Avete gioito alla presentazione della Remastered di Crash Bandicoot? Vi è piaciuta? Sappiate, invece, che uno dei membri originali del team ha finito per storcere il naso.
Lui è David Siller, producer del capostipite, e crede fermamente che questa sudditanza verso le vecchie glorie sia solo un male. Se non avete mai sentito parlare di Siller, non preoccupatevi, è normalissimo. Lui stesso ha ammesso di essere deluso dal fatto che Naughty Dog, con il passare degli anni, l’abbia fatto finire nel dimenticatoio.
“La rimasterizzazione sembra grandiosa, non c’è dubbio. Vicarious Visions sta facendo davvero un ottimo lavoro”, ha infatti detto, durante un’intervista con Power Up Gaming.
“Non so cosa si provi a giocarlo, ma se i miglioramenti non saranno tanti, allora finirà per essere una grossa delusione. Dopo 20 anni, ci sono tantissimi metodi per potenziare qualcosa di così vecchio. Non è un compito facile, ed è un bene che qualcuno voglia provarci”.
“Gli sviluppatori stanno ascoltando con serietà il proprio pubblico. Il che è piuttosto rischioso, perché non devono essere i fan a decidere cosa aggiungere a un gioco. I fan vanno sorpresi”.
“Ora come ora, non so se questo progetto sia stata una buona idea. Fossi stato in Sony e Activision, avrei costruito da zero un’intera nuova generazione di Crash, qualcosa che fosse capace di attirare sia i giocatori vecchi che quelli nuovi”.
“Siate innovativi, sorprendeteci! Quando guardo il gioco rimasterizzato, mi chiedo che senso abbia. Avrebbero potuto tirare fuori qualcosa di intelligente, nuove meccaniche di gameplay, colpi di scena mai visti. Invece vedo il solito vecchio gioco, solo tirato a lucido. Sembra proprio che il vecchio abbia preso il posto del nuovo, come con il Mini NES”.
“In veste di game designer, creatore e produttore, avrei proposto qualcosa di nuovo e dinamico. Questo franchise non merita di diventare un mostro di Frankenstein. A questo punto, perché non averlo fatto già su PS3?”
“Quando a Hitchcock chiedevano quale fosse il suo film preferito, lui rispondeva sempre ‘Il prossimo che farò'”.