Oggi è scaduto l’embargo sulle recensioni di PS5, ma questa non è ancora la recensione della console, perché non credo ci siano le condizioni per recensirla. Semmai per darne un primo parere, che dovrà poi essere integrato con altre considerazioni e suffragato da ulteriori test, visto che mancano ancora diversi tasselli al puzzle. Tipo le patch su molti titoli, che si limitano quindi ad essere retrocompatibili, ossia ad andare esattamente come andavano su PS4, senza Game Boost. Mancano all’appello anche titoli di lancio chiave per questa console, come Demon’s Souls Remake che ci arriverà solo nei prossimi giorni. E mancano pure alcune funzionalità della console, che si suppone verranno implementate in tempi brevi, considerato poi che il firmware da noi utilizzato per questa prova di PS5 non era nemmeno scaricato dal network, ma una versione (ipotizziamo non finale) fornita a parte da Sony e installata da USB.
La nextgen, soprattutto questa nextgen è un’alchimia delicata di tanti elementi. Dove il risultato può essere anche di molto superiore alla somma delle singole parti. Ma dove ogni elemento è fondamentale a comporre l’insieme. E dove anche i dettagli non possono essere lasciati al caso.
E di dettagli da analizzare e valutare, ma soprattutto da comprendere, ce ne sono veramente tanti!
Da qui ho deciso di realizzare un articolo che fosse al tempo stesso divulgativo, ma anche più approfondito e analitico possibile. Che unisse evidenza e pareri, senza però tirare somme frettolosamente. Un articolo che forse pochi di voi avranno la pazienza di leggere da cima a fondo, ma chi lo farà ci troverà molte risposte ai dubbi che ruotano intorno a PS5. L’ho strutturato quasi come una FAQ.
Nei paragrafi che seguiranno andrò a raccontarvi cosa ho potuto provare e come mi sono trovato in questi miei primi giorni con PS5. Vi parlerò di sensazioni ed emozioni, che credo siano un aspetto fondamentale nell’approcciarsi a una nuova generazione di console, al di là dei dati oggettivi che comunque non mancheranno. Risponderò dove possibile a dubbi e quesiti comuni sulla console, fugando anche alcune “dicerie”. Il resto ve lo proporrò successivamente, man mano che ci saranno gli elementi e l’esperienza per potervelo raccontare. Ferma restando la mia convinzione che nemmeno al lancio della console avremo un quadro finale sull’argomento, ma solo un insieme di indicazioni utili a contestualizzare meglio questa nuova generazione di PlayStation. Visto che la sua storia, da lì in poi, sarà tutta da scrivere. E non avrebbe senso metterci un punto prima ancora che si sia iniziato a scriverla!
AGGIORNAMENTO: con il firmware update rilasciato il 10 novembre le unità esterne USB contenenti giochi PS4 vengono ora correttamente riconosciute da PS5 e i giochi risultano installati e utilizzabili. È possibile inoltre spostare giochi PS4 dall’unità SSD interna all’unità USB esterna e viceversa
DISCLAIMER: La versione di PS5 in nostro possesso è quella con disco e ci è stata fornita in anticipo da Sony PlayStation Italia per permetterci di testarla ed esprimere dunque le nostre valutazioni. Nell’accettare la console abbiamo anche accettato di rispettare gli embarghi imposti da Sony sulle tempistiche di rilascio delle informazioni. In nessun modo siamo stati vincolati ad esprimere giudizi né il nostro test di PS5 ricade in alcun tipo di attività sponsorizzata.
CONDIZIONI DI TEST: Abbiamo testato PS5 in abbinamento a un TV OLED LG 48” CX, utilizzando il cavo HDMI fornito in dotazione con la console. Questa TV dispone di 4 porte HDMI 2.1 ed è in grado di supportare appieno tutte le feature nextgen di PS5: refresh a 120Hz fino alla risoluzione 4K, HDR, modalità a bassa latenza, VRR
RINGRAZIAMENTI: ringraziamo Cidiverte, Koch Media, Ubisoft che ci hanno fornito codici dei loro giochi affinché li potessimo testare sulla nostra PlayStation 5
Il contenuto della confezione di PS5. Non vi serve un altro cavo
All’interno della confezione di PS5 troverete, oltre alla console, il supporto per posizionarla in orizzontale o verticale, il pad DualSense con cavo USB di ricarica, il cavo di alimentazione della console e un cavo HDMI. Nei giorni scorsi si sono inseguite voci riguardo al fatto che quest’ultimo non fosse in grado di supportare risoluzioni e frequenze previste da PS5 grazie all’uscita HDMI 2.1 di cui è dotata. Qualcuno ha parlato di cavo “non HDMI 2.1”, che espresso in questo modo è un concetto formalmente scorretto visto che le specifiche HDMI 2.1 non riguardano i cavi, ma le porte, anche se prevedono una nuova tipologia di cavo chiamato “Ultra High Speed”. Un cavo certificato Ultra High Speed supporta tutte le caratteristiche di HDMI 2.1 tra cui le risoluzioni 8K@60Hz e 4K@120Hz e il VRR, grazie a una velocità di trasferimento che arriva a 48Gbps. La certificazione in questione passa dallo stesso HDMI Forum e i cavi certificati riportano un’etichetta con QR Code e immagine olografica, oltre alla dicitura Ultra High Speed sul cavo stesso, come da immagine sottostante.
Da qui nasce l’equivoco: il cavo fornito con PS5 riporta come dicitura High Speed, il che significa che dispone unicamente della certificazione per una velocità di trasferimento massima di 18Gbps. Ma questo non esclude che possa raggiungere anche velocità superiori, pur non essendo stato sottoposto a un processo di certificazione (che comporta un costo che evidentemente Sony ha deciso di non sobbarcarsi). Come dimostrano i test che ho condotto. Utilizzato su PS5 in abbinamento a una TV LG OLED CX 48” il cavo fornito da Sony mi ha permesso di raggiungere senza problemi la risoluzione 4K a 120Hz. E usandolo su un PC con una scheda video GeForce RTX 3080, dotata quindi di output HDMI 2.1, ho potuto attivare il funzionamento in 4K a 120Hz con spazio colore RGB, HDR e G-SYNC attivi. State sereni comunque, perché è arrivata anche la conferma ufficiale di Sony: il cavo in dotazione alla console è sufficiente a permettere l’uso di PS5 alle risoluzioni e refresh previsti, senza che sia necessario per voi acquistare un cavo a parte.
Design controverso. Ma PS5 sta meglio in verticale!
Voglio partite dalle basi. Esistono due versioni di PS5: “standard” ossia con disco e Digital Edition, senza disco. La prima costa 499€, la seconda costa 399€. A livello tecnico e prestazionale non ci sono differenze tra le due. Stessa potenza di CPU e GPU, stesso quantitativo di RAM a bordo e stessa capienza dell’SSD. Questo è importante da sottolineare! L’unica differenza quindi è la presenza o meno del lettore ottico, un Blu-ray capace ora di leggere anche supporti UltraHD 4K (quindi con capienza fino a 100GB), che si traduce all’atto pratico in una “pancia” sul profilo destro della console, osservandola frontalmente. La versione Digital Edition invece è perfettamente simmetrica, “slim” e più aggraziata. Per quanto questo fattore sia puramente soggettivo.
Le dimensioni di PS5 sono corpose: 39cm di altezza. 10,4cm di larghezza e 26cm di profondità. Per un peso di 3,9Kg per la versione Digital e 4,5Kg per la standard. Decisamente più spessa e pesante di una PS4 Pro, che come misure ha 29,5cm di altezza, 5,5cm di larghezza e 32,7cm di profondità, per 3,3Kg di peso.
Dell’estetica di PS5 si è parlato abbondantemente fin da quando è stata svelata lo scorso 11 giugno. La nuova console prende le distanze dal classico “full black” di PlayStation, proponendo un abbinamento bianco-nero, con dominante bianca. Ma non è l’accostamento cromatico, semmai il design a non mettere d’accordo tutti. A qualcuno piace molto, a qualcuno molto meno. L’unica cosa a mio avviso indiscutibile è che PS5 sia a proprio agio più in verticale che in orizzontale, proprio come lo era PS3 Fat. Ci sono diversi elementi che lo confermano.
Innanzitutto se posizionata in orizzontale PS5 è davvero imponente, perché a balzare subito all’occhio sono le fiancate voluminose, realizzate in una plastica bianca che non è liscia ma ruvida al tatto e che maneggiando la console mi è sembrata comunque piuttosto solida. E questa è indubbiamente una buona notizia!
Proprio queste fiancate aprono la strada a infinite possibilità di personalizzazione. E non vedo l’ora di scoprire quali Sony ci proporrà ufficialmente e quali invece arriveranno dall’after market (licenze permettendo). Senza contare la possibilità di decorarsi la propria stessa console, qualora lo si desiderasse. E anche qui una eventuale personalizzazione avrebbe molto più senso con la console posizionata in verticale, per avere entrambe le fiancate esposte.
