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The Last Guardian – Recensione

1 L’esclusiva PlayStation più attesa e rimandata di sempre approda finalmente nei negozi. Portandosi appresso un carico enorme di hype e di responsabilità. Saranno riusciti Ueda e il suo team a dimostrarsi all’altezza? Ve lo sveliamo nella nostra recensione di The Last Guardian!

Il 2007 è stato un anno segnato da uscite importanti in ambito videoludico, con titoli del calibro di Bioshock, Assassin’s Creed, Portal e The Witcher. L’epoca di PlayStation 3 e Xbox360 era appena entrata nel vivo. E World of Warcraft riceveva la sua prima attesissima espansione. In un clima di grande entusiasmo per la nuova generazione, Fumito Ueda e il suo team iniziavano lo sviluppo di The Last Guardian. Presentato alla stampa solo due anni dopo, nel 2009 durante E3, con un trailer che sarebbe rimasto così fortemente impresso nella testa e nel cuore degli appassionati, da tener viva in loro la speranza anche durante i tanti anni successivi… Che furono costellati di promesse, rinvii, silenzi, a fronte di un arrivo inizialmente previsto per il 2011. Al punto che dopo una rottura tra Ueda e Sony, che portò il primo ad andarsene dall’azienda, si pensò addirittura alla cancellazione del gioco. Per anni The Last Guardian uscì non solo dall’orbita degli eventi, ma anche dalla comunicazione in genere di PlayStation. Menzionarlo era diventato un tabù. Mi ricordo che quasi ogni anno, intervistando Jim Ryan, il capo globale del marketing PlayStation, gli chiedevo che fine avesse fatto questo gioco… E ogni volta lui sorrideva e cambiava argomento. Una volta mi disse “Sì lo so, vuoi sapere di The Last Guardian… Credimi un giorno arriverà!”, alimentando in me grandi speranze…

Quel giorno in realtà era ancora lontano. Ci sarebbe voluta un’altra generazione (e mezza) prima di arrivare al suo compimento.

The Last Guardian E’ un titolo troppo ambizioso e quindi per sua natura imperfetto

Se così si può definire. Perché The Last Guardian, non è – né avrebbe mai potuto essere – un’opera compiuta. E’ un titolo troppo ambizioso,  e quindi per sua natura imperfetto. E’ figlio di una ricerca esasperata di un ideale. Di sforzi immensi, di tensioni, di ambizioni e di delusioni. E questi sentimenti, così diversi, così in conflitto tra loro, permeano l’esperienza stessa di gioco. La rendono a tratti disomogenea e frammentaria, ma non per questo meno affascinante. The Last Guardian è un insieme di pezzi e idee ed elementi e grafica appartenenti ad epoche diverse e generazioni diverse. Amalgamati e fatti coesistere. E che alla fine acquisiscono un senso. Che non è per forza quello che noi gli vorremmo dare.

 

2 Una fantasia durata 7 anni

Ho giocato The Last Guardian in due occasioni prima di mettere le mani sul gioco finito. A giugno, durante E3. E poi un mese fa circa, durante l’evento di presentazione di PS4 Pro. Ho giocato alcune sequenze, tre in tutto, tra cui quella introduttiva. Quindi sapevo cosa aspettarmi. Conoscevo i punti di forza del gioco. E anche i suoi limiti più evidenti. Ma nonostante questo sono stato percorso da sensazioni forti e a tratti contrastanti, quando si è trattato di giocarci per davvero. In fondo sono passati 7 anni da quel 2009 ad E3… Cosa troverò? Come sarà? Sarà valso l’attesa? I miei quesiti erano gli stessi di tanti giocatori. Gli stessi di voi, che ora state leggendo queste mie parole e che presto potrete, a vostra volta, vivere la stessa esperienza.

E’ con emozione, quindi, ma anche con timore e con rispetto che ho premuto un tasto (sì proprio uno qualsiasi!) per immergermi, finalmente, nel mondo immaginato così faticosamente da Fumito Ueda e dal suo team.

