Si è fatto attendere davvero tanto, ma The Last of Us Parte 2 Remastered, versione rifinita del capolavoro con cui Naughty Dog collezionò una sequenza record di GOTY nel 2020 (battuta poi da Elden Ring), è finalmente disponibile su PC. Noi di Gametime abbiamo avuto modo di provare questo porting in anteprima. Non senza un po’ di terrore, lo ammettiamo, visto il precedente terribile avuto con il primo capitolo. The Last of Us Parte 1 è stato un porting disastroso e vedere lo stesso trattamento riservato anche al suo seguito è terrificante al solo pensiero, ma fortunatamente è stato fatto tesoro di quell’esperienza. Con Parte 2, Naughty Dog, Iron Galaxy e Nixxes Software hanno offerto un prodotto sensibilmente migliore di quanto visto col primo capitolo, seppur comunque non privo di difettucci qua e la (e che forse saranno risolti già al lancio) e con quella solita sensazione che, alla fine, si poteva forse osare un pelo di più.
The Last of Us: Parte 2 Remastered porta su PC tutto ciò che era già disponibile su PlayStation 5, quali un supporto al DualSense aggiornato, la modalità rogue-like Senza Ritorno, la modalità Free Play Guitar con cui dilettarsi a suonare le vostre canzoni preferite e i Livelli extra con annesso Commentary di Naughty Dog. A questi si aggiungono contenuti inediti sempre relativi a Senza Ritorno che arriveranno anche su PlayStation 5. La vera differenza la fanno ovviamente le varie opzioni legate al framerate e all’aspect ratio, anche più di quanto non faccia il miglioramento grafico.
Con la versione PC, arriva la possibilità di giocare a framerate e risoluzioni ben più elevate di quelli disponibili su console, fino a spingersi a un 4K@120fps. Il gioco permette inoltre di giocare in aspect ratio differenti, quali 21:9, 32:9 e addirittura configurazioni multimonitor. Come dicevamo, la differenza più lampante è proprio qui, poiché graficamente – nonostante le differenze ci siano, il gioco non ha fatto chissà quale salto in avanti. Chiariamoci: The Last of Us: Parte 2 Remastered su PC è un gran bel vedere. Nonostante il gioco manchi di tecnologie di nuova (attuale) generazione, prime tra tutti il ray tracing, ciò che si mostra a schermo è un gioco graficamente sontuoso, ma la differenza è meno marcata rispetto a quella che si è vista, ad esempio, con Marvel’s Spider-Man 2.
The Last of Us Parte 2 Remastered è la summa di tutta l’esperienza Naughty Dog
The Last of Us: Parte 2 Remastered rappresenta la forma migliore di quello che, probabilmente, è l’Opera Magna di Naughty Dog (per il momento, almeno). Con questo capitolo, Neil Druckmann ha spinto moltissimo sulla narrazione, prendendo scelte difficilissime e che, inevitabilmente, hanno creato non poche lamentele – alcune legittime e civili, altre meno. E non si dica che Parte 2 sia solo un film. A distanza di 5 anni, ciò che Naughty Dog ha creato resta uno dei titoli action pad alla mano più goduriosi sul mercato, grazie a un combat system allo stato dell’arte, un level design eccellente e una delle migliori IA viste in un videogioco.
I nemici umani sono capaci di braccare anche il videogiocatore più esperto, soprattutto nella difficoltà Realismo, dove l’avventura di Ellie e Abby passa dall’essere un adrenalinico action, pregno di scontri brutali dove si esalta la volontà di Naughty Dog nell’aver voluto dare ad ogni NPC un nome e una personalità, così da poter dare l’impressione di star effettivamente affrontando un gruppo con dinamiche sociali proprie, a uno stealth dove la tensione si taglia con un grissino (che si spezzerà inevitabilmente al terzo utilizzo) e dove evitare di far casino è la migliore delle scelte.
Il selettore di difficoltà, che intelligentemente ci permette anche di regolare parametri quali Salute del protagonista, Salute dei nemici, aggressività delle 2 IA (compagno e nemici), percezione e quantità di scorte disponibili, fa sì che ogni giocatore si costruisca la sua esperienza di The Last of Us: Parte 2 ideale. Ad esempio, io ho optato per una run a Sopravvissuto, agendo poi solamente sulla quantità di risorse (impostate a Difficile) così da potermi divertire un po’ con le varie bocche di fuoco, e ne è risultata un’esperienza esaltante dove usare tutto ciò di cui Ellie dispone è vitale per la sopravvivenza.