Poi c’è un discorso più pratico. Acquistando la versione con disco di PS5 e posizionandola in orizzontale vi troverete con lo slot di inserimento che rimane coperto dal profilo della fiancata inferiore. Dovrete abbassarvi per vedere dove inserire il disco. E a disco espulso faticherete ad afferrarlo. Probabilmente finirete per lasciarci sopra delle ditate nel tentativo di estrarlo! Insomma anche questo fa capire che il modo più pratico e funzionale di posizionare PS5 sia in verticale.
Sulla parte frontale di PS5 sono presenti un pulsante d’accensione e un pulsante di espulsione del disco per la versione standard della console. Oltre a due porte USB. Una è USB Hi-Speed tipo A e viene usata per ricaricare il pad. L’altra è Super-Speed USB (10Gbps) di tipo C reversibile.
Sul retro della console invece trovano posto due porte Super-Speed USB, una porta LAN Gigabit Ethernet per la connessione in rete, una porta HDMI 2.1 e la presa di alimentazione. PS5 integra anche connettività WiFi ovviamente, con supporto al protocollo IEEE 802.11ax, anche chiamato WiFi6, che migliora portata del segnale e velocità di collegamento.
Assente invece l’uscita ottica. Il segnale audio digitale viene quindi portato al TV o a un amplificatore esclusivamente tramite porta HDMI.
La base d’appoggio di PS5 è necessaria
La console è fornita di una base, che va utilizzata a prescindere dal fatto che la si collochi orizzontalmente o verticalmente. Senza la base, usandola in verticale, PS5 appoggerebbe infatti sui profili delle fiancate. Nulla di drammatico se la cosa avviene per il tempo necessario a installare la base d’appoggio. Ma non è previsto la console che stia così permanentemente, perché probabilmente le plastiche fletterebbero e si deformerebbero.
In orizzontale invece senza la base la console dondola… E nuovamente poggiando sulle plastiche delle fiancate rischierebbe con il tempo e il calore di deformarle.
La base d’appoggio di PS5 è un piccolo gioiello di design. È composta da due elementi che ruotano e che le permettono di adattarsi sia alla posizione verticale – dove agisce da supporto per il corpo centrale di PS5, impedendo appunto alle fiancate di toccare – che in posizione orizzontale, dove invece si adatta perfettamente alla conformazione delle fiancate e sfruttando il baricentro della console la tiene in equilibrio.
In posizione verticale la base si fissa con una vite, che troverete in un alloggiamento sotto la stessa e che andrà a fissarsi in un foro nella parte inferiore di PS5, coperto da un piccolo sportellino che potrete rimuovere con le dita. Mentre in posizione orizzontale non sono previste viti.
Il punto di aggancio preciso in questo caso è identificato dai simboli di PlayStation incisi all’interno della fiancata inferiore di PS5. Vi basterà far corrispondere i due ganci alle estremità con i due simboli del quadrato di PlayStation e premere.
Non c’è alcun sistema di aggancio o incastro e questo può rappresentare un problema dovendo inserire e poi muovere la console in orizzontale all’interno del tipico mobiletto da salotto, perché a ogni movimento rischierete di sfilare il supporto. Un motivo in più, se possibile, per tenere PS5 in verticale.
Fin qui vi ho parlato del “fuori”. Adesso parliamo del “dentro”.
La CPU su PS5 farà la differenza più della GPU
Inutile fare guerre sui TFLOPS. Non saranno questi a far la differenza sulla nextgen. O almeno non lo sarà un divario del 20% sui TFLOPs come è quello che divide PS5 dalla rivale Xbox Series X. I circa 10TFLOPs di PS5 (10.3 per l’esattezza in modalità Boost) corrispondono a 2,4 volte la potenza grafica di PS4 Pro e 5,7 volte la potenza di una PS4 standard. Sono quindi un valore più che sufficiente per poter gestire il 4K, non necessariamente a risoluzione nativa ma con risoluzione dinamica. Se un gioco dovesse girare male con i 10TFLOPs di PS5 state certi che non girerebbe benissimo nemmeno con i 12 di Series X. Questo gli sviluppatori lo sanno bene, quindi no all’atto pratico non aspettatevi di vedere differenze di rilievo tra i titoli multipiattaforma se fatti girare sull’una e sull’altra console.
Mettendo da parte la GPU, quello che ritengo sarà il vero fattore differenziante di questa nextgen, a livello prestazionale è la CPU.
Prendete un titolo come Destiny 2. Anche se giocato su console mid-gen come PS4 Pro e Xbox One X il gioco continua a girare a 30fps, esattamente come su PS4 e Xbox One. E sapete perché? Perché quelle console sono più potenti graficamente delle versioni base – anche molto più potenti! – ma rispetto a queste ultime dispongono di CPU pressoché identiche. E queste CPU, basate su architettura Jaguar, hanno prestazioni decisamente scadenti. PS4 Pro e Xbox One X sono uscite per assecondare il trend che vedeva il diffondersi di TV con risoluzione 4K. Ma lo squilibrio tra potenza di GPU e potenza di CPU (rimasta ferma pressoché agli stessi valori delle console “base”) ha impedito loro di esprimere frame rate elevati. I 60 fps quindi si sono visti molto più raramente del 4K nativo, in questo finale di generazione.
La nextgen invece parte con un’altra marcia. PS5 ma anche Xbox Series X e Series S sono basate su un velocissimo processore a 8 core con architettura Zen2, equivalente in pratica a un Ryzen 7. Nel caso specifico di PS5 questa CPU lavora a una frequenza massima di 3.5GHz (la frequenza è variabile), mentre su Series S la frequenza è fissa a 3.4GHz e su Series X a 3.6GHz. Per tutte e tre c’è il supporto alla tecnologia SMT (Simultaneous MultiThreading), che di fatto raddoppia il numero di core logici, permettendo di eseguire fino a 16 thread contemporaneamente. Si tratta di una CPU di fascia decisamente alta anche per gli standard PC e superiore a quello che possiedono oggi la gran parte dei PC gamer all’interno dei propri sistemi, in base alle statistiche diffuse da Steam (che indicano in un quad core la tipica CPU di un gamer). Ma soprattutto di diversi ordini di grandezza superiore alle performance delle CPU installate sulle console attuali. Una CPU di questo tipo apre le porte ai 60fps pure su titoli ricchi di dettaglio e interazioni fisiche, oltre che ai 120fps sui titoli più frenetici e orientati al gaming competitivo.
Alla CPU sono abbinati 16GB di velocissima memoria GDDR6, un quantitativo doppio rispetto a PS4 Pro e con una banda passante pure lei doppia: 448GB/sec contro 217GB/sec. La memoria è unificata, ossia funziona sia da memoria di sistema che da memoria video. Tutto questo si tradurrà nella possibilità, per PS5, di gestire mondi di gioco molto più complessi e vasti, oltre che risoluzioni e frame rate più elevati.
La GPU di PS5 non è RDNA2, ma non è un problema!
Sia per la CPU che per la GPU di PS5 Sony ha adottato un approccio fuori dai soliti schemi. E non mi sorprende visto che dietro alle loro scelte c’è l’estro di Mark Cerny, un ingegnere e un programmatore. Uno abituato a non prendere le cose così come gli vengono “servite”, ma a farsele da sé, ottimizzandole per le proprie esigenze. Innanzitutto l’uso di una frequenza variabile su CPU e GPU, chiamata “Boost”. Ma diversamente dal Boost dei componenti PC che è collegato alla temperatura di funzionamento e quindi anche ai sistemi di raffreddamento e all’ambiente circostante, su PS5 il Boost non lavora così. Anche perché avrebbe reso il funzionamento della console non prevedibile e variabile in base alla temperatura di un locale. Immaginate: in estate la console sarebbe meno performante e in inverno tendenzialmente più performante con una temperatura ambiente più bassa! Ovviamente uno scenario simile non sarebbe stato accettabile e quindi il Boost voluto da Cerny su PS5 funziona in un altro modo: il consumo del chip resta costant, mentre la frequenza varia in base al carico di lavoro. In questo modo lo si può “prevedere”. Questo è un importante elemento di distinzione di PS5, che permette alla sua GPU di lavorare a una frequenza altissima, 2.23GHz, così da superare i 10TFLOPs pur con sole 36 Compute Unit. Per fare un paragone Xbox Series X di Compute Unit sulla sua GPU ne ha ben 52, ma funzionanti a frequenza molto più bassa, circa 1,8GHz. Per questo tra le due console ci sono appena 1,7TFLOPS di differenza!