L’ho giocato trattenendo il fiato e senza fermarmi. Tanta era stata l’attesa e tanta l’ansia di immergersi in un’opera così complessa e combattuta. Legata intimamente alla storia e alle vicende personali del suo creatore. Di cui avevo amato alla follia i precedenti (capo)lavori.

Ma l’ho fatto cercando di mantenere sempre un doveroso e prudente distacco. Separando hype e realtà, mentre assaporavo con gusto ogni istante di questa esperienza unicamente single player, ed esclusiva PlayStation 4.

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3 Nel mio sogno io volavo nell’oscurità

C’è uno strano specchio semisepolto per terra. In lontananza un vociare di bambini. Una mano si avvicina per raccoglierlo. Cambio scena. Un bambino si risveglia in una grotta. Non sa perché è lì. E né perché il suo corpo sia ricoperto di strani simboli. Accanto a lui c’è una bestia incatenata. Un’animale leggendario. Si tratta di un Trico. E’ ferito, spaventato ed arrabbiato. Voi dovrete guadagnarvi la sua fiducia. E insieme a lui scoprire i misteri di quel luogo e tornare alla libertà.

La voce narrante è quella del protagonista stesso, ormai anziano. Ma non sarete in grado di comprendere quel che vi dirà, se non attraverso i sottotitoli. Perché come al solito si esprimerà in un linguaggio sconosciuto e incomprensibile. Altro marchio di fabbrica dei giochi di Ueda. La storia si svolge dunque come un lungo flashback.

L’enfasi è sulla verticalità, con un approccio minimalista e Canoni stilistici che rimandano AI PRECEDENTI GIOCHI DI Ueda.

Si tratta di un’avventura e platform, con visuale in terza persona. Ma sarebbe ingiusto ridurlo a questo. The Last Guardian è innanzitutto una storia di amicizia e fiducia, tra due essere profondamente diversi. E poi un viaggio avventuroso tra le vestigia di un’antica civiltà.

Rimarrete letteralmente a bocca aperta la prima volta che, uscendo dalla caverna vedrete di fronte a voi le rovine colossali con torri altissime, mulini a vento (vi ricordano qualcosa?) e strutture in legno sospese su precipizi. Trovandovi a camminare lungo un cornicione sul fianco di una montagna, mentre Trico balzerà da un pinnacolo all’altro con agilità sorprendente. L’enfasi è sulla verticalità, con un approccio minimalista e canoni stilistici che rimandano direttamente ai titoli precedenti realizzati da Ueda.

4 Una storia di amicizia e di fiducia

Trico non è la bestia mangiauomini delle leggende. E’ una specie di grifone, che si muove con la grazia e l’agilità di un felino. Ueda stesso ha ammesso che l’animale che più lo ha ispirato, nella personalità, è il gatto.

Si tratta di un essere gigante capace di cose fantastiche. Come compiere balzi incredibili, aiutandosi con le proprie ali. O lanciare fulmini dalla coda, che potrete indirizzare usando uno specchio. Potrete anche “saltare a bordo”, aggrappandovi alle piume e arrampicandovi sulla sua schiena o la sua testa. E non dovrete nemmeno preoccuparvi di perdere la presa come in Shadow of the Colossus, potendo restare “appesi” quanto a lungo vorrete!

Trico non è la bestia mangiauomini delle leggende. E’ una specie di grifone, che si muove con la grazia e l’agilità di un felino.

Trico ha una sua personalità, che imparerete a conoscere e ad amare proseguendo nell’avventura. Lui e il protagonista si proteggeranno a vicenda, cercando e trovando conforto l’uno nell’altro, nella vastità e desolazione del mondo di gioco.

Uscendo dalla grotta e ammirando la maestosità delle strutture verrete assaliti da un senso di vertigine e quasi di impotenza di fronte all’impresa che sarete chiamati a compiere. Ma Trico sarà lì al vostro fianco. A proteggervi dai nemici o ad afferrarvi all’ultimo istante quando, dopo aver tentato un salto impossibile, rischierete di precipitare nel vuoto…

E così vi affezionerete a lui. Soffrendo nel vederlo soffrire. E sentendo il bisogno di proteggerlo, di accudirlo e di nutrirlo, attraverso i barili di cibo che troverete sparsi per il mondo di gioco.

