
Ah, la bellezza dei videogiochi e del gioco online. Competizione, voglia di migliorare, gli insulti da totali sconosciuti, le imprecazioni. Rabbia e gioia che si fondono in un’esperienza stressante ma allo stesso appagante, e a cui sempre meno persone riescono a fare a meno.
Dopotutto, i videogiochi sono ormai il medium più proficuo di tutti. Nei mercati principali, i ricavi provenuti dal gaming hanno addirittura superato quelli di sport e cinema: un primato di cui dovremmo tutti andare fieri, e che preannuncia un futuro sempre più fulgido per il nostro passatempo (arte?) preferito.
Ma se parliamo di rabbia competitiva, vi siete mai chiesti quali siano effettivamente i prodotti che più inducono frustrazione nei giocatori? Che più porterebbero a spaccare il controller contro un muro o a lanciare la console fuori dalla finestra? Buzz Bingo ha deciso di risolvere l’annosa questione studiando 100 streaming Twitch e Youtube, e contando quante imprecazioni vengon fuori e quali giochi si adattano meglio alla scurrilità del gaming competitivo.
Non sono affatto stream pescati a caso, anzi. Parliamo dei giochi più popolari dell’ultimo agosto, dopotutto: la corona la ruba tranquillamente Rainbow Six Siege, e a seguire abbiamo FIFA 21. Questa la classifica completa, con tanto di numero di imprecazioni:
- Rainbow Six Siege: 584 imprecazioni l’ora
- FIFA 21: 552 imprecazioni l’ora
- Call of Duty Warzone: 484 imprecazioni l’ora
- Halo MCC: 436 imprecazioni l’ora
- GTA 5: 428 imprecazioni l’ora
Oltre questa TOP 5, Buzz Bingo ha anche segnalato su quale piattaforma i giocatori son più abituati a imprecare. In cima abbiamo gli utenti PC, seguiti da quelli Xbox e infine PlayStation.
Insomma, sfogare la propria rabbia mentre si è online ai videogiochi è umano (finché non si fa del male fisico o psicologico a nessuno o, ovviamente, non si intacca la sensibilità di alcuna persona) e può persino essere liberatorio. L’importante, è tenere tutto nella propria sfera privata e non lasciarsi andare in comportamenti poco carini verso gli sconosciuti.
Siamo giocatori, e siamo migliori di così.
Fonte: The Gamer