In merito alla GPU di PS5 c’è un altro aspetto di cui si è discusso in questi giorni, ovvero il fatto che non sia RDNA2. Le notizie apparse in rete riportavano questo fatto come se fosse stato un limite della GPU di PS5, una mancanza. Come se la GPU di PS5 non fosse evoluta quanto quella di Xbox Series X. Ma non è così.
La GPU di PS5 non è RDNA2 perché Mark Cerny, diversamente da Microsoft, non ha scelto di prendere la stessa architettura delle GPU PC di AMD e metterla dentro la propria console. Ha apportato delle modifiche pensate per migliorarne il funzionamento nell’ottica di un’architettura custom come quella di una console. In particolare Cerny ha realizzato una propria versione del VRS (ossia lo shading a frequenza variabile) e anche del mesh shading. Funzionalità che appunto distinguono la GPU di PS5 da una tradizionale GPU RDNA2, ma non per questo la rendono meno evoluta o funzionale. Semmai ancora più ottimizzata!
PS5 anche in questo mantiene fino in fondo la sua natura di console. Ossia di un oggetto ottimizzato all’inverosimile per una sola funzione: permettervi di giocare al meglio. E per farlo ha un asso nella manica che va oltre le frequenze e i TFLOPS. E il suo nome è DualSense. È lui la chiave che vi aprirà le porte della VERA next generation.
DualSense: il controller rivoluzionario che vi farà “sentire” il gioco
Vi ho detto che questa nextgen è un’alchimia di elementi. Il controller DualSense è probabilmente uno dei più importanti! A livello estetico cambiano tante cose, al di là dell’accostamento cromatico che segue il design della console, con dominante bianca e inserti neri. Innanzitutto è più voluminoso di DualShock 4 e questo è evidente già a un primo sguardo. Il profilo esterno è stato allargato, riducendo la curvatura e raccordando il tutto sulla parte superiore, senza più lo scalino in corrispondenza dei tasti dorsali. Questo lo rende più confortevole da impugnare, molto più confortevole! Anche e soprattutto per chi come me ha mani grandi e quindi nelle sessioni di gioco più lunghe soffre non poco con Dualshock. Mentre le estremità inferiori non sono più arrotondate ma spigolose, quasi tagliate di netto.
La parte sottostante del controller è ruvida e restituisce un buon grip giocando. Tra l’altro questa ruvidezza è data da tanti minuscoli simboli di PlayStation a sbalzo sul controller. Una chicca che si ritrova pure all’interno delle fiancate di PS5. In questa immagine ingrandita vedete i simboli sulla parte inferiore di DualSense.
Al centro del controller campeggia sempre il touchpad, che ora però è più ampio e ha luci LED programmabili lungo i profili laterali.. La barra LED frontale di Dualshock4 non c’è più. Al suo posto c’è un nuovo indicatore LED nella parte inferiore del touchpad. Su DualSense è incorporato un sofisticato microphone array, che è in grado di acquisire la vostra voce senza bisogno di usare un headset, restituendo una qualità di conversazione molto pulita durante i match online. Per gestirlo nella parte inferiore del controller troverete un tasto. Premendolo manderete in mute il microfono. Mentre tenendolo premuto disattiverete anche l’audio ingame.
Mi fermo qui con gli aspetti più prettamente estetici, perché la rivoluzione di DualSense è al suo interno!
Ragazzi, il controller DualSense è vivo. Sul serio! Nintendo aveva spianato la strada al feedback aptico con i suoi joycon. Ma il Rumble HD impallidisce a confronto di DualSense. E la prima volta che lo proverete resterete prigionieri di un vortice di sensazioni, un mix di suoni e di vibrazioni gestite con una precisione incredibile. Il risultato vi lascerà a bocca aperta.
Sony stessa ci ha raccomandato di provare DualSense senza usare le cuffie, proprio per sperimentare al meglio questa nuova impronta sensoriale del controller. Un qualcosa che è distante anni luce dal grezzo rumble di un Dualshock4. Non parlo di semplice vibrazione, ma della capacità che DualSense di trasmetterti cose come la sensazione di calpestare un certo tipo di superficie piuttosto che un altra. È come se dentro il controller ci fosse qualcosa di vivo, non di artefatto, di fittizio.
E arriviamo all’altro aspetto sorprendente di DualSense: ossia i grilletti adattivi. Cosa significa grilletti adattivi? Significa che è possibile programmarne la resistenza alla pressione. Ad esempio potreste avere una prima parte della corsa libera e poi a un certo punto sentirli come bloccati. Ma proprio duri, quasi come se fossero davvero bloccati! E dovrete fare forza per superare quel “blocco”. Pensate alla possibilità, ad esempio in uno shooter, di programmare una corsa ridotta del grilletto per permettervi di sparare più velocemente. Le possibilità sono davvero molteplici e anche qui, la prima volta che proverete i grilletti di DualSense vi chiederete se non si siano “inceppati”, proprio per la risposta inusuale rispetto ai grilletti di un classico controller.
Astro’s Playroom ci offre due esempi di questa funzione: nella demo del controller si possono attivare i razzi di un jetpack usando la prima parte “morbida” della corsa e poi andare a piena potenza sbloccando i postbruciatori nel premere fino in fondo il grilletto, oltre quel “blocco” cui accennavo prima. Poi ci sono dei livelli di gioco in cui controllerete una specie di esoscheletro dotato di molla e potrete decidere, in base alla pressione del grilletto, quanto caricare la molla e quindi quanto in alto saltare. Sarebbe impossibile rendersene conto in modo intuitivo con un pad privo di questa funzione.
Altro esempio: in Marvel’s Spider-Man Miles Morales, dove pure il DualSense è sfruttato molto meno che in Astro’s Playroom potrete sentire letteralmente le ragnatele nelle vostre mani e la tensioni dei fili attraverso la resistenza dei grilletti che varierà in tempo reale! In questo modo potrete dosare e controllare al meglio i vostri spostamenti aerei nella città.
Fidatevi fino a quando non lo proverete non potrete rendervi conto di quanto sia innovativo, anzi rivoluzionario questo DualSense. Quella stessa rivoluzione applicata ai controlli con cui negli anni ci ha sorpresi una Nintendo, per dire. Pensate alla prima volta che avete impugnato un WiiMote. Ecco, con DualSense la magia sarà la stessa! Solo che accadrà sulla schermata di avvio di Astro’s PlayRoom, il gioco che troverete precaricato sulla vostra PS5. Sony l’ha realizzato come demo di DualSense, ma credetemi è molto di più. È un gioiello di platform. È un gioco completo, strutturato, pieno di cose da scoprire, di Easter Egg che faranno felici i fan di PlayStation. Ma è soprattutto un viaggio dentro PS5, attraverso la storia di PlayStation e oltre, verso il futuro che ci attende… pad alla mano.
Il pad DualSense ha la batteria integrata, proprio come i DualShock. Ma la capacità di quest’ultima è superiore a quella di Dualshock 4. Quindi con DualSense potrete mediamente giocare più a lungo. Salvo che si usino in modo intensivo le funzionalità aptiche e adattive, come avviene in Astro’s Playroom. In quel caso l’autonomia risulterà sensibilmente penalizzata. Dai miei test è emerso che la batteria di DualSense è in grado di durare almeno 11/12 ore con i titoli che non usano in modo pesante le sue funzioni avanzate. Con un bel vantaggio su DualShock4, anche grazie a una batteria integrata che ha circa il 50% in più di capacità. Il connettore di ricarica del pad è finalmente di tipo C, ma il cavo fornito con la console, per questioni di praticità è un tipoA-tipoC. Il controller potrà essere ricaricato anche attraverso delle basi di ricarica opzionali, attraverso dei contatti presenti nella parte inferiore.
Nel complesso, pur con tutti i passi in avanti che sono stati fatti, a livello di ergonomia, design, funzionalità, pur con le innovazioni che porta in campo… DualSense è e resta in tutto e per tutto un pad PlayStation. Con DNA PlayStation. E quindi nell’impugnarlo non preoccupatevi, vi sentirete subito “a casa”. Ma segnatevi anche queste mie parole: dopo aver provato DualSense non riuscirete più a farne a meno!
La nuova interfaccia UX di PS5
Come a ogni lancio di generazione, anche PlayStation 5 porta al debutto una nuova interfaccia utente. Si chiama UX, che sta per User eXperience, perché è stata creata con l’obiettivo di offrire un’esperienza d’uso che sia realmente intuitiva e nextgen.
La nuova UI di PS5 è pensata per l’uso con TV 4K e si presenta in 4K e in HDR.
