Bello a vedersi!
Dal punto di vista del design, Touhou Genso Wanderer strizza l’occhio agli anime giapponesi sia con i personaggi (un po’ deformed) che con le ambientazioni molto colorate, presentando le protagoniste in modalità diverse: in 2D durante le scene di dialogo, con una piacevole visuale dall’alto nelle fasi di gioco e con alcune scene 3D completamente animate (non tradotte però in inglese, peccato!). È ammirevole come un team di sole quattro persone sia riuscito a portare avanti un progetto di tale portata, seppur non privo di limiti e difetti. La grafica è bella e curata, e anche le musiche sono orecchiabili, adatte sia al tipo di gioco che all’atmosfera tipicamente nipponica.
L’atmosfera giapponese si respira in ogni aspetto del gioco.
Giochi simili per il mercato occidentale ci sono, eccome. Basti pensare al già citato Pokémon Mystery Dungeon, che si avvicina molto per meccaniche al titolo di Aqua Style, o al blasonato The Binding of Isaac (sebbene sfoggi un sistema di combattimento in tempo reale, al contrario di Wanderer). Non giochi che hanno totalizzato milioni di vendite, ma comunque prodotti validi in grado di accaparrarsi anche in Europa il proprio spicchio di utenza; lo stesso purtroppo non si può dire di Touhou Genso Wanderer proprio perché si presenta come un gioco “per i fan”, e di appassionati alla serie – dalle nostre parti – ahimè, non ce ne sono (o comunque si contano sulla punta delle dita). Riassumendo, il gameplay è ben pensato e si vede che il team ha curato molto l’aspetto estetico ma, un po’ per il suo appeal puramente nipponico, un po’ perché si tratta di uno spin-off di cui a malapena conosciamo la serie originale, si può guardare tranquillamente altrove.