Terra Nil: come un giardino zen ‘portatile’. Recensione – Nintendo Switch

Salva anche tu il pianeta.

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Terra Nil è in circolazione già da diversi mesi. Uscito a marzo su PC e smartphone Android e iOS (come parte dell’abbonamento Netflix), il gioco pubblicato da Devolver Digital è arrivato su Nintendo Switch a metà dicembre. Abbiamo dunque pensato di fare un’occhiata e scoprire come il titolo si comporti sulla console di Kyoto. Una piccola anticipazione, non proprio tutto è stato ‘rose e fiori’.

Terra Nil si pone la domanda del millennio: come possiamo salvare il pianeta?

Come probabilmente saprete – se avete già giocato o letto qualcosa al riguardo – Terra Nil prova a ‘sovvertire’ il concetto di city builder. Questo, però, avviene solo di facciata dato che per risolvere i vari scenari è necessario avvalersi di strutture e macchinari, costruire veicoli e piccole infrastrutture per poi riciclare tutto una volta che l’opera di bonifica sarà giunta al termine. Quando avremo ripristinato l’ambiente sulla mappa, potremo salire a bordo della nostra aeronave e procedere verso la destinazione successiva lasciando intatto l’ecosistema che abbiamo contribuito a far rifiorire.

Come ogni ‘qualcosa’ builder che si rispetti, anche Terra Nil è caratterizzato da una forte componente gestionale e strategica la cui pervasività è decisa dal livello di difficoltà che andremo a decidere all’inizio della nostra esperienza. Oltre ai tre livelli di difficoltà – dei preset – è possibile selezionarne anche uno custom che ci permetterà di personalizzare diversi parametri come le risorse disponibili inizialmente. Esattamente come anche descritto in basso, il consiglio è di effettuare una prima run a difficoltà “giardiniere” così da farsi una idea dei meccanismi in gioco.

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Come funziona Terra Nil?

Una run standard prevede la bonifica di ambienti diversi pensati come a difficoltà crescente. I vari ambienti non sono accessibili finché non è stato completato il precedente. Per ritenersi soddisfatti al 100% bisognerà prima completare i quattro ambienti iniziali: valle pluviale, isola tropicale, ghiacciaio vulcanico e città sommersa.

Questo ci permetterà di accedere alle quattro versioni alternative degli stessi ambienti. Ovviamente, anche in questo caso la complessità della sfida andrà a crescere regione per regione.

Ogni risorsa è importante

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La città sommersa metterà alla prova le nostre capacità di pianificazione fin dal primo istante.

Come accennato in apertura, ci troveremo di fronte a un gioco di tipo gestionale. Per avviare la nostra opera di bonifica sarà necessario costruire e installare delle strutture sul suolo (pale eoliche, irrigatori, serbatoi d’acqua). Ognuna delle strutture avrà un costo espresso in ‘risorse’ e rappresentato da foglie.

La quantità di risorse in nostro possesso verrà rimpolpata nel corso della bonifica: maggiore l’efficacia dell’elemento che stiamo per piazzare, maggiore la quantità di risorse che recupereremo. Sarà il gioco stesso ad anticiparci in maniera abbastanza chiara se la mossa che stiamo per fare è o meno conveniente.

La pianificazione è essenziale. Terra Nil permette di avere ripensamenti solo sull’ultima mossa effettuata. Se a metà ripristino di una regione vi doveste rendere conto di aver fatto un pastrocchio potreste essere costretti a riavviare la bonifica, specie alle difficoltà più avanzate quando i vari strumenti prosciugheranno sensibilmente le vostre risorse e l’ambiente sarà avaro nel restituirvele.

Piazzare un depuratore in un’area già bonificata sarà un vero e proprio spreco, sacrificare terreno sano per permettere a un escavatore di aprire un altro corso d’acqua potrebbe invece essere un investimento per le fasi successive. Le mappe vengono generate in maniera del tutto casuale, dunque sarà necessario adattarsi al contesto che ci si troverà davanti.

Bonificare, ripristinare, ripartire lasciando tutto pulito.