Tenendo premuto il nuovo tasto PlayStation sul DualSense (che non è più tondo ma sagomato) tornerete sempre alla home, esattamente come avviene già su PS4, mentre con un semplice tocco potrete attivare una nuova barra nella parte inferiore dello schermo, chiamata Centro di Controllo. Da qui potrete accedere rapidamente a una serie di funzioni: come “Switcher” per lanciare rapidamente gli ultimi giochi da voi avviati, oppure gestire la musica in background collegando Spotify, accedere all’elenco amici, alle notifiche, al controllo dell’audio e del microfono, al vostro account PlayStation, oltre che spegnere o mandare in sospensione la console. Sì perché PS5 può ovviamente essere spenta oppure mandata in sospensione, come già PS4. In quest’ultima modalità la console è in grado di scaricare gli aggiornamenti dei giochi e di ricaricare il controller, mantenendo però i consumi al minimo (ho misurato appena 4W di consumo con PS5 in sospensione!).
Torniamo al Centro di Controllo. Al di sopra di questa barra appariranno una serie di tessere: quelle dei progressi vi mostreranno quanto vi manchi a conquistare un dato trofeo, poi avrete accesso rapido alle catture di screen e video, alle news sui vostri giochi preferiti, ad esempio nuovi trailer pubblicati dai publisher. Ma le tessere più interessanti sono quelle definite “Attività” e che nei giochi nextgen di PS5 vi permetteranno di esplorare fino in fondo i giochi, proponendovi appunto attività e sfide ingame. Certe attività vi permetteranno, se avviate, di saltare a un punto preciso del gioco per completare una parte mancante. E avrete pure una stima del tempo che vi richiederà completare quella parte, personalizzata sulla base del vostro stile di gioco.
Una funzione utilissima ma esclusiva per gli iscritti a PS Plus proviene sempre da queste attività e si chiama Game Help. In alcuni giochi, cliccando su uno degli obiettivi non completati nelle schede attività, potrete accedere a filmati e spiegazioni che vi aiuteranno a superare quel particolare ostacolo. Un videotutorial direttamente da PS5, senza bisogno di andare su Youtube!
In ambito online e multiplayer le tessere del Centro di Controllo vi permetteranno di unirvi a partite dei vostri amici, chattare in party, condividere lo schermo, condividere screen e video all’interno di un party o sui social.. Una cosa molto interessante è che se dovessimo condividere un’attività potenzialmente spoiler, PS5 lo segnalerà impedendo quindi che venga visualizzata accidentalmente da un utente che non abbia ancora raggiunto quel punto nel gioco. È una funzione attivabile a scelta e che dipenderà dal supporto degli sviluppatori, gioco per gioco. Ma sui titoli narrativi si preannuncia molto interessante!
Potrete anche appuntarvi le tessere che vi interessino di più, mettendole in evidenza nel Centro di Controllo.
Rispetto all’esperienza utente di PS4 ho trovato un’interfaccia decisamente più fluida e reattiva su PS5. I blocchi e i rallentamenti che talvolta si sperimentano su PS4Pro, su PS5 non ci sono.
Caricamenti velocissimi. Ma solo sui titoli ottimizzati!
Uno degli aspetti su cui Mark Cerny e poi il marketing di Sony si sono concentrati maggiormente nel promuovere questa next generation Sony non è la grafica o la potenza di calcolo ma l’SSD. Quante volte avete sentito parlare del velocissimo SSD di PlayStation? Innumerevoli, da parte di addetti ai lavori, sviluppatori, la stessa Sony. Fino a 5.5GB/sec di velocità di trasferimento dati grazie al bus PCIe 4.0 e a un’interfaccia a dodici canali gestita da un controller flash custom, che diventano anche 8-9GB/sec se si utilizzano dati compressi, decompressi poi al volo utilizzando la decompressione hardware di PS5.
Sarete sicuramente rimasti a bocca aperta anche voi durante gli State of Play, nel vedere come l’SSD di PS5 venisse utilizzato da Ratchet&Clank per permettere di viaggiare istantaneamente da un mondo di gioco all’altro, senza caricamenti apprezzabili nel mezzo. Ora che ce l’abbiamo per la mani, l’SSD di PS5 è davvero così veloce?
Posso dirvi che sì, lo è. Ma lo è in misura diversa con i giochi ottimizzati per la nextgen e con quelli invece PS4 giocati in retrocompatibilità. I giochi ottimizzati sfruttano appieno la larghezza di banda dell’SSD e prioritizzano i caricamenti nel modo corretto, sfruttando anche meccanismi di caching sulla RAM della console e il risultato sono caricamenti velocissimi. Un esempio è Marvel’s Spider-Man Miles Morales. I tempi di attesa durante il gioco sono praticamente azzerati! Meno di 3 secondi per caricare una partita e entrare in gioco. E 2 secondi per riavviare da un checkpoint. Ci credete? Perfino dalla pressione del tasto sull’icona del gioco sulla dashboard alla schermata dei titoli passano appena 10 secondi! E nel muoversi per New York non ci sono praticamente mai caricamenti.
Con Devil May Cry 5 Special Edition, altro gioco nextgen da me provato, l’avvio iniziale è più lungo, circa 40 secondi dalla pressione del tasto sull’icona del gioco e fino alla schermata dei titoli. Ma poi bastano meno di 4 secondi da lì per avviare una missione ed essere in gioco.
Diverso invece il discorso per i titoli oldgen. Con i giochi retrocompatibili i tempi si riducono rispetto al caricamento degli stessi su PS4/PS4 Pro, ma senza mai essere fulminei come lo è il nuovo Spider-Man. Ad esempio The Last of Us Part 2 impiega circa 40” ad arrivare alla schermata dei titoli su PS5, contro un minuto e 5” su PS4 Pro. Da lì per entrare in gioco ci vogliono 40” su PS5 e 55” su PS4 Pro. Il 40% di tempo in meno nel primo caso, il 28% appena nel secondo. Si comporta meglio God of War, almeno al primo avvio e fino alla schermata dei titoli, dimezzando i tempi di caricamento rispetto a PS4 Pro. Mentre Days Gone che è patchato per PS5 riduce i caricamenti a oltre la metà se avviato sulla nextgen! Al contrario su Ghost of Tsushima, che pure è patchato, il vantaggio della nextgen si rileva solo nella fase di avvio da icona e fino alla schermata dei titoli, con PS5 che impiega il 30% di tempo in meno (40” invece di 57” su PS4 Pro). Ma da lì l’avvio del gioco richiede lo stesso tempo su entrambe le piattaforme, ossia 17”.
Insomma i vantaggi dell’SSD sui caricamenti indiscutibilmente ci sono, ma variano da gioco a gioco e solo sui titoli nextgen si possono apprezzare caricamenti praticamente “istantanei”.
Per semplicità abbiamo riassunto tutto in questo grafico. La velocità di caricamento è stata misurata con i giochi installati sull’SSD nel caso di PS5 e sull’HDD standard interno nel caso di PS4 Pro, dove applicabile. Chiaramente il tempo di caricamento fino alla schermata dei titoli può risentire del fatto che certe attese siano indotte dal gioco e non dal caricamento stesso e quindi non riflettere appieno la velocità relativa delle due console e dei due sistemi di archiviazione. Tenete anche presente che titoli in versione nextgen come Marvel’s Spider-Man Miles Morales sono ottimizzati per mostrare la massima velocità di caricamento e per farlo riducono al minimo anche i credits prima dell’avvio del gioco.
L’SSD di PS5 torna utile anche per entrare e uscire dalla modalità di sospensione della console. PS5 impiega infatti appena 5 secondi per riavviarsi dalla sospensione (calcolati dalla pressione del tasto PlayStation sul controller e fino alla comparsa della schermata di login con il proprio account).
Nota a margine: l’SSD di PS5 è saldato direttamente sulla motherboard della console (quindi in caso di guasto dovrete necessariamente mandarla in assistenza), non potrete sostituirlo da voi come un HDD su PS4.
Lo spazio è poco su PS5. Costa caro. E per ora niente espansioni
La velocità di un SSD su PS5 si paga di contro in termini di capacità. Gli SSD hanno un costo per GB molto elevato e all’interno della console è installata un’unità da 825GB di capacità appena, ma alla prima accensione (considerando software di sistema e il gioco Astro’s Playroom preinstallato) lo spazio effettivamente utilizzabile per i vostri giochi sarà di 667GB. Che sono decisamente pochi per far fronte a titoli le cui richieste in termini di spazio occupato si fanno sempre maggiori. Pensate agli oltre 100GB di un RDR2 o ai 130GB del prossimo Call of Duty… Nel mio caso specifico ho saturato l’unità interna di PS5 installando meno di 10 giochi: AC Valhalla, DMC5 Special Edition, Ghost of Tsushima, Dirt5, Marvel’s Spider-Man Miles Morales, Days Gone, The Last of Us part 2, God of War. Spazio terminato.
Insomma lo spazio su “disco” nella nextgen sarà qualcosa di prezioso e caro. Tenetelo bene a mente!
