La Forza è sicuramente dalla parte di Respawn Entertaiment perché riuscire a risollevare le sorti videoludiche di una delle saghe più famose ma anche maledette del pianeta, è una sfida professionale non da poco. Già con il primo Star Wars: Jedi Fallen Order, Respawn ha fatto vedere quanto il team fosse abile nel creare un mondo di gioco brillante che ha fatto breccia nel cuore di tanti giocatori che non vedevano l’ora di poter sapere cosa sarebbe successo al giovane Cal Kestis. Nell’affrontare la scrittura di questa recensione di Star Wars Jedi: Survivor, ci siamo chiesti quanto Respawn abbia imparato dall’esperienza avuta con il primo loro capitolo e quanto siano cresciuti in maturità nel gestire questa particolare IP e il risultato è stato particolarmente soddisfacente.
La trama prende parzialmente spunto dalle vicende precedenti, partendo da Coruscant dove ritroviamo un Cal Kestis decisamente più maturo e sicuro di sé, alle prese con il suo arresto da cui si libererà con una ‘mossa Kansas City‘ degna di questo nome. Il giovane eroe è impiegato in una missione alla ricerca d’importanti informazioni per conto del gruppo ribelle di Saw Guerrera ma si ritroverà a far fronte a ben altri segreti riguardanti l’Ordine Jedi.
Il gruppo originario del primo Jedi: Fallen Order si è separato ma la sceneggiatura trova una quadra narrativa nel condurre a una reunion fatta a piccoli passi che abbraccia l’intero arco narrativo senza ricorrere ad arzigogolati stratagemmi. Anzi, la naturalezza con cui l’esplorazione e l’esposizione della trama si abbracciano, rendono il complesso narrativo ben gestito e competente. A maggior ragione alla luce di quello che è il progetto “L’Alta Repubblica” messo in piedi da Disney e Lucasfilm che il team di Respawn ha inserito in Jedi: Survivor a piccole dosi senza sfociare nel caos narrativo.
L’unico punto criticabile dell’intero complesso di trama è il personaggio di Dagan Gera, l’antagonista per eccellenza, che sembra parzialmente alieno rispetto alle vicende di questo Jedi: Survivor proprio per il suo collegamento a L’Alta Repubblica e alle vicissitudini ad essa connesse che, se non approfondite, potrebbe restare un nemico con motivazioni piuttosto banali o risibili.
Come detto in precedenza, la narrazione e l’esplorazione vanno di pari passo sia da un punto di vista macroscopico con l’approcciarsi dei vari pianeti sia dal punto di vista microscopico con la mera scoperta delle mappe di gioco: cutscene, scansioni, collezionabili e missioni secondarie compongono una fitta ragnatela di fonti di informazioni sul mondo di Jedi: Survivor piuttosto corposo e soddisfacente che offre molti spunti per deviare dalla strada principale. Anche i personaggi trovano un approfondimento degno di considerazione, a partire proprio da Cal Kestis che dovrà far fronte alle proprie esigenze di felicità rispetto al rigido codice Jedi. Nulla di particolarmente melenso ma questa nuova prospettiva non fa che dare consistenza intima al personaggio e ai rapporti che intercorrono tra i vari comprimari.
Anche i nemici, presentano una sfaccettatura personale che non li rende negativi perché è il ruolo che gli viene assegnato d’ufficio ma aggiunge un livello di verosimiglianza apprezzabile. Il comparto artistico si riverbera soprattutto nella caratterizzazione dell’environment dei vari pianeti e molto spesso offrono scorci di bellezza aliena di tutto rispetto, sebbene alcune animazioni facciali non siano del tutto convincenti.
In realtà, le novità più importanti si ravvisano nel gameplay che si arricchisce di un’offerta ludica più ampia e da un level design più complesso e ragionato. In Jedi: Fallen Order, il team di sviluppo aveva compiuto un lavoro di rielaborazione del combat system che prendeva spunto da quanto fatto in Sekiro riuscendo a creare un’amalgama che offriva sfida ma anche una coesione con la natura Jedi del protagonista. Questa base ludica resta immutata ma espande le possibilità di combattimento con l’inserimento degli stili, legati al rinnovato ventaglio di armi utilizzabili: oltre all’iconica spada Jedi, il gioco mette a disposizione la doppia lama, doppie spade, blaster e uno spadone pesante chiamato “Guardia Incrociata“, alle quali vengono conferite specifiche caratteristiche in termini di efficacia, tempi di animazione e utilità.