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A proposito di fasi: ogni regione segue sempre lo stesso iter. Una prima fase prevede la bonifica del terreno e delle acque. Successivamente vengono introdotti gli elementi utili per la creazione di nuovi biomi. Una volta raggiunto un equilibrio, il gioco ci chiederà di individuare le specie animali che siamo riusciti a reintrodurre nell’ambiente, riciclare le strutture che abbiamo costruito e alzare i tacchi per andare alla mappa successiva.

Proprio in queste fasi finali però potrebbe essere necessario inquinare un po’ prima di procedere alla pulizia definitiva. Tutto dipende dalla dimestichezza con gli strumenti che ci vengono messi a disposizione. Piazzare una pala eolica troppo lontana da un corso d’acqua nelle prime fasi della bonifica potrebbe tradursi nella necessità di scavare un solco che permetta al nostro drone di riciclaggio di raggiungere gli angoli più remoti della mappa.

Onde evitare di installare un bioma su un ecosistema non stabile, il gioco ci impone di terminare la fase di bonifica prima di lasciarci accedere alla successiva, terminata la quale si può procedere a quelle ulteriori. Allo sblocco di ogni fase ci vengono forniti gli strumenti adatti per il ripristino definitivo dell’ambiente che culminerà poi con la fase di riciclaggio.

Non lasciare dietro te alcuna traccia del tuo passaggio

Attraverso silos, monorotaie e droni di recupero bisognerà disinstallare le nostre strutture. Tali strumenti hanno un raggio d’azione limitato, è dunque necessario pianificare il loro posizionamento in maniera intelligente.. I materiali recuperati vengono inviati direttamente alla nostra aeronave con la quale poi lasceremo la regione.

Come ulteriore livello di sfida, per ognuna delle regioni vengono indicati diversi obiettivi secondari che potremo raggiungere manipolando temperatura e umidità. Nessuno di questi obiettivi risulta fondamentale per la riuscita della bonifica, ma si tratta di extra utili per il completamento della mappa al 100%. Uno degli obiettivi però imprescindibili è il raggiungimento delle condizioni ideali per ottenere la pioggia (o la neve al polo). L’acqua piovana, infatti, purificherà automaticamente terreni e mari senza farvi spendere ulteriori risorse piazzando depuratori. Al contrario, vi aiuterà a generare risorse ulteriori da spendere. Insomma, un’alleata importantissima.

Terra Nil riesce a dare una certa soddisfazione al termine di ogni opera di bonifica

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Questa è quello che ritengo essere tra gli aspetti più importanti – se non il più importante – di tutta l’esperienza. Un gioco come Terra Nil, che fa della battaglia per l’ambiente il suo tema centrale, sensibilizzare sulla questione attraverso la sola esperienza ludica, senza necessità di narrazioni spesso pompose intrise di retorica più o meno spicciola, rappresenta uno dei meriti principali.

L’assenza di pipponi e paternali, insomma, potrebbe rendere potenzialmente Terra Nil uno dei migliori modi per veicolare questo tipo di messaggio. Con un po’ di fantasia si potrebbe pensare anche ad un impiego in ambito scolastico.

Il gioco, d’altronde, è stato eletto Most Innovative Games al Games for Change di New York la scorsa estate. Ai TGA di dicembre 2023, invece, ha ricevuto due nomination: “best mobile game” e “Games for impact”, quest’ultimo premio è poi andato a Tchia.

Per farla breve, Terra Nil ricompensa il giocatore mostrandogli immediatamente parte dell’impatto delle sue azioni sull’ambiente. Una serie di piccole azioni mirate che, alla fine, restituiscono uno scenario completamente diverso da quello che avevamo trovato. Da una landa sporca, spoglia e desolata a pianure verdi, mari azzurri, foreste e boschi lussureggianti che riempiono gli occhi.

Insomma, siamo ben lontani dalla strada intrapresa da Parallel Studio con Under the Waves. Pur con un intento simile, il gioco con protagonista Stan non ha saputo centrare l’obiettivo anche a causa di una storia inutilmente melensa e prevedibile. Punto in comune è però la partnership con una fondazione a tutela dell’ambiente. Se per il titolo prodotto da Quantic Dream Spotlight si è scelto Surfrider, Free Lives sceglie Endangered Wildlife Trust, una ONG sudafricana (Free Lives ha sede a Città del Capo) dedita alla conservazione dell’ambiente e della fauna in pericolo.

