Elon Musk ha segato totalmente le gambe alla divisione Twitter Gaming, afferma il Washington Post. Secondo la rinomata testata statunitense, il nuovo patron di Twitter ha licenziato in tronco tutti i dipendenti del reparto marketing di Twitter Gaming, divisione nata nel lontano 2016 con l’obiettivo di sostenere la community di videogiocatori, così da coinvolgere tutti i fan sul Social Network.
Il licenziamento, come riportato dal Washington Post, sarebbe avvenuto in data 4 novembre, e ciò coinciderebbe anche con le attività del profilo. L’ultimo aggiornamento di Twitter Gaming risale infatti al 3 novembre, esattamente un giorno prima del presunto taglio di personale, taglio che si è aggiunto a quelli visti già in passato su altri settori dell’azienda. Un silenzio inusuale per un profilo che è sempre stato piuttosto attivo prima di tale data.
Lo stesso Shiraz Siddiqui ha confermato, sul proprio profilo, di non essere più il Senior Social Lead di Twitter Gaming. Siddiqui ha ironizzato sulla questione, scrivendo: “ottimo, ho potuto farne uno prima di quanto pensassi”, riferendosi a un video pubblicato sul proprio profilo dove modifica la propria biografia sul profilo Twitter.
Certo è che tale taglio risulta essere davvero inspiegabile. Twitter Gaming vantava infatti un milione di seguaci e l’intero aspetto gaming sulla piattaforma è sempre stato molto rilevante. Nella prima metà del 2022, riporta il Washington Post, ci sono stati oltre 1,5 miliardi di Tweet a tema videoludico. Un numero enorme, se paragonato ai 10,4 miliardi di Tweet riguardo le notizie generaliste.
Le stesse aziende videoludiche spingono molto su tale piattaforma, spesso più attivamente che su altre. Lo stesso dicasi per i vari siti di informazione videoludica, noi compresi (ndr.), che attingono attivamente a tale piattaforma, spesso fonte di scoop importanti sul settore. Ciò dimostra quanto Twitter sia efficace come mezzo per diffondere informazione nel web. Non è da escludere un eventuale ritorno di Twitter Gaming, ma le voci di Elon Musk in merito a una possibile bancarotta non lasciano ben sperare.
Fonte: Washington Post