Silent Hill: The Short Message è ‘Konami per il sociale’. Recensione (PS5)

Abbiamo provato l'esperienza free-to-play messa a disposizione su PS5.

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A distanza di oltre una settimana dalla pubblicazione (è stato lanciato in occasione dello State of Play Sony del 31 gennaio), abbiamo – ho – avuto modo di provare Silent Hill: The Short Message e di formulare alcune impressioni. Sarà valso la pena attendere ben 12 anni per avere un nuovo capitolo giocabile della serie?

Un breve recap: cosa è successo prima dello State of Play?

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Accolto con una certa diffidenza dalla maggior parte del pubblico, di questo Silent Hill si vocifera dietro le quinte da ben prima del suo annuncio ufficiale. Le prime informazioni risalgono addirittura al 2020 e le prime immagini al 2022. Da quel momento in poi il classico brusio di rumor, voci che sibilavano mezze verità a denti stretti. Tanta confusione, ma pochissime notizie certe.

Nemmeno l’evento di ottobre 2022 è riuscito a mettere del tutto in ordine le idee. The Short Message, non presentato durante quella serata, è forse parte di quel Project Sakura con cui identificavamo invece in toto Silent Hill ‘f’ (questo ancora avvolto nel mistero).

Con una serie di fan storici ancora diffidenti nei confronti di Konami e per nulla rassicurati né dall’esperimento Ascension, né dalle prime immagini di gameplay di SH2 Remake affidato a Bloober Team, The Short Message – primo lavoro a vantare le firme di Masahiro Ito e Akira Yamaoka, dal Team Silent originale – è stato accolto con una smorfia.

Silent Hill: The Short Message, fiori di ciliegio e un ‘breve messaggio

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“Piccolo spazio pubblicità”. Progresso, nel caso di The Short Message. La storia è quella di Anita, interpretata da Fadile Waked, ragazza appena 18enne che vive nella città tedesca (fittizia) di Kettenstadt (dal tedesco ketten, catena e stadt, città). La scelta della Germania, scenario di numerosi processi e cacce alle streghe è tutt’altro che casuale.

La città è preda di una profonda crisi, la seconda in meno di 15 anni. Come scopriremo quasi immediatamente grazie a dei documenti sparsi in giro, Kettenstadt era un tempo una fiorente città industriale che, però, dopo la crisi economica globale del 2008 non è riuscita a risollevarsi. L’interesse di investitori esteri – in particolare giapponesi, legati alla città pare dagli anni ’30 – è sfumato con la pandemia di Covid-19 del 2020. Altri documenti, reperibili più avanti, ci daranno una idea più chiara della situazione socio-economica del posto. Kettenstadt, una città che pare maledetta.

Monumento a questa disperazione è il Villa, un complesso residenziale ora abbandonato e in stato di degrado. Preda di vandali, writer e graffitari, il luogo è divenuto tristemente noto perché dal suo tetto diversi adolescenti hanno spiccato l’ultimo balzo verso la morte. Prima un caso, a fine 2021, e poi sempre più emuli hanno deciso di togliersi la vita.

Proprio qui, dove Anita è stata convocata da un messaggio di Maya, comincia la storia scritta da Kiichi Kanoh e Motoi Okamoto (quest’ultimo anche director e producer).

Kettenstadt e la Villa. Silent Hill non è un luogo, ma uno stato d’animo

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Esattamente come per tutti gli altri giochi della serie, anche in The Short Message ci ritroveremo a vagare su due diversi piani dell’esistenza. Da una parte il Villa così com’è, già spettrale e pauroso di suo. Dall’altro il mondo ‘mostruoso’ alimentato dalle ansie e dagli incubi di Anita. Tale confine, però, non sarà mai chiaro se non – forse – in poche sezioni.

Volendo procedere ad una analisi meno superficiale infatti, il Villa, più che la struttura fatiscente nei sobborghi di Kettenstadt rappresenta a tutti gli effetti la mente stessa della protagonista e lo stato in cui versa. Disordinato, sporco, in stato di abbandono eppure così pieno di ricordi – spesso brutti e dolorosi – ma che non nega, di tanto in tanto, un momento di bellezza (i murales di Maya).

