The Crew Motorfest: che piacevole sorpresa! Forza Horizon 5 ha il suo VERO rivale – Recensione PS5

The Crew Motorfest Recensione PS5

The Crew Motorfest è finalmente disponibile nei negozi e noi di Gametime abbiamo avuto modo di provarlo in anteprima, restando piacevolmente colpiti dalla nuova creazione di Ubisoft Ivory Tower. Il team ha infatti lavorato sodo per confezionare un nuovo capitolo, inizialmente concepito come espansione di The Crew 2, capace di alzare notevolmente il livello qualitativo della serie. The Crew Motorfest rappresenta infatti un percorso di crescita che il team ha intrapreso proprio dal secondo capitolo, partito in sordina ma cresciuto considerevolmente grazie a un supporto durato quasi 5 anni. Con Motorfest, Ubisoft ha spinto ancor di più sul’acceleratore, e il risultato non è solo un gioco capace di porsi come la miglior alternativa di Forza Horizon 5 per gli utenti PlayStation, ma anche a diventare un serio avversario di quest’ultimo sulla sua stessa piattaforma.

Premettiamo che sì, Ubisoft si è concessa qualche ispirazione dal titolo Playground Games, ma le ha poi integrate in una formula propria, arricchendola con una mappa di O’ahu che inevitabilmente rimanda all’iconico Test Drive Unlimited, una modalità online migliorata, un sistema di guida stravolto (in positivo) e un parco veicoli sconfinato, con ben 600 veicoli diversi che spaziano dalle JDM alle vetture classiche, passando per le moderne hypercar e addirittura auto ambitissime nel motorsport, senza contare poi moto, aerei e barche. Chiaramente questa recensione è basata su quello che a conti fatti è nulla più di un assaggio che The Crew Motorfest offrirà negli anni, vista la natura fortemente GAAS di quest’ultimo, di conseguenza il voto potrebbe non rispecchiare lo stato del gioco fra qualche mese sia in positivo che in negativo. In ogni caso, il piatto offerto da Ubisoft al momento è già sostanzioso e perfettamente valutabile, sia nei suoi grandi pregi che anche nei suoi difetti, alcuni tra l’altro storici e onestamente ingiustificabili nel 2023. Ma anche nel 2013, a dire il vero. E lo diciamo subito: il gioco è Always Online, dunque è obbligatoria la connessione a Internet per giocare. Finita questa premessa, possiamo proseguire con la recensione.

The Crew Motorfest Recensione PS5
The Crew Motorfest sa regalare scorci meravigliosi.

Detto questo, direi di partire dal più grande dei pregi di The Crew Motorfest, quello che più lo distacca dal suo predecessore: il modello di guida delle auto. E sì, menzioniamo solo le auto perché, a nostro modo di vedere, il resto dei veicoli (moto, aerei e barche) non hanno un feeling altrettanto efficace, con imbarcazioni e velivoli che probabilmente saranno usati più per esplorare le meraviglie dell’isola che per gareggiare effettivamente. Tornando alle quattro ruote, dimenticatevi assolutamente quelle auto leggerissime che erano presenti nei primi 2 capitoli. In Motorfest, se c’è una cosa che è stata accentuata molto, è proprio la pesantezza delle vetture. Questo aspetto lo si apprezza molto con vetture stradali non particolarmente spinte, dove dovremo prendere le giuste misure per fare la curva. Non è raro calcolare male il raggio di una curva o i tempi di frenata e finire in un burrone. Anche le sessioni di off-road sono ben riuscite, e dovremo avere auto apposite per andare su sterrato senza sbandare ad ogni affondo sul gas. Scordatevi di fare rally con una vettura da pista, insomma.

Ubisoft ha fatto un grande lavoro e i miglioramenti rispetto al passato sono tali che, onestamente parlando, nemmeno sembra di giocare effettivamente un The Crew. Il feeling col pad è delizioso e, a differenza di The Crew 2, anche con un volante si hanno ampi margini per divertirsi. Anche su questo aspetto, il team di Ubisoft Ivory Tower ha lavorato particolarmente e i miglioramenti rispetto al passato sono enormi su questo punto di vista, a patto però che regoliate a dovere il volante, perché le impostazioni base sono un po’ discutibili. Un consiglio è abbassare il valore Ammortizzatore.

