Introduzione
Non è semplice parlare di un titolo come Mafia III, per stessa ammissione degli sviluppatori: a differenza dei precedenti capitoli, questa volta si viene messi nei panni di Lincoln Clay, afroamericano di New Bordeaux (versione fittizia di New Orleans) che vive sulla sua pelle il più grosso problema che affliggeva quella particolare area degli Stati Uniti a fine anni ’60, il razzismo.
Per cautelarsi, infatti, i ragazzi di Hangar 13 hanno messo bene in mostra un messaggio che compare all’inizio della storia, specificando che Mafia III contiene personaggi che fanno uso di linguaggio e di comportamenti razzisti: la censura non è stata considerata come opzione, in quanto la riproduzione del periodo storico sarebbe risultata non fedele, oltre a essere offensivo verso chi ha subito realmente soprusi del genere. Il team di sviluppo si è chiaramente detto totalmente contrario al razzismo, definendo “aberranti” tali comportamenti.
Fatta la doverosa premessa, veniamo a noi: come dicevamo poco fa il protagonista è Lincoln Clay, superstite del Vietnam appena tornato nella sua città nativa; le spettacolari sequenze iniziali fanno prendere confidenza coi comandi e contemporaneamente fungono da prologo al vero e proprio inizio della trama, narrata sapientemente con lo stile docufilm. Dall’inizio alla fine viene raccontata un’interessante storia di sangue e vendetta, l’obiettivo ultimo del protagonista è infatti vendicarsi di chi gli ha portato via tutto, partendo dall’ultimo dei pesci piccoli fino al boss della mafia italiana, Sal Marcano. La direzione artistica, va da subito sottolineato, è il piatto forte di Mafia III, capace di intrattenere grazie alle testimonianze dei giorni nostri riguardanti il caso Lincoln Clay, brevi filmati che ricostruiscono pezzo dopo pezzo la storia che il giocatore deve scrivere, pad (e armi) alla mano.