La recente politica di protezionismo\isolazionismo intrapresa da Donald Trump negli Stati Uniti d’America ha già avuto differenti effetti collaterali.
Al momento non sono ancora in vigore i forti dazi doganali sulle importazioni che potrebbero assestare un duro colpo alla Silicon Valley, ma altre misure restrittive hanno già avuto i loro effetti.
Il MuslimBan ha causato molteplici probemi a tantissimi lavoratori immigrati negli USA tra cui diversi dipendenti di Valve stessa. Non solo, anche il settore degli eSport ne verrebbe in qualche modo influenzato.
In una intervista rilasciata a PC Gamer, Gabe Newell ed Erik Johnson hanno parlato del blocco alla dogana dei visitatori provenienti da sette stati che è stato imposto da Trump.
Una delle prime vittime sarà l’eSport in generale. In passato ci sono stati diversi casi riguardanti i visti d’ingresso negli USA. Quello del Pro Gamer non è considerato facilmente un lavoro, soprattutto considerata l’età dei giocatori che sono spesso minorenni.
Newell cita come esempio gli International di DOTA 2 del 2014, dove a due team cinesi non sono stati rilasciati i visti d’ingresso per prepararsi al torneo. E solo dopo quattro tentativi uno dei due team è riuscito a entrare negli USA.
Per questo motivo negli uffici di Valve stanno valutando anche la possibilità di tenere il prossimo torneo lontano da Seattle e dagli USA in caso di gravi problemi logistici.
Un altro punto dolente che va a colpire direttamente lo staff di Valve è quello dei dipendenti e delle assunzioni. “Abbiamo persone che lavorano qui alla Valve che non possono tornare a casa“, ha dichiarato Newell. “Hanno vissuto qui per anni. Pagato le tasse. Tifato per i New England Patriots al Super Bowl… ma non possono lasciare il paese. Quindi se c’è una qualche sorta di evento fuori dalla nazione non possiamo mandarli. Questo è un problema, non solo per ipotetici futuri dipendenti ma per gli attuali dipendenti. E di questo ci dispiace molto“.
Fonte: PC Gamer