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In ogni caso, ci troviamo di fronte quello che sicuramente è tra gli esponenti del genere arcade, capace di reggere senza problemi il confronto con un certo Forza Horizon 5. E direi che questo, da solo, testimonia la bontà del nuovo modello di guida. Ad impreziosire il piacere di guida è l’estrema cura realizzativa delle auto, modellate in maniera egregia sia negli esterni che negli interni e addirittura il sottoscocca, spesso trascurato dai team. La componente sonora è poi accattivante e nella maggior parte dei casi fedele alla realtà, anche se non nascondo di essermi stranito quando ho sentito una Red Bull RB18 (sì, quella che ha spezzato il cuore di tanti Ferraristi nel 2022) suonare come un V12 aspirato, o ancora una Porsche Taycan Turbo S con un suono da UFO.

Altrettanto notevole è il comparto grafico, caratterizzato da un ottimo livello di dettaglio e interazione ambientale con lo scenario. Il gioco è una gioia per gli occhi in ogni situazione, con colori vibranti (ma non esagerati) che risalteranno i paesaggi della bellissima O’ahu e delle sue città, sebbene queste ultime – per ovvi motivi – non sono appariscenti quanto le zone naturali. Purtroppo, il gioco presenta problemi di framerate nella modalità 60fps (che comunque rimane la più consigliata, viste le poche differenze con quella a 30fps) e si palesano di più quando siamo in prossimità di altre auto.

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The Crew Motorfest riprende il concetto di open world condiviso introdotto già con il primo capitolo, uscito nel 2014, portandoci in un mondo dove potremo trovare altri giocatori sfrecciare, volare o navigare lungo tutta la mappa. Potremo addirittura osservarli dall’alto nella mappa e vederli muoversi in tempo reale. Gli amanti del single player potranno però stare tranquilli. Motorfest è per ogni tipo di utente, anche per chi preferisce godersi gare in solitario contro le sole auto governate dalla IA, e sono davvero tante. L’intera “carriera” di The Crew Motorfest è infatti mossa dalle Playlist, eventi tematici che mirano a raccontare determinati aspetti della Car Culture. Si spazia da eventi incentrati sulla Porsche 911 ad eventi incentrati sul marchio Lamborghini, passando poi per gare dedicate al mondo dell’elettrico o delle vetture classiche. Non mancano anche collaborazioni di vario genere con diversi influencer quali Supercar Blondie, Donuts Media e il tuner Liberty Walk. Tutte queste Playlist non solo ci faranno scoprire un po’ di informazioni basilari sulle auto o sul marchio che stiamo guidando, ma ci daranno anche la possibilità di guidare alcune vetture esotiche e addirittura vincerne una una volta completate la playlist.

L’aspetto più interessante di questa modalità è però dettato da meccaniche di gameplay specifiche per ogni tipologia di evento. Ad esempio, alcune playlisti ci chiederanno di non danneggiare l’auto e vorranno una guida quanto più pulita possibile, pena decurtazione di crediti dal premio finale. Altre gare, come quelle con vetture classiche, saranno invece caratterizzate dall’assenza di qualsiasi aiuto alla guida e del GPS. Ci dovremo dunque orientare ‘a sentimento’. Nulla di particolarmente complesso, comunque. Non mancano poi eventi derapata, gare di accelerazione o addirittura touge strettissimi e anche discretamente impegnativi, almeno ad alte difficoltà. Infine, segnaliamo la presenza di gare dedicate a veicoli elettrici e veicoli da gara che avranno elementi strategici in più. Nelle prime dovremo percorrere delle corsie di ricarica per il nostro boost, mentre nelle gare con veicoli da competizione dovremo scegliere se e quando pittare e la scelta sarà vitale, perché una strategia errata può costarci la gara. Queste playlist saranno inoltre aggiornate nel tempo e ogni mese ne avremo sempre di diverse. Insomma, ce n’è davvero per tutti i gusti, tranne per chi… beh, sperava in un sistema di progressione un po’ più classico, con il giocatore che utilizza la propria auto (sia essa quella iniziale oppure una comprata al concessionario) per correre le gare e fare quattrini, invece di utilizzare quelle che il gioco ti dà in prestito durante gli eventi. Tornano anche le gare incentrate su imbarcazioni e aerei, anche se secondo noi non reggono il passo con le gare automobilistiche. Sono però veicoli perfetti per ammirare le bellezze paesaggistiche di The Crew Motorfest, e sono davvero tante.

Dopo aver solcato ogni strada, sentiero, fiume e cielo degli Stati Uniti D’America, Ubisoft ci ha portato nella splendida isola di O’ahu, replicata in scala e con qualche concessione poetica per renderla più giocosa. Non aspettatevi dunque la sconfinata mappa da oltre 1.600 chilometri quadrati di Test Drive Unlimited. La O’ahu di Ubisoft è sensibilmente più compatta, ma comunque discretamente grande e ricca di biomi: si andrà da distese aride a spiagge meravigliose, passando per foreste incontaminate, campi coltivati, canyon, zone urbane come Kalaeloa, Ewa e Honalulu, finendo con il percorrere le pendici del vulcano Wai‘anae, uno dei due vulcani (insieme a Ko’olau) che diede origine all’isola.

