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Tyranny – La Recensione

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1 Tutto il male viene per nuocere

Un mondo alla deriva, completamente abbandonato dagli eroi, dove un minuscolo manipolo di liberi popoli si erge ancora contro un male inestinguibile, dai poteri quasi illimitati, tanto da riuscire a scatenare magie in grado di stravolgere intere popolazioni. Stavolta però non siamo noi l’ultimo baluardo di questa strenua difesa. No. Noi siamo l’araldo del male stesso, la mano del conquistatore di interi continenti. Noi siamo il Fatebinder.
Rimescolando le carte sulla tavola degli RPG vecchia scuola, Obsidian Entertainment recupera ancora una volta i suoi assi, presentando un titolo solo in apparenza simile al già vittorioso Pillars of Eternity.
Come probabilmente si sarà già evinto dall’incipit di questa recensione, il format presentato è ben differente dalla canonica lotta tra buoni e cattivi. In questa nuova ed originale ambientazione non c’è spazio per i deboli d’animo. Il mondo presentato è crudo al punto di sbalordire per i suoi toni oscuri fin dal primo istante e il protagonista, prima che ve lo chiediate, è insindacabilmente malvagio, senza se e senza ma, e ogni sua scelta comporta per molti una fine prematura. Nostra è comunque la possibilità di determinare come affrontare ognuna delle sfide che ci vengono proposte, riuscendo, in alcuni casi, anche a preservare un poco di onore e disciplina in questo caos.

2 Kyros, nostro signore e padrone

Negli ingrati panni del Fatebinder, la nostra avventura comincia con un inizio fuori dagli schemi dei soliti RPG. Dopo aver creato il nostro personaggio, determinando quindi il suo aspetto fisico, le sue immancabili statistiche e le sue abilità, siamo subito messi dinnanzi alle prime fondamentali scelte. Ancora prima di menar fendenti ci ritroviamo infatti davanti a una mappa dell’ultima Regione del mondo ancora fuori dal gioco del tiranno, qui determineremo come la guerra è cominciata e come la nostra saggia guida ha guidato gli eserciti nell’assedio delle prime roccaforti. Decisioni terribilmente importanti che, sia ben chiaro, determineranno come il nostro avatar sarà visto dalle molte fazioni in gioco, soprattutto i Disfavored e gli Scarlet Chorus, le due branche dell’esercito di Kyros.

Una volta scelto il nostro guerrigliero approccio siamo poi catapultati nel presente, subito davanti ai primi problemi: i bisticci tra le sopraccitate legioni del nostro signore supremo, vero motivo del nostro arrivo in questi luoghi. Il compito ultimo sarà quello di appianare i dissapori tra i loro due comandanti, in qualunque modo e quindi completare la conquista degli ultimi Stati liberi. Impresa che ci occuperà per alcune decine di ore, sopratutto se perderemo tempo con la miriade di quest secondarie.

3 Sana, vecchia scuola

Meccanicamente parlando, Tyranny si presenta subito come degno erede dell’ottimo Pillars of Eternity, recuperando in buona parte tutti i system di quel gioco. Laddove una narrazione originale e coinvolgente come mai prima d’ora riesce da subito a stupirci, una serie di “vecchi trucchi” ci aiuta a non smarrirci in questo mondo nuovo e inesplorato.
Al fianco di un sistema di creazione del personaggio privo di vere e proprie classi (i talenti ottenuti al passaggio di livello possono essere distribuiti in qualsiasi ramo presente), Obsidian presenta però un sistema di miglioramento delle abilità molti simile a quanto visto in The Elder Scrolls IV: Oblivion. Più utilizzeremo una determinata skill (potremo farlo anche in certi dialoghi) e più questa aumenterà di livello, facendoci ottenere punti esperienza bonus necessari per raggiungere il livello successivo del nostro antieroe.

Diversamente, ognuno dei compagni che avranno la malaugurata idea di seguirci nella nostra bella scampagnata avrà un suo background ben definito, corredato di tante missioni secondarie, alberi di talenti predefiniti e una sua personale morale: vero e proprio “must” dei videogiochi di ruolo di questo genere.
Una nota di merito va sicuramente al sistema di creazione degli incantesimi, una delle tante ciliegine sulla torta che Obisidian ha deciso di concedere ai suoi fedeli fan.
Anche l’IA dei nemici è una piacevole scoperta, ben più elaborata rispetto ai precedenti videogame della software house e in grado di dare filo da torcere già ai livelli più bassi… tanto che gli stessi sviluppatori hanno consigliato di avviare il gioco a livello facile per ambientarsi un pochino.

4 Oltre alla malvagità c’è di più

Sotto la dura scorza di cattiveria e male diffuso che rendono Tyranny un gioco decisamente originale, soprattutto per la serietà degli argomenti trattati, si nasconde ovviamente un RPG vecchio stampo, dotato di una grafica “datata” ma ricca di dettagli. Lo Unity Engine torna a farla da padrone ancora una volta, concedendo agli abili visual designer tutto la libertà possibile dal punto di vista della creatività.
Molte delle mappe che compongono il gioco, splendidamente tetre nella loro scala di colori grigi e rossi, presentano vari oggetti “mobili” che possono essere sfruttati dal giocatore per interagire in maniera attiva con l’ambiente circostante, come massi da gettare sui nemici, anfratti dove nascondersi e via discorrendo. A patto, ovviamente, di possedere un adeguato livello nella relativa abilità.

Per il resto, la nuova fatica di Obsidian fa il suo bravo compitino senza stupire troppo (e non era suo interesse farlo). Tyranny, come gli altri esponenti di questa particolare categoria di giochi di ruolo, non vuole certo sbalordire il pubblico dal punto di vista grafico e fa invece della trama la sua punta di diamante.

5 Conclusioni

Tyranny è esattamente quello che gli sviluppatori avevano preannunciato. Sono davvero pochi i giochi che concedono al giocatore il potere di influenzare attivamente il corso degli eventi e farlo, in questo RPG, è un vero e proprio piacere.
Nei panni del Fatebinder ci ritroviamo a compiere scelte spesso estreme (come dare in pasto al nemico il nostro più fedele compagno pur di portare avanti la causa) e quasi sempre crudeli, tanto che i più impressionabili potrebbero non gradirlo troppo.

Ovviamente, non è la cattiveria l’emozione che Obisidian vuole tirare fuori dalle nostre anime, piuttosto un grave senso di responsabilità. Ogni decisione comporta una reazione nel mondo di Tyranny, spesso cruciale per l’evolversi della fitta trama, degna di un romanzo di George R.R. Martin. A rovinare il magnifico quadro vi è però una nota davvero dolente: la totale assenza di una localizzazione in italiano. Nonostante gli altri giochi della società siano stati quasi sempre tradotti, questa volta il divertimento è riservato a coloro che masticano la lingua anglicana in maniera quasi impeccabile. Essere solo in parte anglofoni è infatti un vero e proprio peccato in quanto risulta davvero complicato riconoscere ognuna delle mille sfaccettature presenti in ognuno dei tanti dialoghi, colonne portate di tutta l’opera videoludica in questione.

Tyranny - Launch Trailer

RASSEGNA PANORAMICA
Voto
8
tyranny-la-recensione<strong>PRO:</strong><br> Trama avvincente<br> Finalmente siamo noi i cattivi<br> Appagante, sotto ogni punto di vista<br> <strong>CONTRO:</strong><br> Assenza di una localizzazione<br> Alcuni dialoghi sono davvero troppo complessi<br>

1 commento

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