Paradossalmente, a Realismo (dove dovrete anche dire addio alla modalità Ascolto e dove i nemici sapranno essere molto più sensibili ai giocatori), premia addirittura di più intraprendere una run ‘Pacifista’, evitando il più possibile di far fuori i nemici umani. Tutto è quindi a discrezione del giocatore, e che vogliate improvvisarvi dei John Wick della situazione oppure dei Solid Snake capaci di celare la propria presenza, poco importa, perché non resterete mai delusi e vi troverete in ogni caso di fronte a un prodotto eccellente, a dimostrazione di quanto curato sia il gioco pad alla mano.
Fortunatamente Naughty Dog ha capito che questo ben di Dio era quasi sprecato nella sola modalità Storia e, sebbene non ci abbia mai dato una Modalità Fazioni, ha comunque inserito la modalità Senza Ritorno. Si tratta di una modalità Rogue Like dove potremo controllare diversi personaggi presi dal gruppo di Abby e da quello di Ellie e dove dovremo superare delle aree sempre randomiche. Completando obiettivi sbloccheremo personaggi e costumi. La run si completerà affrontando il boss finale. Se volete avere un’analisi più approfondita su questi aspetti, vi rimandiamo alla recensione di Alessio Filippelli scritta nel lontano 2020, relativa al gioco originale, e a quella relativa alla Remastered su PS5.
Doveroso aprire un capitolo dedicato ai controlli. Il videogioco, su PC, supporta controller di varia natura, compreso ovviamente il DualSense di PlayStation 5. Come per altri titoli che supportano nativamente il pad PlayStation, anche The Last of Us: Parte 2 Remastered è capace di restituire feedback di varia natura a seconda dell’azione. Nulla di particolare da segnalare qui. È la stessa implementazione vista sulla Remastered per PS5, dopotutto. Spostandosi sul discorso mouse e tastiera, per un PC gamer più navigato potrebbe invece risultare un po’ macchinosa la gestione della ricarica, almeno nelle prime volte. Diciamo che, in un mondo dove è da oltre due decenni che si ricarica la propria arma con ‘R’, trovarsi a ricaricare usando il tasto sinistro del mouse è quantomeno poco intuitivo. Eccellente invece l’aspetto legato alle accessibilità. The Last of Us: Parte 2 fece già scuola all’epoca, tanto da poter essere finito anche da un giocatore ipovedente grazie alle varie opzioni disponibili per il giocatore.
The Last of Us: Parte 2 Remastered non è però solo grandioso da giocare, ma bellissimo da vedere anche oggi. Lo schermo trasuda dettagli da ogni pixel. Dalla vegetazione, fittissima, rigogliosa e sempre in movimento, alle aree urbane abbandonate, passando poi per dei personaggi che, per quantità di dettaglio e soprattutto animazioni (tuttora impressionanti nei filmati, ottime anche in game), si difendono eccellentemente anche nel 2025. Dove non arriva la tecnologia, arriva la direzione artistica, con Naughty Dog che ha saputo emulare al meglio il comportamento della luce negli scenari. È proprio la maestria di Naughty Dog nel saper trovare queste scorciatoie a rendere l’avventura di Ellie e Abby visivamente così attuale, nonostante a conti fatti si tratti di un gioco tecnologicamente vecchio. Gli screen parlano da soli.
Naughty Dog non ha però lesinato sui miglioramenti. Ombre, qualità della vegetazione e effetti di illuminazione sono stati comunque aggiornati e portati allo stesso livello visto con The Last of Us: Parte 1, compreso il rimbalzo della luce in certe situazioni. Eppure, come dicevamo, permane quella sensazione che, forse, con The Last of Us: Parte 2 si poteva spingere ancora un pelo di più su certi aspetti che, a conti fatti, sono rimasti allo stesso livello della versione PS5 e, di conseguenza, PS4.
Non parliamo necessariamente di illuminazione ray tracing, non è detto che una sua implementazione avrebbe migliorato particolarmente la messa in scena, soprattutto in relazione alle risorse hardware che avrebbe richiesto (e a come Naughty Dog ha studiato l’illuminazione in funzione di un gioco che non ha mai previsto questa tecnologia), ma un miglioramento di alcune texture avrebbe sicuramente giovato. Per carità, al colpo d’occhio non ci si trova mai di fronte a texture visivamente brutte. Si tratta di una situazione simile a quella di Red Dead Redemption 2, ossia un gioco graficamente assurdo, ma con alcune texture che paradossalmente tengono meno botta.