La mappa è di conseguenza variegata e ricca di strade che possono accontentare tutti. Cercate passi montani dove scatenare le vostre JDM? Li troverete, e non solo, avrete anche un evento a tema! Cercate invece posti dove scatenare i 1600cv della Bugatti Chiron Super Sport? O’Ahu è piena di strade con lunghi rettilinei e, volendo, potrete anche scatenarvi nell’aeroporto. Gli amanti dei rally potranno invece trovare il paradiso nelle diverse foreste e strade sterrate che circondano tutta l’isola. Inoltre, esplorando ci capiterà di imbatterci in delle casse nascoste contenenti pezzi di elaborazione per il nostro veicolo. Esse sono più o meno celate nella mappa e ci verranno segnalate con dei segnali sonori che cresceranno di intensità man mano che ci avvicineremo.

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Insomma, la fantasia è l’unico limite in questa situazione. Il tutto è compensato dai già citati eventi a tema che mirano a risaltare determinate zone della mappa e da diversi minigiochi di stampo ‘Forza Horizoniano’ quali Autovelox, slalom, drift e quant’altro. Non nascondo che effettivamente speravo in una rappresentazione meno scalata dell’isola di O’ahu e la sensazione di trovarsi “stretti” dopo aver passato anche poche ore sui precedenti The Crew si fa sentire. Si è un po’ perso il fascino del Coast to Coast che caratterizzava i primi due capitoli, ma il sacrificio è stato forse necessario per avere una mappa così curata sia nel level design che anche nel comparto grafico, sempre all’altezza e capace di regalare scorci grandiosi in ogni situazione.

Il fascino del girovagare per la mappa, però, non si è perso. Se c’è una cosa che The Crew Motorfest fa indiscutibilmente meglio di qualsiasi altro suo competitor moderno, almmeno su console, è proprio quel senso di tranquillità che ti dà girare in una mappa con un volante, complici svariate chicche come strade con una larghezza vicina a quella reale o animazioni dettagliate e quasi spontanee. Ammetto di essermi trovato spiazzato quando ho visto che il pilota muoveva lo sterzo con i gradi giusti, invece di fermarsi ai canonici 90° di altri titoli. Ancora più spiazzante è stato però vedere il mio pilota sistemare lo specchietto retrovisore, purtroppo opaco e di fatto inutile, o addirittura appoggiare il proprio braccio sul finestrino.

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Non è dunque solo bello correre in The Crew Motorfest, ma anche rilassarsi e far finta di guidare una Ferrari in un paradiso tropicale, o con una Chevrolet Impala rigorosamente nera con Carry on Wayward Son eseguito in sottofondo su Spotify. Da bambino credo ci sarei andato matto, ma anche ora non nascondo di godermi il viaggio tra un evento e l’altro, tanto che il sistema di teletrasporto rapido mi è stato pressoché inutile. E credo che quando un gioco di guida open world riesca a fare questo, ossia invogliarti a girovagare per una mappa, allora significa che ci si trova di fronte a un gran gioco di guida open world. Ripetiamo solo che il rammarico di non avere una mappa anche in scala 1:2 rispetto all’isola reale c’è.

Ivory Tower ha pensato anche agli amanti del multiplayer, proponendo modalità competitive sia per gli amanti del PVP che per chi ama il PVE, necessarie per salire di ranking e ottenere determinati premi. Si parte dalla Summit Contest, l’apice di del concetto di Playlist. Essa altro non è che una competizione PVE settimanale composta da 9 attività incentrate sempre su un unico tema, ma che presenterà delle restrizioni particolari. Il PVP sarà invece dettato da modalità quali Grand Race e Demolition Royale. La prima è considerabile un vero e proprio Triathlon portato all’estremo. Si tratta infatti di una modalità da ben 28 giocatori dove dovremo competere in gare dalla lunghezza variabile e dove avremo modo di guidare diverse tipologie di veicolo… nella stessa gara. Al passaggio di determinati checkpoint, infatti, cambieremo la nostra auto, creando situazioni piuttosto caotiche e al tempo stesso esilaranti.