Non pensate però ad una “zavorra”. Questo essere, diversamente dalla Yorda di Ico, agirà spesso per conto proprio. Lo vedrete muoversi, saltare, rotolarsi in uno pozzanghera, perfino giocare con degli oggetti. Avvicinarsi a voi gemendo e cercando una carezza. E poi allontanarsi di colpo perché attratto da qualcosa. A volte vi stuzzicherà alla ricerca di attenzioni, altre vi incuterà timore, mettendo a nudo la propria natura selvatica. Non agirà mai in modo banale o scontato. Sorriderete alla delicatezza con cui, nel muoversi, presterà attenzione a non calpestarvi. Lo vedrete correre con curiosità alla scoperta di nuovi luoghi o rimanere incastrato nel tentativo di infilarsi in un pertugio. Imparerete a conoscere e leggere le sue emozioni dai suoi gemiti e dalla luce nei suoi occhi. E scoprirete che reagirà diversamente, a seconda di dove lo accarezzerete.

Trico ha una personalità ben distinta, che imparerete a conoscere e ad amare proseguendo nel gioco.

Non potrete comunicare con lui. Ma potrete chiamarlo, premendo un tasto e più avanti impartirgli dei comandi, anche se la funzione specifica di ciascuno di essi dovrete scoprirla da voi. Mentre attraverso uno speciale specchio potrete indirizzare i fulmini lanciati dalla sua coda, usandoli per distruggere detriti e liberando passaggi per proseguire nell’avventura.

In un certo senso dovrete, a poco a poco, addomesticare quest’essere. E prendervi cura di lui, ad esempio rimuovendo le lance conficcate nel suo corpo o accarezzandolo per calmarlo.

Il rapporto speciale che vi legherà al vostro amico gigante ricorda la storia del Piccolo Principe e della sua volpe. All’inizio del gioco Trico sarà diffidente e non vi lascerà avvicinare. Dovrete lanciargli il cibo da lontano e nascondervi. Altrimenti non lo mangerà… Ma più avanti lo vedrete accettare con fiducia il cibo direttamente dalle vostre mani. Anche se sarà lui a decidere quando e se mangiare.

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Per addomesticare Trico dovrete aver pazienza. E soprattutto osservare il suo comportamento. Assecondando le sue curiosità. Spesso è così che troverete indizi per proseguire nel gioco! Ad esempio il suo annusare una parete potrebbe rivelare un piccolo buco che magari non avevate notato prima e che potreste usare per accedere ad un’area diversa del gioco.

Alla base di Trico c’è un’intelligenza artificiale sorprendente e credo che buona parte dei quasi 10 anni di sviluppo siano stati spesi nel dare un’anima a questo essere. E poi nel capire come farla funzionare nel contesto del gameplay del gioco. Dopo un po’ di tempo al pad vi sembrerà davvero una creatura viva. E a quel punto la magia di Ueda si sarà compiuta fino in fondo!

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5 Un’avventura meravigliosamente complicata

In The Last Guardian vi troverete costantemente sospesi ad altezze vertiginose, mentre scalerete torri o vi arrampicherete su catene o salterete da strutture traballanti pronte a sgretolarsi al vostro passaggio… Ma la sfida più grande sarà riuscire a controllare Trico. Potrete dargli ordini certo, ma lui li eseguirà un po’ come gli andrà. E a volte l’unico modo per convincerlo sarà dandogli del cibo.

Anche la telecamera fa un po’ quel che vuole. Risponde lentamente e non sempre in modo prevedibile. Allontanandosi per mostrarci panoramiche suggestive e avvicinandosi per inquadrare momento più “intimi” di contatto tra il protagonista e Trico. Rispetto alla prima demo di E3 è migliorata molto, anche se vi farà comunque infuriare, oscurando a tratti la visuale, specie quando vi troverete incastrati tra le piume di Trico e qualche elemento dell’ambiente, soprattutto nei passaggi stretti. E in generale e complicando non poco la vita durante le sessioni platform, quando farete fatica a misurare un salto o quando si rifiuterà di mostrarvi se sotto di voi, appesi ad un cornicione, ci sia una superficie su cui poggiare oppure no…

giocando entrerete sempre più in sintonia con le sue dinamiche e quindi capire le prossime mosse diventerà sempre più facile.