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I corridoi bui vengono illuminati alla bell’e meglio dalla torcia integrata sul nostro smartphone. Attraverso quello poi riceveremo e invieremo messaggi sia a Maya che ad Amelie, terza amica del gruppo centralissima nel racconto.

A tal proposito: la trama ci verrà proposta non solo tramite alcune brevi scene, ma anche – forse soprattutto – attraverso i testi dei messaggi, degli articoli di giornale, dei frammenti di diario e delle note reperibili qui e lì per i corridoi. Verranno tutte salvate sul cellulare così che in ogni momento potremo provare a ricostruire il susseguirsi degli eventi. La scelta di far passare parte della narrazione dalla messagistica istantanea è coerente con quello che potrebbe essere il normale comportamento di tre ragazze poco più che adolescenti.

Gameplay: The Short Message punta all’essenziale

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C’è un motivo se abbiamo parlato più di esperienza che di videogioco. The Short Message, infatti, prevede che il giocatore compia pochissime azioni essenziali. Muovendoci per i corridoi con lo smartphone perennemente in mano per illuminare la via, ci imbatteremo di tanto in tanto con porte da aprire o documenti e oggetti da esaminare. Vi è solo un puzzle da risolvere. Senza fare spoiler: dovrete aprire un lucchetto con combinazione. Prestate bene attenzione ai dintorni per avere la soluzione.

In altre fasi, invece, ci verrà richiesto di scappare a gambe levate ed evitare di incorrere nella singola creatura mostruosa che proverà a sbarrarci la strada. Non vogliamo scendere nel dettaglio circa la reale natura di questo mostro. Non vi mostreremo immagini in questa recensione. Il design, comunque, era già saltato fuori due anni addietro e porta la firma di Masahiro Ito.

Non avremo modo di batterlo. Ci toccherà dunque fuggire. In nostro soccorso verrà la tecnologia. Se nel gioco con protagonista Hanry Mason avevamo a disposizione una radiolina le cui interferenze ci indicavano la vicinanza dei mostri, in The Short Message i disturbi sullo schermo dello smartphone e il feedback aptico di DualSense ci daranno una idea di quanto abbiamo distanziato qualsiasi cosa sia quella che ci sta inseguendo.

Sfuggire alle sue grinfie, però, non sarà affatto facile. Anche gli infernali labirinti che ci ritroveremo a percorrere sono stati disegnati da Masahiro Ito. Data l’assenza di qualsivoglia HUD o della possibilità di memorizzare un percorso, non potremo far altro che andare di try-and-error in queste fasi, tante volte e tanto a lungo quanto sarà necessario per uscire indenni dalla situazione.

Oltre questo, a chi tiene il pad in mano non viene chiesto altro se non prestare attenzione agli spezzoni di racconto che vengono offerti così da poter ricostruire l’intera storia del trio di amiche: di Maya, di Amelie e in particolare di Anita.

Tanta curiosità attorno al progetto

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L’intento di The Short Message è chiaro fin dalle prime battute: sensibilizzare circa sucidi (specie quelli in età adolescenziale), bullismo scolastico, abusi in ambiente domestico e autolesionismo. Il vero mostro è quello che ci portiamo dentro, esattamente come in tutti gli altri Silent Hill.

A meno di voler considerare Ascension (lanciato in ottobre e già praticamente sparito dai radar), The Short Message è il primo Silent Hill davvero giocabile dal 2014 (uscita di PT, che era però una demo). L’interesse della community era dunque grande, così come grandi devono essersi fatte le aspettative. Sono i numeri a dimostrarlo: pochi giorni dopo il lancio erano già oltre 1 milione i download confermati.

Messaggio chiaro, ma frettoloso?

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L’esperienza, breve ma comunque carica di significato, è additata da parecchi fan storici della serie come fin troppo didascalica in alcuni punti. Altri, ancora più critici, ravvisano una apparente assenza di legami tra The Short Message con l’immaginario di Silent Hill nel suo complesso.

