Il Canone RAI verrà slegato dal pagamento della bolletta dell’energia elettrica? Sembra proprio di sì, perchè è l’Unione Europea a chiederlo nell’ambito degli incentivi post-COVID.
Innanzitutto iniziamo con una precisazione, continuarlo a chiamare “Canone RAI” è una convenzione di facile comprensione ma allo stesso tempo estremamente errata. Questo perchè non si tratta di un abbonamento che si paga alla RAI, come per Prime Video, Netflix, DAZN o Mediaset Infinity. Bensì una tassa di possesso sugli apparecchi radiotelevisivi, il cui scopo è quello di pagare le spese di gestione della rete nazionale di ripetitori radio e TV senza i quali non potremmo guardare la TV o ascoltare la radio.
Fatta questa premessa, il Canone RAI dovrebbe sparire dalla bolletta della corrente elettrica entro la fine del 2023. Questo perchè nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza post-COVID (PNRR) accordato con l’Unuone Europea, sono previste misure per calmierare i prezzi della bolletta energetica. Quest’ultima che non riguarda solamente l’energia elettrica ma anche l’approvvigionamento di gas metano, ha recentemente subito un’impennata per questioni geopolitiche.
In parole povere è stata chiesta “l’eliminazione dell’obbligo per i fornitori di riscuotere oneri non correlati al settore dell’energia elettrica“. Quindi non sarà più il vostro gestore della bolletta a dover riscuotere la tassa.
Ricordiamo che la decisione di inserire la tassazione nella bolletta elettrica venne fatta nel 2016 per contrastare l’elevatissima evasione dei pagamenti. Di fatto questa mossa ha consentito in questi ultimi cinque anni di risparmiare oltre 20 euro l’anno e rateizzare il pagamento su nove bollettini senza alcun costo aggiuntivo.
Se tutto andrà come previsto, ci sarà il distacco entro la fine del prossimo anno. Ma questa potrebbe non essere per forza una buona notizia. Se l’evasione dei pagamenti dovesse tornare a impennarsi, c’è una forte probabilità di vedere aumenti anche sostanziosi del costo del Canone RAI. E se questo non fosse sufficiente si valuta l’applicazione della tassa anche all’utilizzo di smartphone, tablet, PC e laptop.
Fonte: Corriere della Sera