Non potrete contare su una “barra della vita”, né su indicazioni visive di alcun tipo. E non potrete salvare quando vorrete. Sbagliando un salto e precipitando o soccombendo ai nemici verrete riportati all’ultimo checkpoint. Anche gli aiuti nella risoluzione degli enigmi saranno ridotti al minimo. E il tempo che impiegherete per progredire nell’avventura sarà in funzione del vostro intuito (o buona sorte) nell’indovinare la soluzione dei puzzle ambientali. Spesso tutt’altro che scontati e con ben poche tracce visive per aiutarvi nell’impresa. Potrebbe capitarvi – e sicuramente vi capiterà, come è capitato più volte a noi – di aver pensato alla soluzione corretta, ma di restare confusi dal fatto che Trico decida di non essere “collaborativo”. A volte dovrete dare più volte gli stessi ordini, provando e riprovando, prima di escludere che una strada possa essere quella “buona”. Insomma vi servirà parecchia pazienza!

Molti degli enigmi si basano sulla necessità di trovare via alternative per spianare la strada a Trico, vista la differenza di dimensioni tra lui e il protagonista. Ma non mancano sezioni più stealth, da affrontare in modo furtivo.

The Last Guardian è un titolo che si svela poco alla volta. Ma giocando entrerete sempre più in sintonia con le sue dinamiche e quindi capire le prossime mosse diventerà via via più facile.

Comprendere quale sia la prossima cosa da fare e come comunicare con Trico per aiutarvi nel farla sono elementi base del gameplay di The Last Guardian. Dovrete spesso sforzarvi di pensare fuori dagli schemi. Ma se agirete con pazienza verrete ripagati da un’infinità di momenti meravigliosi, che vi porterete dietro come alcuni tra i più belli mai vissuti in un videogioco!

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6 Collage di generazioni

La natura particolare di The Last Guardian è messa a nudo dall’engine grafico, che ricrea visuali spettacolari. Grande protagonista la luce, che filtrando attraverso gli edifici e le spaccature nella roccia genera contrasti spettacolari . Poi c’è una cura certosina nelle animazioni. Ad esempio, spostando appena appena lo stick sinistro di Dualshock 4 vedrete il protagonista muoversi in punta di piedi per non far rumore. Lo vedrete correre e goffamente inciampare, accarezzare le pareti o tentare di camminare in equilibrio sui muretti. Stringersi nei propri abiti per proteggersi dal freddo e osservare l’orizzonte con occhi meravigliati.

Lo stesso livello di attenzione, anzi forse di più è riservato alle movenze di Trico e al suo folto piumaggio. Lo vedrete incedere fiero e sinuoso tra le fronde degli alberi, compiere balzi maestosi e poi in un’infinità di atteggiamenti diversi. Intento a grattarsi, ad annusarvi, a starnutire, a rotolarsi nell’acqua o semplicemente stagliarsi maestoso in un orizzonte illuminato dal sole pallido.

Un plauso va alla direzione artistica, capace di mimetizzare bene I LIMITI ESTETICI, regalandoci visuali capaci comunque di stupire.

Però la resa non è consistente. Alcune texture sono rimaste quelle dell’era PS3, dunque molto sgranate. Poi ci sono rallentamenti vistosi, in particolare quando Trico si muove, negli ambienti aperti e in caso di interazioni fisiche più complesse, ad esempio se certi oggetti e strutture si distruggono. Mentre bug e glitch visivi (flickering e oggetti che si compenetrano a “caso”) sono presenti in quantità…

Ma un plauso va alla direzione artistica, capace di minimizzare queste limitazioni, regalandoci visuali capaci comunque di stupire. Scatterete un’infinità di screenshot per documentare la vostra avventura straordinaria e a ogni balzo di Trico, ogni volta che lo osserverete, dal basso verso l’alto… la maestosità di quest’essere e la naturalezza e spontaneità con cui reagirà sapranno conquistarvi.