Un complesso che consente al giocatore di piegare il combat system alle proprie preferenze e inserisce una velata componente strategica nell’uso delle armi, quest’ultima viene approfondita anche con il limite dell’equipaggiabilità delle stesse: il giocatore può selezionare solo due armi per volta e può cambiarle solo presso i punti di meditazione o nei banchi da lavoro.
Sebbene abbiamo apprezzato questo nuovo assetto, in realtà diventa essenziale solo a difficoltà più elevate perché a difficoltà normale, lo switch, diventa più una possibilità in mano al giocatore piuttosto che una necessità strutturale del gioco. Un pecca che, in realtà, si rivela essere uno strumento di bilanciamento sistemico ma che non spinge a scoprire le potenzialità di un rinnovato sistema di combattimento anche per chi non vuole giocare a livelli elevati di difficoltà.
Di pari passo, il gioco amplia l’offerta di abilità sbloccabili che vengono riunite in tre macro blocchi: Difesa, Spada Laser e Forza. Ed è proprio la seconda voce quella che riunisce la gestione degli stili d’arma con sezioni dedicate facilmente consultabili e si arricchisce di mini clip video esplicativi degli effetti. A questo si deve aggiungere l’inserimento dei “Benefici“, ovvero, dei perk permanenti che possono essere equipaggiati in base alle necessità e che conferiscono vantaggi di vario genere come maggior difesa, maggior guadagno di punti esperienza o più PV.
Il sistema di combo attacco più Forza resta una caratteristica fondamentale del combat system e veicola una godibilità ludica di tutto rispetto che si arricchisce di animazioni Jedi-style più fluide. Il parterre di nemici non è particolarmente ampio, anche alla luce dei paletti creativi che l’IP impone, ma la composizione delle orde offre una sfida interessante, varia e bilanciata che necessita sempre un’attenzione alle mosse da compiere prima di affrontarle.
L’elemento che ci ha colpito di più è il riassetto del level design, tant’è, che il team di sviluppo ha scelto di opzionare gli stilemi dell’open map per compiere un lavoro di gestione dello spazio di gioco più accurato rispetto a quanto fatto in Jedi: Fallen Order. In particolare, la conduzione del backtraking è più affinato grazie a soluzioni come shortcut o il conferimento di particolari abilità che spingono il giocatore a un apparente avanzamento del percorso da compiere ma che, in realtà, è un tornare indietro al punto di partenza senza avere la sensazione di ripercorrere i propri passi del capitolo precedente.
In generale, Respawn ha compiuto un ottimo lavoro sull’elemento metroidvania che caratterizzava Fallen Order, ponendo una particolare attenzione sulla costruzione dell’esplorazione e della gestione della progressione di assoluto rispetto come l’acquisizione del rampino o l’espansione delle abilità di BD-1 che aprono nuove vie di attraversamento e, al contempo, offrono bit ludici come la risoluzione di enigmi ambientali ad hoc che garantiscono una freschezza nell’avanzamento della quest, sempre rinnovata.
Anche il compendio di attività secondarie, offre spunti di tranquillità come il seminare piante e fiori nel proprio orto personale presso la locanda Pyloon o lo scegliere il proprio look nel mentre si sceglie di salvare un gruppo di minatori dispersi. Durante la nostra prova su PS5 non siamo incappati in particolari problemi tecnici ma, alla luce delle analisi fatte da siti specializzati, vi consigliamo di restare aggiornati sulle patch migliorative che Respawn sta pubblicando per migliorare le prestazioni tecniche del gioco.
Star Wars Jedi: Survivor non fa che migliorare la formula che Respawn aveva messo in opera con il precedente capitolo. Quelli che erano i difetti maggiori di quest’ultimo come la gestione del backtraking sono stati ripensati e superati con grande mestiere. Anche il combat system si è evoluto conferendo maggiore personalizzazione da parte del giocatore, ma avremmo preferito una maggiore implementazione strutturale delle novità che le rendessero necessarie anche a difficoltà meno impegnative. Al netto di un comparto artistico di tutto rispetto, abbiamo trovato non allo stesso livello le animazioni facciali che animano le tante cutscene presenti. In conclusione, troviamo Star Wars Jedi: Survivor un ottimo titolo che piacerà sia ai fan della storica saga ma anche a coloro che hanno già apprezzato il lavoro compiuto da Respawn.