Come far fronte dunque a questa situazione? Le strade sono sostanzialmente due o forse tre in prospettiva.
Prima strada: compressione dei dati per ridurre lo spazio installato sui titoli nextgen, sfruttando quindi la decompressione hardware di PS5. E una strada praticabile in prospettiva, così come l’installazione selettiva dei contenuti di gioco (solo single player se non siete interessati al multiplayer, come fa ad esempio Ghost of Tsushima). Anche se al momento gli ingombri dei titoli nextgen non sono esattamente contenuti. Eccone alcuni:
- SackBoy: A Big Adventure: 32GB
- Spider-Man: Miles Morales: 50GB
- Spider-Man: Miles Morales Ultimate Launch Edition (che include Spider-Man Remastered): 105GB
- Demon’s Souls Remake: 66GB
- Call of Duty: Black Ops Cold War: 133GB
Vediamo la seconda strada: installare una seconda unità SSD all’interno di PS5. L’installazione di un SSD aggiuntivo si può fare con facilità, rimuovendo una delle fiancate della console. Non è nemmeno necessario togliere viti per farlo. Basta far leva su due estremità e spingere. Le fiancate sono inserite ad incastro. A quel punto basta aprire lo sportellino che copre lo slot di espansione dell’SSD. Sony ha optato per uno slot standard M.2 per SSD NVMe, diversamente da Xbox che sulle nuove Xbox Series utilizza invece delle “memory card” contenenti al proprio interno un SSD NVMe. Ma gli SSD per PC, per essere compatibili con PS5, dovranno avere una velocità almeno pari a quella dell’unità interna, che è di 5.5GB/sec. Sono esclusi dunque gli SSD basati su interfaccia PCIe 3.0, che non sono in grado di superare i 3-3.5GB/sec, ma servono obbligatoriamente quelli più costosi con interfaccia PCIe 4.0. Tra le unità che rispettano queste specifiche ci sono i WD_Black_SN850 di Western Digital, accreditati di 7GB/sec di velocità di trasferimento. Ma i costi non sono bassi: per darvi un’idea un’unità da 1TB vi costerà circa 200€, mentre una da 2TB sui 400€. Anche se la cosa non deve preoccuparvi ora perché – “piccolo dettaglio” – al momento l’SSD secondario non è ancora supportato dal software di sistema di PS5. Quindi niente espansioni.
Parlavo di una terza strada in prospettiva. Ed è quella di sfruttare un’unità esterna per “parcheggiare” i giochi PS5. Tenendo presente che i titoli nextgen di PS5 richiedono di essere lanciati da SSD per poter funzionare. Mentre quelli PS4, anche con Game Boost, possono funzionare su PS5 pure da un HDD esterno USB. Questa strada non è attualmente praticabile perché PS5 non permette ad oggi di spostare giochi nextgen su un’unità esterna USB. È un qualcosa che potrebbe accadere in futuro e Sony ha ammesso che ci sta pensando, ma al momento le cose stanno così. Quindi di fatto ad oggi non esistono reali soluzioni al problema del poco spazio disponibile sull’SSD di PS5.
Niente “Quick resume” su PS5
Su Xbox Series è presente una funzionalità molto utile, chiamata Quick Resume. Che permette sostanzialmente di “congelare” lo stato di un gioco, quando si passa a un nuovo gioco. E di farlo anche con più giochi. In questo modo, sfruttando la velocità dell’SSD è possibile passare da un gioco all’altro in modo molto rapido, senza doverlo ricaricare da zero. Al momento una funzionalità simile non è presente su PS5. La funzione “Switcher”, a cui si accede dalla barra di sistema del Centro di Controllo con una pressione del tasto PlayStation, funziona invece come un segnalibro o se vogliamo come una sorta di “cronologia”. Ci mostra gli ultimi giochi eseguiti offrendoci una scorciatoia per lanciarli senza passare dalla home della dashboard. Ma non ci permette di mandare in sospensione il nostro gioco mentre ne avviame un altro, né ci offre una via per avviare i giochi più rapidamente rispetto all’uso della dashboard. Al momento non è prevista da Sony una funzionalità PS5 analoga al Quick Resume di Xbox.
Capite ora perché vi dicevo che è prematura oggi recensire la console? Mancano ancora tante funzionalità all’appello, non indispensabili per entrare appieno in questa nextgen, ma che a nostro avviso impediscono di stilare un quadro definitivo di PlayStation5.
Cosa potrete giocare al lancio di PS5?
Al lancio della console, il 19 novembre potrete giocare un mix di titoli inediti nextgen, titoli già usciti su console attuali ma aggiornati per la nextgen e titoli PS4 retrocompatibili. Tra i titoli disponibili unicamente per la nextgen troverete Demon’s Souls Remake, Devil May Cry 5 Special Edition, Godfall e Spider-Man Miles Morales, oltre ovviamente a Astro’s Playroom, che come già dicevo si trova preinstallato sulla console. Mentre tra i titoli current gen che disporranno di una versione specifica nextgen troverete, sempre al lancio: Assassin’s Creed Valhalla, Borderlands 3, Bugsnax, Call of Duty Black Ops Cold War, Dirt 5, Fortnite, Maneater, Marvel’s Spider-Man: Remastered, Mortal Kombat 11 Ultimate, NBA2K21, No Man’s Sky: The Next Generation, Observer: System Redux, Overcooked: All You Can Eat, Poker Club, Sackboy: A Big Adventure, Watch Dogs Legion e WRC 9. E infine segnaliamo Days Gone e Ghost of Tsushima, che hanno ricevuto nei giorni scorsi delle patch che introducono in entrambi i casi il supporto ai 60 fps in 4K dinamici, oltre a migliorare i caricamenti. In totale poco meno di una trentina di giochi ottimizzati in qualche modo per nextgen, che comunque non è male.
Dei titoli in uscita solo in versione nextgen ho potuto provare solo DMC5 e Spider-Man Miles Morales. Demon’s Souls arriverà più a ridosso del lancio della console, insieme a Sackboy.
I primi giochi PS5
I primi titoli nativi per PS5 ci offrono un assaggio di questa nextgen.
Devil May Cry 5 Special Edition ad oggi è l’unico gioco di PS5 con supporto ai 120Hz e imposta in automatico la TV in modalità 4K a 120Hz (se ne possedete una), con spazio colore YUV422 e HDR a prescindere dalle impostazioni grafiche del gioco. All’interno del gioco poi potrete scegliere se attivare o disattivare il ray tracing (vedrete l’immagine dei protagonisti riflessa su vetri e pozzanghere, oltre a effetti di illuminazione potenziati) con due diversi livelli di qualità, sacrificando il frame rate che resta comunque sostenuto. Oppure se impostare la modalità ad alto frame rate, ossia a 120fps, ma rinunciando al ray tracing. Con il ray tracing attivo la velocità in fotogrammi scende ma la TV resta sempre ancorata i 120Hz e fa lavorare il VRR..
Marvel’s Spider-Man Miles Morales invece imposta sempre la TV a risoluzione 4K e 60Hz, con spazio colore RGB e HDR. Anche qui sono previste due modalità distinte: prestazioni e qualità. In modalità qualità si attiva il ray tracing in 4K, la grafica è più dettagliata ma il frame rate scende al punto da far percepire dello stuttering. Molto meglio la modalità Performance, che a fronte di un piccolo sacrificio visivo (non vedrete i riflessi dentro i palazzi e nelle vetrine) e a fronte di una risoluzione nativa più bassa ci permette però di dondolare tra i palazzi a 60 solidissimi FPS.
Spendo due parole sulle impostazioni video: su PS5 non è possibile impostare frequenza di refresh e lo spazio colore da interfaccia. Sono cose che attiva in automatico il gioco. Quando il gioco è 4K a 60Hz la console va in RGB con intensità colore a 12 bit per pixel e HDR. Il top insomma. Con 4K a 120Hz invece l’impostazione è YUV422 con intensità colore ridotta ma mantenendo l’HDR, quindi con una fedeltà visiva inferiore.
I primi giochi PS5 ci dicono due cose importanti di questa nuova generazione. Ci dicono innanzitutto che il mix di fluidità e qualità grafica reso possibile dalla nuova CPU e dalla GPU potenziata segnano uno stacco netto rispetto alla generazione precedente. Divario che potrà solo aumentare mano a mano che gli sviluppatori impareranno a trarre vantaggio dalle caratteristiche uniche dell’hardware, dall’SSD per lo streaming degli asset. L’arrivo nel 2021 di Unreal Engine 5 sarà un passo importante in questa direzione, ma aspettatevi di vederne i veri frutti solo nel 2022!