7 In quella grotta ci sono delle farfalle

Non è facile accostarsi ad un titolo che ha avuto uno sviluppo così lungo e travagliato. Gli anni passati a svilupparlo non giustificano un trattamento di riguardo. Ma un’analisi al tempo stesso schietta e approfondita è il minimo che fosse dovuto a Fumito Ueda e al suo team. Non ci si può limitare ad osservare solo la superficie. Ma bisogna essere onesti: The Last Guardian ha tanti problemi. Una telecamera che fa spesso quello che vuole. Enigmi spesso poco intuitivi. Limiti molto forti in termini di game design. Un impianto grafico che è rimasto sostanzialmente lo stesso in tutti questi anni. E se nel 2009 faceva gridare al miracolo su PS3, ora mostra tutti i propri limiti su PS4. Tra cali improvvisi di frame rate.. alcune texture più adatte alla vecchia generazione che a quella attuale. E l’orizzonte sfumato della nebbia. Insomma The Last Guardian si porta appresso le vestigia di un’altra epoca… E’ un titolo anacronistico per certi versi, che si ostina a vivere nel proprio tempo. Come se quel tempo fosse rimasto congelato al 2009.

L’unica concessione alla “modernità” è l’implementazione dell’HDR. Mentre il supporto a PS4 Pro è ben lungi dall’essere ottimale.

The Last Guardian si porta appresso le vestigia di un’altra epoca… E’ un titolo anacronistico, che si ostina a vivere nel proprio tempo.

Ma The Last Guardian va preso così. O ti sta bene o guardi altrove. E se non sei disposto ad accettarne i riti e i ritmi, potrebbe perfino annoiarti.

Fumito Ueda non ha mai creato giochi per accontentare le masse. E i numeri di vendita delle sue opere precedenti lo dimostrano… The Last Guardian partiva da premesse differenti, ma continua ad essere un gioco non per tutti. Capace però di far emozionare, in modo sincero, tutti colori che gli si accosteranno con rispetto e pazienza, osservando il suo mondo attraverso gli occhi di un bambino. Soccombendo a quello stupore che diventa un po’ anche nostro mentre vediamo riflesso, negli occhi traslucidi di Trico, una parte di quel sogno grande e coraggioso, intrapreso tanti anni fa da Fumito Ueda.

 

Pochi giochi possono dire d’essersi spinti tanto in là, suscitando nel giocatore sentimenti così forti e contrastanti. Anche grazie alla splendida colonna sonora del maestro Takeshi Furukawa. Che interviene a sottolineare solo i momenti più importanti, perché tutto il resto è affidati ai silenzi, rotti solo dal rumore del vento, dal frinire delle cicale e dalla “voce” di Trico.

Nessun gioco prima d’ora era riuscito a suscitare sentimenti così forti e contrastanti.

Nelle sue contraddizioni è imperfezioni The Last Guardian va oltre il semplice concetto di “gioco”. E’ un’opera ben più complessa, quasi contemplativa, che tocca corde importanti e che non può lasciare indifferenti. Gli si perdona ogni sbavatura, perché la sua sostanza supera di gran lunga la forma. Ricordate: l’essenziale è invisibile agli occhi!

E quindi gettate il cuore oltre la siepe. Addomesticate Trico e lasciatevi addomesticare da lui, immergendovi – fino a perdervi – in un’esperienza unica nel suo genere, che saprà togliervi il respiro e rubarvi il cuore. 

Accettare The Last Guardian è un atto di fiducia e di speranza. Non dovuto, ma secondo noi giusto.

The Last Guardian - PlayStation experience 2016

RASSEGNA PANORAMICA
Voto:
9
the-last-guardian-recensione<b>PRO</b><br> - Trico! <br> - Direzione artistica eccezionale. <br> - Trama coinvolgente. <br> - Colonna sonora emozionante. <br> - Design dei livelli e gameplay. <br> <b>CONTRO</b><br> - Motore grafico datato. <br> - Cali di frame rate. <br> - Telecamera di gioco. <br> - Controlli legnosi. <br> - Puzzle ambientali difficili da interpretare.

2 Commenti

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