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Demolition Royale è invece una modalità a 32 giocatori divisi in 8 squadre e che di fatto fa il verso ai vari Battle Royale, con tanto di mappa che si rimpicciolisce ogni 5 minuti di gioco. La Demolition Royale inizierà con noi che, da un aereo, dovremo scegliere un punto di atterraggio. Una volta fatto questo, dovremo scegliere quali potenziamenti prendere, evitare le eventuali trappole e scegliere la nostra tattica di gioco insieme al resto della squadra. In questa modalità ci sarà una preda e un predatore, starà poi al giocatore scegliere se vale la pena affrontare un altro giocatore. Nel corso della partita avremo modo di raccogliere varie medaglie sparse che andranno a riempire il nostro indicatore Ultimate. Una volta riempito, otterremo un Monster Truck con cui travolgere gli avversari e vincere il match. Insomma, sono modalità capaci di regalare ore e ore di divertimento, e la loro variabilità aiuta a non renderle ripetitive sin da subito. L’ultima modalità che influenzerà il nostro rating sarà la Cuustom Show, dove dovremo sfoggiare i nsotri veicoli. Le 10 auto più votate dai giocatori saranno visualizzate sul podio principale e ogni settimana il tema cambierà.

Purtroppo, come dicevamo, The Crew Motorfest ha tanti pregi grossi, ma anche dei difetti ingiustificabili e delle scelte di design discutibili. No, le tanto chiacchierate microtransazioni non sono tra quelle. Ho guadagnato 800.000 Bucks in un paio di ore di gioco dove tutto ho fatto tranne che ripetere gare per fare crediti. Tornando ai difetti, quelli veri, nonostante siamo nel 2023, The Crew Motorfest continua ad avere gli specchietti retrovisori appannati e questa cosa, a metà della nuova generazione, fa legittimamente arrabbiare, soprattutto quando trovi questo difetto in auto che a mani basse sono tra le più dettagliate nell’intero medium. A naso direi che solo Gran Turismo gli è superiore, e scusate se è poco. Però, appunto, questo stacco è impossibile da mandar giù se si gioca con visuale interna, visuale che tra l’altro presenta la tanto bramata rotazione completa del volante. Non è solo una bruttura grafica, ma anche un impedimento nel gameplay. Certo, possiamo capire il posizionamento degli avversari basandoci sui fari, ma non è la stessa cosa.

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Impossibile non segnalare inoltre la presenza di qualche bug che impedisce il completamento delle sfide playlist o di gare di playlist che sono un po’ tarate verso l’alto con la difficoltà, complice una IA che sembra non subire gli svantaggi di noi giocatori. Anche l’online non è esente da qualche errore di gioventù, con la modalità Grand Race che necessita urgentemente di un sistema di Ghosting che si attiva superato un certo delta di velocità. Capita troppo spesso di trovarsi davanti auto ferme e l’incidente è inevitabile.

Come nei precedenti capitoli, The Crew Motorfest ha un sistema di tuning prestazionale basato su componenti da vincere e che, ancora una volta, continua ad essere stranamente limitato. Anche in Motorfest, ad esempio, sarà impossibile alleggerire la propria auto. L’aspetto peggiore è però non avere una chiara idea di cosa si sta montando, complice dei disegni non proprio intuiti (soprattutto sugli pneumatici). Una pecca non trascurabile e che stona molto con quello che invece è tra i migliori tuning estetici sul mercato, con una varietà di componenti per auto che è sconfinata e che spazia dalle tamarrate più improponibili alla modifica più sportiva e “essenziale” e un buon editor livree, senza contare che attualmente è l’unico Tripla A che ti permette di scegliere il modello di cerchione di serie sulla propria auto. Insomma, le modifiche estetiche sono tantissime, peccato che tutto sia rovinato da un sistema di potenziamento che necessita quantomeno di un ritocco.

The Crew Motorfest Recensione PS5

In conclusione, The Crew Motorfest è sicuramente stata una graditissima sorpresa, e già ora è un pericoloso rivale per Forza Horizon 5, e allo stato attuale non saprei quale definire migliore in senso assoluto, avendo entrambi grandi pregi ma anche brutti difetti. E no, anche con tutte le ispirazioni, avvenute anche a parti inverse tanto per cambiare, mi viene difficile considerare The Crew Motorfest come un banale clone di Forza Horizon. Il titolo Ubisoft Ivy Tower ha una sua anima, carattere e carisma, e c’è anche un pizzico di TDU. Deve solo crescere. Ivy Tower ha in mano un diamante, ma va sgrezzato esattamente come ha fatto Playground Games con il suo rivale. Il supporto post lancio sarà ora di vitale importanza per sfruttare il suo enorme potenziale, ma Ivy Tower si è dimostrata molto brava in questo. Si parte già da quest’anno comunque, con il pass Anno 1.

RASSEGNA PANORAMICA
Voto:
8.0
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