L’altra cosa riguarda frequenze di refresh e frame rate. L’uscita HDMI 2.1 permette di avere refresh a 120Hz in 4K, con un input lag ridotto senza sacrificare la risoluzione. Il frame rate a 120 fps invece è qualcosa che vedrete sui titoli più action oltre che sugli shooter competitivi. Verrà sacrificato qualcosa in termini di dettaglio e risoluzione per avere una fluidità eccezionale e tempi di risposta bassissimi. Come utenti finali avrete sempre il controllo di questa cosa, a seconda delle vostre esigenze e del vostro stile di gioco.
Retrocompatibilità con PS4
Per acquistare PS5 magari avete restituito o venduto la vostra PS4 e quindi ora vi ritrovate con una libreria di giochi, tra versioni fisiche su disco e digital che vorreste utilizzare anche su PS5? La buona notizia è che la retrocompatibilità di PS5 con gli oltre 4000 titoli usciti su PS4 è molto ampia e funziona sia con i giochi Digital associati al proprio account PlayStation, che con i giochi su disco, che vengono letti da PS5. Dei circa 400 giochi che ho io in catalogo solo una dozzina non erano compatibili. Tra questi c’erano titoli importanti come Fortnite, Prey, Dark Souls Remastered, perfino un’esclusiva come The Last Guardian. Ma non c’è dubbio che in tempo per il lancio, da qui a pochi giorni, verranno patchati. Per Fortnite si parla infatti di una versione PS5 del gioco con supporto al ray tracing. I nostalgici piuttosto rimpiangeranno la non compatibilità della demo di P.T. Quella purtroppo dubito che verrà “patchata” per supportare PS5.
I giochi PS4 con Game Boost sono fantastici!
Nel poco tempo a disposizione per questa prima presa di contatto con PS5 ho testato la console con alcuni dei titoli che hanno segnato la generazione PS4, per tecnica, per ambizione, per impatto emotivo sulla community di fan PlayStation. E quindi: Days Gone, Ghost of Tsushima, God of War e The Last of Us Part 2. Si tratta di titoli arrivati sul finire della generazione e quindi in grado di spingere al massimo PS4/PS4 Pro, ma anche ideali per mettere alla prova PS5. E al tempo stesso, essendo relativamente recenti o comunque molto popolari, era più probabile che ricevessero degli aggiornamenti specifici per PS5. Precisazione doverosa a riguardo: quando un gioco PS4 riceve una patch specifica per PS5 non si trasforma in un gioco PS5/nextgen. Resta sempre un titolo PS4, ma invece di funzionare in modalità compatibile, ossia in modo analogo a come girerebbe su una PS4 Pro, è in grado di sfruttare la maggior potenza di CPU/GPU offerta da PS5. La chiave è Game Boost.
Game Boost è una funzione introdotta da Sony su PS4 Pro e che sulla versione italiana dell’interfaccia ha preso il nome di Modalità Potenziata. Il Game Boost su PS4 Pro va attivato manualmente e permette sostanzialmente alla console di sprigionare tutta la propria potenza aggiuntiva, rispetto a una PS4 standard, anche su titoli che non siano stati espressamente ottimizzati. Questo si traduce in frame rate più stabili o più elevati con quei giochi che abbiano un frame rate sbloccato, oppure in una qualità delle immagini superiore in quei giochi che utilizzino una risoluzione dinamica. Ma può anche generare dei problemi di compatibilità. Infatti è una funzione opzionale.
Su PS5 il Game Boost funziona diversamente. Non è una caratteristiche attivabile manualmente, ma un qualcosa che viene attivato dai giochi grazie ad una patch specifica, un po’ come succedeva con i titoli per PS4 standard che venivano patchati per PS4 Pro.
Al momento la patch con Game Boost è stata rilasciata per due titoli PS4: Days Gone e Ghost of Tsushima. Mentre su God of War e TLOU2 non ho riscontrato differenze di rilievo nel far girare questi giochi su PS5 rispetto agli stessi eseguiti su PS4 Pro, fatto salvo per i caricamenti più rapidi (ne parlo dopo). Anche se per il primo, a dire il vero, era stata annunciata nei giorni scorsi una patch che doveva introdurre la risoluzione 4K dinamica a 60fps su PS5, ma per ora gira ancora a 30.
Vi parlo quindi Ghost of Tushima, perché con il Game Boost di PS5 il gioco di Sucker Punch, che già su PS4 Pro regalava visuali meravigliose pur a soli 30 fps e in 4K upscalato da un target render a soli 1080p, si trasforma su PS5 in quello che in tutto e per tutto potrebbe essere un titolo nextgen nativo, grazie al 4K dinamico unito ora a un frame rate solido a 60fps. La fluidità con cui si muove la telecamera e la bellezza delle visuali a risoluzione più elevata tolgono letteralmente il fiato. Titolo davvero consigliatissimo da provare su PS5 e che sulla nextgen Sony merita sicuramente di essere rigiocato. Grazie all’SSD di PS5 si presenta con caricamenti praticamente dimezzati!
Discorso analogo per Days Gone. Anche Days Gone grazie al Game Boost ha accesso a un frame rate a 60fps, sempre a risoluzione 4K dinamica, rispetto ai 30fps di PS4 Pro. La qualità grafica in questo caso non cambia in modo netto, ma il frame rate aumentato migliora moltissimo la reattività dei controlli e in ultimo la giocabilità.
Il Ray Tracing? Sì, ma ha un “prezzo”
Non fraintendetemi. Quando vi dicevo che la grafica non è l’aspetto più importante di questa generazione non intendevo giustificare il fatto che su quel fronte, in questa nextgen console, non ci fossero stati dei passi in avanti. Al contrario ce ne sono e sono sostanziali!
Il frame rate a 60 o 120fps reso possibile dalla potente CPU a 8 core “Zen2” di PS5 richiede comunque un comparto grafico all’altezza per potersi concretizzare. Se la GPU non tenesse il passo della CPU si verificherebbero dei colli di bottiglia.
Ma la GPU di PS5 è prestante e supporta anche il ray tracing. Questa tecnica di rendering migliora la qualità delle immagini attraverso illuminazione e riflessi più realistici, calcolando le riflessioni di un fascio di luce rispetto al punto di osservazione. Tuttavia ha una controindicazione: richiede una grande quantità di calcoli e dunque mal si sposa con frame rate e risoluzioni elevati perché assorbe tante risorse alla GPU.
In Marvel’s Spider-Man Miles Morales attivare gli effetti di illuminazione avanzati e il ray tracing comporta che il frame rate scenda a 30fps e a volte anche sotto questa soglia, a giudicare dallo stuttering da me percepito. Molto meglio a quel punto, su un tipo di gioco così action rinunciare agli effetti extra e puntare ai solidissimi 60 fps della modalità performance, che rendono davvero gustoso dondolare tra i grattacieli di New York. E senza che questo determini onestamente un grave decadimento della qualità delle immagini.
Meno critica la situazione nell’altro titolo nextgen con ray tracing da me provato, ossia Devil May Cry 5 Special Edition. Qui sono ben presenti ben tre diversi settaggi per quanto riguarda la qualità visiva. In modalità Ray Tracing “Grafica” si attiva il ray tracing nel gioco dando la priorità alla qualità grafica a scapito del frame rate.
In modalità Ray Tracing “Performance” invece si attiva il ray tracing senza compromettere il frame rate. E infine nella modalità Frame Rate Elevato si rinuncia al ray tracing in cambio di un frame rate ultra frenetico a 120fps.
Questi ovviamente non sono che i primi esperimenti nell’implementazione del ray tracing su piattaforme console di nuova generazione. Ricordiamo infatti che fino ad oggi gli unici esempi di ray tracing si sono visti su giochi PC ed esclusivamente su hardware Nvidia, dunque chi sviluppa ha poca esperienza nell’implementare questa tecnica su GPU AMD. Sono certo che, pur senza raggiungere i livelli qualitativi resi possibili dalle decine di TFLOPS presenti ormai sulle GPU PC, anche su console vedremo in futuro delle implementazioni interessanti di questa tecnica. Probabilmente dosate più sapientemente e con parsimonia, ma con risultati comunque apprezzabili. Tempo al tempo!
Niente supporto 1440p
Nelle settimane che hanno preceduto il lancio di PS5 si è parlato spesso di risoluzioni supportate. E in particolare dell’eventuale supporto al 1440p (2560×1440). Sappiamo che Xbox lo supporta, già con le “vecchie” Xbox One S e Xbox One X, insieme a formati di schermo 21:9. PS4 e PS4 Pro invece non supportano questa risoluzione e nemmeno questi formati di schermo. Ma PS5? Si ipotizzava che la potenza del nuovo hardware, unita agli elevati frame rate (fino a 120Hz) supportati da giochi e GPU lasciassero aperta la strada a un supporto 1440p. E invece no. PS5 non supporta il 1440p. Così come non supporta schermi che non siano i classici 16:9.
