Sono trascorsi sette anni dall’ultima volta che abbiamo visto uno Star Ocean. Era infatti il 2009 quando su console old-gen vedeva la luce The Last Hope, quarto capitolo del franchise creato da tri-Ace e pubblicato da Square Enix che in Occidente è sempre passato un po’ in sordina. Fino a quando non mi venne assegnata questa recensione non avevo mai avuto l’occasione di giocare un episodio della serie, ed ero incuriosito da Star Ocean: Integrity and Faithlessness perché mi piacciono i jRPG e le storie di fantascienza. Peccato che la mia esperienza non sia stata positiva come me la sarei aspettata, trovandomi di fronte a un gioco piuttosto ridondante e un tantino piatto.
Il titolo racconta la storia di Fidel, un giovane spadaccino che vive in una città portuale non troppo lontana dalla capitale del suo regno. In seguito a un breve tutorial che introduce il giocatore alle meccaniche di gioco e dopo aver respinto l’attacco di alcuni banditi, il protagonista e la sua amica d’infanzia Miki si dirigono proprio verso la capitale per chiedere aiuto e prepararsi all’eventuale battaglia qualora i predoni fossero tornati a infastidire la loro cittadina. Nel corso del tragitto, i due assistono allo schianto di un’astronave aliena da cui spunta una misteriosa bambina, Relia, in grado di utilizzare poteri misteriosi in grado di fermare il tempo.
Le ambientazioni sono pittoresche e lo stampo dell’intera opera è tipicamente nipponico.
Da lì, la storia di Star Ocean: Integrity and Faithlessness viene guidata dal mistero dei poteri di Relia, con Fidel e Miki che si ritrovano coinvolti in una serie di eventi che li portano ad avere a che fare con il destino dell’universo intero. Lungo la strada si fa la conoscenza di un nobile cavaliere, un ricercatore (di magia) e due viaggiatori misteriosi, personaggi che danno sempre l’idea di non essere particolarmente approfonditi. Così, inseguito in un regno in guerra da nemici che possiedono armi mai viste nel mondo di Fidel, il party lotta per difendere la bambina e i poteri che possiede.
Nel complesso, la storia è un buon mix di fantasia e fantascienza della durata di 20/25 ore. Piuttosto poche per un jRPG: la longevità non è dunque uno dei punti di forza di Star Ocean: Integrity and Faithlessness e in Giappone parecchi utenti si sono lamentati per la sua scarsa durata. La trama è appesantita dalla quasi totale assenza di cutscene e ogni volta che si raggiunge punti in cui normalmente partirebbe un filmato, i personaggi cominciano a conversare senza interrompere la sequenza di gioco. Questo va a penalizzare il coinvolgimento, perché oltre all’epicità delle scene di intermezzo di cui si sente la mancanza (insomma, qualcuna in più non avrebbe guastato di certo!), ne risente anche la credibilità di un dibattito privo di espressioni facciali e animazioni. Tutto troppo statico, insomma.
I combattimenti di Star Ocean: Integrity and Faithlessness ricordano quelli degli ultimi Tales of.
Ad aggravare il problema è la possibilità di muoversi quando le conversazioni sono ancora in corso, per rimanere clamorosamente intrappolati all’interno di una barriera rosso incandescente che delinea i margini dell’area. I dialoghi non si possono skippare, a differenza delle rare cutscene in cui ci si imbatte. Fortuna che non è un grande problema, dal momento che difficilmente si assiste allo stesso dialogo più di una volta vista la bassa difficoltà complessiva degli scontri (salvo le boss battle in cui si deve proteggere l’obiettivo, quelle sì, non sono semplici).
Ma facciamo un passo indietro per parlare del sistema di combattimento in generale. Per quanto riguarda le meccaniche di base, Star Ocean: Integrity and Faithlessness ricorda molto uno qualsiasi dei più recenti capitoli della serie Tales of. Si controlla un personaggio in tempo reale (scontri puramente action, niente turni) con la possibilità di effettuare un attacco rapido e debole o lento e veloce, utilizzare tecniche e incantesimi. Il resto lo fanno i personaggi guidati da una CPU che non definirei particolarmente intelligente. Il giocatore può più o meno dire all’intelligenza artificiale alleata cosa fare grazie ai “ruoli”: per esempio, alcuni danno bonus quando un personaggio si difende, altri incrementano il danno contro tipi specifici di nemici. Quattro ruoli per ciascuno dei sette membri del party.
La storia è un buon mix di fantasia e fantascienza della durata di 20/25 ore.
Tuttavia, sebbene i ruoli siano di vitale importanza per il gioco, non sono ordini del tutto completi per l’IA: non ce n’è nessuno, per esempio, che comanda al guaritore di stare alla distanza massima possibile dal boss di turno ed eventualmente spostarsi quando viene attaccato, piuttosto che rimanere lì impalato. Per questo, a volte sembra di giocare WoW con un gruppo di principianti senza microfono, incapaci di coordinarsi. Fortunatamente il giocatore può passare in tempo reale da un personaggio all’altro per prenderne il controllo grazie alle frecce direzionali, e questo è piuttosto utile negli scontri più impegnativi. Visivamente, ritengo che Star Ocean: Integrity and Faithlessness non sia male, sebbene avesse ampi margini di miglioramento. I modelli dei personaggi sono realizzati ottimamente, ma i volti sembrano generici e piatti. Gli effetti delle battaglie sono appariscenti, tuttavia si ha spesso la sensazione di essere davanti a un prodotto low-budget.
Mi hanno invece colpito positivamente le ambientazioni pittoresche e lo stampo tipicamente nipponico dell’intera opera, che trae ispirazione dagli anime giapponesi – sia per colori che per tratti distintivi. Tirando le somme, Star Ocean: Integrity and Faithlessness è un gioco senz’altro apprezzabile per tutti gli appassionati del genere, ma con carenze che pesano abbastanza sul prodotto finale. L’intelligenza artificiale ha parecchie falle, il gameplay alla lunga è ripetitivo e alcune scelte stilistiche, tipo quella dei dialoghi in-game, non permettono di vivere la storia nella sua pienezza. Coloro che sono fan di lunga data della serie, probabilmente, saranno entusiasti del nuovo titolo di tri-Ace ma la mia impressione – da neofita – non è del tutto positiva.