The Witcher 3 Blood and Wine – La Recensione

blood and wine

Era una tranquilla giornata dell’ottobre del 2007 e una timida software house polacca cominciava ad affacciarsi al mondo videoludico presentando al pubblico un gioco tratto dagli scritti di un romanziere polacco, con protagonista un certo Geralt, uno strigo, un umano mutato geneticamente per divenire un abile cacciatore di mostri. Era l’alba di un’avventura che ora, nove anni dopo, si conclude con il suo ultimo atto, un DLC chiamato Blood and Wine dedicato al migliore dei capitoli che hanno caratterizzato questa epica saga: The Witcher 3.

Blood and Wine non può essere visto come un semplice DLC, ma piuttosto un gioco a sé stante, che raggiunge un livello artistico e tecnico fuori dallo standard.

L’ultima missione di Geralt si svolge nella terra di Toussaint, un luogo situato a sud rispetto alle regioni settentrionali da poco invase dall’impero di Nilfgaard, regione che sembra provenire da una fiaba dove cavalieri erranti, vigneti e uliveti rendono l’ambientazione decisamente più tranquilla e incantevole rispetto ai Regni Settentrionali. Qui saremo al servizio della duchessa di Anna Henrietta, ansiosa di affidarci l’incarico di risolvere un misterioso caso di omicidi che ha già cominciato a generare voci tra la popolazione, terrorizzata da quello che viene definito il mostro di Beuclair, la splendida capitale del ducato. Fin dai primi passi in questa nuova località possiamo vedere quanto il team di sviluppo si sia sforzato di creare delle location inedite, decisamente più rigogliose e verdeggianti rispetto a quanto visto in passato, non mancando però di mantenere l’attenzione del giocatore attiva, che si ritroverà molto spesso a dover prestare soccorso agli apparentemente pacifici abitanti di Toussaint.

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In queste lande, per meglio ottemperare ai nostri compiti da strigo, CD Projekt mette a nostra disposizione un’interfaccia rinnovata, decisamente più funzionale (basti pensare alla possibilità di ordinare gli oggetti dell’inventario a seconda del prezzo, o della tipologia per fare un banale esempio) e un nuovo sistema di mutazioni che ci permette di personalizzare ulteriormente il protagonista a seconda del proprio stile di gioco. Grazie al saggio utilizzo di mutageni e punti abilità, Geralt può ora sviluppare nuovi poteri in grado di potenziare le sue qualità o concedergliene di nuove, come la possibilità di avvelenare i nemici che lo attaccano, o addirittura ridestarsi dalla morte una volta caduto in combattimento. Tali nuove feature si rivelano da subito fondamentali per affrontare i nuovi pericoli che vengono via via mostrati dall’intrigante trama principale, probabilmente la più riuscita finora, dotata di una narrazione che nulla ha da invidiare a un romanzo vero e proprio. Vecchi e nuovi amici costituiscono ancora una volta la colonna portante del creato degli sviluppatori di Varsavia, ma la libertà concessa dal potersi discostare dagli eccellenti scritti di Andrzej Sapkowski fornisce agli sceneggiatori la possibilità di creare qualcosa di nuovo, appagante ed estremamente coinvolgente.

Le moltissime side quest non fanno altro che dilatare ulteriormente la decina di ore che dedicheremo al completamento della storia principale.

Per meglio farci calare nei panni del witcher accorre in nostro aiuto un azzeccato accenno a quello che potremmo definire un sistema di housing. Quasi da subito ci viene data la possibilità di risiedere in una nostra personale dimora, Corvo Bianco, un casale semidistrutto che potremo riportare al suo antico splendore investendo denaro e abbellendolo con i dipinti, le armature e le armi che abbiamo raccolto in passato o che incontreremo durante il nostro nuovo peregrinare. Una stalla per Rutilia, una serra per le nostre erbe, un laboratorio alchemico e un caldo focolare tenteranno di imbrigliare il vagabondo in questo incantevole luogo, circondato da vigneti e uliveti che sembrano essere stati strappati da una qualche zona mediterranea, francese forse, o addirittura italiana, come a qualcuno piace pensare. Toussaint si rivela un territorio decisamente vasto, che ci terrà impegnati per svariate ore prima di poter essere davvero soddisfatti.

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Le moltissime side quest non fanno altro che dilatare ulteriormente la decina di ore che dedicheremo al completamento della sola storia principale, intrattenendoci con una varietà di missioni che ancora una volta si estenderà dal tema horror a quello comico: liti matrimoniali post mortem, avventure in dimore spettrali e scaramucce cittadine non sono che alcune delle tante problematiche che dovremo risolvere dopo aver contrattato sulla nostra tariffa da professionista del settore. Gli indispensabili sensi da witcher non mancano di aiutarci nuovamente in molti di questi “impegni”, permettendo ancora a Geralt di vestire i panni di un novello Sherlock Holmes, intento a scoprire inganni, truffe e prove per incastrare ogni tipo di assassino, umano o mostruoso che sia. Immancabili saranno le partite a gwent, uno dei minigiochi meglio riusciti di questi ultimi anni videoludici, che vengono arricchite in questo caso da una nuova fazione, quella delle isole Skellige, caratterizzata da nuovi eroi e abilità inedite, come la possibilità di tramutare alcune delle carte in più potenti versioni “berserker”, utili per ribaltare completamente le sorti di una partita.

Vecchi e nuovi amici costituiscono ancora una volta la colonna portante del creato degli sviluppatori di Varsavia.

 

Perenne è però il senso di tristezza che permea l’aria di Toussaint. Siamo davanti all’ultima avventura di Geralt, CD Projekt lo ha ribadito più volte e non tornerà sui suoi passi: ogni tramonto che scorgeremo in queste terre non mancherà di ricordarcelo. L’ultimo canto del cigno della software house per questa saga è però degno di un oscar e rende giustizia ai tantissimi premi raccolti dal gioco nel corso della sua carriera. Blood and Wine non può essere visto come un semplice DLC, ma piuttosto un gioco a sé stante, che raggiunge un livello artistico e tecnico fuori dallo standard che siamo soliti incontrare in questo panorama stereotipato di giochi di ruolo moderni. Trama, grafica, gameplay: tutte le caratteristiche presentate dal team di sviluppo riescono ancora una volta a rendere unica l’esperienza videoludica facendoci immergere completamente nei panni di Geralt di Rivia. Le scelte che ci ritroveremo dinnanzi, e le relative ramificazioni della trama, ci porteranno a ripetere il gioco ancora una volta, perché di The Witcher non potremo mai essere davvero sazi.