La scelta potrebbe risultare ingiustificata per tanti, ma per noi segue una logica e una filosofia ben precise: PS5 è una console. Punto. Non ha l’obiettivo di creare alcun ponte con il mondo PC, come ha invece interesse a fare Microsoft con Xbox Series, che rappresenta un’alternativa economica e da salotto ai PC da gaming. Xbox deve fare da ponte tra quei due mondi, perché i giochi PC richiedono quelle caratteristiche e la strategia Microsoft prevede che tutte le esclusive Xbox escano anche su PC. Ma PlayStation no. PlayStation ha deciso che la sua sarà una console e basta. E in quanto tale punterà solo alle TV e ai formati/risoluzioni supportati dalle TV. Niente 1440p e niente 21:9. Una scelta precisa dunque, che però comporta dei compromessi, perché il supporto 1440p avrebbe permesso ai gamer su PlayStation di usare monitor PC 1440p ad alto frame rate, per gaming competitivo.
Tempest 3D AudioTech – l’audio di PS5 è spaziale!
PlayStation 5 supporta l’audio Dolby Digital e DTS, ma non il Dolby Atmos come Xbox. In compenso ha la propria tecnologia audio posizionale, chiamata Tempest 3D AudioTech. Questa tecnologia audio posizionale al momento supporta unicamente cuffie e auricolari. L’output su TV infatti avviene senza elaborazione del suono, affidandosi in questo a eventuali algoritmi di spazializzazione presenti sulla TV stessa. Il supporto Tempest 3D AudioTech per TV arriverà post lancio di PS5 con un update.
Avendo ricevuto solo PS5 senza le nuove cuffie wireless Pulse 3D non ho potuto sperimentare Tempest 3D Audiotech nella sua forma migliore, ossia con cuffie pensate ad hoc per questa tecnologia e con l’audio trasmesso in digitale via wireless. Ma anche con delle comuni cuffie collegate al jack analogico da 3.5mm presente su DualSense (come gli auricolari forniti con PSVR) posso garantirvi che potrete ugualmente sperimentare la tecnologia Tempest 3D di PS5 e rimanerne colpiti.
In Ghost of Tushima sentirete letteralmente la direzione da cui proverrà il vento. E in Marvel’s Spider-Man Miles Morales sentirete distintamente la posizione delle voci intorno a voi. La città di New York prenderà vita e voi sarete parte di essa!
Compatibilità di PS5 con periferiche PS4
PlayStation 5 è retrocompatibile con gran parte dell’ecosistema di periferiche e accessori di PS4. Tra cui controller DualShock4, controller Move, volanti e pedaliere con licenza ufficiale, arcade stick, controller per simulatori di volo e anche le cuffie wireless Gold e Platinum. Potrete quindi usare i vostri controller DualShock4 anche sulla nextgen, ma solo per giocare a giochi PS4 in modalità retrocompatibile o in Game Boost. Non potrete invece usare DualShock4 sui titoli nextgen. Tentando di farlo riceverete un messaggio di errore e il controller in gioco non sarà utilizzabile. Questo perché i giochi nextgen sfruttano le funzionalità aptiche e i grilletti adattivi di DualSense, quindi con DualShock4 verrebbero proprio a mancare delle funzionalità essenziali ai fini dell’esperienza di gioco.
Per associare un controller DualShock4 a PS5 sarà sufficiente collegarlo alla porta USB frontale. A quel punto scollegandolo potrete utilizzarlo anche in modalità wireless. Ho provato a collegare anche un controller certificato ma di terze parti come il Revolution di Nacon e posso confermarvi che su PS5 funziona alla perfezione ma con le stesse limitazioni di DualShock4: sì ai titoli PS4 e no a quelli PS5.
Compatibilità di PS5 con PSVR
DualSense come dicevo è stato completamente ripensato rispetto a DualShock 4. La barra colorata che identifica il giocatore ora si trova nella parte inferiore del touchpad. Niente più barra luminosa frontale. Questa differenza però fa sì che per giocare su PS5 i titoli PSVR che tracciano il movimento del controller sia necessario usare il controller Dualshock4, o in alternativa i controller Move qualora siano supportati. Perché la PS Camera di PS4 non sarebbe in grado di tracciare DualSense, mancando appunto la barra luminosa. Di contro nessun problema a giocare invece con DualSense quei giochi PSVR che richiedano solo il tracciamento dei movimenti della testa, come ad esempio Resident Evil 7 VR o Skyrim VR. Attenzione però: in qualsiasi caso dovrete usare la vecchia PS Camera! La nuova camera HD in vendita separatamente come accessorio di PS5 non supporta PSVR, ma può essere usata solo per streaming di gameplay. Siccome però PS Camera usa un connettore proprietario che su PS5 non è presente, sarà indispensabile un adattatore USB per collegarla alla nuova console, non fornito nella confezione di PS5 e che potrete richiedere gratuitamente a Sony, indicando il numero di serie del vostro kit PSVR.
I titoli PSVR sono giocabili su PS5 in modalità retrocompatibile. Ma al momento non mi risultano giochi PSVR che attivino la modalità Game Boost di PS5 o che siano stati patchati per sfruttare in qualche modo la nuova console. Idem per quanto riguarda il supporto alle funzionalità aptiche di DualSense. A riguardo comunque vi terrò aggiornati.
Trasferimento dati da PS4 a PS5
Per trasferire i vostri giochi, dati e salvataggi da PS4 a PS5 avrete solo tre opzioni. Potrete infatti utilizzare il trasferimento in rete tra le due console, avendo ancora a disposizione la vostra PS4/PS4 Pro. E se abbonati a PS Plus potrete scaricare direttamente da cloud su PS5 tutti i salvataggi dei giochi così come li avevate lasciati su PS4. Ovviamente i giochi in questo caso andranno riscaricati da zero da PlayStation Network. O reinstallati e poi patchati nel caso in cui fossero versioni su disco.
In alternativa potrete trasferire i salvataggi da PS4 con una chiavetta USB, oppure anche giochi interi usando un’unità storage esterna come un HDD o un SSD. Basterà collegarla a una delle porte SuperSpeed USB presenti sul retro di PS5.
PS5 supporta le unità storage usate con PS4, quindi se avete espanso lo spazio di archiviazione della vostra PS4 con un HDD esterno potrete staccarlo e attaccarlo a PS5. I vostri giochi PS4 (almeno quelli retrocompatibili) saranno immediatamente utilizzabili anche su PS5. Si tratta di un ottimo modo per evitare di dover riscaricare i vostri giochi preferiti da PS5, nel caso in cui decidiate di vendere la vostra vecchia PS4. Non basterà far altro che trasferire tutti i suoi dati e giochi su un’unità storage esterna e poi collegarla a PS5.
Vi ricordo che le unità storage USB esterne su PS5 possono essere usate solo per installare e lanciare giochi PS4 in retrocompatibilità, liberando così spazio utile sull’SSD interno per i titoli nextgen. I giochi PS5 possono essere installati e lanciati unicamente dall’SSD interno. E da qui per ora non potranno essere spostati. Quindi per liberare spazio non potrete far altro che cancellarli e eventualmente in un secondo tempo scaricarli nuovamente.
PS Plus Collection: 20 giochi da aggiungere alla collezione del Plus
Se acquisterete PS5 e avrete un attivo un abbonamento a PlayStatiion Plus, quell’abbonamento verrà esteso anche alla nuova console. Ricordiamo che l’abbonamento è legato all’account PlayStation. Ma c’è di più. Entrando in PlayStation Plus da PS5 infatti avrete anche accesso alla PS Plus Collection. Ossia a una raccolta di 20 giochi che hanno segnato l’era PS4, a cui potrete accedere gratuitamente con il Plus. Tra questi: Days Gone, Detroit Become Human, God of War, Monster Hunter World, Persona 5, Resident Evil VII, ma anche Bloodborne, Fallout 4, Final Fantasy XV, Uncharted 4 e The Last of Us Remastered. Insomma un bell’incentivo per chi dovesse saltare per la prima volta a bordo dell’universo PlayStation, ma anche una forma di compensazione per chi avesse venduto PS4 insieme alla sua collezione di giochi per passare a PS5, magari in versione Digital. Chiamatelo “regalo di benvenuto”. Attenzione: questi giochi potranno essere scaricati e giocati solo su PS5 in modalità retrocompatibile o con Game Boost. Se possedete anche una PS4, cercando di accedervi dalla vostra raccolta PS Plus non li troverete, anche dopo averli riscattati su PS5!
In aggiunta a questo tutti gli abbonati a PS Plus in possesso di PS5 potranno scaricare un gioco extra a novembre, ossia Bugsnax (versione PS5 chiaramente). In aggiunta a La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra e Hollow Knight: Voidheart Edition in versione PS4 ma retrocompatibili.
PS5: come tenere a bada una nextgen!
