Il lancio di Star Wars Battlefront 2 è stato anticipato da tante, troppe polemiche. Che hanno finito per mettere in ombra le qualità intrinseche di un titolo che partiva con grandi ambizioni. Le accuse di essere “pay to win”, la difficoltà a sbloccare contenuti. Tutte cose su cui EA ha dovuto fare ammenda, ribilanciando il gioco così da accontentare le richieste degli utenti. Ma le polemiche non si sono placate, addirittura in Belgio è partita un’indagine per verificare se ci fossero i presupposti per classificare questo titolo come “gioco d’azzardo”. È stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e così EA ha deciso, per rimediare, di ricorrere alla misura più drastica: eliminare le microtransazioni dal gioco. Star Wars Battlefront II debutta quindi privo di quelle meccaniche che hanno scatenato così tanti malumori. EA e DICE si scusano con gli utenti, ribadiscono di avere a cuore i desideri della community di fan e promettono rivoluzioni in seno al gioco. Al momento però l’acquisto di cristalli risulta offline. E le microtransazioni verranno reintrodotte più avanti, ma solo dopo aver verificato che questa meccanica non influisca in modo negativo sull’esperienza di gioco.
Tutto è bene quel che finisce bene? Più o meno. Innanzitutto riteniamo che le critiche sollevate nei confronti del gioco fossero fortemente esagerate. Così come l’ultimo Call of Duty, anche Star Wars Battlefront 2 permetteva di ottenere, giocando, le stesse cose che si potevano acquisire tramite microtransazioni. Solo in tempi più lunghi. In secondo luogo sappiamo quanto alti siano i costi di sviluppo nel caso di titoli così complessi e basati su licenze importanti (che hanno a propria volta un costo!). I danni derivanti dalle vendite potenzialmente inferiori alle aspettative a causa della pubblicità negativa e dall’assenza delle microtransazioni, rischiano di essere gravi. La speranza è che a farne le spese non sia uno degli studios che hanno partecipato allo sviluppo del gioco.