È lo zoo più lontano che l’uomo conosca. A circa 340 km sopra la Terra, i piccoli contenitori che lo compongono ospitano 46 specie di batteri, funghi e artropodi.
Legati all’esterno della Stazione Spaziale Internazionale, i “residenti” devono affrontare più volte al giorno temperature che vanno dai -12C ai 40C, nonché enormi quantità di radiazioni. L’Agenzia Spaziale Europea (ESA), che ha dato il via all’esperimento, ha dichiarato: “Mentre celebrate la fine dell’anno nel calore delle vostre case, dedicate un pensiero agli organismi che hanno un biglietto di terza classe sulla Stazione Spaziale Internazionale.”
Come parte del progetto Expose-R2 dell’ESA, gli organismi sono stati spediti alla Stazione Spaziale Internazionale mediante una navicella per il rifornimento, nel mese di luglio. I cosmonauti Alexander Skvortsov e Oleg Artemyev hanno agganciato i contenitori al di fuori del modulo Zvezda lo scorso 18 agosto, dove vi rimarranno per 18 mesi.
Per chi ancora non lo avesse capito, l’esperimento serve per esplorare i limiti della vita terrestre: in pratica è importante per capire se gli organismi possono sopravvivere nello spazio (a condizioni estreme) e gli effetti della radiazione solare su di essi.
La Terra è infatti protetta dall’atmosfera, che in parole povere filtra le radiazioni. È difficile ricreare sul nostro pianeta un intero spettro della luce del Sole, pertanto questi esperimenti nello spazio aperto sono l’unico modo per verificare il comportamento degli organismi al di fuori della Terra. Precedenti esperimenti hanno rivelato, per esempio, che i licheni possono sopravvivere a un volo spaziale “non protetto”, suggerendo la possibilità di specie colonizzatrici che raggiungono i pianeti tramite meteoroidi.
Non tutti gli organismi subiscono lo stesso livello di disagio durante la permanenza spaziale: Expose ha scompartimenti speciali che ricreano l’atmosfera marziana, in grado di filtrare la luce solare e mantenere una certa pressione. René Demets, scienziato che preso parte al progetto dell’ESA, avrebbe pertanto dichiarato: “In questo modo abbiamo la possibilità di scoprire fino a che punto la vita terrestre si è in grado di affrontare le condizioni estreme del Pianeta Rosso.”
Di seguito trovate una manciata di immagini.
FONTE: Daily Mail