Tom Clancy’s Ghost Recon: Wildlands – Hands-on

ghost recon wildlands

Abbiamo provato Tom Clancy’s Ghost Recon Wildlands su PlayStation 4 in single player e coop: è vero, ne sentivamo la mancanza, ma quello che abbiamo trovato ci ha sorpresi!
Ci sono voluti cinque anni per tornare al presente con la saga di Ghost Recon. Dopo un ultimo capitolo futuristico, nel 2012, con Tom Clancy’s Ghost Recon: Future Soldier, Ubisoft Paris ha infatti lavorato alacremente per cinque lunghi anni, per tornare alla grande, con uno shooter tattico open world senza precedenti, con visuale si in terza persona, ma che passa alla prima persona in fase di mira.

Ubisoft il genere open world lo conosce molto bene: Watch Dogs e The Division per citare gli ultimi, ma è dal mondo di Far Cry che questo Ghost Recon Wildlands sembra essere uscito. L’ambientazione, infatti, non è nelle tecnologiche città del Nord America, bensì nelle remote lande della Bolivia, un paese che ha nelle foglie di coca il principale bene di esportazione.
Ma non è dal popolo boliviano che proviene il nuovo messia della cocaina, El Sueño, una via di mezzo tra la crudele follia di Vaas (da Far Cry 3) e il misticismo religioso che permeava la figura di Pablo Emilio Escobar Gaviria. El Sueño è messicano, e dal Messico porta i metodi per condurre il suo spietato cartello della droga, l’organizzazione Santa Blanca, offrendo agli abitanti della Bolivia le stesse opzioni che il suo mentore colombiano offriva a Medellín: Plata… o Plomo.

L’avversario dei “fantasmi” è una via di mezzo tra la crudele follia di Vaas e il misticismo religioso di Pablo Escobar

La Bolivia di Ghost Recon Wildlands è un territorio enorme, suddiviso in 11 province, ognuna con condizioni climatiche particolari: tra vette delle Ande, laghi vulcanici, piantagioni di coca, miniere abbandonate, canyon e saline, si rimane spesso catturati dalla bellezza del panorama. In questo il motore di gioco si dimostra all’altezza di gestire una visuale ampia e quasi sconfinata di giorno, particolarmente suggestiva di notte e fluida in qualsiasi condizione meteo.
Anche la cultura boliviana è parte integrante del gioco: le ripide strade di montagna sono percorse a piedi dalle donne quechua, mentre i simboli della tradizione Inca sono onnipresenti. La povertà è tangibile ma non è il principale problema, perché a lato della strada, le forche improvvisate da cui pendono i peones meno fortunati, testimoniano che quello del Cartello è un regime basato sul terrore.

Muoversi nella vastità dell’area di gioco è semplicissimo, per farlo basta attrezzarsi con uno dei tanti mezzi requisibili alla popolazione locale o ai narcos

Facile prevedere quale sia, in tutto questo, il ruolo dei “Fantasmi”. Il team Ghost, dopo il rapimento e l’uccisione di un pezzo grosso della DEA, l’agenzia antidroga americana, viene mandato sotto copertura in Bolivia per smantellare il Cartello, che da El Sueño si propaga sul territorio attraverso quattro figure chiave, ognuna responsabile di un ramo dell’organizzazione: produzione, traffico, sicurezza e propaganda.
A loro volta, questi quattro signori della droga controllano un piccolo nucleo di sicari, psicopatici o delinquenti comuni, quelli che potremmo definire dei “mini boss”. Per accedere ai piani alti del Cartello, bisognerà prima eliminare questi personaggi.
Non è però la sola organizzazione a controllare le strade: ci è capitato spesso di imbatterci nelle pattuglie para-militari del governo locale, l’Unidad, che di legale hanno poco o nulla, visto che sono pagate dai soldi del narco traffico. Queste pattuglie sono pesantemente armate e funzionano un po’ come la polizia di GTA: meno discreti sarete, più elicotteri vi troverete sulla testa, impegnati a martellarvi di piombo.
Se nei primi livelli non noteranno la vostra presenza, a meno che non siate voi ad aprire il fuoco, man mano che avanzerete nel gioco diventerete sempre meno graditi, finché non arriveranno a spararvi appena vi vedranno.