L’uso di un’architettura custom con una CPU e una GPU operanti a frequenze variabili e ad altissima frequenza, concentrate in un solo chip di dimensioni molto contenuti, fa sì che ci sia una notevole produzione di calore durante il funzionamento a pieno carico di PS5, per quanto la console benefici del processo di fabbricazione TSMC a 7nm per il suo chip. Tutti voi avete sicuramente presente lo spettro di PS4 in versione turboreattore quando fa girare titoli impegnativi come The Last of Us Part 2. Sebbene in molti casi questa cosa sia esacerbata dal fatto che le PS4 in questione siano magari sature di polvere per carenza di manutenzione.
Per scongiurare questo scenario Sony ha preso le dovute contromisure nel creare la propria nextgen. Ad esempio ha utilizzato il metallo liquido come TIM (Thermal Interface Material) ossia come materiale di contatto tra chip e dissipatore. Di solito per questo scopo viene usata la pasta termica. Ma la pasta termica ha due problemi: non è un eccellente conduttore e con il tempo indurisce fino a perdere di efficacia. Il metallo liquido invece non indurisce, ma ha altri problemi di non facile gestione. Tra cui il fatto che sia difficile da applicare, perché oltre a condurre il calore conduce anche l’elettricità, quindi se applicato male potrebbe finire sui contatti della board determinando dei cortocircuiti. Poi tende a muoversi, anche questo un rischio che potrebbe determinare cortocircuiti. Infine le leghe di metallo liquido usate ad oggi nel mondo PC da overclocker professionisti richiedevano di essere rimpiazzate di frequente, perdendo di efficacia. Un insieme di cose che sembravano rendere questa tecnologia fuori portata per applicazioni consumer, tantopiù in ambito console. Ma Sony ha lavorato oltre 2 anni allo sviluppo di una speciale lega di metallo liquido, capace di durare nel tempo. E ha sviluppato la tecnologia necessaria alla sua applicazione in ambito industriale. Quindi PS5 grazie al metallo liquido può trasferire rapidamente picchi di calore istantanei dal suo chip al dissipatore.
Da qui in poi è compito del sistema di raffreddamento dissipare il tutto. Sistema di raffreddamento che nel caso di PS5 si basa su un ampio dissipatore con heatpipe e su una ventola da ben 120mm di diametro, che aspira aria dalle ampie feritoie sulla parte frontale della console e la espelle dal retro. La ventola grazie alle dimensioni generose riesce a spostare molta aria pur lavorando a velocità di rotazione contenute e quando la console è nella dashboard resta praticamente ferma. Il risultato sono temperature di esercizio e soprattutto rumorosità decisamente più contenuti che in passato!
Consuma più di PS4 Pro, ma è molto più silenziosa e scalda meno!
Per misurare le temperature generate da PS5 ho collocato una sonda in corrispondenza delle feritoie sul retro, dove viene espulsa l’aria calda. Simulando lo scenario peggiore, ossia con console coricata in orizzontale e inserita all’interno di un mobiletto sotto la TV, con accumulo di calore sul retro. Ho quindi eseguito i titoli PS5 attualmente in mio possesso insieme a titoli retrocompatibili PS4 (sia standard che con Game Boost), simulando sessioni di gioco fino a che la temperatura della console non si fosse stabilizzata su un valore. Questi nel grafico sono i risultati che ho ottenuto con PS5 e con PS4 Pro.
Come vedete si sfiorano i 60° di temperatura dell’aria, sul retro della console e con titoli nextgen che spingano al massimo l’hardware. Valori molto simili a quelli massimi fatti registrare da PS4 Pro. Ma pure in queste situazione PS5 si mantiene incredibilmente silenziosa, non arrivando nemmeno a 20db di rumorosità, praticamente un sussurro!
PlayStation 5 quindi scalda all’incirca come PS4 Pro, ma come avete visto dai test è molto meno rumorosa, merito della generosa ventola da 120mm che muove l’aria al suo interno. Sui consumi invece vanno distinti tre diversi scenari. Con i giochi nextgen il consumo di PS5 sale fin oltre i 200W, arrivando oggi a toccare i 240W con Devil May Cry 5 Special Edition in modalità Performance a 120fps. Anche in questo caso rumorosità e calore prodotto restano comunque entro i margini indicati prima. Con i titoli retrocompatibili PS4 invece, i consumi di PS5 sono realmente contenuti, anche quando si parla di giochi che spingono invece al limite l’hardware di una PS4 Pro. Pensiamo a un The Last of Us Part 2, un God of War, un Days Gone e un Ghost of Tsushima. Tutti portano PS4 Pro oltre i 170W di consumo, con God War che arriva a sfiorare i 190W. Su PS5 questi giochi, in modalità retrocompatibile, fanno consumare alla console dai 110 ai 130W massimo. Un 50% in meno di PS4 Pro. Ma c’è anche un terzo scenario: giochi come Days Gone e Ghost of Tsushima, che hanno ricevuto una patch e quindi su PS5 girano con risoluzione superiore e frame rate doppio grazie a Game Boost, spingono la console non oltre i 160/170W di consumo. Quindi valori analoghi a PS4 Pro, ma facendo girare il gioco a risoluzione superiore e al doppio del frame rate! Non male vero?
La nextgen è arrivata
Quello della “nextgen” è un concetto ampio. Non è solo una questione di TFLOPS, come vi dicevo, così come non è solo una questione di risoluzione o di frame rate, o di velocità di caricamento. È un mix semmai di potenza di calcolo, di tempi di risposta bassi e di attese ridotte al minimo, che si traducono in un maggior realismo fisico e visivo, in un’esperienza d’uso ancora più fluida e soddisfacente. Tutti elementi che si ritrovano in PS5, che si riconferma – pur ancora incerta nel suo muovere i primi passi – un progetto solido e ben ponderato anche in questa prima presa di contatto.
A questa ricetta però Sony ha voluto aggiungere il suo personalissimo “di più”. E questo di più si chiama DualSense.
DualSense va oltre. Va oltre i comuni canoni della nextgen, perché rappresenta un nuovo paradigma nell’interagire con il gioco. E va oltre ciò che vedono i nostri occhi , per coinvolgerci sensorialmente e a tutto tondo. Non mi aspettavo così tanto da un “semplice pad”, ma dopo averlo provato credo che una delle carte vincenti che Sony potrà giocarsi in questa generazione stia proprio in questo controller. Oltre che nell’essersi mantenuta fedele, pur al prezzo di sacrifici e scelte controverse, alla filosofia di una console.
PS5 non è esente da difetti, in particolare per quel che riguarda l’ecosistema software, come avete letto ancora piuttosto acerbo. La dashboard UX richiede e richiederà numerosi affinamenti e miglioramenti. Ma è una vera console. Equilibrata, raffinata, ottimizzata in ogni sua parte. Veloce, a tratti velocissima. Uno degli aspetti che vi sorprenderà maggiormente saranno i caricamenti. Chi è abituato alla velocità dei PC già conosce bene i vantaggi di un SSD, ma per chi proviene da anni di caricamenti estenuanti su console con PS5 sarà una svolta. I caricamenti dell’SSD di PlayStation 5 sono davvero fulminei con i titoli nextgen. Pochi secondi per entrare in gioco. Recuperando quell’immediatezza e intuitività tipiche delle console, quando per giocare bastava mettere una cartuccia. Certo questa tecnologia ha un costo e dovrete fare i conti con uno spazio che sarà sempre troppo poco. Dovrete gestire meglio la vostra collection, scaricare (o riscaricare) più spesso i giochi, cancellarli altrettanto spesso e appena possibile munirvi di un’unità storage esterna su cui parcheggiarli. Quando questa funzionalità sarà attiva…
Ma è DualSense a dare una marcia in più a PS5. Non le esclusive tanto amate dal suo pubblico, che pure arriveranno e che alzeranno ancora una volta l’asticella. Come sempre ci hanno abituati nomi del calibro di Naughty Dog o Santa Monica Studios. E credetemi rabbrividisco al pensiero di come un Corey Barlog, un Neil Druckmann, un Hideo Kojima sfrutteranno le caratteristiche di questo hardware e di questo controller. Sogno ad occhi aperti, immaginandomi i mondi che si schiuderanno davanti a me e che prenderanno letteralmente vita nelle mie mani. Realtà pulsanti tra le dita, con un coinvolgimento sensoriale mai sperimentato prima. E che fa da apripista a quella che, un giorno, sarà la prossima rivoluzione. Perché prima o poi sarà anche la volta di PSVR 2. E questa volta, con nuovi motion controller e una tecnologia come quella di DualSense… sì, sarà come essere veramente nel gioco.
L’attesa è stata lunga lo so. Ma per quel che ho potuto vedere questa console non vi deluderà. La nextgen è veramente arrivata. Ecco PlayStation 5.