcro del problema risiede nella straordinaria qualità dei filmati: diversamente da quanto visto in precedenza, i contenuti generati attraverso Sora 2 sono dei veri e propri spaccati di realtà sinteticache, agli occhi dei più, risultano spesso indistinguibili da ideali controparti autentiche. Fin quando i video in questione propongono scenari palesemente iperbolici, si sarebbe tentati di circoscrivere ogni perplessità al campo dei diritti di immagine e liquidare le recenti “resurrezioni” di Michael Jackson, Stephen Hawking e la Regina Elisabetta II come discutibili esumazioni surrealiste. Nel momento in cui detto strumento dovesse essere tuttavia utilizzato per alterare dichiarazioni rilasciate da Capi di Stato ed altre autorità affini, la questione assumerebbe però connotati ben più preoccupanti.

E già, perché Sora 2 non offre la sola opportunità di imitare il mondo reale, ma anche e soprattutto le risorse per riscriverne la Storia, che sia essa moderna o contemporanea. Attraverso poche righe di prompt, ognuno di noi potrebbe, in effetti, evocare un passato che non sia mai esistito, attribuire a chiunque atteggiamenti compromettenti, fabbricare prove volte a legittimare teorie negazioniste e scombussolare la narrazione delle crisi attuali determinando conseguenze inimmaginabili sulla tenuta degli equilibri sociali. Di fronte a questi timori, in tanti minimizzano evocando la fin troppo ottimistica suggestione che vede il pubblico in grado distinguere la realtà dalla finzione, eppure trent’anni di web, photoshop e social network paiono attestare l’esatto contrario. Checché se ne dica, ancora oggi “vedere è credere” per milioni di persone e il lorovoto vanta una rilevanza notevole sugli orientamenti politici, sociali ed economici del pianeta. Nel momento in cui uno strumento così potente viene gettato nella mischia senza prestare alcuna attenzione ai possibili effetti collaterali, la faccenda deve pertanto sollevare interrogativi seri: come reagirà, ad esempio, l’uomo comune di fronte ad una realtà in cui niente è oggettivamente vero, ma tutto è soggettivamente verosimile? Al momento, nessuno può dircelo, ma ciò non significa che ci si possa concedere il lusso di affrontare il problema solo quando si presenterà davvero. La minaccia che incombe non presenta, difatti, carattere esclusivamente tecnologico, ma addirittura ontologico: stiamo parlando, in parole povere, del probabile inizio di un’Era di Relativismo Mediatico Assoluto, in cui ogni singolo essere umano potrebbe discernere il vero dal falso con la stessa leggerezza che lo spinge a scegliere uno snack rispetto a un altro. Nella distorta dinamica dell’incertezza, eventi storici come l’Olocausto e l’Apartheid correrebbero, a quel punto, il rischio di trasformarsi in miti del tutto opinabili e figure storiche quali Nelson Mandela, Adolf Hitler, Josif Stalin e il Mahatma Gandhi potrebbero arrivare a scambiarsi di ruolo. Esagerazioni da insensato allarmismo dite? Speriamo di sì, tuttavia nessuno può negare che la verità sia un concetto assai fragile e che determinati media hanno permesso a tanti di manipolarla molti anni prima che l’informazione generalista “scoprisse” l’esistenza delle IA. Appurato che siano bastate le farneticazioni di pochi blogger per rimettere in discussione fatti accertati come la fisica newtoniana, la natura geoide del nostro mondo o l’impatto dell’inquinamento sul nostro sistema climatico, proviamo dunque a immaginare cosa arriverà a credere la gente quando le performance di Sora 2 diverranno ancora più convincenti! Giusto in proposito, vale la pena sottolineare che ci troviamo solo all’inizio di un processo evolutivo costante che macinerà upgrade a ritmo semestrale. Se ne deduce che resti davvero poco tempo per scongiurare gli effetti più gravi della deriva culturale che va delineandosi all’orizzonte. Ci trovassimo su un pianeta normale, le nazioni più industrializzate avrebbero già preparato un protocollo normativo severo e universalmente condiviso. Non c’è difatti bisogno di avvistare l’iceberg a occhio nudo per capire che occorra al più presto promulgare leggi che stabiliscano, senza zone grigie né limiti territoriali, ciò che possa o non possa essere realizzato tramite le intelligenze artificiali generative. Disgraziatamente, i segnali che giungono dai principali nuclei di potere restano confusi, contraddittori e inconcludenti. E questa non è certo una novità. Ogni qualvolta ci si sia trovati a fronteggiare l’avvento di nuovi strumenti mediatici in grado di alterare le forme di comunicazione, nonché i criteri di informazione e manipolazione della stessa, le classi dirigenti hanno del resto reagito tardivamente.

In termini di potenziale, l’avvento di Sora 2 e delle sue future declinazioni rischia in ogni caso di comportare sull’umanità ripercussioni persino maggiori di quelle determinate dall’entrata in scena di Internet e questo ci obbliga a riformulare ora, e non domani, il patto tra realtà, tecnologia e verità.

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