Le nostre azioni, come la distruzione dei posti di blocco e degli accampamenti del Cartello, l’uccisione dei suoi responsabili e il furto di informazioni, si ripercuoteranno pesantemente anche sulla popolazione: le ritorsioni del Cartello promettono di essere terrificanti, ma questo non farà che aumentare i ranghi della terza fazione in gioco, i ribelli del Katari 26, nostri alleati.
Veniamo al gameplay: abbiamo provato Ghost Recon Wildlands in due modalità, single player e coop. Ognuno dei nostri 3 compagni di squadra, infatti, può essere controllato dall’intelligenza artificiale o da un altro giocatore, selezionato dalla nostra lista amici o in matchmaking.
Dopo aver creato il personaggio, scegliendo tra una moltitudine di tratti personali , tatuaggi, abbigliamento in ogni sua forma ed equipaggiamento (così come non si era mai visto prima in un titolo Ubisoft), siamo stati infiltrati nel territorio Boliviano insieme al nostro team.

MARCARE TUTTI I NEMICI PRESENTI NELL’AREA È INDISPENSABILE ONDE EVITARE SPIACEVOLI SORPRESE

Muoversi nella vastità dell’area di gioco è semplicissimo, per farlo basta attrezzarsi con uno dei tanti mezzi requisibili alla popolazione locale o ai narcos: auto, camion, moto, trattori, ruspe, motoscafi, elicotteri, aerei. Qualora ci trovassimo proprio nel mezzo del nulla, è anche possibile richiedere l’intervento di un elicottero dalla base. E’ possibile passare in ogni momento da una provincia all’altra del mondo di gioco, ed eseguire le missioni nell’ordine che preferiamo, ma ovviamente ci sono zone iniziali, più semplici, pensate per le prime fasi e zone più impegnative che richiederanno un equipaggiamento superiore.
In single player, siamo noi a dare ordini alla squadra, così come abbiamo sempre fatto nei precedenti capitoli, con la ruota delle opzioni. Ghost Recon faceva uso dei droni ben prima che questi diventassero mainstream e questo Wildlands non fa differenza, anche se abbiamo trovato la tecnologia molto meno pervasiva rispetto al passato. I droni sono personalizzabili con upgrade non solo di parti tecniche, ma anche del ramo di skill, così da poter puntare su diversi aspetti, come autonomia, silenziosità o raggio d’azione. Indispensabile marcare tutti i nemici presenti nell’area, onde evitare spiacevoli sorprese. Il livello di difficoltà Veterano, quello standard, non è infatti tenero con gli sprovveduti. Nel caso uno dei nostri compagni cadesse sotto il fuoco nemico, entro 60 secondi potremo intervenire con un’iniezione di adrenalina, e così potranno fare loro con noi.

Nel caso sopraggiunga la morte, non preoccupatevi: i progressi di gioco vengono salvati ad ogni checkpoint e nel caso subentrassimo nella partita di altri giocatori potremo completare con loro nuove missioni, che verranno salvate anche nella nostra campagna, oppure ripetere con loro missioni che abbiamo già vissuto. Ogni giocatore del team potrà affrontare l’intelligenza artificiale col grado di difficoltà che vorrà: a cambiare non sarà la resistenza del nemico, bensì l’efficacia dei suoi colpi su ciascun giocatore.
Aldilà della tattica e della risposta dell’intelligenza artificiale, sulle quali non abbiamo nulla di nuovo da riferire (solite routine), Ghost Recon Wildlands si è dimostrato un titolo estremamente divertente da giocare, soprattutto in coop con 3 amici. Tante le possibilità offerte dallo scenario, tanti i modi possibili per completare le missioni e per “variare sul tema”, finendo spesso ben lontani dal bersaglio, a bordo di mezzi improponibili. Per i fan della serie, tantissime le possibilità di personalizzazione delle armi, come di consueto scomponibili in ogni parte. Inoltre, i rami delle skill offrono numerose possibilità di intervenire sul proprio personaggio, a patto di aver raccolto un numero sufficiente di elementi sparsi nei villaggi, come cibo o altre materie prime, necessari per sbloccare queste nuove abilità.