Gli sviluppatori hanno promesso di donare l’8% dei ricavi ottenuti tramite Steam. Poco tempo dopo l’uscita, una prima donazione da 95.000 dollari è stata annunciata sul blog della community di Steam. Terra Nil è anche una foresta su Tree Nation (piattaforma simile a Treedom)

Nintendo Switch, un ambiente ideale ma solo a metà

Pur non trattandosi di un gioco particolarmente esoso in termini di richieste di sistema – almeno su PC – non possiamo fare a meno di segnalare alcuni problemi riscontrati su Nintendo Switch utilizzata principalmente in modalità handled. Oltre ai prevedibilmente ‘lunghi’ tempi di caricamento per le mappe (comunque qualche secondo), abbiamo riscontrato di tanto in tanto qualche bug che ci ha imposto di ricaricare una mappa e cominciare la bonifica da principio. L’avvenimento è successo in una fase di vero e proprio stress test, quando cioè abbiamo inserito una serie di input in rapida sequenza per vedere come il software si sarebbe comportato nella gestione dei comandi.

A frustrare tutta la nostra esperienza, però, ci hanno pensato i controlli, mal calibrati a nostro avviso. Allo stick sinistro è stato demandato il compito di muovere la telecamera sul terreno di gioco, allo stick destro, invece, di evidenziare gli elementi di interesse sulla stessa mappa, il cursore insomma. Tutto molto bello se quest’ultimo comando non fosse estremamente impreciso.

Spesso il cursore andava inspiegabilmente a finire molto lontano dal nostro campo visivo, costringendoci a esplorare i dintorni con la telecamera per accertarsi della sua posizione. A tal proposito, anche qui una nota dolente. Il comando affidato alla mano mancina, infatti, gestisce non solo la telecamera, ma anche il cursore in contemporanea! Per essere più precisi, muovendo lentamente lo stick sinistro si muoverà solo la visuale, muovendolo velocemente insieme alla telecamera si sposterà anche il cursore ma senza una vera e propria precisione. Questo ci ha fatto parecchio rimpiangere l’impiego di mouse e tastiera.

Che si tratti di un gioco nato per essere goduto principalmente su mobile si nota eccome. Non solo la grafica semplice – ma al tempo stesso ricca di dettagli soddisfacenti – ma anche gli elementi di UI sembrano pensati per essere fruiti principalmente attraverso schermi piccoli. Il vantaggio degli smartphone, però, è che è possibile interagire con gli elementi dell’interfaccia attraverso il touchscreen, possibilità qui inspiegabilmente negata (ho provato con Switch Lite).

In conclusione: Terra Nil ha tanto potenziale

Comandi un po’ farraginosi e qualche rallentamento ci portano a frenare l’entusiasmo. Ci teniamo però a sottolineare gli aspetti che abbiamo trovato importanti: attraverso un gameplay tutto sommato intuitivo (e dove non lo fosse, sopperisce una pratica ‘guida’) con un livello di sfida dinamico e un sistema di gratificazione sia sul breve che sul lungo termine (nei tempi della partita, chiaro), il titolo di Free Lives ha tutte le carte in regola per rivolgersi a un pubblico eterogeneo e trasversale e di essere godibile in tante situazioni diverse adattando la difficoltà di gioco.

La sensazione sarà quella di avere per le mani il corrispettivo di un vero e proprio giardino Zen videoludico con la possibilità, alla fine di ogni bonifica, di godere il risultato del proprio lavoro e avere così la soddisfazione di sapere che le nostre scelte hanno fatto la differenza. Come nei dipinti di Bob Ross, siamo noi a decidere cosa e come creare.

RASSEGNA PANORAMICA
Voto
8
terra-nil-come-un-giardino-zen-portatile-recensione-nintendo-switchRecuperare aree desolate e restituire loro bellezza e vita. Questo è il concept alla base di Terra Nil. Il gioco di Free Lives prodotto da Devolver Digital mette nelle nostre mani un pianeta da salvare mentre stiamo comodamente seduti sul divano.