Qualcuno, invece, si spinge ad accusare Konami ed Hexworks di avere scimiottato il lavoro fatto da Hideo Kojima con PT riciclandone anche alcune idee. Le ambientazioni costituite da spazi stretti, la visuale in prima persona e il ricorso a loop fanno da sempre parte della grammatica horror e non sono certo appannaggio esclusivo del director di Death Stranding.

Quasi dritto al punto

Temi come bullismo, depressione e suicidio sarebbero stati trattati male? Se da un lato si scivola qualche volta di troppo nello stucchevole, dall’altro pare che il team dietro al progetto avesse in mente di rivolgersi a un pubblico della stessa età di Amelie, Anita e Maya e che, potenzialmente, potesse provare sofferenze o situazioni simili alle loro.

Lo spiega bene Kiichi Kano in una intervista concessa subito dopo la release: “nel corso degli ultimi anni ho avuto gli stessi pensieri e preoccupazioni. Ho visto alcuni dei membri più giovani della mia famiglia avere grosse difficoltà nell’affrontare ciò che stava succedendo nel mondo. Perciò è qualcosa in cui ho investito le mie energie. Mi ha fatto subito pensare a un modo per raccontare questa storia e mandare un messaggio a una generazione che sta affrontando dolori così grandi“.

Citare la crisi economica globale del 2008 e la pandemia di Covid-19 del 2020 è stato un modo per avvicinare Anita a quelle tante persone che, proprio a causa di questi avvenimenti, hanno sperimentato sofferenza psicologica a vari livelli.

Silent Hill: The Short Message. In conclusione, ne vale la pena?

Per scontata e semplice possa apparire la risposta, così davvero non è. Molto del giudizio finale sull’opera verrà determinato dalla sensibilità del singolo circa i temi trattati. Il team di produzione sembra avere scritto il titolo avendo in mente un ideale di adolescente contemporaneo: molto legato alla sua immagine online, sensibile al giudizio altrui e per questo alla costante ricerca di consenso nella propria cerchia sociale. Una rete di sicurezza che, quando assente, porta a rovinose cadute.

Come Henry, James ed Heather erano persone comuni, così Maya, Amelie e Anita sono adolescenti come tante. Anita, esattamente come James (tra gli altri), è costretta ad affrontare i demoni del suo passato che non hanno mai smesso di tormentarla e quelli del suo presente che ancora la intrappolano. Konami ed Hexworks provano a trattare il tema portante di Silent Hill in questa nuova declinazione cercando un equilibrio tra delicatezza e chiarezza.

In linea con l’obiettivo che il gioco si prefigge di raggiungere, ricorrere a una narrazione più esplicita e meno sottile è utile a far passare più agevolmente i concetti e tentare di inculcare l’idea che, a proposito dei propri disagi, forse non è il caso di girarci troppo attorno con le parole.

In definitiva, l’esperienza è consigliata a tutti, a meno di non avere una totale avversione per gli horror. Pur essendo The Short Message un esperimento riuscito per tre quarti (pecca di tanto in tanto di stucchevolezza), questo lascia ben sperare per gli altri progetti originali in cantiere. A incidere sul giudizio finale è, chiaramente, il pesante nome Silent Hill che ha creato alte aspettative nei fan della prima ora.

Restiamo in trepidante attesa di Silent Hill F (ambientato nel Giappone degli anni ’60) e Townfall, di cui si sa ancora pochissimo.

RASSEGNA PANORAMICA
Voto
7.5
silent-hill-the-short-message-e-konami-per-il-sociale-recensione-ps5"Nomen Omen". Silent Hill: The Short Message si annuncia per ciò che è davvero. Più che un gioco, un breve messaggio che in circa due ore prova ad affrontare temi come abusi, depressione, autolesionismo e suicidio. Il tentativo di racchiudere tutto in due ore di esperienza interattiva non è però forse la migliore delle soluzioni possibili. Il risultato complessivo è però apprezzabile.