Quando si va effettivamente a zoomare, ci si rende conto che alcune texture (principalmente quelle ambientali) sono un po’ slavate, e diciamo che almeno su PC ci si aspettava un boost su quell’aspetto. Fortunatamente, il gioco quantomeno gira in maniera più che buona nella maggior parte delle situazioni, e questo aiuta non poco a farsi passare questa mancanza. Come dicevamo, il porting di Parte 1 è servito da lezione e l’uso di VRAM folle che affliggeva il primo capitolo è fortunatamente un lontanissimo ricordo, così come lo sono gli infiniti caricamenti dovuti alla compilazione degli shader. Ci sono, ma sono molto più corti. I nostri PC, di conseguenza, ringraziano.
Noi abbiamo provato The Last of Us: Parte 2 Remastered su un PC equipaggiato con una NVIDIA RTX 4070, 16GB di RAM e un Intel Core i5-12600k. Un PC discreto e performante, ma comunque nulla che faccia gridare al miracolo. Come driver per la scheda video abbiamo usato i 572.70 pubblicati il 5 marzo, evitando i più recenti a causa delle numerose segnalazioni di problemi emerse subito dopo la pubblicazione. In Quad HD nativo (con uso di NVIDIA DLAA), il gioco non è mai sceso sotto i 65fps e, nella maggior parte della run, il framerate si attestava solitamente sopra gli 85fps, superando anche i 100fps nelle aree al coperto. Non sono numeri eccezionali, soprattutto per un videogioco del 2020 un po’ abbellito, ma sono sicuramente migliori di quelli visti con il primo capitolo, videogioco che in scenari simili (se non addirittura meno esosi), a parità di hardware, arrivava addirittura a scendere sotto i 50fps. Ecco, quello è inaccettabile.
Dove The Last of Us: Parte 2 Remastered mette più alla frusta il PC è nelle aree ricche di vegetazione, come il parco che dobbiamo attraversare nel Giorno 2. Lì, il contatore è effettivamente sceso sotto i 70fps, il che non è propriamente positivo considerando che, ancora una volta, parliamo di un gioco che non fa uso di tecnologie pesanti come il ray tracing. Poi chiaro, The Last of Us: Parte 2 è godibilissimo anche a 60fps, ma c’è chi giustamente gioca con framerate più elevati e si aspetta un’esperienza un pelo più performante. Il gioco risulta quantomeno abbastanza scalabile e si può godere senza troppi problemi anche su una scheda video di fascia più bassa, attivando eventuali upscaler lì dove serve, usando NVIDIA DLSS, AMD FSR o Intel XeSS, più i Frame Generator che fanno schizzare il framerate alle stelle (occhio all’input lag, però).
Segnaliamo inoltre la presenza di alcune imperfezioni grafiche. Nulla di particolarmente invasivo, ma considerando quanto Naughty Dog abbia investito su dei filmati dal taglio così cinematografico, si resta un po’ perplessi nel vedere Abby impugnare una mazza da golf con la telecinesi. Errorucci insignificanti? Forse, ma sono errorucci che su PlayStation 4 non ricordo di aver incontrato. In un livello specifico il gioco è crashato 2 volte e, dulcis infundo, ci è capitato che un filmato cambiasse da lingua italiana a lingua inglese senza una ragione apparente, per poi tornare in italiano, quasi come se mancassero dei file su quello specifico filmato. Non è da escludere che tutti questi problemi vengano già risolti con la patch day one, ma è nostro dovere segnalarli.
In conclusione, al netto dei difetti e dei crash, The Last of Us: Parte 2 Remastered ha goduto di un destino sicuramente migliore del primo capitolo. La mano di Nixxes, team di punta per quel che concerne i porting dei videogiochi PlayStation Studios su PC, si fa notare e Iron Galaxy ha fatto tesoro di questa collaborazione. Un capolavoro come l’ultima fatica di Naughty Dog meritava un porting davvero perfetto, questo è indubbio, ma già il fatto che non ci si trovi di fronte a quella oscenità che era The Last of Us: Parte 1 al lancio su PC è un grandioso punto di partenza. Per il resto… beh, è The Last of Us: Parte 2. Non c’è davvero molto da aggiungere a riguardo. 346 GOTY non si vincono per caso.